Bari, l’ira delle tute blu contro riforma Fornero
Napoli. Città sommerse, antri sacri e vinoterapia: esplode la primavera nei Campi flegrei
Energymed: De Magistris,Napoli citta' del solare e smart city
Crisi: S&P, Italia paese piu' a rischio; firewall insufficiente
Grecia: 40 milioni ai consulenti per lo swap mentre il Paese stringe la cinghia
Trst, oltrepadania. «I miliardi del Fondo Trieste non sono serviti a niente»
Bari, l’ira delle tute blu contro riforma Fornero
di Stefano Boccardi
BARI - «Qui salta tutto. Qui rischiamo di diventare tutti terroristi. Sì. Ha capito bene. Terroristi».
Che nelle fabbriche, anche nelle nostre fabbriche del Sud, stesse covando un malcontento generalizzato, lo si era intuito da un pezzo. Lo avevano previsto soprattutto gli osservatori più accorti. Quelli che non si sono mai fatti incantare dalle sirene di Sergio Marchionne e dei suoi epigoni in salsa pugliese o lucana. Ma che di fronte a questa «riforma» del mercato del lavoro i più determinati, per non dire i più incazzati, potessero essere non tanto gli iscritti alla Fiom o alla Cgil, ma proprio i lavoratori che aderiscono a Fim-Cisl e Uilm-Uil, e persino qualche iscritto Fismic, non vi contava nemmeno il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.
Ma tant’è. E così, in questa giornata che segna una svolta epocale nelle relazioni sindacali, a far notizia sono proprio le parole ferme e determinate pronunciate da un giovane operaio della Magneti Marelli di Bari.
Giuseppe Broco, delegato della Uilm, le riferisce una dopo l’altra poco dopo le 14, quando dai cancelli della fabbrica che a Bari è rimasta l’unica del Gruppo Fiat cominciano a defluire le auto con a bordo gli operai in uscita dal primo turno. Fuori dai cancelli, c’è anche un presidio della Fiom di Bari, che annuncia l’ennesimo ricorso per comportamento antisindacale nei confronti della direzione aziendale. «La verità - spiega Broco alla Gazzetta - è che ci hanno venduti a trecentosessanta gradi. Lo hanno fatto prima con le pensioni e ora con l’articolo 18. Ma sappiano, i nostri vertici sindacali, che stanno scherzando col fuoco. Qui salta tutto. Qui rischiamo di diventare tutti terroristi».
E il messaggio è ancora più diretto ai vertici sindacali quando Broco annuncia che sta «per strappare la tessera». «Negli spogliatoi, pochi minuti fa - aggiunge - sono stato assalito dagli iscritti alla Uilm. Tutti vogliono strappare la tessera. E non mi sento di dar loro torto. Anzi, dico che hanno ragione. Dico che i nostri vertici sindacali, a cominciare dal mio segretario provinciale e regionale, Franco Busto, ci devono delle spiegazioni. Per domani (oggi per chi legge, ndr) è stato convocato un direttivo. Spero che in quella sede Busto arrivi con qualche risposta convincente».
Fin qui il giovane delegato della Uilm, che, come si diceva, paventa persino il rischio terrorismo. Non meno infuocate e cariche di significato sono anche le parole che escono dalla bocca di due altrettanto giovani operai iscritti alla Fim-Cisl. «Guardi che io sono più incazzato di loro - dice Mario Di Modugno, volgendo lo sguardo in direzione del gazebo dove si sono radunati gli iscritti alla Fiom -. Io sono per la guerra». «Ci stanno prendendo per il culo - gli fa eco Vincenzo Colamorea, anche lui iscritto Fim -. Avevano già messo mano alle pensioni. Ora stanno completando l’opera con l’articolo 18. Noi non ci stiamo. E fa niente che i nostri vertici sindacali non la pensano allo stesso modo. Noi non ci stiamo. Punto e basta».
Parole chiarissime, che fanno passare in secondo piano la protesta (scontata) dei delegati Fiom. Con loro, c’è il segretario provinciale, Antonio Pepe, che sulle prime si limita a ribadire quanto già annunciato dalla Cgil in sede nazionale: «Sono state proclamate 16 ore di sciopero». Ma poi lo stesso Pepe e il resto del gruppo che fa capannello davanti alla fabbrica comincia ad entrare nel merito della «riforma»; a ricordare, ad esempio, che «questa volta l’attacco non è circoscritto ai diritti degli operai metalmeccanici; questa volta non c’è solo la mano di Marchionne sulle fabbriche della Fiat; questa volta stanno colpendo tutti i lavoratori dipendenti».
