lunedì 17 giugno 2013

XVII.VI.MMXIII—Gli scriba di bankitalia son divertenti se deferenziali, o irritanti se maestrini elementari. Comunque sono inutili.

Bankitalia. n. 15 - L'economia del Molise
n. 14 - L'economia dell'Abruzzo
n. 5 - L'economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano
n. 6 - L'economia del Veneto
Internazionalizzazione Pmi Pugliesi: Nuovo Bando Regionale
Zakrajsek (Fed), per la Slovenia meglio chiedere aiuti a Ue

Bankitalia. n. 15 - L'economia del Molise
Rapporto annuale, giugno 2013
Sommario
Nel 2012 le prospettive dell'economia globale sono peggiorate. Nell'area dell'euro la fase recessiva si è acuita, interessando con maggiore intensità il nostro Paese. Le stime di Prometeia hanno indicato per il Molise una diminuzione del prodotto del 3,1 per cento, più accentuata rispetto al Mezzogiorno.

Il persistente ridimensionamento dell'attività economica, che ha riguardato tutti i settori produttivi, ha messo in luce le difficoltà competitive dell'economia molisana frenata da carenze infrastrutturali, da una scarsa capacità di innovazione e da una limitata apertura ai mercati esteri.
L'attività industriale ha registrato un calo, attestandosi su livelli ampiamente inferiori a quelli raggiunti prima dell'insorgere della crisi. Un andamento relativamente peggiore ha caratterizzato le imprese orientate unicamente al mercato interno. Nel settore alimentare, all'espansione del comparto pastario si sono contrapposte le difficoltà strutturali delle imprese a partecipazione pubblica.

Le esportazioni si sono ridotte, in controtendenza rispetto alla dinamica nazionale. Tra il 2007 e il 2012 le vendite all'estero a prezzi correnti sono diminuite di oltre il 40 per cento.

Al ridimensionamento del processo di accumulazione di capitale delle imprese industriali si è accompagnato un drastico calo degli investimenti in abitazioni e di quelli in opere pubbliche, ostacolati, rispettivamente, dalle minori disponibilità reddituali delle famiglie e dagli stringenti vincoli di bilancio delle amministrazioni locali. Rispetto ai livelli raggiunti prima della fase recessiva, anche a causa del calo delle quotazioni degli immobili in termini reali, la redditività delle imprese del settore delle costruzioni si è notevolmente ridotta fino ad assumere valori negativi.

L'occupazione è lievemente diminuita rispetto all'anno precedente. Al netto calo degli occupati dell'industria, soltanto in parte mitigato da un elevato ricorso agli ammortizzatori sociali, si è contrapposto l'incremento del numero di addetti del settore dei servizi. Anche per effetto dell'aumento dell'offerta di lavoro, il tasso di disoccupazione è cresciuto, raggiungendo per i più giovani valori prossimi a quelli riscontrati nelle altre regioni del Mezzogiorno.

Nell'ultimo quinquennio, la retribuzione media dei lavoratori molisani è risultata inferiore a quella nazionale, ma più elevata rispetto alle altre regioni meridionali; il livello medio delle retribuzioni è sostenuto in regione dalla bassa incidenza di donne e lavoratori stranieri, che si caratterizzano per retribuzioni inferiori alla media.

Nel corso del 2012 il credito all'economia molisana è diminuito. Alla contrazione dei finanziamenti alle imprese si è affiancata la stagnazione di quelli alle famiglie. Le tendenze più recenti rilevate nei primi mesi dell'anno segnalano un ulteriore peggioramento, con una riduzione del credito concesso anche alle famiglie.

La prolungata fase recessiva dell'economia regionale ha inciso sia sulla domanda di finanziamenti, sia sulle condizioni di offerta degli intermediari. Il calo della domanda ha riguardato le imprese di tutti i comparti produttivi e ha interessato la realizzazione di investimenti e, nell'ultimo anno, la copertura del capitale di funzionamento. L'accresciuta rischiosità delle imprese, in parte connessa con la crisi di specifici settori dell'economia regionale, ha inoltre contribuito al restringimento dell'offerta di credito, prevalentemente attraverso un innalzamento dei tassi di interesse.

