domenica 27 marzo 2011

Federali-Mattino. 27 marzo 2011. Il programma della Svp continua a considerare irrinunciabile il principio dell'autodeterminazione ma al momento uno spostamento dei confini non è realistico.

Le tribù saranno decisive:
Siria: su Facebook appello alla “rivolta popolare”.
«Via il raìs, fonderò un partito»

Confine padano-tirolese:
Meran. Congresso Svp, Theiner: «Depotenziamento monumenti, risultato storico».
Meran. Svp: congresso, urge una soluzione sulla toponomastica.
Meran. Congresso Svp, Durnwalder agli italiani: futuro da costruire insieme.
Belluno. Longarone. Galan striglia i bellunesi: "Siete ingrati, basta lamentarvi".

Alberghi di Stato:
Verona? La prima e l'unica nel Veneto
Verona. Profughi, albergatore veronese offre duecento posti per accoglierli
Padova. Zanonato sugli immigrati a Lampedusa: "C'è chi strumentalizza il caso per lucrare consenso".
Padova, due denunce per il magazzino delle false griffe.
Parma. Bossi: "Parmalat resta qui"


Siria: su Facebook appello alla “rivolta popolare”. Incendiato edificio del partito Baath. BEIRUT – All’indomani dei violenti scontri e delle manifestazioni anti-regime che hanno interessato varie città della Siria, su Facebook è comparso un appello alla “rivolta popolare” in tutte le province. Intanto centinaia di manifestanti si sono radunati oggi nuovamente nella piazza principale di Daraa scandendo slogano che inneggiano alla ”libertà”. E a Tafas, un piccolo centro nei pressi di Deraa, epicentro della protesta, migliaia di persone che avevano partecipato oggi ad un funerale hanno preso d’assalto e dato alle fiamme una sede del partito Baath e un commissariato.
“Oggi, sabato, rivolta popolare in tutti i governatorati siriani”, recita l’appello lanciato su Facebook. Il testo contiene un’espressione popolare araba intraducibile impiegata dagli insorti siriani che lottarono contro il mandato francese, ripresa in una celebre serie televisiva in onda in questi giorni nel Paese.
Secondo una fonte governativa, nella giornata di ieri hanno perso la vita 13 persone, fra cui due vigili del fuoco e un impiegato uccisi dai dimostranti, mentre il bilancio delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani è di almeno 25 morti. Le proteste di piazza sono proseguite ieri a Daraa, epicentro della rivolta, dove decine di persone sono morte dal 18 marzo, e si sono estese a Sanmin, Daeel, Damasco, Duma, Banias e Hama, dove una rivolta dei Fratelli musulmani fu repressa nel sangue nel 1982.
Da Londra il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdelrahman, ha reso noto che sono stati rilasciati più di 200 detenuti politici. “Le autorità siriane – ha detto – hanno rilasciato dalla prigione di Sednaya oltre 200 persone, per la maggior parte islamici, che avevano firmato una domanda di libertà”. L’informazione, ha precisato Abdelrahman, è arrivata dall’avvocatessa e militante dei diritti umani Sirin Khuri.
L’avvocato di Damasco Khalil Matouq ha dal canto suo riferito che tra le persone scarcerate ci sono diversi appartenenti al Partito democratico curdo e alcuni esponenti islamici. Tutti, comunque, hanno scontato la pena che gli era stata inflitta, ma non erano stati rilasciati nonostante la decorrenza dei termini di detenzione. Matouq ha poi precisato che è stato chiesto al governo di liberare tutte le persone che sono state arrestate dalla polizia nel corso delle manifestazioni anti governative dei giorni scorsi. Le autorità hanno promesso che domani valuteranno le richieste.
26 marzo 2011 | 14:04

«Via il raìs, fonderò un partito» di Alberto Negri. Il ritratto della foto sulla scrivania del professor Younis Fannush è quello di un giovane con i baffi folti e lo sguardo vivo. «Era mio fratello, si chiamava Abdul Bari, ingegnere, 30 anni: Gheddafi lo impiccò nella piazza di Jalu insieme ad altri che nell'84 attaccarono la sua roccaforte di Bab al Aziziyah». Qualche anno prima lo stesso Younis era stato espulso dall'Università e si era unito al Fronte per la salvezza della Libia di Mohammed Mugarieff, uno degli ufficiali che con Gheddafi nel '69 diede il via al colpo di stato contro la monarchia .

