In Calabria si spende poco, crollano i consumi e
le famiglie devono pensare alle prime necessità
Blitz contro evasione da Capri a Portofino
L'UNIONE SARDA - Economia: Porto Cervo, caccia
all'evasore
Comunicato stampa 5.08.2013. Fisco,
contribuenti.it: indolori i blitz d'agosto
Tagli anche a pane e medicine Così le famiglie
reggono la crisi
I russi rinunciano a stoccare il gas a Pisticci
di FABIO AMENDOLARA e
FILIPPO MELE
«Istanza di rinuncia alla richiesta di
concessione di stoccaggio di gas naturale a Serra Pizzuta». La Geogastock Spa,
la società a capitali russi che aveva ottenuto le concessioni per stoccare gas
in un pozzo dismesso a Pisticci, si arrende. E si ritira. L’istanza è stata
avanzata al ministero dello Sviluppo economico ed è pubblicata sul Bollettino
ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse. La coincidenza: la rinuncia è
stata avanzata proprio mentre venivano pubblicati i retroscena - provenienti da
un’inchiesta della Procura di Firenze - sull’intrigo del gas russo in
Basilicata.
L’inchiesta ha svelato una strana operazione
finanziaria nascosta dietro alla compravendita di un libro antico. Nell’intrigo
c’è l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, c’è l’antiquario barese Massimo
Marino De Caro e c’è l’imprenditore russo Ivan Akhmerov. Ascoltando i telefoni
dell’antiquario barese i carabinieri del Ros - coordinati dal pubblico
ministero della Procura di Firenze Giuseppina Mione - hanno scoperto che quella
che sembrava una semplice trattativa per la compravendita di un libro antico in
realtà era un’operazione finanziaria «di dubbia natura», così viene definita in
una richiesta di proroga di intercettazioni telefoniche, legata alle
concessioni per i pozzi di gas in Basilicata.
«Dell’Utri - si legge nei documenti di cui la
Gazzetta è in possesso - ha ricevuto sul suo conto corrente versamenti per
409mila euro da De Caro e da sua moglie Rossella Sacco quale corrispettivo
della vendita di un libro antico». Ufficialmente Dell’Utri vende un libro che
contiene un’im - portante epistola di Cristoforo Colombo. È il mese di aprile
del 2009 (le indagini dei carabinieri erano appena cominciate). In realtà,
secondo la Procura, «l’operazione era diversa»: «All’epoca - scrive il pm - De
Caro e la moglie avevano un reddito poco compatibile con quell’acquisto e il
libro non risultava di proprietà di Dell’Utri».
Controllando i conti corrente di Dell’Utri e
dell’antiquario i carabinieri del Ros hanno scoperto che «la provvista di
denaro per l’acquisto sembra essere stata fornita da due società: la Avelar
management e la Geogastock. Quest’ultima società, nello stesso periodo
temporale - scrivono gli investigatori - risulta aver ottenuto delle
concessioni di stoccaggio di gas naturale relative ai giacimenti in
Basilicata». Il pm ha quindi ipotizzato che «Marcello Dell’Utri - si legge nei
documenti dell’inchiesta - sfruttando il suo ruolo istituzionale, anche
mediante l’intervento su pubblici ufficiali, abbia favorito gli interessi di
imprenditori russi operanti nel settore delle risorse energetiche, nei loro
rapporti con le amministrazioni pubbliche interessate, così da ottenere
l’abilitazione a operare in Italia in un comparto industriale di rilievo
strategico nazionale con il rilascio di concessioni di stoccaggio di gas
relative ai giacimenti di Grottole, Ferrandina e Pisticci, e che a fronte di
ciò abbia ricevuto dai russi, per il tramite di De Caro, delle consistenti
somme di denaro, apparentemente giustificate dall’acquisto fittizio dell’opera
d’arte».