La flessione del reddito disponibile e le incerte prospettive occupazionali hanno indebolito la domanda delle famiglie relativa ai mutui per l'acquisto delle abitazioni; l'inasprimento delle condizioni di offerta dei finanziamenti bancari si è concretizzato in un ulteriore aumento dei tassi di interesse.

La qualità del credito è notevolmente peggiorata. Sull'incremento del flusso di nuove sofferenze ha inciso soprattutto il deterioramento dei finanziamenti concessi alle imprese. Seppure in misura minore, anche gli indicatori relativi alle famiglie evidenziano segni di difficoltà nel rimborso del debito.

Le politiche di bilancio delle Amministrazioni locali continuano a essere condizionate dall'esigenza di contenere la dinamica della spesa. Per il terzo anno consecutivo, il disequilibrio dei conti sanitari ha obbligato la Regione Molise a utilizzare la leva fiscale oltre i livelli massimi praticati dalle altre regioni a statuto ordinario.

In un contesto caratterizzato da una marcata contrazione del PIL e dall'esigenza di una gestione oculata della spesa pubblica, un efficace utilizzo dei fondi strutturali delle politiche di coesione destinati alla nostra regione potrebbe contribuire a mitigare gli effetti della crisi economica sul tessuto imprenditoriale locale, rilanciando le prospettive di crescita dell'economia.

n. 14 - L'economia dell'Abruzzo
Rapporto annuale, giugno 2013
Sommario
Nel 2012 l'attività economica in Abruzzo si è fortemente indebolita. La produzione dell'industria manifatturiera regionale è marcatamente diminuita, per effetto della contrazione della domanda interna e del rallentamento di quella estera. La propensione delle imprese a investire è stata frenata dall'incertezza sull'evoluzione del quadro economico e dagli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata.

Le recenti indagini della Banca d'Italia confermano come anche in Abruzzo performance relativamente migliori siano state conseguite dalle aziende che hanno adottato strategie di internazionalizzazione e di innovazione. Il grado di diffusione dell'attività innovativa tra le imprese della regione appare in linea con il dato nazionale; tuttavia le risorse da esse destinate alla ricerca e sviluppo sono inferiori alla media.

Nell'edilizia, le attività legate alla ricostruzione degli immobili danneggiati nell'area del sisma hanno attenuato la contrazione dei livelli produttivi. Nel comparto residenziale, l'attività ha risentito del forte calo delle compravendite immobiliari, dimezzatesi rispetto al picco raggiunto nel 2006. Il ristagno degli investimenti in fabbricati da parte delle imprese ha inciso negativamente sull'attività edilizia nel comparto non residenziale.

Nel terziario, l'attività produttiva si è contratta, in concomitanza con la flessione della domanda di servizi da parte delle imprese e il calo dei consumi delle famiglie, frenati dalla dinamica negativa dei redditi e dalle forti incertezze sulle prospettive economiche e occupazionali.

Le esportazioni regionali sono diminuite in valore, riflettendo il calo delle vendite nei paesi dell'Unione europea. Nel comparto dei mezzi di trasporto, il principale settore di specializzazione dell'export abruzzese, le vendite all'estero sono tornate a contrarsi, dopo due anni di ripresa sostenuta. Tra i comparti del made in Italy, le esportazioni sono calate nel settore del tessile e dell'abbigliamento e in quello del legno e dei prodotti in legno; hanno ristagnato nel settore alimentare.
A seguito del protrarsi della crisi, la redditività operativa delle imprese aventi sede in regione è diminuita, collocandosi su livelli storicamente bassi; le condizioni di indebitamento delle imprese e il loro grado di liquidità hanno registrato un peggioramento. Il numero di imprese attive si è ridotto, anche a seguito dell'aumento delle uscite dal mercato determinate dalle crisi aziendali.

Nel 2012 la situazione del mercato del lavoro in Abruzzo ha mostrato segnali di progressivo deterioramento. L'occupazione ha mediamente tenuto, anche per effetto dell'accresciuto ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Allo stesso tempo, si è registrato un marcato incremento del numero di persone che cercano attivamente un'occupazione. Il tasso di disoccupazione è di conseguenza aumentato, in particolare per le classi di età più giovani.