Laureato alla Sorbona, professore a Cà Foscari negli anni dell'esilio, poi collaboratore del consolato italiano di Bengasi, Fannush, 67anni, scrittore, arabista è uno dei più noti oppositori del raìs e ha diretto dal Ciad, dal Cairo, dal Sudan, da Baghdad, le trasmissioni di Radio Free Libya: «Ogni regime nemico di Gheddafi ci dava ospitalità e ci usava, per poi scaricarci quando faceva pace con il Colonnello».

«Fu anche per questo che rinunciai alla lotta armata per il lavoro politico e intellettuale: in questi anni abbiamo aperto a Londra su Internet “Akbar Libya”, Notizie dalla Libia, a cui collaboravo da qui con pseudonimi, un sito seguito da tutti i cittadini ma anche da quelli del regime che volevano essere informati».

Sui raid internazionali il professore ha un'idea precisa: «Sono arrivati tardi, hanno salvato Bengasi ma per abbattere Gheddafi bisogna armare la rivoluzione, troppo debole e disorganizzata: dobbiamo liberare Ajdabiya, strategica per avanzare verso la Sirte. Ma ci vorrà altro tempo per abbattere il Colonnello: è un'illusione pensare che possa restare vittima di un complotto, quelli che potevano farlo sono tutti nel carcere di Bab el Aziziya». Compreso, forse, anche il generale Abu Bakr Younis, un parente del professore che negoziò con il raìs il suo ritorno dall'esilio nel '97.

Fannush è il primo che sento a Bengasi deciso a fondare, insieme a un gruppo di intellettuali e professionisti, un partito politico: «Sarà una formazione di centro, moderata, ispirata ai modelli occidentali e nel rispetto della cultura musulmana: vuole essere un movimento per i giovani, i protagonisti di questa rivolta, sono loro che a mani a mani nude, nei primi giorni della rivolta, hanno affrontato le mitragliatrici».

Nelle prime riunioni è stato abbozzato un calendario per il dopo Gheddafi. «Dovremo cercare di fare tutto in un anno: insediare un governo di tecnici per gli affari correnti, poi convocare un'Assemblea di giuristi per elaborare il progetto di costituzione da sottoporre a referendum. L'idea è quella di una repubblica parlamentare con una netta separazione tra i poteri».

Un altro passo sarà ricostituire un esercito nazionale, che oggi non esiste: «In Egitto la rivoluzione contro Mubarak ha potuto affermarsi grazie al ruolo di garante assunto delle Forze armate: è stato positivo che ora abbiamo richiamato dall'America il generale Khalifa Iftar per comandare le truppe rivoluzionarie, con lui in Ciad negli anni'80 fondammo la guerriglia anti-Gheddafi».

Fuori da questa villa, nel quartiere universitario di Gar Yunis, guardiamo sfilare i pick up armati di mitragliatrici e stipati di shebab che con materassi e tappeti da preghiera vanno al fronte di Ajdabiya, una città legata alla famiglia di Fannush: «Due o tre carri di Gheddafi tengono ancora la porta Est mentre dentro ci sono scontri a fuoco con armi leggere: stiamo trattando la resa».

Il problema della Libia sarà ricostruire la società civile: «Non credo che ci saranno spinte separatiste o che le tribù saranno decisive. Neppure gli islamici qui hanno un gran seguito. Queste sono le paure che cerca di agitare Gheddafi, anche negli occidentali, per rallentare la fine. La verità è che ha tenuto il Paese isolato per 40 anni: a un certo punto fece ministro dell'Educazione un cugino che come prima decisione abolì i corsi di lingua straniera nelle scuole e nelle Università, una generazione è cresciuta senza conoscere l'alfabeto latino». «Ma il generale Internet e il colonnello Facebook - sorride il professore - hanno lavorato velocemente: questi giovani e coraggiosi rivoluzionari sono stati una sorpresa per tutti».