In Calabria si spende poco, crollano i consumi e
le famiglie devono pensare alle prime necessità
L'analisi dei dati
elaborati dall'Istat riguardo la spesa delle famgilie nel 2012, ultimo anno
solare chiuso e disponibile per l'esame, non lascia speranze. In Calabria si
spende poco perché la capacità di spesa è bassa e le famiglie sono costrette a
rinunciare a svaghi e tempo libero per sostenere i bisogni primari
di FRANCESCO RIDOLFI
CATANZARO - La crisi si fa sentie e con forza,
anche nel pieno dell'estate, i dati arrivano a raggelare le speranze di chi
cerca qualche sintomo di ripresa. I dati in questione si riferiscono al 2012 e
sono elaborati dall'Istat e fanno capire quanto la situazione sia drammatica.
Nel corso dell'ultimo anno solare concluso, infatti, la Calabria si classifica
al penultimo posto fra le regioni per la spesa di consumo delle famiglie con un
livello medio di 1.762 euro a nucleo e questo ulteriore dato mette in luce le
difficoltà di una regione che da tempo ormai non guarda al futuro con
l'ottimismo di un rilancio e di uno sviluppo stabile.
In particolare,
secondo quanto rilevato dall'Istat l'economia della punta estrema della
Penisola non consente alle famiglie calabresi di poter spendere costringendole
a dover scegliere e conseguentemente tagliare le spese meno necessarie. Il dato
strettamente numerico pone le famiglie calabresi in una situazione di estrema
inferiorità in termini di capacità di spesa rispetto alle connazionali, e ciò
non solo se paragonate con le famiglie del Trentino Alto Adige, regione più
ricca con i suoi 2.919 euro spesi a famiglia, o della Lombardia dove si spendono
in media 2.866 euro a famiglia. Anche in Basilicata, ad esempio, la spesa delle
famiglie è superiore attestandosi a 1.908 euro. Se poi si va a vedere la media
nazionale si scopre che la Calabria viaggia molto al di sotto del livello medio
fissato a 2.419 euro. Ciò significa che se in media una famiglia italiana
spende 2.419 euro nel dettaglia una famiglia calabrese ne spende solo 1.762,
ossia quasi 700 euro in meno.
Ma le sorprese non
finiscono certo qui. Andando a scomporre la spessa totale in categorie si
scopre che la minore spesa dei calabresi non è assoluta e riguardante tutte le
categorie. In realtà oltre ad essere diverso (leggi inferiore) il livello di
spesa totale anche la sua distribuzione per settori appare profondamente
diversa specialmente rispetto alla regioni del nord. Così se in Piemonte ad
alimentari e bevande è riservato il 17,9% del totale in Calabria tale
percentuale sale fino al 27,4%. Ma bisogna stare attenti a non farsi ingannare
dalle percentuali perché se è vero che in punti percentuali lo scostamento per
l'acquisto di cibo appare nettamente superiore per la Calabria, traducendo tale
valore in euro si scopre che la spesa è pressoché uguale ossia 471,13 euro per
il Piemonte e 482,79 euro per la Calabria. Tuttavia, siccome il livello di
spesa è più basso, nella Regione dei Bronzi di Riace l'incidenza percentuale è
maggiore sottraendo risorse per altri tipi di spesa. In particolare, a pagare
lo scotto sono i soldi spesi per tempo libero e cultura cui i piemontesi
(scelti a titolo di esempio ma il paragone è simile anche per le altre regioni
del nord) dedicano il 4,9% della spesa pari a 128,97 euro mentre i calabresi
dedicano il 3,3% pari ad appena 58,15 euro.
Evidente che per la
Calabria lo stato di prostrazione economica inibisce la capacità di spesa delle
famiglie costringendole ad investire la maggior parte della loro spesa nei
bisogni essenziali dovendo rinunciare al resto. Nello specifico, la spesa delle
famiglie calabresi è ripartita in questo modo: 27,4% alimentari e bevande, 1,1%
tabacchi, 6,4% abbigliamento e calzature, 22,3% abitazione, 7,7% combustibili
ed energia, 4,5% arredamenti, 3,7% sanità, 13,2% trasporti, 2,2%
comunicazioni,1,1% istruzione, 3,3% tempo libero e cultura, 7,2% altri beni e
servizi.
lunedì 05 agosto 2013
11:56
Blitz contro evasione da Capri a Portofino
Controlli a tappeto
in luoghi vacanze vip
Roma – Tra venerdì
sera e le prime ore di questa mattina, una maxi operazione degli ispettori
dell' Agenzia delle Entrate ha riguardato, con controlli notturni avvenuti in
collaborazione con agenti Siae, un centinaio di locali, bar e stabilimenti di
note località balneari in tutta Italia, da Capri a Portofino.