A dicembre del 2012 i prestiti alle imprese si sono ridotti pressoché in tutti i settori di attività e in tutte le classi dimensionali. Il calo si è protratto anche nel primo trimestre dell'anno in corso. La dinamica dei prestiti al settore privato non finanziario riflette sia la contenuta domanda di credito, in considerazione dell'attuale fase del ciclo economico e dell'elevato grado di incertezza, sia le condizioni di offerta praticate dal sistema bancario, che permangono restrittive, anche alla luce dell'indebolimento dei bilanci delle imprese. I tassi di interesse bancari a breve termine praticati alle imprese sono lievemente aumentati. L'incremento è stato più accentuato per le imprese di piccole dimensioni. La qualità del credito è ulteriormente peggiorata, per effetto della recessione e della crisi di alcune rilevanti imprese con sede in regione.

È proseguito il rallentamento dei prestiti alle famiglie, in particolare nella componente dei mutui per l'acquisto di abitazioni; il calo degli acquisti di beni durevoli ha inciso negativamente sulla dinamica del credito al consumo.

Nel 2012 sono tornati a crescere i depositi detenuti dalle famiglie; vi hanno contribuito le politiche di offerta delle banche volte a sostenere la raccolta. È diminuito l'investimento in titoli di Stato e in azioni, mentre sono aumentati gli acquisti di quote di fondi comuni che investono in valori mobiliari.

n. 5 - L'economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano
Rapporto annuale, giugno 2013
Sommario
Nel 2012 l'attività economica in Trentino-Alto Adige si è contratta. Dopo la stagnazione registrata nel 2011, il prodotto regionale è stimato da Prometeia in calo del 2 per cento circa, un andamento solo lievemente più favorevole di quello osservato nella media italiana e del Nord Est. L'industria manifatturiera ha continuato a risentire della forte riduzione della domanda interna: il fatturato è diminuito e la quota di imprese che hanno chiuso l'esercizio in perdita è cresciuta in maniera significativa. Le esportazioni, pur continuando a fornire un contributo positivo, hanno fortemente rallentato. L'elevata incertezza sulle prospettive di recupero dell'economia ha frenato gli investimenti, che hanno registrato un forte calo rispetto all'anno precedente.

È proseguita la crisi del comparto delle costruzioni, che sperimenta ripetute contrazioni dell'attività da oltre un quinquennio. I bilanci delle imprese del comparto presentano una situazione finanziaria problematica. Alla prolungata fase di debolezza ha contribuito in misura rilevante l'edilizia residenziale, soprattutto per quanto riguarda le nuove realizzazioni. Le quotazioni immobiliari, dopo aver ristagnato negli ultimi anni, hanno cominciato a scendere, seppure in misura inferiore rispetto al resto del paese; nei primi nove mesi dell'anno sono inoltre diminuite le compravendite di immobili, ad uso sia abitativo sia commerciale. I bandi di lavori pubblici sono risultati in calo, anche a causa delle minori risorse disponibili nei bilanci delle Province autonome.

Il valore aggiunto del settore terziario ha ristagnato. I consumi delle famiglie sono diminuiti, in connessione con la contrazione del reddito disponibile e con il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro: ne ha risentito in modo particolare il comparto del commercio al dettaglio, mentre il commercio all'ingrosso ha continuato a presentare andamenti positivi, grazie al contributo della domanda estera. Il settore turistico ha registrato un nuovo aumento delle presenze: l'afflusso dei turisti stranieri ha più che compensato le minori presenze di turisti italiani.

L'occupazione ha continuato a tenere in entrambe le province, sostenuta anche dal maggior ricorso alla Cassa integrazione guadagni; il tasso di occupazione si è confermato notevolmente al di sopra della media italiana. Nel mercato del lavoro le generazioni più giovani risultano essere quelle maggiormente penalizzate: per la classe di età fra i 15 e i 34 anni, il contributo alla crescita dell'occupazione complessiva è stato costantemente negativo negli ultimi cinque anni. L'ulteriore aumento dell'offerta di lavoro si è tradotto in una maggiore incidenza della disoccupazione, che in regione, pur rimanendo contenuta nel confronto con le altre aree del paese, è quasi raddoppiata rispetto al valore minimo registrato nel 2007.

