n. 14 - L'economia dell'Abruzzo
n. 5 - L'economia delle Province autonome di
Trento e di Bolzano
n. 6 - L'economia del Veneto
Internazionalizzazione Pmi Pugliesi: Nuovo
Bando Regionale
Zakrajsek (Fed), per la Slovenia meglio
chiedere aiuti a Ue
Bankitalia. n. 15 - L'economia del Molise
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel 2012 le
prospettive dell'economia globale sono peggiorate. Nell'area dell'euro la fase
recessiva si è acuita, interessando con maggiore intensità il nostro Paese. Le
stime di Prometeia hanno indicato per il Molise una diminuzione del prodotto
del 3,1 per cento, più accentuata rispetto al Mezzogiorno.
Il persistente
ridimensionamento dell'attività economica, che ha riguardato tutti i settori
produttivi, ha messo in luce le difficoltà competitive dell'economia molisana
frenata da carenze infrastrutturali, da una scarsa capacità di innovazione e da
una limitata apertura ai mercati esteri.
L'attività
industriale ha registrato un calo, attestandosi su livelli ampiamente inferiori
a quelli raggiunti prima dell'insorgere della crisi. Un andamento relativamente
peggiore ha caratterizzato le imprese orientate unicamente al mercato interno.
Nel settore alimentare, all'espansione del comparto pastario si sono
contrapposte le difficoltà strutturali delle imprese a partecipazione pubblica.
Le esportazioni si
sono ridotte, in controtendenza rispetto alla dinamica nazionale. Tra il 2007 e
il 2012 le vendite all'estero a prezzi correnti sono diminuite di oltre il 40
per cento.
Al ridimensionamento
del processo di accumulazione di capitale delle imprese industriali si è
accompagnato un drastico calo degli investimenti in abitazioni e di quelli in
opere pubbliche, ostacolati, rispettivamente, dalle minori disponibilità
reddituali delle famiglie e dagli stringenti vincoli di bilancio delle
amministrazioni locali. Rispetto ai livelli raggiunti prima della fase recessiva,
anche a causa del calo delle quotazioni degli immobili in termini reali, la
redditività delle imprese del settore delle costruzioni si è notevolmente
ridotta fino ad assumere valori negativi.
L'occupazione è
lievemente diminuita rispetto all'anno precedente. Al netto calo degli occupati
dell'industria, soltanto in parte mitigato da un elevato ricorso agli
ammortizzatori sociali, si è contrapposto l'incremento del numero di addetti
del settore dei servizi. Anche per effetto dell'aumento dell'offerta di lavoro,
il tasso di disoccupazione è cresciuto, raggiungendo per i più giovani valori
prossimi a quelli riscontrati nelle altre regioni del Mezzogiorno.
Nell'ultimo
quinquennio, la retribuzione media dei lavoratori molisani è risultata
inferiore a quella nazionale, ma più elevata rispetto alle altre regioni
meridionali; il livello medio delle retribuzioni è sostenuto in regione dalla
bassa incidenza di donne e lavoratori stranieri, che si caratterizzano per
retribuzioni inferiori alla media.
Nel corso del 2012
il credito all'economia molisana è diminuito. Alla contrazione dei
finanziamenti alle imprese si è affiancata la stagnazione di quelli alle
famiglie. Le tendenze più recenti rilevate nei primi mesi dell'anno segnalano
un ulteriore peggioramento, con una riduzione del credito concesso anche alle
famiglie.
La prolungata fase
recessiva dell'economia regionale ha inciso sia sulla domanda di finanziamenti,
sia sulle condizioni di offerta degli intermediari. Il calo della domanda ha
riguardato le imprese di tutti i comparti produttivi e ha interessato la
realizzazione di investimenti e, nell'ultimo anno, la copertura del capitale di
funzionamento. L'accresciuta rischiosità delle imprese, in parte connessa con
la crisi di specifici settori dell'economia regionale, ha inoltre contribuito
al restringimento dell'offerta di credito, prevalentemente attraverso un
innalzamento dei tassi di interesse.
La flessione del
reddito disponibile e le incerte prospettive occupazionali hanno indebolito la
domanda delle famiglie relativa ai mutui per l'acquisto delle abitazioni;
l'inasprimento delle condizioni di offerta dei finanziamenti bancari si è
concretizzato in un ulteriore aumento dei tassi di interesse.