In particolare,
nell’isola campana sono stati controllati 15 esercizi tra discoteche,
gioiellerie, spa, bar e ristoranti; a Portofino e Santa Margherita Ligure 10
locali tra discoteche, gioiellerie, spa, bar e ristoranti; a Porto Cervo e
Porto Rotondo 14 locali tra discoteche, di cui alcune con lido, ristorante e bar
inclusi), gioiellerie e spa.
A Iesolo e
Sottomarina di Chioggia, in Veneto, i controlli hanno riguardato 26 tra
discoteche, ristoranti, bar, gioiellerie e spa. Numerosissime le località
coinvolte nell’operazione in Puglia, dove sono stati controllati 36 esercizi a
Monopoli, Molfetta, Bari, Torre a Mare, Margherita di Savoia, Bisceglie,
Barletta, Fasano, Ostuni, Mesagne, Peschici, Vieste, Mattinata, Siponto, Lecce,
Gallipoli, Porto Cesareo, Cutrofiano, Taranto, Leporano. Non si è salvata la
Sicilia, dove nel mirino del fisco sono finiti 5 esercizi tra Taormina,
Cefalu', Catania.
E. C.
L'UNIONE SARDA - Economia: Porto Cervo, caccia
all'evasore
05.08.2013
PORTO CERVO Erano in
quindici, quasi equamente divisi tra Agenzia delle entrate, Siae e Ispettorato
del lavoro. Un nutrito drappello che venerdì sera si è presentato, con toni
garbati e molto professionali, in quattordici esercizi commerciali: gioiellerie,
ristoranti, locali notturni e centri benessere dislocati a Porto Cervo e a
Porto Rotondo. Operazione di routine, hanno fatto sapere, e massimo riserbo sul
risultato degli accertamenti. Che, bisogna dirlo, erano mirati. Nel senso che
la selezione non è stata casuale ma ponderata sulla base dei redditi
dichiarati, ritenuti eccessivi o meno non è dato sapere. CONTROLLI A TAPPETO
Certo è che l'ondata di controlli scatenata venerdì nelle più importanti
località turistiche d'Italia, e che si è conclusa nel primo pomeriggio di
sabato, non poteva trascurare la Costa Smeralda. E non è nemmeno la prima
volta. D'altronde è qui che si concentrano alberghi extra lusso, boutique e
discoteche dai costi poco popolari. Attività che durano lo spazio brevissimo di
una stagione e che, per ovvie ragioni, devono incassare il massimo possibile
per consentire ai titolari un inverno sereno, e non solo quello. POCHI SORRISI
Come al solito, l'arrivo degli ispettori del fisco non è stato accolto con
particolari sorrisi. Anzi, sono in tanti a essere convinti che questo genere di
verifiche alla fine scoraggi i turisti in momenti difficili quali quelli
attuali in cui non se ne sarebbe sentita la necessità. «Non vivo con l'incubo
della guardia di finanza o dell'Agenzia delle entrate - dice un ristoratore di
Porto Cervo - vengano pure quando vogliono non ho niente da nascondere né da
temere. Chi non è in regola, di sicuro, qualche problema a riceverli ce
l'avrà». LA TASSA SUL TURISMO Ma qui, nel cuore della Costa Smeralda semi
deserta nonostante la stagione inoltrata, non hanno mai visto di buon occhio
fiamme gialle e fisco. A dire il vero, nemmeno gli agenti del Corpo forestale
che, anni fa, salivano sugli yacht e sui panfili per controllare il pagamento
della dimenticata “tassa sul turismo” voluta dall'allora presidente della
Regione Renato Soru. Polemiche infinite sulle conseguenze che il balzello
avrebbe potuto determinare a un settore già agonizzante e sui rischi di perdere
i diportisti che avrebbero scelto altri e meno onerosi lidi. Insomma, una
storia nota con un copione già scritto e adattabile, ciclicamente, a ogni
periodo. NIENTE DIVISE Stavolta, ad accompagnare il gruppetto di controllori
non c'era la guardia di finanza. Ciò non significa che dalla compagnia di Cala
Saccaia abbiano mollato la presa sugli evasori. È che, nell'occasione, si è
scelto di non mandare uomini in divisa che avrebbero suscitato ben altre
reazioni e non avrebbero certamente fatto passare inosservato il lavoro di
accertamento. Questo aspetto, comunque, è stato apprezzato dagli imprenditori
insieme alla giornata, venerdì e non sabato, cioè con i locali meno affollati.
