mercoledì 3 luglio 2013

III.VII.MMXIII — Deficit "a scatti"===(ANSA) E oggi quindi Barroso ha annunciato che ''quando la Commissione valutera' i bilanci nazionali per il 2014 e i risultati di bilancio del 2013, considerera' di consentire deviazioni temporanee del deficit strutturale dal suo percorso verso l'obiettivo di medio termine (per l'Italia e' il pareggio strutturale nel 2014-2015, ndr) fissato delle raccomandazioni specifiche per Paese''. Tale deviazione ''deve essere collegata a spesa pubblica su progetti co-finanziati dalla Ue nell'ambito della politica strutturale e di coesione, delle reti trans-europee e della 'Connecting Europe Facility' con un effetto nel lungo termine positivo, diretto e verificabile sul bilancio''.

Basilicata. Io lavoro per te, tu per me
Basilicata. Un nuovo portale per le imprese
L'UNIONE SARDA - Economia: In cinque anni fallite nell'Isola mille aziende
L'UNIONE SARDA - Economia: «Negli anni '70 le vigne erano il triplo»
Istat. Prezzi delle abitazioni (dati provvisori)
Commissione Ue, ok deviazione deficit per investimenti
Trst, oltrepadania est. «Tlt, l’Italia non può più far finta di niente»
Slovenia, Ernst&Young vede ancora due anni recessione
Accordo in Kosovo, cessano attività tribunali serbi a Nord


Basilicata. Io lavoro per te, tu per me
Scambio di manodopera nei campi per frenare la crisi
di MASSIMO BRANCATI
 Sopravvivono aggrappandosi a una tradizionale forma di collaborazione occasionale, quasi sempre a titolo gratuito. Intese familiari, amicali, scambio di manodopera, veri e propri hobby festivi, spesso per poche ore giornaliere, nei periodi della vendemmia, della raccolta delle olive e delle potature. Si tratta di piccolissime attività agricole della Basilicata nelle quali la frazionata ed atipica proprietà terriera non è mai riuscita in passato, ancora meno oggi, a garantire un effettivo utile aziendale, per la loro scarsa redditività.
 «Oggi, ancor peggio di ieri - dice Giovanni Miele, agricoltore di Melfi, proprietario di un vigneto - non riusciamo più nemmeno a coprire le spese fisse che annualmente gravano sugli appezzamenti». Nelle difficoltà ci si aiuta a vicenda. Mimmo Corona, di Candela, che ha un vigneto a pochi chilometri da quello di Miele, ha stretto un «patto» di solidarietà con il suo collega: nel periodo della vendemmia l’uno scende in campo per l’altro, accompagnato dai più stretti collaboratori. «Sì - dicono Miele e Corona - lavoriamo insieme prima in un vigneto e poi nell’altro. Senza chiedere nulla in cambio, ma solo per darci una mano reciprocamente. In questo periodo di crisi acuta se non facciamo così è la fine». Nelle rispettive «squadre» di aiutanti figurano molti pensionati, un particolare che rischia di creare qualche problema dal punto di vista burocratico. Questa forma di collaborazione volontaria spesso viene scambiata per «lavoro nero». Non a caso - spiegano Miele e Corona - molti pensionati hanno rinunciato a dare una mano alle microaziende in continua crisi. «È un danno per tutto il sistema. Soprattutto quando si parla di potature. Si tratta - aggiungono - di un’operazione colturale di particolare professionalità, che in campagna sanno fare in pochi e non certamente i giovani, impegnati in altri settori produttivi. Se non ci sono i nostri anziani a intervenire si andrà incontro al completo abbandono delle piante da potare». Il confine tra la collaborazione volontaria e il lavoro nero è molto flebile. Con i continui controlli anti-caporalato fioccheranno i verbali degli ispettori: «E questo - dicono Miele e Corona - potrebbe determinare la fine delle microaziende familiari, con l’incoltura degli appezzamenti. Ma forse non tutti sanno, neppure gli ispettori del lavoro, che la legge ci consente di scambiare manodopera». «Parlando di coltivatore diretto - spiega Miele - la normativa dice che è colui che si dedica abitualmente alla manuale coltivazione del fondo e/o all'allevamento del bestiame, coprendo almeno un terzo del fabbisogno lavorativo aziendale, quantificato in 104 giornate annue. Per realizzare lo scambio di manodopera non è tuttavia necessario che l'impegno lavorativo complessivo raggiunga le 104 giornate. A giustificazione della deroga alle norme sul collocamento, che altrimenti imporrebbero l'obbligo di assumere il vicino con un formale contratto di lavoro - conclude l’agricoltore lucano - la dottrina giuridica e la pratica agricola tengono conto che alcune lavorazioni (fienagione, mietitura, trebbiatura, vendemmia e via dicendo), dovendo essere eseguite in un breve tratto di tempo, richiedono un apporto operativo superiore a quello di cui dispone normalmente il coltivatore. Avviene, quindi, che la manodopera integrativa sia fornita, per le imprese agricole familiari, dai vicini, con il solo impegno di ricambiarla»

