Benzina e alimentari, "fuga" dei triestini in Slovenia
Rinviati i fondi sull’innovazione: protesta di 150 imprese del Fvg
Dopo gli ultimi rincari, le vecchie abitudini. I benzinai triestini lamentano una flessione del 15 per cento rispetto al 2009
di Furio Baldassi
Chiamatelo ritorno al passato, specchio della crisi o come volete. Di fatto il ritorno per alcune necessità basiche nell’ex Jugoslavia, ora meglio nota come repubblica di Slovenia, è un dato assodato. Lo shopping ormai è esteso e va a centrare tutti i settori, con quello alimentare in prima linea. Ma in tale contesto è innegabile che quello dell’approvvigionamento della benzina è di sicuro il bisogno primario, complici un calmieramento cui l’ormai inadeguato sconto regionale non sembra poter più far fronte e la folle impennata dei prezzi in Italia. E intanto il mercato triestino sta collassando.
La scomparsa della benzina agevolata prima, i lunghi silenzi regionali poi, stimolati anche dal pugno di ferro di Bruxelles, che praticamente non ha ancora avviato procedure di infrazione solo per i ”saldi”, hanno messo nell’angolo i distributori di carburante triestini. Costretti, da un lato, ai continui ritocchi di prezzo imposti dalle case madri e strozzati dall’altro dai finti sconti di Mamma Regione.
LE PERDITE Risultato? Il crollo dei consumi, o giù di lì. «Siamo attorno al -10-15% rispetto al 2009 – racconta il presidente dei benzinai triestini della Figisc, Roberto Ambrosetti – e la cosa singolare è che potrebbe quasi sembrare un dato positivo, visto che nel 2008 il calo era stato del 55-60%. Quella volta, però, voglio ricordarlo, eravamo nell’anno immediatamente successivo alla fine della cosiddetta ”agevolata”. Più che di ripresa parlerei dunque di danni contenuti. Ma costanti, con la classe politica a spiccare per la sua assenza».
Quella che apparentemente si presenta come una congiuntura della categoria è in realtà una perdita secca per lo Stato e per la stessa Regione. Che, dopo la bocciatura della nuova legge sui carburanti agevolati da parte di Roma, ha deciso di non decidere. «E ha fatto male – sottolinea il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti – perchè è la prima a rimetterci... La Regione forse non ha capito quello che sta perdendo di Iva, Irpef e tasse varie. Nell’ultima rilevazione da noi fatta la perdita secca era di 150 milioni di euro solo di Iva. I calcoli, del resto, sono presto fatti. Il costo del pieno di una vettura media, diciamo con un serbatoio sui 60 litri – incalza Paoletti – viaggia sui 90 euro. Fanno 18 euro di Iva al pieno, dei quali 17 sono destinati alla Regione. O meglio, sarebbero: pensate a quanti pieni in meno vengono fatti ogni giorno nel nostro territorio a causa dei costi attuali... Mi interesserebbe veramente vedere i risultati colti sull’argomento dai nostri parlamentari negli ultimi venti anni...».
I NO DI ROMA No sconti no party? Semplificando al massimo, il concetto sembra proprio questo. Per quale motivo, del resto, a un cittadino comunitario, qual è appunto quello triestino (ma anche quello goriziano), dovrebbe essere fatto divieto di rifornirsi di quello che vuole, per giunta nel pieno rispetto delle normative Ue, in un vicino paese comunitario che dista una manciata di chilometri? Di qui la battaglia, finora infruttuosa, dei benzinai. «Avevamo fatto dei passi avanti assieme alla Figisc – ricorda Paoletti – insistendo per partire con il nuovo sistema degli sconti regionali sulla benzina già dallo scorso ottobre, ma Roma ha bocciato la legge, che pure è frutto di forti spinte delle associazioni di categoria. Avevamo anche mandato una lettera all’a llora ministro Scajola (...) affinché lo Stato prendesse visione dell’enorme fuoriuscita di denaro a livello transfrontaliero. Per carità, magari la cosa è reciproca, ma su alcuni settori come sigarette, benzina, gasolio, casinò, supermercato la concorrenza slovena è spietata. E vincente».
IL RISPARMIO Quello che è poco noto, forse, è che la virtuale venuta meno dello sconto regionale dei carburanti dipende da un’a pplicazione del provvedimento che la stessa Figisc giudica concettualmente sbagliata. «Siamo sempre lì – commenta Ambrosetti – perchè continuano a fare le rilevazioni tra i costi italiani e sloveni basandosi sui prezzi di quarta fascia, e cioè del Pordenonese, che sono notoriamente più bassi. Attualmente (dato del 2 gennaio ndr) la riduzione di prezzo a Trieste è di 0,068, quasi 7 centesimi di euro sulla benzina mentre il gasolio è a 0, non è scontato proprio. Obiettivamente, troppo poco».