Meran. Congresso Svp, Theiner: «Depotenziamento monumenti, risultato storico». Per l'Obmann della Volkspartei, il depotenziamento dei monumenti fascisti "costituisce un risultato storico per la Svp e per l'Alto Adige, nel segno della pacifica convivenza". MERANO. "Il rapporto della Svp con il governo Berlusconi è piuttosto difficile per diversi motivi ma, dopo un lungo periodo di gelo, se ne è avviato uno di disgelo". Lo ha detto il segretario politico Richard Theiner. Intervenuto al congresso del suo partito a Merano, Theiner ha sottolineato che è di "reciproco interesse mantenere un rapporto corretto". Come segni del disgelo avviatosi nei rapporti con Roma, Theiner ha indicato l'Accordo di Milano con il quale è stata fissata l'entità della partecipazione di Bolzano al patto di stabilità e l'accordo intercorso tra il governatore Luis Durnwalder e il ministro Raffaele Fitto sulla bilinguità dei cartelli sui sentieri di montagna.
I MONUMENTI. Un lungo passo della relazione di Theiner è stato dedicato al controverso tema dell'accordo con l'ex ministro Sandro Bondi sull'asportazione del Duce a cavallo che sorge davanti a palazzo di giustizia e sul depotenziamento dei monumenti del Ventennio a Bolzano. Dopo avere ricordato che l'accordo venne raggiunto alla vigilia del voto sulla sfiducia a Bondi, Theiner lo ha in qualche modo giustificato, sottolineando che "dal voto di sfiducia non dipendeva la caduta o la permanenza dell'intero governo, mentre il depotenziamento dei monumenti fascisti costituisce un risultato storico per la Svp e per l'Alto Adige, nel segno della pacifica convivenza".
AUTODETERMINAZIONE. "Il programma della Svp continua a considerare irrinunciabile il principio dell'autodeterminazione ma al momento uno spostamento dei confini non è realistico". Lo ha detto il segretario Svp Richard Theiner intervenuto al congresso a Merano. "Noi, però, intendiamo - ha aggiunto - abbattere i confini e ciò deve avvenire nel quadro dell'Europa delle Regioni, nella collaborazione fra le varie parti del Tirolo". Un esempio di questa collaborazione Theiner lo ha indicato nel grande progetto del tunnel ferroviario del Brennero. Anche l'idea di realizzare un'istituzione universitaria medica transfrontaliera è stata indicata da
Theiner come un segno della collaborazione territoriale.
CLIENTELISMO. "Di fronte all'esempio di molti partiti la cui coesione sembra basarsi sul clientelismo, la Svp propone, e non da oggi, il modello del partenariato sociale". Lo ha detto il segretario Richard Theiner. Nel suo intervento al congresso di Merano, Theiner non ha taciuto che anche all'interno del suo partito talvolta vi possano essere malumori dettati da decisioni prese a maggioranza ed ha fatto un appello "alla lealtà ed alla solidarietà, a Roma come a Bolzano, nel segno della democrazia interna". Theiner ha fatto un richiamo alla partecipazione in una società che - ha detto - "deve essere solidale di fronte alla crisi economica e di fronte all'impoverimento causato in gran parte dalle politiche neoliberiste".
IL GOVERNO. "Il rapporto della Svp con il governo Berlusconi è piuttosto difficile per diversi motivi ma, dopo un lungo periodo di gelo, se ne è avviato uno di disgelo". Lo ha detto il segretario politico Richard Theiner. Intervenuto al congresso del suo partito a Merano, Theiner ha sottolineato che è di "reciproco interesse mantenere un rapporto corretto". Come segni del disgelo avviatosi nei rapporti con Roma, Theiner ha indicato l'Accordo di Milano con il quale è stata fissata l'entità della partecipazione di Bolzano al patto di stabilità e la soluzione trovata tra il governatore Luis Durnwalder e il ministro Raffaele Fitto sulla bilinguità dei cartelli sui sentieri di montagna.
I MONUMENTI. Un lungo passo della relazione di Theiner è stato dedicato al controverso tema del patto con l'ex ministro Sandro Bondi sull'asportazione del Duce a cavallo che sorge davanti a palazzo di giustizia e sul'depotenziamento' dei monumenti del Ventennio a Bolzano. Dopo avere ricordato che l'accordo venne raggiunto alla vigilia del voto sulla sfiducia a Bondi, Theiner lo ha in qualche modo giustificato, sottolineando che "dal voto di sfiducia non dipendeva la caduta o la permanenza dell'intero governo, mentre il depotenziamento dei monumenti fascisti costituisce un risultato storico per la Svp e per l'Alto Adige, nel segno 26 marzo 2011
della pacifica convivenza".