La qualità del
credito è notevolmente peggiorata. Sull'incremento del flusso di nuove
sofferenze ha inciso soprattutto il deterioramento dei finanziamenti concessi
alle imprese. Seppure in misura minore, anche gli indicatori relativi alle
famiglie evidenziano segni di difficoltà nel rimborso del debito.
Le politiche di
bilancio delle Amministrazioni locali continuano a essere condizionate
dall'esigenza di contenere la dinamica della spesa. Per il terzo anno
consecutivo, il disequilibrio dei conti sanitari ha obbligato la Regione Molise
a utilizzare la leva fiscale oltre i livelli massimi praticati dalle altre
regioni a statuto ordinario.
In un contesto
caratterizzato da una marcata contrazione del PIL e dall'esigenza di una
gestione oculata della spesa pubblica, un efficace utilizzo dei fondi
strutturali delle politiche di coesione destinati alla nostra regione potrebbe
contribuire a mitigare gli effetti della crisi economica sul tessuto
imprenditoriale locale, rilanciando le prospettive di crescita dell'economia.
n. 14 - L'economia dell'Abruzzo
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel 2012 l'attività
economica in Abruzzo si è fortemente indebolita. La produzione dell'industria
manifatturiera regionale è marcatamente diminuita, per effetto della
contrazione della domanda interna e del rallentamento di quella estera. La
propensione delle imprese a investire è stata frenata dall'incertezza
sull'evoluzione del quadro economico e dagli ampi margini di capacità
produttiva inutilizzata.
Le recenti indagini
della Banca d'Italia confermano come anche in Abruzzo performance relativamente
migliori siano state conseguite dalle aziende che hanno adottato strategie di
internazionalizzazione e di innovazione. Il grado di diffusione dell'attività
innovativa tra le imprese della regione appare in linea con il dato nazionale;
tuttavia le risorse da esse destinate alla ricerca e sviluppo sono inferiori
alla media.
Nell'edilizia, le
attività legate alla ricostruzione degli immobili danneggiati nell'area del
sisma hanno attenuato la contrazione dei livelli produttivi. Nel comparto
residenziale, l'attività ha risentito del forte calo delle compravendite
immobiliari, dimezzatesi rispetto al picco raggiunto nel 2006. Il ristagno
degli investimenti in fabbricati da parte delle imprese ha inciso negativamente
sull'attività edilizia nel comparto non residenziale.
Nel terziario,
l'attività produttiva si è contratta, in concomitanza con la flessione della
domanda di servizi da parte delle imprese e il calo dei consumi delle famiglie,
frenati dalla dinamica negativa dei redditi e dalle forti incertezze sulle prospettive
economiche e occupazionali.
Le esportazioni
regionali sono diminuite in valore, riflettendo il calo delle vendite nei paesi
dell'Unione europea. Nel comparto dei mezzi di trasporto, il principale settore
di specializzazione dell'export abruzzese, le vendite all'estero sono tornate a
contrarsi, dopo due anni di ripresa sostenuta. Tra i comparti del made in
Italy, le esportazioni sono calate nel settore del tessile e dell'abbigliamento
e in quello del legno e dei prodotti in legno; hanno ristagnato nel settore
alimentare.
A seguito del
protrarsi della crisi, la redditività operativa delle imprese aventi sede in
regione è diminuita, collocandosi su livelli storicamente bassi; le condizioni
di indebitamento delle imprese e il loro grado di liquidità hanno registrato un
peggioramento. Il numero di imprese attive si è ridotto, anche a seguito
dell'aumento delle uscite dal mercato determinate dalle crisi aziendali.
Nel 2012 la
situazione del mercato del lavoro in Abruzzo ha mostrato segnali di progressivo
deterioramento. L'occupazione ha mediamente tenuto, anche per effetto
dell'accresciuto ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Allo stesso tempo,
si è registrato un marcato incremento del numero di persone che cercano
attivamente un'occupazione. Il tasso di disoccupazione è di conseguenza
aumentato, in particolare per le classi di età più giovani.
