LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Credito alle imprese, è allarme rosso
Giarda, spesa ministeri calerà di 13 miliardi in due anni
Le casalinghe sono 5 mln, lieve calo ma numero alto
Austria. Gli Schützen in Alto Adige: un futuro senza Roma?
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Credito alle imprese, è allarme rosso
23.04.2012
Per le imprese sarde che attendono di essere pagate dalla pubblica amministrazione è scattato l’allarme rosso. Lo ha lanciato il prefetto di Cagliari, Giovanni Balsamo, durante l’ultima conferenza regionale del credito e la denuncia è stata avvalorata dai vertici della Banca di credito sardo. Forse perché le questioni del lavoro e dell’impresa stanno diventando sempre più materia di ordine pubblico, il prefetto è intervenuto alla conferenza del credito per suggerire di dare un po’ d’ossigeno alle aziende. Dalla Banca di credito sardo si è aggiunta una denuncia nei confronti di un sistema che presenta la schizofrenia di un settore pubblico che, da una parte, dovrebbe essere pagatore e non lo è, e dall’altra è un implacabile esattore. «Una boccata d’ossigeno per le imprese? Se la pubblica amministrazione pagasse parte di quello che deve già quaranta aziende su cento potrebbero disporre di un sacco di soldi», commenta Giorgio Mazzella, presidente della Bcs. Ma già un altro aspetto ancora più inquietante. I mancati pagamenti della pubblica amministrazione alle aziende che hanno realizzato gli appalti (e hanno anticipato anche il pagamento dell’Iva), sono stati oggetti di una lunga trattativa tra Regione, Abi e singole banche. Applicando i modelli del vecchio factoring, l’accordo prevede che la banca possa anticipare i crediti. Ma per fare questo serve una certificazione della pubblica amministrazione. «Noi siamo pronti a farlo», spiega Mazzella, «ma la Regione non ci ha mai mandato nemmeno i moduli. Qui non servono più tavoli di lavoro ma cantieri di lavoro, laddove ognuno si deve assumere determinate responsabilità». Questo perchéil rischio del credit crunch, com’è definito l’attuale blocco che vede contrapposte banche e imprese, non è destinato a passare presto. Le piccole aziende, poi, stanno scontando condizioni molto più severe rispetto alle grandi industrie per quanto concerne le condizioni dei prestiti, gli interessi, la durata, le richieste collaterali. E non è un caso che nell’ultimo anno sia aumentato il numero dei fallimenti: il dato nazionale attesta che sono stati 11.289 gli imprenditori che hanno portato i libri in tribunale, 20,3 casi ogni diecimila aziende esistenti. Secondo l’Ocse, l’Italia è uno dei Paesi in cui il numero dei fallimenti ha continuato ad aumentare tra il 2009 e il 2011 assieme a Ungheria, Slovacchia, Danimarca e Svizzera. Per i pagamenti della pubblica amministrazione, un fattore decisivo soprattutto in regioni come la Sardegna fortemente sbilanciate sul pubblico, è atteso il decreto ministeriale per la cessione del credito. Il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, sta lavorando al provvedimento che potrebbe prevedere un nuovo standard di certificazione semplificata con l’obiettivo di velocizzare la certificazione della pubblica amministrazione per la cessione del credito.
Giarda, spesa ministeri calerà di 13 miliardi in due anni
La spesa dei ministeri diminuirà di 13 miliardi tra quest'anno e il prossimo. Lo scrive il quotidiano Il Messaggero, citando una conversazione col ministro dei Rapporti col Parlamento Pietro Giarda, al quale il governo ha affidato il compito di elaborare la spending review.
Giarda rimanda alle cifre contenute nel Def, recentemente presentato dal governo: la tabella sul conto economico delle amministrazioni centrali indica la riduzione della spesa corrente delle amministrazioni centrali da 352 a 342 miliardi quest'anno e poi a 339 miliardi nel 2013.