E che la strizza sia generalizzata lo conferma il fatto che persino uno dei delegati Fismic (il sindacato «giallo» cresciuto nella Fiat sin dai tempi di Vittorio Valletta) punti l’indice su una «riforma» che «favorisce i licenziamenti per ragioni economiche». «Quel passaggio - dice con una battuta prima di allontanarsi in tutta fretta - non sta bene nemmeno a noi».
Che dire: uno spaccato sin troppo eloquente. Con il quale dovranno ora misurarsi soprattutto i vertici locali e nazionali di Cisl e Uil, a cominciare da quelli di Fim e Uilm.
E così, mentre il segretario regionale della Fiom-Cgil, Donato Stefanelli, trova il modo di affermare con nettezza che «il governo Monti ha fatto proprio il modello Marchionne», decisamente più articolata e giustificazionista è la posizione del segretario provinciale della Fim-Cisl, Gianfranco Micchetti. Ecco alcune sue affermazioni: «La trattativa - dice - non si è ancora conclusa. Vedo che c’è una sbagliata informazione. Si è caricato di troppo significato l’articolo 18». Domanda: ma è preoccupato per ciò che potrà accadere? Risposta: «No. Noi facciamo i sindacalisti. Il mondo cambia. Noi ci preoccupiamo quando chiudono le fabbriche. Quando, come nel caso della OM di Bari, decidono di delocalizzare la produzione».
Ancora più articolata, infine, è la posizione di Franco Busto segretario della Uilm di Barin e della Puglia, il quale non nasconde un «generalizzato disorientamento». «È verò - spiega - c’è tensione. A parte l’articolo 18, qui vengono meno anche gli ammortizzatori sociali. Non c’è più la mobilità lunga per i lavoratori del Sud. È verò che la partita non è ancora chiusa. È vero che la politica è chiamata ad assumersi una grande responsabilità. Ma è certo che il ruolo del sindacato è ridimensionato. E poi non possiamo che esprimere un no secco ai licenziamenti per motivi economici. Ripeto. Siamo preoccupati. Perché la crisi rischia di aggravarsi ulteriormente. Perché a pagare il prezzo più alto saranno i lavoratori».
Napoli. Città sommerse, antri sacri e vinoterapia: esplode la primavera nei Campi flegrei
Anche quest'anno tante iniziative da Pozzuoli a Miseno: visite archeologiche, escursioni sportive e gastronomia
NAPOLI - Torna la primavera e «si risvegliano» le centinaia di iniziative per promuovere il territorio dei Campi Flegrei, suggestiva zona archeologica e paesaggistica a nord di Napoli. Oltre sessanta soggetti tra associazioni, cooperative, aziende turistiche, produttori agricoli locali, cantine, ristoranti, bar, diving, artisti, editori, scuole hanno infatti organizzato anche quest’anno la «Primavera nei Campi Flegrei», un ricco cartellone di eventi che si svilupperà tra il 21 marzo e il 20 giugno. La kermesse è promossa e coordinata dall’Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo di Pozzuoli, ma tutti gli eventi, autofinanziati, sono organizzati dai singoli soggetti. Alcune manifestazioni sono gratuite. Lo scorso anno furono migliaia i turisti che parteciparono alle iniziative. Quest’anno la manifestazione si ripete raddoppiando le iniziative.