Meran. Svp: congresso, urge una soluzione sulla toponomastica. MERANO. "Urge la soluzione del problema della toponomastica che va definita una volta per sempre, per quanto possibile, d'accordo con i tre gruppi presenti in provincia". E' quanto si legge nella risoluzione principale al centro dei lavori del congresso Svp di Merano. "Inoltre, attraverso il disinnesco dei relitti fascisti - dice la mozione - va offerto un contributo prezioso per la pacifica convivenza". Nella risoluzione si afferma che molti dei grandi problemi di fronte ai quali l'Alto Adige si è trovato "sono stati in larga misura risolti positivamente", dai temi economici a quelli della sanità e dell'occupazione " ma anche - vi si sottolinea - le questioni della convivenza tra i gruppi linguistici". L'obiettivo del partito è quello di "portare avanti la costruzione della casa sudtirolese" e ciò - ribadisce il documento - va fatto sulla base dei valori fondanti della famiglia, delle radici cristiane, sulla base del principio democratico della partecipazione.

Meran. Congresso Svp, Durnwalder agli italiani: futuro da costruire insieme. Durnwalder  parla espressamente di un percorso partito «dalle contrapposizioni, per diventare una strada in comune e che deve svilupparsi ulteriormente fino all'aiutarsi a vicenda». BOLZANO. Congresso ordinario, quello di questa mattina al Kursaal di Merano. Ma alcuni punti della linea politica Svp per il prossimo periodo sono stati definiti in maniera chiara. Resta il «blockfrei» rispetto ai blocchi nazionali. L'autodecisione viene accantonata - sia nel discorso dell'Obmann Theiner che in quello di Durnwalder - per un'autonomia che si può ulteriormente rafforzare. «Prendere di fiore in fiore», dice il presidente della Provincia. Quindi nuove competenze, se verranno. Allo stesso tempo coinvolgere Trento e Innsbruck per una collaborazione più marcata tra le due province.
Poi, il gruppo italiano. Theiner sostiene che «la convivenza necessita ancora di un intenso lavoro da svolgere, per rafforzare il dialogo tra lingue e culture». Durnwalder si spinge più in là e parla espressamente di un percorso partito «dalle contrapposizioni, per diventare una strada in comune e che deve svilupparsi ulteriormente fino all'aiutarsi a vicenda». Theiner parla di valori e ritiene che la democrazia diretta sia argomento per mantenere un filo diretto con l'elettorato. «Anche su temi come l'aeroporto», così l'Obmann.
Ma sullo scalo di San Giacomo la strada è già segnata. Lunedì in giunta il via libera al Masterplan. Toponomastica e monumenti, il partito di raccolta preme per mettere la parola fine ad entrambi i temi «nell'interesse della convivenza». E una risoluzione in tal senso è stata approvata all'unanimità dai mille delegati.