"L'ulteriore salto di qualità che l'Italia sta perseguendo deve essere ancora interamente percepito nella sua portata" dice Giarda al quotidiano. Il ministro spiega poi che "quando si tratterà di passare dai progetti ai fatti occorrerà una vera e propria task force", aggiungendo comunque di aver avuto "collaborazione piena dai ministri e dalle strutture ministeriali".
Aproposito di spending review, in un'interivsta al Corriere della Sera, il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri spiega di voler dare il proprio contributo puntando a ridurre del 10% i dipendenti civili del Viminale, "grazie ad uno scivolo,un pensionamento anticipato, senza traumi".
"Dopodiché, invece di riassumere una quota pari al 30% del personale, come potremmo fare in astratto con la cifra risparmiata, ne riassumeremo solo il 10%. Il resto dei soldi verrebbe accantonato"spiega la Cancellieri, che aggiunge: "se il governo mi dà l'ok, vado dai sindacati".
Le casalinghe sono 5 mln, lieve calo ma numero alto
Spuntano i 'casalinghi' ma sono solo 63mila
22 aprile, 12:54
ROMA - Il numero di casalinghe tra i 15 e i 64 anni resta alto, pari nel 2011 a 4 milioni 879 mila, anche se negli ultimi anni un calo c'e' stato, -5,9% rispetto al 2004 (primo anno delle serie storiche omogenee). Intanto si affacciano i casalinghi, circa 63 mila, pur se in quota marginale. E' quanto emerge dai dati Istat nella rilevazione sulle forze di lavoro.
Ben il 49,6% delle casalinghe si trova nel Mezzogiorno (2 milioni 419 mila), dove, d'altra parte, il fenomeno, invece, che diminuire va ad aumentare in confronto al 2004. Il calo più consistente, infatti, si è concentrato nel Nord. Nel complesso in Italia c'é ancora un esercito di casalinghe (in 7 anni la riduzione è stata solo di 304 mila unità). Sempre considerando la fascia d'età che va tra i 15 e i 64 anni, ovvero l'età lavorativa, le casalinghe rappresentano circa la metà delle inattive, vale a dire le donne né occupate né disoccupate (4 milioni 879 mila su 9 milioni 656 mila). Se, invece, si considera il totale delle donne casalinghe in Italia con più di 15 anni il numero complessivo, ovviamente, sale e arriva a quota 7 milioni 806 mila (85 mila gli uomini). Anche in questo caso una tendenza al calo delle casalinghe negli anni si è osservata, ma sempre con un'intensità molto lieve.
Le casalinghe in Italia sono anche donne giovani, under 35. I dati dell'Istat sugli inattivi nel 2011 rilevano come il fenomeno interessi tuttora nel paese 796 mila persone tra i 15 e i 34 anni, soprattutto, come è noto, donne (780 mila). Insomma, il fenomeno resta ben presente anche tra i giovani. Una tendenza alla riduzione si può osservare ma ha ritmi lenti,: in sette anni tra gli under 35 si sono perse solo 47 mila unità.
Ecco come si dividono per fasce d'età le casalinghe e i casalinghi in Italia. La tabella che segue riporta per diversi segmenti d'età il loro numero, espresso in migliaia, con riferimento ai dati Istat
FASCE ETA' MASCHI FEMMINE TOTALE
15-34 16 780 796
35-64 46 4.099 4.145
15-64 63 4.879 4.941
15 e più 85 7.806 7.891
Austria. Gli Schützen in Alto Adige: un futuro senza Roma?
di Iris Bonavida – 23 aprile 2012
Pubblicato in: Austria
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
In Alto Adige c’è ancora voglia di indipendenza – almeno tra gli Schützen [i secessionisti altoatesini, ndt] che marciano contro Roma. Anche se è poco chiaro se siano o meno sostenuti dai partiti e dal popolo.