A dicembre del 2012
i prestiti alle imprese si sono ridotti pressoché in tutti i settori di
attività e in tutte le classi dimensionali. Il calo si è protratto anche nel
primo trimestre dell'anno in corso. La dinamica dei prestiti al settore privato
non finanziario riflette sia la contenuta domanda di credito, in considerazione
dell'attuale fase del ciclo economico e dell'elevato grado di incertezza, sia
le condizioni di offerta praticate dal sistema bancario, che permangono
restrittive, anche alla luce dell'indebolimento dei bilanci delle imprese. I
tassi di interesse bancari a breve termine praticati alle imprese sono
lievemente aumentati. L'incremento è stato più accentuato per le imprese di
piccole dimensioni. La qualità del credito è ulteriormente peggiorata, per
effetto della recessione e della crisi di alcune rilevanti imprese con sede in
regione.
È proseguito il
rallentamento dei prestiti alle famiglie, in particolare nella componente dei
mutui per l'acquisto di abitazioni; il calo degli acquisti di beni durevoli ha
inciso negativamente sulla dinamica del credito al consumo.
Nel 2012 sono
tornati a crescere i depositi detenuti dalle famiglie; vi hanno contribuito le
politiche di offerta delle banche volte a sostenere la raccolta. È diminuito
l'investimento in titoli di Stato e in azioni, mentre sono aumentati gli
acquisti di quote di fondi comuni che investono in valori mobiliari.
n. 5 - L'economia delle Province autonome di
Trento e di Bolzano
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel 2012 l'attività
economica in Trentino-Alto Adige si è contratta. Dopo la stagnazione registrata
nel 2011, il prodotto regionale è stimato da Prometeia in calo del 2 per cento
circa, un andamento solo lievemente più favorevole di quello osservato nella
media italiana e del Nord Est. L'industria manifatturiera ha continuato a
risentire della forte riduzione della domanda interna: il fatturato è diminuito
e la quota di imprese che hanno chiuso l'esercizio in perdita è cresciuta in
maniera significativa. Le esportazioni, pur continuando a fornire un contributo
positivo, hanno fortemente rallentato. L'elevata incertezza sulle prospettive
di recupero dell'economia ha frenato gli investimenti, che hanno registrato un
forte calo rispetto all'anno precedente.
È proseguita la
crisi del comparto delle costruzioni, che sperimenta ripetute contrazioni
dell'attività da oltre un quinquennio. I bilanci delle imprese del comparto
presentano una situazione finanziaria problematica. Alla prolungata fase di
debolezza ha contribuito in misura rilevante l'edilizia residenziale,
soprattutto per quanto riguarda le nuove realizzazioni. Le quotazioni
immobiliari, dopo aver ristagnato negli ultimi anni, hanno cominciato a
scendere, seppure in misura inferiore rispetto al resto del paese; nei primi
nove mesi dell'anno sono inoltre diminuite le compravendite di immobili, ad uso
sia abitativo sia commerciale. I bandi di lavori pubblici sono risultati in
calo, anche a causa delle minori risorse disponibili nei bilanci delle Province
autonome.
Il valore aggiunto
del settore terziario ha ristagnato. I consumi delle famiglie sono diminuiti,
in connessione con la contrazione del reddito disponibile e con il
deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro: ne ha risentito in modo
particolare il comparto del commercio al dettaglio, mentre il commercio
all'ingrosso ha continuato a presentare andamenti positivi, grazie al
contributo della domanda estera. Il settore turistico ha registrato un nuovo
aumento delle presenze: l'afflusso dei turisti stranieri ha più che compensato
le minori presenze di turisti italiani.
L'occupazione ha
continuato a tenere in entrambe le province, sostenuta anche dal maggior
ricorso alla Cassa integrazione guadagni; il tasso di occupazione si è
confermato notevolmente al di sopra della media italiana. Nel mercato del
lavoro le generazioni più giovani risultano essere quelle maggiormente
penalizzate: per la classe di età fra i 15 e i 34 anni, il contributo alla
crescita dell'occupazione complessiva è stato costantemente negativo negli
ultimi cinque anni. L'ulteriore aumento dell'offerta di lavoro si è tradotto in
una maggiore incidenza della disoccupazione, che in regione, pur rimanendo
contenuta nel confronto con le altre aree del paese, è quasi raddoppiata
rispetto al valore minimo registrato nel 2007.