IL CALENDARIO DEI PROSSIMI GIORNI - Da giovedì 22 marzo al 21 aprile Gran Prix Flegreo di Tennis Tavolo, manifestazione riservata agli studenti delle scuole superiori Itcg Pareto, Iss Pitagora e Ims Virgilio ed organizzata dal Csi Pozzuoli. In gara le categorie Allievi e Juniores. Gare al Pareto e al Pitagora. Info: 081.3658812 – 3347717883 –csipozzuoli@libero.it Sabato 24 marzo (alle 10,30) il Circolo Legambiente Pozzuoli Campi Flegrei organizza: “Viaggio nel tempo nella foresta incantata” a Cuma. Passeggiando all’interno dell’ecosistema della foresta di Cuma si ripercorrerà, attraverso un cammino educativo ambientale, un viaggio nel tempo alla scoperta di quelle bellezze naturali che ancora oggi rendono questo sito unico al mondo. Costo € 5 a persona. Info: 3498184313. Sabato 24 marzo (21,30) l’Associazione “Jazz and Conversation” per la sezione “Spring” del Pozzuoli Jazz Festival presenta: “Clara Gaudino quartet” alla caffetteria “Al Blamangieri”. Info: 081.3000024 info@pozzuolijazzfestival.it. Sabato 24 marzo (18) l’associazione Lux in Fabula presenta “Di-Segno In-Segno”, incontro con l’Africa e l’impegno per Shashamane, Gruppo Missione Africa Onlus di Napoli, con l’inaugurazione della mostra fotografica di Claudia Nuzzo. Sede dell’associazione in via Rampe Cappuccini, 5 Pozzuoli. Info: 081.0203 336 – info@luxinfabula.it. Domenica 25 marzo (10,30) il Laboratorio Puteoli, centro di iniziative culturali, artistiche, sociali, turistiche e sportive, propone presso “Edicolè Mondadori”, via Campi Flegrei 52, Arco Felice a Pozzuoli, la presentazione del libro di narrativa “Abbandoni. Sedici storie a fiato corto” di Antonio Russo De Vivo, (Antonio Pisano Editore, Pozzuoli 2012). Interverranno lo scrittore Rosso Capuano, il sociologo Sergio Mantile e l’attore Enzo Gaito che leggerà una delle storie raccontate nel libro. Sarà presente l’autore. Buffet offerto da “edicolè Mondadori”. Info: edicolelibri@libero.it - 081. 19803272 - 3395386555. Domenica 25 marzo (10,30) l’associazione Flegrea Park organizza escursione fotografica al Lago Miseno e Piscina Mirabile: il lago dell’antica e leggendaria flotta romana “Classis Misenensis”. Visita accompagnati da esperto fotografo. Contributo € 10. Inizio ore 10.30 presso il ristorante Caliendo. Info: info@flegreapark.it – 3926421465. Domenica 25 marzo (10,30) la società cooperativa GeaVerde organizza “Trekking urbano tra le vie di Pozzuoli”: dal Tempio di Serapide alla Fontana dei “Quattro cannelli”, passando per la darsena dei pescatori e la chiesa dell’Assunta a Mare. Costi: € 7,00 a persona. Sconti per bambini e gruppi. Info: 338 4703516 – geaverde.it. Da lunedì 26 marzo al 1° aprile l’Associazione Culturale Megaris presenta “Storia di Napoli” in immagini ed opere pittoriche del maestro Antonio Isabettini e “Fumi di candela” del maestro Carlo Postiglione, al plesso scolastico Dante Alighieri, in via Campana, 383, Quarto. Nei giorni dell’esposizione avrà luogo una conferenza sulla Storia di Napoli a cura del professor Aldo De Gioia e performance teatrali a cura del Club Megaris. Orario: 10 – 13 e 16 – 19. Info: 081. 8764282 – megaris@inwind.it. Mercoledì 28 marzo (dalle ore 16 alle 19) l’associazione Lux in Fabula presenta “Di-Segno In-Segno” con l’incontro: “Il controllo sottile e i mezzi di persuasione di massa. Dalle lanterne magiche ai social network: come difendersi dall’overdose di Facebook” con Claudio Correale (esperto archeologia del cinema), Emiliano Dario Esposito (giornalista, direttore epressonline.net) e Davide Ferrante (autore del libro “Il controllo sottile” e insegnante scuola primaria). Sede dell’associazione in via Rampe dei Cappuccini, 5 Pozzuoli. Info: 081.0203 336 – info@luxinfabula.it.