Belluno. Longarone. Galan striglia i bellunesi: "Siete ingrati, basta lamentarvi". LONGARONE. Il neoministro della cultura Giancarlo Galan sale a Longarone per il suo ultimo intervento da ministro dell’agricoltura. E striglia i bellunesi. Li invita anzitutto ad essere più grati per quanto ha fatto da presidente della Regione. A smetterla di lamentarsi, per i profughi dalla Libia a Feltre, per gli 8 milioni di sforamento del bilancio della Provincia. Ad abbandonare le “farneticanti manifestazioni di irrazionalità” alla base della “transumanza” dei Comuni oltre confine.
E chi ringrazia? Non Luìs Durnwaldern, evidentemente, ma Lorenzo Dellai: per il fondo di confine.
Ad Agrimont, la mostra dell’agricoltura di montagna, delle attività forestali e della gestione dell’ambiente, che si è aperta ieri a Longarone, Galan si toglie più di qualche sassolino davanti ad Oscar De Bona, Floriano Pra, Dario Bond, tra i suoi amici più fidati. Ma anche a Sergio Reolon, che saluta affettuosamente.
Bellunesi ingrati. «Qualcosina ho fatto per Belluno, da presidente della Regione. Forse qualche grazie, talvolta, potrebbe essermi dato. Prendiamo il turismo. Vi ricordate il recupero dei sentieri della Grande Guerra? E il museo del Monte Rite. Non ho ricevuto nessun ringraziamento». E a chi gli osserva che se ci fossero più fondi si potrebbe fare qualcosa di più, per le Dolomiti, obietta: «Non è mai un problema di fondi, se si vuole si trovano. Questa è una scusa per chi non vuol fare. Comuni, Provincia, Regione».
Poca soddisfazione. Belluno, secondo Galan, «è una Provincia difficile e svantaggiata, che mi ha dato meno soddisfazione di altre, ma è stata comunque importante».
Irrazionalità e transumanza. «Non avreste il fondo per le aree di confine - ricorda Galan rivolto al pubblico bellunese di Agrimont - se qualcuno non avesse protestato e non avesse trovato a Trento un presidente
intelligente come Lorenzo Dellai».
«Forse - evidenzia preoccupato il ministro facendo riferimento alla problematica dei Comuni di confine - continuerebbe quella farneticante manifestazione di irrazionalità che era la transumanza».
Provincia, 8 milioni? Nessuna tragedia. Nessun problema per lo sforamento di 8 milioni del bilancio della Provincia di Belluno.
«Non lo sapevo e non mi pare una tragedia. Cosa volete che siano 8 milioni?». Il ministro, dunque, minimizza. Non lo fa, invece, sul rifiuto, anche di tanti feltrini (e non solo) dei profughi dalla Libia.
Profughi? Nessuna paura. Feltre non vuole i profughi? «In ogni luogo dove io vada si solleva il problema della incompatibilità delle ex caserme. Io dico che da qualche parte dovremo pure metterli e quindi mi piace poco che in ogni luogo ponga all’attenzione questa situazione quasi come una minaccia. D’a ltra parte, se si va a Roma, ci si rende conto che da qualche parte devono pur stare gli immigrati. Quindi, invece di dire che qui non li vogliamo, che è troppo facile, ci dicano i sindaci o i presidenti dove li dobbiamo mettere, perchè da qualche parte li dobbiamo pur sistemare».
Montagna. Che cosa ha fatto Galan, in 11 mesi da ministro dell’agricoltura, per la montagna?
«L’agricoltura di montagna ho conseguito un grande risultato: per la prima volta, dal dopoguerra ad oggi, non ci sarà più il problema di dover andare ogni volta a condurre una battaglia per avere gli sgravi contributivi per le aree svantaggiate fra cui la montagna. Basterebbe questo a giustificare gli 11 mesi del mio ministero».

