mercoledì 3 luglio 2013

Così i tedeschi ci surclassano. Emanuele Dessì

L'UNIONE SARDA - Economia: Così i tedeschi ci surclassano. Partita persa in partenza. Emanuele Dessì.
Con i tedeschi possiamo giocarcela giusto su un campo di calcio. Ma se sul tavolo verde la partita è economica, noi italiani (e noi sardi) possiamo anche non scendere in campo. È partita persa. In partenza. Prendiamo l'agricoltura e partiamo dal latte vaccino.


Nel 1984 i grandi produttori (in testa la Germania non ancora unita) si inventano le quote latte, ovvero un tetto produttivo. Chi sfora, cioè chi produce più del dovuto, paga la multa. Alle mucche italiane viene imposto, manco avessero un rubinetto, di coprire la metà del fabbisogno del Bel Paese, in modo da dover importare il resto dalla Baviera. La quota tedesca? In linea col suo fabbisogno e con licenza di esportare. In tempi più recenti (2006) si mette mano allo zucchero. Per rendere più concorrenziale il prezzo del prodotto comunitario nello scacchiere mondiale, Bruxelles spazza via la metà della produzione europea, penalizzando il sud del Continente. Villasor scompare così dalla geografia della bieticoltura. La Germania mantiene le sue posizioni. E lo zucchero. Da utilizzare anche per dare una veste alcolica al suo vino, come il bianco Kabinett (nessun errore di battuta) o il rosso Dornfelder. In Italia lo "zuccheraggio" è illegale, in Germania e in genere nel Nord Europa no. La Politica agricola comune lo ha messo nel mirino da anni, ma i negoziatori teutonici l'hanno sempre spuntata: per aumentare la gradazione alcolica di uve che maturano al fresco, i vini si possono ancora correggere in cantina. Il Mezzogiorno d'Europa, ben più vocato per le produzioni enologiche, ha dovuto ancora chinare il capo. Subendo altre mille alchimie tecnico-economiche (in realtà politiche) finalizzate, sempre e comunque, a favorire chi produce il vino nelle fredde lande del Nord. È sufficiente ricordare la politica degli espianti favorita da mamma Europa: in cambio di 30 denari, gli agricoltori sardi hanno cancellato migliaia di ettari di superficie vitata. Oggi sono sì e no 25 mila, un terzo rispetto alla fine degli anni '80. Vero è che oggi si produce molto meno ma si è guadagnato (enormemente) in qualità. La crisi morde, tuttavia. E nell'isola delle duecento cantine (troppe, davvero) c'è chi non riesce a vendere quel poco che produce. Il legislatore comunitario viene in soccorso con un'altra perla, la "vendemmia verde". Prevede un indennizzo per gli agricoltori che eliminano i grappoli non ancora maturi, azzerando la resa. In Sardegna hanno aderito per fortuna solo una trentina di produttori. L'obiettivo? "Contribuire a equilibrare domanda e offerta nel mercato vitivinicolo comunitario per evitare crisi di mercato e per accrescere il prodotto commerciabile". In pratica, ti pago per mandare al macero il tuo prodotto. Cose già viste, purtroppo, in un Vecchio Continente a guida tedesca. E non solo per lo spread. Meglio giocarci a calcio con i tedeschi. Solo sull'erba vinciamo.


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