LE INIZIATIVE FINO AL 20 GIUGNO - L’associazione Culturavventura organizza tour a piedi, in canoa e in barca, navigando come gli antichi eroi. Un tour per conoscere le meraviglie archeologiche e naturalistiche della costa flegrea e Cibo Show su antica Roma. Partenze da Miseno e Baia. Prima partenza alle 11, ultima partenza alle 18. A partire da € 5. Info: 3394195725 - culturavventura@gmail.com.Tutti i sabato, le domeniche e i festivi l’Associazione Misenum presenta: “Da Miseno alla Piscina Mirabile tra siti archeologici, natura e vigneti”. Partenza alle 10 (Sacello degli Augustali, Miseno) alla scoperta della Grotta della Dragonara, del Sacello degli Augustali, del Teatro Romano attraverso un itinerario terrestre che prevede anche l’illustrazione del Porto Romano, dalla terrazza del Sacello degli Augustali che affaccia sul mare (durata 1h e 30 circa). Ore 12,00 l’Azienda Agricola Piscina Mirabile propone visite alla Piscina Mirabile (la più grande cisterna che ci sia mai pervenuta dall'antichità, costruita in epoca augustea, tra il 27 a.C ed il 68 a.C, per rifornire di acqua la flotta dell’Impero ormeggiata nel porto di Misenum), ai vigneti e alla cantina dell’Azienda. Costo € 10 a persona. Info: 081.5233977 – 3388911536 – misenum@libero.it. Tutti i sabato e le domeniche fino al 20 giugno il Centro Sub Campi Flegrei organizza, per i sub e non, Pozzuoli “Città sommersa porte aperte”, escursioni dalle ore 9,30 alle 14,00, con partenza dal Lido Montenuovo in via Miliscola n. 157 (Pozzuoli). Visita al Parco Archeologico Sommerso di Baia. Costi: Snorkeling € 20. Immersione subacquea € 35. Discover scuba diving (prima immersione subacquea): € 50. Info: 081.8531563 - centrosubcampiflegrei.it. Tutti i giorni, fino al 20 giugno: Tour a Grotta del Sole, alla scoperta di vini dei Campi Flegrei, visite ai vigneti ed alla cantina, degustazioni di vini e spumanti. Info: info@grottadelsole.it - 0818762566. Fino al 20 giugno, al Pontile Lagovivo sul lago Miseno (Mare morto) a Bacoli varie iniziative alla scoperta del lago. Le proposte: “Storia, natura, tradizioni e divertimento” (in barca e in bici dal Lago ai Bagni di Bacco tra mare, pista ciclabile e vinoterapia); “A’ cozza, i cuzzucari e il lago Miseno” (escurisione alla scoperata delle miticultura, del relax e dei prodotti tipici); “Dal Lago Miseno alla Piscina Mirabile” (tra mare e vigneti), “La Classis Praetoria Misenensis”. Info: 392.4153474 - info@lagovivo.it.
a cura di Marco Perillo
Energymed: De Magistris,Napoli citta' del solare e smart city
Sindaco, uniremo sviluppo,lavoro e tutela ambiente
22 marzo, 18:25
(ANSAmed) NAPOLI, 22 MAR - Napoli sara' citta' capofila per la diffusione del solare in Italia e punta a entrare nel ristretto novero delle Smart City che avranno accesso a finanziamenti europei per lo sviluppo sostenibile degli edifici pubblici, lo sviluppo del trasporto elettrico e dell'illuminazione cittadina. Questi alcuni dei progetti dell'amministrazione De Magistris emersi nel corso della prima giornata di EnergyMed, il salone delle Energie Rinnovabili la cui quinta edizione e' partita oggi a Napoli e andra' avanti fino a sabato. ''Un'edizione - ha detto il sindaco De Magistris durante un lungo giro tra gli stand della Mostra d'Oltremare - rafforzata, con un giorno in piu' rispetto agli anni scorsi e con una cadenza annuale, mentre prima il salone si svolgeva ogni due anni''. Un salone che quindi vuole rappresentare l'impegno a ''lavorare per fare di Napoli una citta' punto di riferimento per le energie rinnovabili e alternative - ha spiegato il sindaco - non solo lavorando sui rifiuti ma anche sul solare, e mettendo insieme sviluppo, lavoro e tutela della natura e dell'ambiente''.