Sabato 14 aprile il conto alla rovescia sul sito dell’associazione degli Schützen altoatesini è apparso quasi minaccioso: mancavano solo due ore, quattordici minuti, due secondi. Poi a Bolzano sarebbe iniziata la “Freiheitmarsch” ["Marcia per la liberta", in realtà si tratta della Sfilata Secessionista, ndt] al grido di “Verso il futuro senza Roma”. Il capoluogo dell’Alto Adige si è trasformato in un luogo di incontro per simpatizzanti e sostenitori degli Schützen, nel contempo anche avversari dello stato italiano. La “Partenza” alle ore 20, tutti vestiti con i costumi tradizionali altoatesini, successivamente in piazza del municipio si è svolta una manifestazione. Erano previsti circa 4.000 partecipanti, provenienti dall’Alto Adige ma anche dall’Austria.
Il motivo di questa protesta è che la popolazione di lingua tedesca in Alto Adige – o almeno parte di essa – si sente sempre più spesso minacciata nella propria autonomia dal governo di Roma.
“L’obiettivo della nostra “Marcia per la libertà” è quello di convincere i nostri politici a passare dalle parole ai fatti. E iniziare con un addio all’Italia”, dice Elmar Thaler, comandante territoriale degli Schützen altoatesini, al quotidiano austriaco Die Presse. Egli auspica un futuro senza l’Italia, in realtà ci sarebbero quattro opzioni: ottenere la piena autonomia – probabilmente l’idea più moderata – un ritorno dell’ Alto Adige all’ Austria, uno stato autonomo o almeno la riunificazione del Tirolo. Per raggiungere uno di questi obiettivi, gli Schützen hanno organizzato questa marcia di protesta.
Il lusso di un’autonomia
Ma la situazione attuale in Alto Adige è davvero così problematica? “Semplicemente noi non apparteniamo all’’Italia, l’Alto Adige ha ben poco in comune con l’Italia”, dice Thaler. Un ulteriore punto di discussione è la situazione economica del paese – per cui Thaler ritiene di non dover pagare. l’Italia non potrà permettersi il lusso di concedere l’autonomia all’Alto Adige ancora per molto, dice.
Se però si chiedono a Thaler i dettagli dei suoi progetti, per esempio, cosa accadrebbe alla popolazione di lingua italiana in Alto Adige dopo la riunificazione del Tirolo, la cosa è chiara: questa eventualità non è ancora del tutto matura per realizzarsi. Secondo Thaler, non lo sarà affatto: “Gli Schützen mi scuseranno, loro sanno quanto la questione mi stia a cuore ” come dice lui: “nulla è impossibile,” – ma è compito dei politici occuparsi dei dettagli.
Perchè anche se esiste una manciata di simpatizzanti degli Schützen all’interno della politica altoatesina, questi non si considerano troppo coinvolti nella politica. Si autodefiniscono in modo un po’ complicato come “un’organizzazione che, in base alle tradizioni del territorio e alle regole sull’immigrazione della storia tirolese, ha il compito di proteggere la patria e l’identità del popolo tirolese da minacce e nemici interni ed esterni e di trasmettere questa identità tirolese alla gioventù, adattandosi ai tempi moderni,”, si legge sul sito web.
A prima vista questo avviene con successo. Tra gli Schützen si registra una crescita degli iscritti. In totale ci sono oltre 5000 membri, l’età media è, secondo Thaler, 38 anni circa. Il politologo Gunther Pallaver osserva anche che nel 2012, ci sarà un ulteriore aumento degli Schützen: “Non ci sono dati empirici, nessuna indagine per dimostrarlo. Ma posso dirvi dalla mia osservazione di aderente all’associazione che vi è una crescente simpatia per loro “. Ci sono un certo numero di fattori che vi concorrono, come la politica della globalizzazione”. C’è il ritorno verso la piccola realtà di provincia, l’interesse per il proprio popolo, il voler stare assieme. “Tuttavia in realtà il bilinguismo in Alto Adige sarebbe aumentato, secondo Pallaver. Il problema: mancanza di contatto tra i diversi gruppi linguistici. “Due terzi dei giovani hanno contatti solo con quelli del proprio gruppo linguistico”.