I DISTRIBUTORI Una veloce verifica sullo stesso sito della Regione Friuli Venezia Giulia conferma la differenza, in alcuni casi anche pesante, nei prezzi. Partendo dalla benzina super senza piombo si vede che attualmente un litro nella provincia di Trieste ha un’oscillazione di prezzo che varia da 1,424 euro a 1,483 euro. Applicateci pure lo sconto di sette centesimi e siamo comunque ben lontani dagli 1,263 euro di prezzo medio al litro che il sito della Petrol attribuisce alla benzina slovena senza piombo da 95 ottani ma anche dagli 1,279 euro del carburante da 98 ottani. Fuori concorso il gasolio, anche la benzina più pregiata (la cosiddetta ”p ower”) esce dunque con le ossa rotte non solo dal confronto con le vicine pompe slovene ma anche con quelle pordenonesi. In città infatti, in almeno un caso, si supera allegramente quello che veniva considerato quasi un punto di non ritorno, l’euro e mezzo al litro (nel dettaglio, 1,553 euro nell’impianto Agip di via Forlanini). Non sarà forse paragonabile alla ”98” slovena ma di sicuro pochi hanno il portafoglio adatto per poterlo verificare.
«La differenza nelle tariffe è ormai talmente ampia – conclude Ambrosetti – che non sembra poter esserci proprio storia. I dati li avete visti anche voi: a fronte di un prezzo che può toccare 1,26 euro in Slovenia noi possiamo arrivare con lo sconto al massimo a 1,37-1,34. Certo, mi rendo conto che sei sette, dieci centesimi di differenza su 50 litri fanno una forbice tra i 3 e i 5 euro di risparmio. Ma qualcuno sembra essersi dimenticato che ormai quello del ”pieno” è solo il mezzo, e non il fine delle escursioni oltre gli ex posti di frontiera...».
Tilatti (Confartigianato Fvg): «La Regione si impegni a pubblicare quanto prima le graduatorie e le assegnazioni»
UDINE. Graduatorie e relativi finanziamenti erano attesi il 31 dicembre, sono stati prorogati al 31 marzo. Per questo 149 aziende artigiane del Friuli Venezia Giulia esprimono, attraverso il loro primo rappresentante in regione il presidente di Confartigianato Fvg Graziano Tilatti, delusione e rammarico.
Le aziende avevano presentato domanda di finanziamento per poter dar forma a progetti di innovazione, ricerca e sviluppo in base al testo unico per l’artigianato, questa volta “arricchito” anche da risorse provenienti dall’Unione europea. La Regione, però, ha deciso di prorogare al 31 marzo la pubblicazione delle graduatorie per le imprese artigiane, elenco che dà a queste aziende la possibilità di ottenere l’80% del contributo concesso.
«Le nostre imprese – spiega Tilatti – hanno presentato domande e progetti entro il 30 aprile, come previsto dalla legge, e l’amministrazione regionale si era impegnata a esaminarle e a pubblicare le graduatorie entro il 31 dicembre. La notizia della proroga – aggiunge Tilatti – non è stata quindi gradita alle imprese che hanno operato correttamente nel pieno rispetto delle norme e dei tempi. Comprendiamo – conclude il presidente di Confartigianato Fvg – i problemi della Regione e anzi ringraziamo l’assessore Federica Seganti (Lega) per l’attenzione al settore, considerato che su nostra sollecitazione ha deciso di stanziare 1 milione di euro di risorse regionali anche nel 2011 per finanziare i progetti di ricerca delle imprese artigiane regionali, ma non possiamo che condividere la delusione delle nostre aziende. Ci auguriamo, quindi, che la Regione possa pubblicare quanto prima la graduatoria per l’artigianato, possibilmente in anticipo rispetto alla data del 31 marzo».
È stata dunque positiva la risposta degli artigiani al bando, che prevede un contributo pubblico grazie anche a risorse dall’Europa, fino al 70% della spesa in ricerca, sviluppo e innovazione. A fronte dei 7 milioni messi a disposizione, gli investimenti presentati complessivamente dagli artigiani del Friuli Venezia Giulia sono stati molto superiori. Un dato significativo: da soli i 24 artigiani della provincia di Udine che hanno presentato la domanda tramite lo “sportello innovazione” di Confartigianato hanno messo in cantiere investimenti per almeno 9 milioni di euro, con un importo medio per azienda pari a 380 mila euro.
«Lo “sportello innovazione” – spiega il responsabile del servizio Salvatore Cane – segue le imprese anche nella fase successiva alla presentazione della domanda, fino alla rendicontazione definitiva. Nemmeno noi ci aspettavamo un risultato così importante. Le aziende artigiane, ancora una volta con i fatti, dimostrano di voler e saper innovare, investire in ricerca e sviluppo e occorre assolutamente non deludere questa spinta perché da essa dipende molto del nostro futuro imprenditoriale», conclude Cane.
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