Nel corso del 2012
il credito bancario alla clientela residente ha rallentato in provincia di
Trento, evidenziando a fine anno solo una leggera crescita rispetto a 12 mesi
prima; in provincia di Bolzano i prestiti sono risultati in lieve diminuzione
fin dal primo trimestre dell'anno. Tali dinamiche sono state determinate
soprattutto dalla flessione dei prestiti al settore produttivo. La domanda di
credito da parte delle imprese è ulteriormente calata, in connessione con la
bassa propensione a effettuare investimenti; le richieste delle imprese hanno
riguardato maggiormente il finanziamento del capitale circolante e la
ristrutturazione del debito. Dopo l'irrigidimento del 2011, le condizioni di
offerta da parte degli intermediari si sono stabilizzate nel corso dell'anno;
le banche hanno continuato ad assumere un atteggiamento più cauto nei confronti
delle imprese di costruzioni e, in generale, a discriminare la clientela sulla
base della classe di rischio. I tassi di interesse applicati sui prestiti alle
imprese sono generalmente aumentati. I prestiti alle famiglie consumatrici
hanno progressivamente decelerato nel corso del 2012, frenati dal forte rallentamento
dei finanziamenti per l'acquisto di abitazioni; il credito al consumo è
diminuito in provincia di Trento ed è cresciuto solo leggermente in provincia
di Bolzano.
Risentendo della
sfavorevole fase congiunturale, la qualità del credito è peggiorata. In
provincia di Trento sono aumentati sia l'incidenza delle nuove sofferenze sui
prestiti, sia il peso delle altre posizioni caratterizzate da anomalie nel
rimborso. Seppure in misura inferiore rispetto alle imprese, il deterioramento
della qualità del credito ha riguardato anche i prestiti alle famiglie. In
provincia di Bolzano il flusso delle nuove sofferenze sui prestiti si è
ridotto, ma è aumentato il peso del complesso dei crediti deteriorati nei
confronti del settore produttivo.
La raccolta diretta
delle banche da famiglie e imprese è aumentata in entrambe le province,
sospinta dalla forte crescita dei depositi a scadenza vincolata, su cui le
banche hanno offerto remunerazioni più elevate; si sono per contro ridotte le
obbligazioni emesse dagli intermediari, penalizzate anche da un trattamento
fiscale meno favorevole.
n. 6 - L'economia del Veneto
17-06-2013 -
Rapporto annuale, giugno 2013
Sommario
Nel 2012 si è acuita
la fase di recessione conseguente alle tensioni sul mercato del debito sovrano
e alle manovre di consolidamento fiscale. L'economia del Veneto ha risentito
della diminuzione dei consumi e degli investimenti interni mentre la domanda di
beni e servizi dall'estero ha nel complesso registrato una tenuta. La
contrazione dell'attività economica è proseguita nei primi mesi del 2013,
alimentata dal rallentamento registrato dall'economia europea nella seconda
parte del 2012.
L'attività
nell'industria manifatturiera si è nuovamente contratta e si attesta ben al di
sotto dei livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008. L'incertezza
sulle prospettive di recupero dell'economia e condizioni di accesso al credito
ancora tese continuano a frenare gli investimenti interni, in diminuzione da un
biennio. Questi fattori e l'ampio grado di capacità produttiva inutilizzata
influirebbero negativamente, in base alle previsioni delle imprese, sugli
investimenti programmati per il 2013. La crescita del commercio mondiale ha
sostenuto le esportazioni e continua a esercitare un'influenza positiva sulla
decisione di investire all'estero. Nell'ultimo quinquennio gli investimenti
delle imprese, specialmente quelle di maggiori dimensioni, si sono più
frequentemente diretti verso i mercati esteri per costituire basi commerciali e
produttive nei mercati più dinamici.
Per il sesto anno
consecutivo il comparto edile ha registrato una diminuzione dei volumi
produttivi derivante dalla debolezza degli investimenti immobiliari di famiglie
e imprese. Ne risentono le imprese del comparto che presentano frequentemente
elevati livelli di invenduto e una situazione finanziaria problematica. Anche
il terziario ha sofferto della diminuzione della domanda interna; la debolezza
dei consumi ha colpito specialmente il settore del commercio mentre il comparto
turistico e quello dei trasporti, in rallentamento, sono stati sostenuti
unicamente dalla domanda proveniente dall'estero.