Basilicata. Un nuovo portale per le imprese
Dal web lo sguardo ai mercati internazionali
Sviluppo Basilicata dedica alle azienda lucane un sito in continuo aggiornamento per tenere sotto controllo i flussi di mercato
Le aziende lucane potranno accedere a un sito web su cui ottenere, in modo chiaro e costantemente aggiornato, dati sull'andamento dei mercati internazionali (dai prodotti maggiormente richiesti nelle varie aree del mondo ai bandi per le imprese, fino alla "mappa" delle fiere di settore): il portale www.sprintbasilicata.it è stato presentato stamani, a Potenza, dal presidente della giunta e dall’assessore regionale alle attività produttive, Vito De Filippo e Marcello Pittella, e dall’amministratore di Sviluppo Basilicata, Raffele Ricciuti.
Sul sito (a cui si accede attraverso una registrazione gratuita on line) sono state pubblicate in questa prima fase le sezioni “news”, “opportunità”, “mercati” e “fiere ed eventi”: sono disponibili anche informazioni sui progetti (appalti e bandi) che si intendono realizzare non solo in Italia, ma anche negli altri continenti, e sul regime fiscale in vigore nelle altre nazioni. Possono essere pubblicate anche richieste da parte di aziende estere su collaborazioni e necessità produttive.
L’aggiornamento del sito, realizzato da Sviluppo Basilicata, è completamente automatico, con contenuti tradotti in sei lingue diverse.
“La collocazione - ha detto De Filippo - nei mercati internazionali è la via giusta per consentire alle noste imprese per sopperire alla crisi dei consumi che nel nostro Paese, come anche in Basilicata, si riflette sul comparto produttivo”. Pittella ha poi detto che “la Regione scommette fortemente su questa iniziativa, che rappresenta un percorso strategico, perchè c'è una Basilicata che si muove verso i mercati e la competizione estera con ottimi risultati in termini di fatturato: c'è bisogno di guardare al mondo e noi abbiamo know-how ' prodotti di eccellenza che ci permettono di farlo”.
Ricciuti ha invece spiegato che “questo è uno dei pochi portali al mondo in grado di offrire un servizio del genere e di creare una rete immediata tra i mercati”. La Regione ha anche messo a disposizione 2,8 milioni di euro (1,2 direttamente con fondi propri e il resto dal ministero dello svilippo economico) per il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese.
mercoledì 03 luglio 2013 15:48

L'UNIONE SARDA - Economia: In cinque anni fallite nell'Isola mille aziende
03.07.2013
CNA. Pagamenti in ritardo La crisi è implacabile. Dal 2008 ad oggi in Sardegna sono fallite oltre 970 aziende registrate alle Camere di commercio. Soltanto nei primi cinque mesi del 2013, sono state ben 124 le imprese che hanno portato i libri in tribunale, sette in più rispetto allo stesso periodo del 2012 se si considera il complesso delle imprese iscritte a procedure concorsuali (fallimenti, liquidazione coatta, concordato o amministrazione controllata). Si tratta, in sostanza, di 1,3 imprese al mese ogni 10 mila attive iscritte ai registri camerali nel 2008 (da cui risultano esclusi liberi professionisti e imprese della pubblica amministrazione). L'ALLARME A lanciare l'allarme è la Cna sarda che ha rilevato come la congiuntura negativa regionale negli ultimi anni abbia fatto aumentare «vistosamente» il numero di procedure concorsuali, passate dalle 77 del 2008 e le 107 del 2009, alle 251 del 2012. «Stando ai dati in nostro possesso», spiegano in una nota Bruno Marras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario della Cna regionale, «alla fine dell'anno in corso le imprese in fallimento potrebbero ancora aumentare senza un adeguato supporto». I NUMERI Secondo l'indagine dell'associazione degli artigiani, il 46% dei fallimenti ha riguardato imprese di medio piccola dimensione (tra 2 e 9 addetti) e per quasi un terzo imprese con un unico addetto. Se si considera che il 96% delle imprese sarde ha meno di 9 addetti, in rapporto al 2008 è decisamente salita la percentuale di fallimenti tra le imprese con più di 9 lavoratori, arrivata al 4%: quasi 8 imprese al mese ogni 10 mila attive contro lo 0,6% tra le imprese più piccole. L'EDILIZIA La ricerca della Cna Sardegna evidenzia una situazione più grave per le imprese del settore edile. «È una cosa che non sorprende più di tanto», spiegano Marras e Porcu: «È dal 2005 che il comparto delle costruzioni ha iniziato a perdere investimenti». Nel 2011, secondo i vertici della Cna il calo è stato del 7% a valori reali e nel 2012 (-2,6%) si è raggiunto il minimo degli anni 2000, ma ulteriori flessioni sono attese anche per il 2013. «La percentuale di fallimenti tra le imprese edili nel periodo 2008-2013 è pari al doppio rispetto al resto delle imprese regionali (1,2% contro lo 0,6%)», sottolineano Marras e Porcu. «È una condizione che rischia di aggravarsi in autunno, visti i ritardi e la preoccupante lentezza con cui le pubbliche amministrazioni liquidano i crediti alle imprese e l'ingorgo che si creerà a fine anno con scadenze fiscali e contributive che si concentreranno a novembre e dicembre», concludono i vertici della Cna regionale