Verona? La prima e l'unica nel Veneto
LE ALTRE CITTÀ. No secco dalla leghista Treviso; Venezia e Rovigo si chiamano fuori. Aperture da Padova e Belluno
La disponibilità di sindaco e Caritas per 30 letti al Samaritano è finora la sola in tutta la Regione. Venezia. Più sì che no dai sindaci del Veneto all'accoglienza di profughi dalla Libia che il Governo dovesse smistare nelle regioni in caso di sbarchi massicci. Il problema è dove metterli. Perchè anche i Comuni pronti alla solidarietà non hanno già in mano le strutture per l'accoglienza.
La ricognizione in Veneto, coordinata dalla Prefettura di Venezia, ha individuato - su indicazione stessa del Governo - un numero imprecisato di caserme dismesse («non molte» dice il prefetto Luciana Lamorgese). Ma tutte vetuste e in un tale stato d'abbandono che nessuna - riferisce Lamorgese - potrebbe essere aperta domani ai profughi.
Intanto si contano i primi «no» all'eventuale ospitalità di immigrati - Treviso su tutti - e i più numerosi sì, pur con precisazioni e distinguo: il più importante dei quali ricalca la prudenza espressa dal governatore Luca Zaia al ministro Maroni. Una regione pronta a fare la propria parte con i profughi «certificati» in fuga dalla guerra di Libia, non per generici clandestini. Rispettando il principio di 1.000 profughi ogni milione di abitanti emerso nel vertice con le Regioni a Roma, in Veneto potrebbero giungere fino a 4-5.000 immigrati.
Sulla linea dell'accoglienza - facendo sintesi - sono i sindaci Flavio Zanonato (Padova), Flavio Tosi (Verona), Antonio Prade (Belluno). Disposto a «valutare» l'ipotesi quello di Vicenza Achille Variati. Si chiamano fuori il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (centrosinistra), e di Rovigo, Fausto Merchiori (Pd), perchè i loro comuni - spiegano - non hanno strutture adatte.
Netto al punto da essere interpretabile con un «no» il sindaco di Treviso Gianpaolo Gobbo (Lega): «Treviso non ha a disposizione alcun sito» dice seccamente.
L'unico ad indicare un primo numero dell'accoglienza è il veronese Tosi (Lega). Si tratta di 30 posti individuati dalla Prefettura in una casa della Caritas, perchè con la primavera l'emergenza notturna dei senza-tetto viene meno. Ma solo per libici con lo status di profughi, sottolinea Tosi, non per immigrati clandestini.
Pronto al sì anche Zanonato (Pd) a Padova: «Quando c'è un'emergenza umanitaria che riguarda il Paese - spiega - non si può che rispondere positivamente alla richiesta di collaborazione dello Stato. Padova è disponibile all'accoglienza dei profughi, ma pretende che tutte le città facciano la loro parte, senza furbizie, e che la distribuzione sia equilibrata, per non creare grandi concentrazioni».
«Senz'altro sì all'accoglienza» risponde il sindaco di Belluno, Prade (Pdl), anche se, premette, il problema non è ancora nell'agenda del Comune. Tuttavia il territorio - sottolinea polemicamente - «non ha che caserme dismesse, perchè lo Stato se n'è andato». Più prudente Variati (Pd) a Vicenza: «se c'è una richiesta del Governo, sarebbe doveroso fare una valutazione assieme alla Prefettura e in accordo con la Regione. Distinguendo però i profughi dai clandestini». Più netti il sindaco di Venezia, Orsoni - «strutture per l'accoglienza non ce ne sono, e credo sia difficile individuarne perchè quello di Venezia è un territorio densamente abitato» - e di Rovigo, Merchiori - «un conto è la disponibilità come sentimento di accoglienza, un altro garantirla in concreto. A Rovigo strutture di questo tipo non ce ne sono».M.G.

Verona. Profughi, albergatore veronese offre duecento posti per accoglierli
Il generoso imprenditore è Giorgio Tedeschi del Manager's di Verona Sud: «Non siamo una lobby razzista»
VERONA - Circa duecento posti con tanto di prima colazione e pasti per altrettanti profughi in arrivo dal nord Africa. È quanto offre un albergatore di Verona rispondendo all’appello del governo: una voce fuori dal coro di un Veneto, non solo leghista, che tentenna ad accogliere profughi che fuggono dai rispettivi inferni. Il generoso imprenditore si chiama Giorgio Tedeschi responsabile del Managers’ di Verona Sud. Tedeschi, come indica L’Arena, ha formalizzato la propria proposta due volte, il 3 marzo in prefettura e il 22 in Provincia non ricevendo risposte. Lui stesso ammette con i giornalisti di avere avuto l’idea dopo aver saputo che Verona avrebbe messo a disposizione al massimo una trentina di letti. «Mi disturbava - dice - far passare la nostra categoria come una sorta di lobby razzista». Tedeschi mette quindi a disposizione 96 stanze per circa 200 posti e si dice pronto anche a sfamare questa gente. «Purchè qualcuno . conclude - mi prenda sul serio». (Ansa)

Padova. Zanonato sugli immigrati a Lampedusa: "C'è chi strumentalizza il caso per lucrare consenso". Il sindaco di Padova interviene come responsabile dell'Anci alla conferenza nazionale del Pd sull'immigrazione. "Un grande Paese non può comportarsi in questo modo di fronte a una tragedia". ROMA. ''Ho partecipato a due incontri al ministero dell'Interno: la mia sensazione è stata che la vicenda di Lampedusa sia vista come uno strumento per lucrare consenso e solo dopo come una questione da risolvere''. Flavio Zanonato, sindaco di Padova e responsabile immigrazione dell'Associazione nazionale Comuni d'Italia (Anci), punta il dito contro la ''strumentalizzazione'' della vicenda degli sbarchi dal Nord Africa sull'isola siciliana.