Nel corso del 2012 il credito bancario alla clientela residente ha rallentato in provincia di Trento, evidenziando a fine anno solo una leggera crescita rispetto a 12 mesi prima; in provincia di Bolzano i prestiti sono risultati in lieve diminuzione fin dal primo trimestre dell'anno. Tali dinamiche sono state determinate soprattutto dalla flessione dei prestiti al settore produttivo. La domanda di credito da parte delle imprese è ulteriormente calata, in connessione con la bassa propensione a effettuare investimenti; le richieste delle imprese hanno riguardato maggiormente il finanziamento del capitale circolante e la ristrutturazione del debito. Dopo l'irrigidimento del 2011, le condizioni di offerta da parte degli intermediari si sono stabilizzate nel corso dell'anno; le banche hanno continuato ad assumere un atteggiamento più cauto nei confronti delle imprese di costruzioni e, in generale, a discriminare la clientela sulla base della classe di rischio. I tassi di interesse applicati sui prestiti alle imprese sono generalmente aumentati. I prestiti alle famiglie consumatrici hanno progressivamente decelerato nel corso del 2012, frenati dal forte rallentamento dei finanziamenti per l'acquisto di abitazioni; il credito al consumo è diminuito in provincia di Trento ed è cresciuto solo leggermente in provincia di Bolzano.

Risentendo della sfavorevole fase congiunturale, la qualità del credito è peggiorata. In provincia di Trento sono aumentati sia l'incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti, sia il peso delle altre posizioni caratterizzate da anomalie nel rimborso. Seppure in misura inferiore rispetto alle imprese, il deterioramento della qualità del credito ha riguardato anche i prestiti alle famiglie. In provincia di Bolzano il flusso delle nuove sofferenze sui prestiti si è ridotto, ma è aumentato il peso del complesso dei crediti deteriorati nei confronti del settore produttivo.

La raccolta diretta delle banche da famiglie e imprese è aumentata in entrambe le province, sospinta dalla forte crescita dei depositi a scadenza vincolata, su cui le banche hanno offerto remunerazioni più elevate; si sono per contro ridotte le obbligazioni emesse dagli intermediari, penalizzate anche da un trattamento fiscale meno favorevole.

n. 6 - L'economia del Veneto
17-06-2013 - Rapporto annuale, giugno 2013
Sommario
Nel 2012 si è acuita la fase di recessione conseguente alle tensioni sul mercato del debito sovrano e alle manovre di consolidamento fiscale. L'economia del Veneto ha risentito della diminuzione dei consumi e degli investimenti interni mentre la domanda di beni e servizi dall'estero ha nel complesso registrato una tenuta. La contrazione dell'attività economica è proseguita nei primi mesi del 2013, alimentata dal rallentamento registrato dall'economia europea nella seconda parte del 2012.

L'attività nell'industria manifatturiera si è nuovamente contratta e si attesta ben al di sotto dei livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008. L'incertezza sulle prospettive di recupero dell'economia e condizioni di accesso al credito ancora tese continuano a frenare gli investimenti interni, in diminuzione da un biennio. Questi fattori e l'ampio grado di capacità produttiva inutilizzata influirebbero negativamente, in base alle previsioni delle imprese, sugli investimenti programmati per il 2013. La crescita del commercio mondiale ha sostenuto le esportazioni e continua a esercitare un'influenza positiva sulla decisione di investire all'estero. Nell'ultimo quinquennio gli investimenti delle imprese, specialmente quelle di maggiori dimensioni, si sono più frequentemente diretti verso i mercati esteri per costituire basi commerciali e produttive nei mercati più dinamici.

Per il sesto anno consecutivo il comparto edile ha registrato una diminuzione dei volumi produttivi derivante dalla debolezza degli investimenti immobiliari di famiglie e imprese. Ne risentono le imprese del comparto che presentano frequentemente elevati livelli di invenduto e una situazione finanziaria problematica. Anche il terziario ha sofferto della diminuzione della domanda interna; la debolezza dei consumi ha colpito specialmente il settore del commercio mentre il comparto turistico e quello dei trasporti, in rallentamento, sono stati sostenuti unicamente dalla domanda proveniente dall'estero.