La contrazione
dell'attività economica ha influito sugli orari effettivamente lavorati dagli
occupati, che sono calati in conseguenza della riduzione degli straordinari, di
un più intenso ricorso al part-time e all'utilizzo degli ammortizzatori
sociali. L'occupazione è rimasta invariata, ma la riduzione del reddito
disponibile ha favorito una più elevata partecipazione al mercato del lavoro;
ne è conseguito un netto aumento del tasso di disoccupazione, in particolare
per i lavoratori più giovani.
La diminuzione dei
livelli produttivi e condizioni di accesso al credito ancora tese hanno frenato
la dinamica dei prestiti bancari, risultati in progressiva diminuzione nel
corso del 2012. La netta riduzione dei nuovi mutui per l'acquisto della casa ha
depresso la dinamica del credito alle famiglie mentre le imprese hanno fatto
ricorso al credito bancario prevalentemente per ristrutturare l'indebitamento
pregresso; le imprese finanziariamente vulnerabili hanno incontrato condizioni
di offerta più restrittive. Il costo della raccolta, in lenta diminuzione, e la
rischiosità della clientela, ancora elevata, hanno rallentato la diminuzione
dei tassi d'interesse sui prestiti.
Nel triennio
2009-11, in un contesto di minori risorse trasferite dallo Stato, gli Enti
pubblici territoriali del Veneto hanno stabilizzato le spese correnti, anche
nel comparto sanitario, e contratto quella in conto capitale. Il debito degli
enti si è ridotto per effetto delle misure di contenimento di finanza pubblica
e dei vincoli del Patto di stabilità, destinati, nel prossimo futuro, ad essere
estesi alle numerose società partecipate.
Nel corso del 2012
la spesa per investimenti dei Comuni ha mostrato una leggera ripresa, grazie
anche alle misure di flessibilizzazione del Patto adottate a livello regionale,
mentre si sono ridotti gli investimenti del comparto sanitario.
Internazionalizzazione Pmi Pugliesi: Nuovo
Bando Regionale
Sabato 15 Giugno 2013 17:29
BARI\ aise\ - La Regione Puglia attiva un
nuovo bando da 20 milioni di euro espressamente diretto
all'internazionalizzazione. Obiettivo: aumentare il numero degli esportatori in
Puglia nell'immediato futuro.
L'intervento voluto dall'assessorato allo
Sviluppo economico (servizio Internazionalizzazione) e gestito dalla società in
house Puglia Sviluppo Spa, è stato presentato dall'assessore allo Sviluppo
economico Loredana Capone e dal direttore di Puglia Sviluppo, Antonio De Vito.
Agevolerà almeno 150 progetti di internazionalizzazione e coinvolgerà minimo
450 aziende che avranno l'opportunità di imparare ad internazionalizzare la
propria attività.
Grazie all'incentivo, le imprese potranno
realizzare progetti di promozione internazionale che prevedano un insieme
articolato di azioni tra cui la partecipazione a fiere internazionali, la
ricerca di partner, la gestione di centri comuni di servizi di promozione,
logistica ed assistenza ai clienti, l'organizzazione di esposizioni temporanee
e presentazioni di prodotti.
Ci sono due condizioni specifiche: le
imprese, che devono avere sede in legale in Puglia, non possono presentare
progetti da sole ma in una rete costituita da almeno tre aziende (Pmi e imprese
artigiane). Si può trattare di un consorzio o di una società consortile
costituiti anche in forma di società cooperativa, oppure di un raggruppamento legato
da un contratto di rete.
La seconda condizione è che la rete di
imprese preveda la figura del "project manager", cioè un esperto di
processi di internazionalizzazione con un'esperienza di almeno cinque anni, che
sia in grado di gestire il progetto di promozione internazionale della rete e
contribuire a rafforzare le competenze, in materia di internazionalizzazione,
delle imprese coinvolte.