Gli albori
Come è possibile che dopo tanti anni non regni ancora pace tra i due gruppi linguistici? “Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si è sviluppato un sistema politico che si basa sulla separazione dei due partiti in conflitto”, ha detto Pallaver che confronta la situazione anche con quella in Kosovo o in Israele. La separazione avviene a livello sociale e istituzionale. La cooperazione tra i gruppi linguistici è praticamente inesistente. “La soluzione del problema sarebbe una maggiore promozione di occasioni di incontro, soprattutto tra i giovani”, dice Pallaver. Ad esempio, attraverso la creazione di scuole materne bilingue.
“Stimolare il dibattito”
Il 31enne Sven Knoll è probabilmente un buon esempio per il cambiamento della tradizione tirolese. Il deputato del partito “Süd-Tiroler Freiheit” appoggia la Marcia degli Schützer: “E’ legittimo protestare contro lo sviluppo politico italiano”, dice, perché l’autonomia dell’Alto Adige è in pericolo a causa dalle misure di austerità del primo ministro Mario Monti. C’è il rischio che il 90 per cento delle imposte che la popolazione altoatesina deve pagare – come prevede la legge – non rientri più nelle casse della regione. Con la marcia si può offrire l’occasione per stimolare la discussione, dice Knoll. Perché se non si discute del problema la pacifica coesistenza è a rischio.
Anche Werner Neubauer, portavoce altoatesino del FPÖ [Partito della Libertà, ndt], era tra i manifestanti di Bolzano. “Io sono del parere che la sfilata sia una buona opportunità per manifestare la posizione della Associazione degli Schützen e anche di gran parte degli altoatesini,” ha dichiarato al quotidiano “Presse am Sonntag”. Un altro motivo della sua presenza è il monito del deputato del SVP [Süd Tiroler Volkspartei, ndt] Karl Zeller. Pochi giorni fa ha asserito che lo statuto dell’ autonomia era seriamente minacciato da Roma . “L’Austria avrebbe dovuto rispondere, ma non mi risulta nessun intervento da parte del Ministero degli Esteri”, ha detto Neubauer.
Ma la stragrande maggioranza dei partiti politici non appoggia i progetti degli Schützen. Il governatore Luis Durnwalder vede attraverso il “La marcia per la libertà”, un potenziale conflitto tra i due gruppi linguistici: “Non ha proprio senso ingannare la gente e dire che possiamo semplicemente decidere se ritornare o meno in Austria”. Sono solo illusioni, che non possono essere realizzate”. E questo significa mentire alla gente. Noi non vogliamo questo, perciò quindi non abbiamo partecipato a questa manifestazione”, ha detto Durnwalder. Serve solo ad aizzare la gente. In realtà la coesistenza tra altoatesini di lingua tedesca e di lingua italiana funziona bene. La protesta contro Roma renderebbe più difficili il dialogo con il governo italiano.
E anche Pallaver considera la manifestazione degli Schützen non priva di pericoli: “gli Schützen affermano che sono anti-fascisti e contrari alla politica. Ma a me non la danno a bere”. Avrebbero dovuto tagliare i ponti con il loro passato e rimettersi in discussione”. Fino al 1980 hanno sfilato con i neo-nazisti a Passau”, dice. Inoltre gli Schützen non sono mai stati impegnati nella tutela dei diritti umani e civili. “Sono ancora adagiati sul passato, non proiettati verso il futuro”, ha detto Pallaver. “Schengen ha minimizzato la frontiera del Brennero, non gli Schützen.” Ed è per questo che per lui l’organizzazione non è autorevole.
Il leader degli Schützen, Thaler, prende le distanze dalla estrema destra,che anche alla sfilata non sarebbe stata bene accetta. “Abbiamo esplicitamente chiesto che nessun estremista partecipasse”, dice Thaler. Se tuttavia, un estremista di destra si fosse presentato alla marcia sarebbe stato immediatamente fotografato e pubblicato su Internet.” Che Thaler pensi davvero che questa gente si lascia scoraggiare soltanto da una foto? “Per queste persone la cosa peggiore è quando il loro viso viene reso pubblico”, dice e aggiunge in dialetto: “preferiscono nascondersi come teneri agnellini da latte”.
[Articolo originale "Schützen in Südtirol: Eine Zukunft ohne Rom?" di Iris Bonavida]
Nessun commento:
Posta un commento