Napoli sara' quindi citta' del solare grazie ad una delibera che sara' approvata nei prossimi giorni e che, partendo anche dall'istallazione dei pannelli solari sui tetti delle scuole, proporra' Napoli come citta' simbolo dello sviluppo del solare anche ''atraverso alcune iniziative - ha spiegato De Magistris - che stiamo mettendo a punto con le associazioni, pensando anche ad una giornata dell'energia solare da celebrare in citta' per coinvolgere diversi soggetti dal basso. In attesa poi della legge regionale di iniziativa popolare sul solare di cui io sono firmatario e che, spero il Consiglio Regionale approvi al piu' presto''. Un passo significativo sara' poi compiuto per ottenere l'adesione alle Smart Cities che sono il nuovo obiettivo primario del POI Energia (Programma Operativo Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico) 2007-2013 finanziato con un miliardo e seicento milioni di euro dall'Ue. ''Per le smart cities in particolare - spiega Giuseppe Guerrini dell'autorita' di gestione del Poi Energia - c'e' un fondo che ha la capacita' di moltiplicare le risorse per due o tre: noi mettiamo 70 milioni ma poi ci sono delle banche che investono importi aggiuntivi''. I progetti da mettere in campo per rientrare nei finanziamenti per le Smart Cities ci sono ''l'efficentamento delle strutture pubbliche - spiega Guerrini - l'illuminazione stradale, il trasporto elettrico con lo sviluppo delle colonnine di ricarica. Le citta' quindi deovno presentare una loro candidatura con un progetto integrato. Le idee sono tantissime, quello che manca sono i livelli di progettazione e il criterio di selezione sara' incentrato proprio sulla capacita' di progettazione''. (ANSAmed).
Crisi: S&P, Italia paese piu' a rischio; firewall insufficiente
13:24 22 MAR 2012
(AGI) - Roma, 22 mar. - L'Italia e' il paese piu' rischio a causa delle sue elevate esigenze di finanziamento. Lo sostiene il responsabile sui debito sovrani di S&P, Moritz Kraemer in un'intervista a Bloomberg. "Il paese piu' tenuto d'occhio dalle autorita' politiche e' l'Italia" dice Kraemer, "semplicemente a a causa delle alte esigenze di finanziamento", le quali sono "al disotto di un credibile supporto, dati gli attuali strumenti a disposizioni delle reti di protezioni".
Grecia: 40 milioni ai consulenti per lo swap mentre il Paese stringe la cinghia
Il ministero delle Finanze greco ha reso noto i dettagli dei compensi d'oro, pari a quasi 40 milioni di euro, che dovranno essere pagati agli avvocati, consulenti e agenti coinvolti nella più grande ristrutturazione del debito sovrano della storia. Un fiume di euro in parcelle d'oro ai big delle finanza internazionale per lo swap miliardario mentre i greci stringono la cinghia nel quinto anno di recessione, la disoccupazione giovanile balza al 50% in vista di un sesto anno del Pil che sarà caratterizzato ancora dell'ennesimo segno negativo.
La parte del leone delle parcelle d'oro l'ha fatta la banca d'affari francese Lazard che ha agito come consulente finanziario per l'operazione, e incasserà 25 milioni di euro, mentre Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, lo studio legale che ha lavorato sull'intesa, ha ricevuto finora 6,5 milioni di euro, secondo quanto precisato dal ministero in una e-mail ieri sera. Fino a 4 milioni di euro saranno invece versati agli agenti per le operazioni di closing, che il documento dell'offerta pubblica dello swap del 24 febbraio identificava nei due giganti del credito europeo: la tedesca Deutsche Bank e la britannica HSBC Holdings.
La Grecia ha deciso di usare le clausole di azione collettiva (Cac), il 9 marzo per assicurare che i titolari dei 197 miliardi di euro di titoli in mano ai privati potessero aderire allo swap con cui si è accettato una riduzione del 53,5 per cento del valore nominale dei titoli e il resto scambiati in titoli EFSF per il 15% e il restante in titoli da 11 a 30 anni di scadenza che valgono al mercato, secondo l'asta organizzata dall'Isda che ha pagato i Cds relativi, circa 21,5 per cento. Un prezzo abbastanza esiguo che lascia aperta la porta a una nuova ristrutturazione se le riforme non dovessero essere implementate o un nuovo governo, dopo le prossime elezioni, dovesse frenare sugli impegni presi con i creditori internazionali. Lo swap era legato al secondo piano di 130 miliardi di euro di prestiti concessi dall'Unione europea e dal Fondo Monetario Internazionale.
Gli investitori in possesso di circa 9 miliardi di euro di obbligazioni disciplinate da altre leggi rispetto a quelli della Grecia hanno tempo fino a domani per decidere se partecipare o meno allo swap. Atene aveva minacciato di non pagare i detentori di bond che non avessero accettato lo swap ma molti investitori internzionali tra cui molti italiani non hanno accettato. La partita su questo fronte è ancora aperta.