Imbarazzo evitato, dunque, è sempre meglio che niente. STABILIMENTI BALNEARI Le
fiamme gialle, di recente, hanno avviato una massiccia serie di controlli sui
litorali. Dall'anno scorso, infatti, chi affitta sdraio e ombrelloni è tenuto a
rilasciare una ricevuta di pagamento. Fiscale, naturalmente. E considerando che
in alcune spiagge una famiglia di quattro persone arriva a pagare anche cento
euro, il problema di una possibile evasione si pone eccome. In questo mese e
mezzo della terza estate di crisi autentica, i finanzieri hanno già registrato
decine e decine di irregolarità. Mentre l'anno scorso, non appena entrata in
vigore la legge che imponeva il rilascio della ricevuta, gli agenti hanno fatto
opera di persuasione limitandosi a sanzionare solo i recidivi, quest'anno hanno
cambiato strategia. CHIOSCHETTI Ovvero, poche chiacchiere e più multe, oltre a
quello che potrebbe emergere successivamente. Stesso atteggiamento seguito per
chioschetti improvvisati e privi di qualunque autorizzazione di carattere
amministrativo e sanitario. Ormai, di camion frigo e “apixedde” se ne trovano
in ogni dove, sulle strade che conducono alle località turistiche, in prossimità
delle spiagge e, sempre più spesso, sugli arenili. Un fenomeno incontrollabile,
legato sì alla situazione di emergenza economica, ma che andrebbe regolato
diversamente.
Comunicato stampa 5.08.2013. Fisco,
contribuenti.it: indolori i blitz d'agosto
ROMA - Grazie al
pronto intento degli "Angeli del Fisco" di Krls Network sono stati
netrautralizzati i blitz fiscali condotti nelle principali località turistiche
italiani. L'Associazione Contribuenti Italiani, grazie all'accordo rinnovato a
giugno 2013 con Krls Network of Business Ethics, è riuscita a programmare 20
Teams di pronto intervento dislocati nelle principali località turistiche
italiane come Capri, Positano, Amalfi, Sorrento, Portofino, Rapallo, Santa
Margherita Ligure, Porto Cervo, Portò Rotondo, Alghero, Ostuni, Riccione,
Rimini, Tremoli, Forte dei Marmi, Gallipoli e Taormina. In soli 3 giorni, gli
Angeli del Fisco sono intervenuti in soccorso di bar, locali notturni, negozi,
gioiellerie, Spa, alberghi, ristoranti bar e stabilimenti balneari che sono
stati verificati neI primi giorni di agosto, quando molti commercialisti e
avvocati avevano già chiuso i loro studI professionali.
Sono 2,8 milioni i
contribuenti italiani che hanno fatto affidamento,! dall'inizio del 2005 ad
oggi, sugli "Angeli del Fisco" di Krls Network of Business Ethics,
Avvocati, Dottori Commercialisti Revisori contabili e Sociologi d'impresa,
iscritti albi in di diverse nazioni, che prestano la propria opera a beneficio
dei contribuenti italiani.
Vittorio Carlomagno,
presidente di Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani ha elogiato
pubblicamente, gli sforzi compiuti in questi anni da parte degli "Angeli
del Fisco" che, anche in questi giorni di agosto, si sono particolarmente
distinti per la loro opera di assistenza e informazione ai contribuenti
italiani.
Un programma,
progettato insieme a "Lo Sportello del Contribuente" che rappresenta,
ancora una volta, un' eccellenza e un valido esempio di cooperazione tra
professionisti e Contribuenti Italiani.
