Con i tedeschi possiamo giocarcela giusto su un
campo di calcio. Ma se sul tavolo verde la partita è economica, noi italiani (e
noi sardi) possiamo anche non scendere in campo. È partita persa. In partenza.
Prendiamo l'agricoltura e partiamo dal latte vaccino.
Nel 1984 i grandi
produttori (in testa la Germania non ancora unita) si inventano le quote latte,
ovvero un tetto produttivo. Chi sfora, cioè chi produce più del dovuto, paga la
multa. Alle mucche italiane viene imposto, manco avessero un rubinetto, di
coprire la metà del fabbisogno del Bel Paese, in modo da dover importare il
resto dalla Baviera. La quota tedesca? In linea col suo fabbisogno e con
licenza di esportare. In tempi più recenti (2006) si mette mano allo zucchero.
Per rendere più concorrenziale il prezzo del prodotto comunitario nello
scacchiere mondiale, Bruxelles spazza via la metà della produzione europea,
penalizzando il sud del Continente. Villasor scompare così dalla geografia
della bieticoltura. La Germania mantiene le sue posizioni. E lo zucchero. Da
utilizzare anche per dare una veste alcolica al suo vino, come il bianco
Kabinett (nessun errore di battuta) o il rosso Dornfelder. In Italia lo
"zuccheraggio" è illegale, in Germania e in genere nel Nord Europa
no. La Politica agricola comune lo ha messo nel mirino da anni, ma i
negoziatori teutonici l'hanno sempre spuntata: per aumentare la gradazione
alcolica di uve che maturano al fresco, i vini si possono ancora correggere in
cantina. Il Mezzogiorno d'Europa, ben più vocato per le produzioni enologiche,
ha dovuto ancora chinare il capo. Subendo altre mille alchimie
tecnico-economiche (in realtà politiche) finalizzate, sempre e comunque, a
favorire chi produce il vino nelle fredde lande del Nord. È sufficiente
ricordare la politica degli espianti favorita da mamma Europa: in cambio di 30
denari, gli agricoltori sardi hanno cancellato migliaia di ettari di superficie
vitata. Oggi sono sì e no 25 mila, un terzo rispetto alla fine degli anni '80.
Vero è che oggi si produce molto meno ma si è guadagnato (enormemente) in
qualità. La crisi morde, tuttavia. E nell'isola delle duecento cantine (troppe,
davvero) c'è chi non riesce a vendere quel poco che produce. Il legislatore
comunitario viene in soccorso con un'altra perla, la "vendemmia
verde". Prevede un indennizzo per gli agricoltori che eliminano i grappoli
non ancora maturi, azzerando la resa. In Sardegna hanno aderito per fortuna
solo una trentina di produttori. L'obiettivo? "Contribuire a equilibrare
domanda e offerta nel mercato vitivinicolo comunitario per evitare crisi di
mercato e per accrescere il prodotto commerciabile". In pratica, ti pago
per mandare al macero il tuo prodotto. Cose già viste, purtroppo, in un Vecchio
Continente a guida tedesca. E non solo per lo spread. Meglio giocarci a calcio
con i tedeschi. Solo sull'erba vinciamo.
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