''Un grande Paese non può comportarsi in questo modo di fronte a una tragedia: abbiamo tutti gli strumenti per affrontarla, ma la mia impressione è che qualcuno la voglia strumentalizzare'', dice Zanonato parlando alla prima conferenza nazionale del Pd sull'immigrazione, in corso a Roma. ''C'è chi vuole lucrare consenso - aggiunge - e usa per questo l'artiglieria dei mezzi di informazione e della Rai in particolare, che fa al riguardo una informazione molto scorretta''.

Padova. Padova, due denunce per il magazzino delle false griffe. Scoperto dai carabinieri a Torre il deposito che riforniva i vu' cumprà della città. Recuperati mille capi contraffatti. A Venezia polemica per il "no" del Tar all'ordinanza anti-borsoni. PADOVA. I carabinieri della Compagnia di Padova hanno sequestrato oltre mille articoli contraffatti e denunciato due cittadini africani per ricettazione e falso. I carabinieri hanno individuato nei giorni scorsi, al termine di un'attività investigativa, quello che potrebbe essere il magazzino di stoccaggio centrale per Padova, ma non si esclude anche a livello più ampio, che approvvigionava decine di venditori di strada, quasi tutti di nazionalità senegalese.

Il magazzino è stato individuato nel quartiere di Torre. Gli articoli contraffatti venivano distribuiti ai connazionali da due senegalesi, di 36 e 28 anni, denunciati a piede libero.

Da tempo i carabinieri di Padova assieme agli uomini della polizia municipale stanno portando avanti una serie di azioni di repressione del fenomeno della vendita di materiale contraffatto. Gli interventi comunque sembrano non bastare mai e anche nelle ultime settimane vi sono stati esempi clamorosi di vendita "di massa" di false griffe con conseguenti polemiche.

Il caso della vendita di materiale contraffatto da parte dei vu' comprà è riesploso anche a Venezia, dopo la bocciatura da parte del Tribunale amministrativo regionale dell'ordinanza anti-borsoni dei vu' cumprà emessa nel 2008 dalla giunta comunale guidata da Massimo Cacciari. La Confcommercio regionale chiede che la questione venga subito risolta con un nuovo provvedimento da parte dell'amministrazione comunale lagunare.

"Cacciari - rileva in una nota Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto e di Venezia - aveva emesso un'ordinanza di buon senso; se ora l'impostazione non è ritenuta corretta, si provveda al più presto, facendo salvo il principio di base, a emettere un provvedimento analogo, nella forma più corretta possibile". Di fatto, il provvedimento emesso dalla giunta Cacciari quattro anni fa era teso a vietare il trasporto per le calli cittadine da parte dei venditori ambulanti abusivi di ingombranti sacconi che diventavano pericolosi nel momento in cui i vu' cumprà si allontanavano di corsa all'arrivo dei controlli delle forze dell'ordine e della polizia municipale.

"Non ce l'abbiamo con gli extracomunitari, sia ben chiaro - precisa Zanon -. Il problema è che questo genere di commercio suona come una sfida nei confronti di chi l'occupazione del suolo pubblico la paga. E poi, come abbiamo visto, c'è anche una questione di sicurezza, di ordine pubblico".

Parma. Bossi: "Parmalat resta qui"
Parmalat «non va ai francesi, resta qui». Se ne è detto sicuro Umberto Bossi, segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, interpellato a margine di un convegno sul federalismo.
La stessa risposta Bossi l’ha data anche su un eventuale trasferimento della sede della Fiat a Detroit. «Ho mandato Cota in America a seguire la faccenda – ha spiegato il leader leghista -, la Fiat non va via, siete voi giornalisti che inventate le cose». http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/3/80278/Bossi%3A_Parmalat_resta_qui.index.html

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