Contribuenti.it -
Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa
Infopress 3314630647 – 0642828753
Tagli anche a pane e medicine Così le famiglie
reggono la crisi
ANALISI. Il Centro
studi Confindustria analizza la «spending review» degli italiani. Via non solo
sprechi e superfluo
In cinque anni, dal 2007 al 2012, la spesa
media annua è scesa a 26.100 euro, 3.660 in meno In pratica un mese e mezzo di
consumi svaniti
04/08/2013
ROMA Non più tagli
solo agli sprechi e al superfluo, con l'ultima onda di recessione gli italiani
riducono anche l'acquisto di pane e le visite mediche. In cinque anni, dal 2007
al 2012, la spesa media annua delle famiglie è scesa a 26.100 euro, 3.660 euro
in meno rispetto rispetto al 2007. Equivale ad un mese e mezzo di consumi
svaniti. Confindustria, in un approfondimento del Centro studi, analizza così
la «spending review delle famiglie italiane»: cinghia sempre piu stretta su
quantità e qualità, ma ora vengono sacrificate anche le spese primarie che
erano state meno toccate nella prima parte della crisi. «Il perdurare della
crisi economica e la seconda recessione che ha colpito l'Italia dal secondo
semestre 2011», indicano gli economisti del centro studi di via
dell'Astronomia, «hanno generato effetti gravi e profondi sulle possibilità di
spesa delle famiglie». Che sono così costrette a stringere i denti da da cause
«oggettive», a partire dai posti di lavoro persi (690mila occupati in meno tra
2007 e 2012) e dall'aumento di tasse dirette e indirette, che hanno «peggiorato
i bilanci familiari e ridotto il reddito disponibile reale dell'11% tra 2007 e
2012». Pesa poi il calo della fiducia dei consumatori «ai minimi storici». Così
nel complesso la spesa per consumi finali è arretrata del 6,6% in termini
reali.
A DOVER STRINGERE
più la cinghia sono le coppie senza figli con un capofamiglia tra i 35 ed i 64
anni. E in generale soffre di più il Meridione. Come cambiano le abitudini di
spesa degli italiani? Cresce la riduzione dei consumi superflui, ed è corsa ai
discount a discapito di supermercati e negozi tradizionali; c'è più attenzione
a sconti e promozioni, ed uno «scivolamento progressivo lungo la scala di
prezzo dai prodotti di marca, a quelli commerciali, a quelli unbranded». Si
compra meno in quantità, ma si rinuncia anche alla qualità. Le famiglie
comprano meno anche pane e cereali (-14,8% tra il 2007 e il 2011 - anno a cui
fanno riferimento i dati Istat alla base dell'approfondimento del Csc - per un
risparmio di 141 euro l'anno), e hanno ridotto anche le spese per visite
mediche (-25,3%, 110 euro risparmiati). In tavola meno pesce (-13,2%), frutta
(-8,3), olio (-11,8), acqua minerale (-15,1), vino (-14,4), ma più birra
(+4,2). Giù la spesa in abbigliamento (-23,1% per 309 euro), in mobili,
pentole. E quella nei trasporti (-17,1%) per il calo di acquisti di auto
(-19,2%).
SI COMPRANO MENO
GIORNALI e riviste (-30,6%), sono meno frequenti i pasti fuori casa (-8,2%), e
crollano i piccoli lussi della famiglia media: -65,6% l'anno per argenteria,
orologeria e bigiotteria, un risparmio di 60 euro. Le abitudini di spesa
cambiano in base alla tipologia di famiglia. In controtendenza, l'unico caso di
spesa in aumento (anche se solo del 2,5%) riguarda le persone sole e over 65
anni, che spendono di più in servizi domestici (95 euro l'anno), acquisti di
carne (86 euro), spese telefoniche (103 euro). Negli ultimi due anni, indica il
Csc, sono «peggiorati gli indicatori di grave disagio economico e di
deprivazione materiale delle famiglie»: è salito dal 16% del 2010 al 24,8% nel
2012 il numero delle persone che vive in «nuclei familiari deprivati», dal 6,9%
al 14,3% quelli in famiglie «gravemente deprivate».
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