La contrazione dell'attività economica ha influito sugli orari effettivamente lavorati dagli occupati, che sono calati in conseguenza della riduzione degli straordinari, di un più intenso ricorso al part-time e all'utilizzo degli ammortizzatori sociali. L'occupazione è rimasta invariata, ma la riduzione del reddito disponibile ha favorito una più elevata partecipazione al mercato del lavoro; ne è conseguito un netto aumento del tasso di disoccupazione, in particolare per i lavoratori più giovani.

La diminuzione dei livelli produttivi e condizioni di accesso al credito ancora tese hanno frenato la dinamica dei prestiti bancari, risultati in progressiva diminuzione nel corso del 2012. La netta riduzione dei nuovi mutui per l'acquisto della casa ha depresso la dinamica del credito alle famiglie mentre le imprese hanno fatto ricorso al credito bancario prevalentemente per ristrutturare l'indebitamento pregresso; le imprese finanziariamente vulnerabili hanno incontrato condizioni di offerta più restrittive. Il costo della raccolta, in lenta diminuzione, e la rischiosità della clientela, ancora elevata, hanno rallentato la diminuzione dei tassi d'interesse sui prestiti.

Nel triennio 2009-11, in un contesto di minori risorse trasferite dallo Stato, gli Enti pubblici territoriali del Veneto hanno stabilizzato le spese correnti, anche nel comparto sanitario, e contratto quella in conto capitale. Il debito degli enti si è ridotto per effetto delle misure di contenimento di finanza pubblica e dei vincoli del Patto di stabilità, destinati, nel prossimo futuro, ad essere estesi alle numerose società partecipate.

Nel corso del 2012 la spesa per investimenti dei Comuni ha mostrato una leggera ripresa, grazie anche alle misure di flessibilizzazione del Patto adottate a livello regionale, mentre si sono ridotti gli investimenti del comparto sanitario.

Internazionalizzazione Pmi Pugliesi: Nuovo Bando Regionale
 Sabato 15 Giugno 2013 17:29
BARI\ aise\ - La Regione Puglia attiva un nuovo bando da 20 milioni di euro espressamente diretto all'internazionalizzazione. Obiettivo: aumentare il numero degli esportatori in Puglia nell'immediato futuro.
L'intervento voluto dall'assessorato allo Sviluppo economico (servizio Internazionalizzazione) e gestito dalla società in house Puglia Sviluppo Spa, è stato presentato dall'assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone e dal direttore di Puglia Sviluppo, Antonio De Vito. Agevolerà almeno 150 progetti di internazionalizzazione e coinvolgerà minimo 450 aziende che avranno l'opportunità di imparare ad internazionalizzare la propria attività.
Grazie all'incentivo, le imprese potranno realizzare progetti di promozione internazionale che prevedano un insieme articolato di azioni tra cui la partecipazione a fiere internazionali, la ricerca di partner, la gestione di centri comuni di servizi di promozione, logistica ed assistenza ai clienti, l'organizzazione di esposizioni temporanee e presentazioni di prodotti.
Ci sono due condizioni specifiche: le imprese, che devono avere sede in legale in Puglia, non possono presentare progetti da sole ma in una rete costituita da almeno tre aziende (Pmi e imprese artigiane). Si può trattare di un consorzio o di una società consortile costituiti anche in forma di società cooperativa, oppure di un raggruppamento legato da un contratto di rete.
La seconda condizione è che la rete di imprese preveda la figura del "project manager", cioè un esperto di processi di internazionalizzazione con un'esperienza di almeno cinque anni, che sia in grado di gestire il progetto di promozione internazionale della rete e contribuire a rafforzare le competenze, in materia di internazionalizzazione, delle imprese coinvolte.