Intanto la legislazione approvata dal Parlamento greco ieri autorizza anche il pagamento di una somma fino al 3,4 milioni di euro per l'Institute of International Finance, l'associazione delle maggiori banche al mondo che rappresenta i creditori nel corso delle trattative sullo swap del debito, per coprire le spese legali. L'ennesimo "sweetener", dolcificante, per favorire l'accordo di scambio per i grandi investitori lasciando a becco asciutto i piccoli risparmiatori che speravano in un trattamento di favore.
22 marzo 2012
Trst, oltrepadania. «I miliardi del Fondo Trieste non sono serviti a niente»
Gianfranco Gambassini, leader storico del Melone, denuncia lo stato della città: «Non ha futuro. Non ha sfruttato il Porto Franco e ora le rifilano il rigassificatore»
di Fabio Dorigo
Trieste a fondo. Altro che Fondo Trieste. Lo sviluppo del territorio, previsto come oggetto dello strumento legislativo istituito nel 1955, non c’è stato. «Non si vede. Non si vede nella realtà. I 6.200 miliardi di vecchie lire non sono serviti a nulla» spiega Gianfranco Gambassini, 88 anni, grande vecchio della politica triestina, tre legislature in Regione, padre fondatore della fu Lista per Trieste. Il presidente onorario del Melone è di un pessimismo cosmico. La Trieste di oggi non è quella che immaginava quando è arrivato nel 1951. «Non solo economicamente. Trieste poteva essere, vista la sua posizione, una città cardine. Ma non lo è mai stata neppure lontanamente e ho paura che non lo sarà mai. Neanche in futuro. Non si vede muovere foglia in questo senso. Fa parte della decadenza naturale di Trieste che, malgrado le sovvenzioni del Fondo Trieste, io considero inarrestabile». Non c’è speranza, insomma. «Assolutamente. Io sono molto pessimista sull’avvenire di Trieste. Non lo vedo. La città non ha futuro».
Non è neppure colpa del Fondo Trieste. «L’utilità dello strumento era indiscutibile - spiega Gambassini -. Era il minimo di quello che il governo doveva a Trieste per tutte le sofferenze della guerra e dopo la guerra. Stiamo stati quasi 10 anni sotto gli anglo-americani. Ma non è stato sufficiente per rilanciare Trieste. Economicamente io la vedo molto, molto male».
Colpa della spartizione tra i partiti? Probabile. «C’era un tempo in cui (ma credo anche ora) che si ragionava esclusivamente per forze politiche. C’era una spartizione controllata che non teneva conto probabilmente dell’effettiva utilità del contributo, ma dell’utilità del contributo a fini politici. Un disastro».
«Un prezioso supporto per l’economia» l’ha definito Bruni Marini, consigliere regionale del Pdl e dal 1998 nella Commissione che ha governato il Fondo Trieste. Gambassini sorride e abbozza: «Sono stato consigliere regionale per tre legislatura, ma Marini non l’ho mai conosciuto. Non ho mai avuto rapporti personali con Marini. L’unica cosa che ho saputo è che è un pigro maledetto. Prima di mezzogiorno non si può ragionare con lui».
Ma non c’è solo il Fondo Trieste nella lista delle occasioni sprecate. C’è anche il Porto franco. Il “regalo”, come lo chiama Gambassini, che gli anglo-americani hanno voluto fare appositamente a Trieste nel trattato di pace. «Il governo italiano - spiega Gambassini - non ha mai voluto utilizzare il porto franco di Trieste nella sua integrità. Non c’è Porto Franco al mondo che non faccia le fortune del territorio dov’é collocato. Solo a Trieste non è successo. Non si è mai capito il perché. Probabilmente per le gelosie degli altri porti italiani».
Archiviato il Porto Franco, c’è un’altra cosa che sta a cuore a Gambassini. Il rischio che, nel vuoto politico attuale, sia il rigassificatore di Zaule a farla “franca”. «Il rigassificatore non si deve fare. Solo un pazzo può pensare a una cosa del genere. E una follia in partenza. Lo scriva. Ci tengo». A tal punto che il resto non conta. «Se lei ha la maniera di farlo sparire, faccia a meno di scrivere l’articolo».
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