"Attraverso questo intervento stiamo
esercitando un'azione forte di contrasto alla crisi potenziando l'export",
ha detto l'assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone. "Questo
avviso serve ad aumentare il numero degli esportatori per evitare che a fare
export siano solo le grandi imprese. Il sistema pugliese non può più
permettersi di correre rischi legati alle esportazioni di singole grandi
imprese, ma deve avere una sua forza competitiva. Ecco perché, accanto alle
imprese più forti, dobbiamo rafforzare le piccole, che costituiscono la
stragrande maggioranza delle aziende pugliesi. Devono diventare più
competitive, ma non possono farlo da sole: o crescono o si aggregano. Devono
anche superare la paura di investire e imparare ad affrontare i mercati esteri
evitando di arrivare impreparate. Ecco perché con questi fondi anche le piccole
imprese potranno disporre di un project manager, un esperto di processi di
internazionalizzazione, che contribuirà a rafforzare le competenze delle
imprese formando gli esportatori di domani".
"L'intervento inoltre – ha aggiunto
l'assessore - si integra alla perfezione con le altre politiche per
l'internazionalizzazione delle imprese. Le aziende, infatti, possono
partecipare accompagnate dalla Regione Puglia agli eventi previsti dal
Programma regionale di internazionalizzazione e allo stesso tempo, grazie
all'avviso, potenziare la loro promozione all'estero partecipando anche ad
altre iniziative". (aise)
Zakrajsek (Fed), per la Slovenia meglio
chiedere aiuti a Ue
Intervista all'ANSA, ok bad bank ma senza
politica
13 giugno, 17:26
(ANSA) - LUBIANA - L'economista Egon
Zakrajsek e' diventato negli ultimi mesi in Slovenia il principale punto di
riferimento dei media per quanto riguarda la crisi economica slovena e globale.
Zakrajsek, nato a Celje nel 1967, non e' un economista qualsiasi, ma un membro
del board dei governatori della Fed. Per dirla in breve, Zakrajsek e' uno dei
collaboratori piu' stretti del governatore della Fed Ben Bernanke. ''Tutte le
dichiarazioni rilasciate'', ha precisato, ''sono una mia opinione personale e
non il punto di vista della Fed''.
In
una intervista rilasciata all'ANSA, Zakrajsek ha ripercorso gli ultimi risvolti
della crisi in Slovenia, sostenendo che la decisione di Bruxelles di prolungare
di due anni il termine per il rientro del deficit sotto il 3% del Pil era
prevedibile: ''La Slovenia ha un nuovo governo e la Commissione europea e'
stata comprensiva''. A facilitare la decisione europea, secondo Zakrajsek, ci
ha pensato anche il parlamento di Lubiana che ha approvato due riforme
costituzionali (il pareggio di bilancio e la riforma referendaria) a
larghissima maggioranza, il che e' una garanzia che un governo di un diverso
colore non tenti di cambiarle. Su questa falsariga bisognerebbe continuare
anche per quanto riguarda il capitolo privatizzazioni e l'uscita totale dello
stato dall'imprenditoria.
Sulla politica di risanamento dei conti
pubblici, Zakrajsek e' convinto che la soluzione migliore dal punto di vista
economico sarebbe una richiesta di aiuto ai meccanismi europei: ''La Slovenia
avrebbe cosi' un accesso a lungo termine ai prestiti con un tasso d'interesse
molto basso. Oggi invece il Paese si vede costretto a indebitarsi sui mercati
secondari in dollari con rendimento attorno al 6%. E questo succede per un
semplice motivo, la Slovenia non riesce piu' ad accedere a prestiti in euro. I
mercati finanziari credono alla possibilita' che nel medio periodo la Slovenia
non faccia piu' parte dell'eurozona, la Slovenia sta diventando percio' un
investimento rischioso''.
Una
soluzione alla crisi del settore bancario puo' essere trovata secondo Zakrajsek
con il modello della bad bank a patto pero' che dalla sua gestione sia
completamente eliminata ogni influenza politica. Per le due banche maggiori,
NLB e NKBM, bisognerebbe trovare acquirenti e investitori, ma per il momento
questo non e' possibile. ''La gestione delle due banche non e' stata
trasparente. Per valutare lo stato di salute di NLB e NKBM, ci vorrebbe uno
stress test credibile da parte di un'agenzia indipendente internazionale'', ha
osservato Zakrajsek. (ANSA)
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