"Attraverso questo intervento stiamo esercitando un'azione forte di contrasto alla crisi potenziando l'export", ha detto l'assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone. "Questo avviso serve ad aumentare il numero degli esportatori per evitare che a fare export siano solo le grandi imprese. Il sistema pugliese non può più permettersi di correre rischi legati alle esportazioni di singole grandi imprese, ma deve avere una sua forza competitiva. Ecco perché, accanto alle imprese più forti, dobbiamo rafforzare le piccole, che costituiscono la stragrande maggioranza delle aziende pugliesi. Devono diventare più competitive, ma non possono farlo da sole: o crescono o si aggregano. Devono anche superare la paura di investire e imparare ad affrontare i mercati esteri evitando di arrivare impreparate. Ecco perché con questi fondi anche le piccole imprese potranno disporre di un project manager, un esperto di processi di internazionalizzazione, che contribuirà a rafforzare le competenze delle imprese formando gli esportatori di domani".

"L'intervento inoltre – ha aggiunto l'assessore - si integra alla perfezione con le altre politiche per l'internazionalizzazione delle imprese. Le aziende, infatti, possono partecipare accompagnate dalla Regione Puglia agli eventi previsti dal Programma regionale di internazionalizzazione e allo stesso tempo, grazie all'avviso, potenziare la loro promozione all'estero partecipando anche ad altre iniziative". (aise)

Zakrajsek (Fed), per la Slovenia meglio chiedere aiuti a Ue
Intervista all'ANSA, ok bad bank ma senza politica
13 giugno, 17:26
(ANSA) - LUBIANA - L'economista Egon Zakrajsek e' diventato negli ultimi mesi in Slovenia il principale punto di riferimento dei media per quanto riguarda la crisi economica slovena e globale. Zakrajsek, nato a Celje nel 1967, non e' un economista qualsiasi, ma un membro del board dei governatori della Fed. Per dirla in breve, Zakrajsek e' uno dei collaboratori piu' stretti del governatore della Fed Ben Bernanke. ''Tutte le dichiarazioni rilasciate'', ha precisato, ''sono una mia opinione personale e non il punto di vista della Fed''.
 In una intervista rilasciata all'ANSA, Zakrajsek ha ripercorso gli ultimi risvolti della crisi in Slovenia, sostenendo che la decisione di Bruxelles di prolungare di due anni il termine per il rientro del deficit sotto il 3% del Pil era prevedibile: ''La Slovenia ha un nuovo governo e la Commissione europea e' stata comprensiva''. A facilitare la decisione europea, secondo Zakrajsek, ci ha pensato anche il parlamento di Lubiana che ha approvato due riforme costituzionali (il pareggio di bilancio e la riforma referendaria) a larghissima maggioranza, il che e' una garanzia che un governo di un diverso colore non tenti di cambiarle. Su questa falsariga bisognerebbe continuare anche per quanto riguarda il capitolo privatizzazioni e l'uscita totale dello stato dall'imprenditoria.
 Sulla politica di risanamento dei conti pubblici, Zakrajsek e' convinto che la soluzione migliore dal punto di vista economico sarebbe una richiesta di aiuto ai meccanismi europei: ''La Slovenia avrebbe cosi' un accesso a lungo termine ai prestiti con un tasso d'interesse molto basso. Oggi invece il Paese si vede costretto a indebitarsi sui mercati secondari in dollari con rendimento attorno al 6%. E questo succede per un semplice motivo, la Slovenia non riesce piu' ad accedere a prestiti in euro. I mercati finanziari credono alla possibilita' che nel medio periodo la Slovenia non faccia piu' parte dell'eurozona, la Slovenia sta diventando percio' un investimento rischioso''.
 Una soluzione alla crisi del settore bancario puo' essere trovata secondo Zakrajsek con il modello della bad bank a patto pero' che dalla sua gestione sia completamente eliminata ogni influenza politica. Per le due banche maggiori, NLB e NKBM, bisognerebbe trovare acquirenti e investitori, ma per il momento questo non e' possibile. ''La gestione delle due banche non e' stata trasparente. Per valutare lo stato di salute di NLB e NKBM, ci vorrebbe uno stress test credibile da parte di un'agenzia indipendente internazionale'', ha osservato Zakrajsek. (ANSA)


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