L'UNIONE SARDA - Economia: «Negli anni '70 le vigne erano il triplo»
03.07.2013
L'INTERVISTA. Gigi Picciau, decano degli enologi sardi, ripercorre i cambiamenti del mercato nell'Isola Il vino sardo è migliorato in qualità ma le quantità sono calate progressivamente negli anni. Gigi Picciau, decano degli enologi sardi ed ex presidente di Confagricoltura, ripercorre le tappe che hanno portato alla situazione attuale. «Ormai di espianti di vigne non se ne parla più», dice, ricordando che negli anni Settanta i vigneti in Sardegna erano circa il triplo degli attuali 28mila ettari. «Oggi due terzi del vino che consumiamo lo importiamo», aggiunge. Ma come? Il vino sardo non si esporta in tutto il mondo? «Questo è vero, ma produciamo ed esportiamo vino di buona qualità mentre importiamo vini comuni. E guai se non fosse così». Negli anni Settanta il rapporto era invertito. «Esattamente. La Sardegna ha esportato per anni vino sfuso in Francia, dove veniva utilizzato per dare corpo alle loro bottiglie, e nel Lazio, usato come prodotto da taglio. Oggi, i nostri vini da tavola più ordinari hanno un costo elevato e quindi vengono poco utilizzati per scopi di questo genere». Come mai la produzione in Sardegna si è ridotta così tanto: colpa dei contributi per l'espianto? «Tra gli anni Settanta e Ottanta, solo a Dolianova e Monserrato si otteneva quello che oggi viene prodotto, come quantità, in tutta l'Isola. Solo che si faticava sul mercato, i ricavi non aumentavano e così qualcuno ha pensato bene di prendere i contributi per estirpare le viti». Oggi le cantine producono per imbottigliare, non più per il vino sfuso. «Negli anni Ottanta si è iniziato a impiantare vitigni doc, cambiare la produzione. La qualità è migliorata con tecnica impiantistica e si è ridotta l'attività della cooperazione, che prendeva contributi per raccogliere ettolitri su ettolitri da vendere sfusi anche per la distillazione. Ora, tutto questo è venuto meno e così è cambiata l'attività in Sardegna». Sono arrivati i disciplinari di produzione e nuove cantine. «Le aziende sarde hanno iniziato a vivere di luce propria. Anche se non è che oggi si fatichi meno a vendere il vino». All'estero però è apprezzato. «Ma forse non si fa ancora abbastanza. Il mercato del vino è difficile e spesso la politica pensa di avere la chiave per dominarlo, mentre non ci riescono neanche gli operatori. Per giunta non si può pensare di vendere un vino solo perché è sardo. Oggi anche il Cile e la California producono ottimi vini, per cui convincere gli esportatori è più difficile». La sua ricetta? «Non so se sia meglio partecipare alle fiere, spendendo molto, oppure selezionare dieci giovani, a cui dare centomila euro ognuno all'anno, mandandoli in dieci differenti aree del mondo per “piazzare” il vino sardo. Secondo me questo metodo sarebbe più efficace, ma come ho già detto, il mercato non è facile neanche per chi vi opera».

Istat. Prezzi delle abitazioni (dati provvisori)
Nel primo trimestre 2013, secondo le stime preliminari, l'indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie sia per fini abitativi sia per investimento registra una diminuzione dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012.
Il calo congiunturale del primo trimestre, sebbene di ampiezza più contenuta rispetto ai precedenti, è il sesto consecutivo, mentre la flessione su base tendenziale (-5,7%) è la quinta consecutiva registrata dall'IPAB e accentua quella del quarto trimestre del 2012, quando era stata pari a -5,2%.
La flessione congiunturale più contenuta rispetto a quella del quarto trimestre 2012, quando era stata pari a -2,2%, è dovuta principalmente all'attenuazione della flessione congiunturale dei prezzi delle abitazioni esistenti (-1,1% da -3,3% registrato nel quarto trimestre 2012). È invece il secondo (e il più ampio mai registrato), dopo quello del terzo trimestre 2012, il calo congiunturale dei prezzi delle abitazioni nuove.
Per la prima volta da quando è iniziata, la flessione su base annua dei prezzi delle abitazioni è il risultato della diminuzione sia dei prezzi delle abitazioni esistenti (-7,7%) sia di quelle di nuova costruzione (-1,1%).
Quello dei prezzi delle abitazioni nuove è il primo calo tendenziale da due anni a oggi, mentre la diminuzione su base annua dei prezzi delle abitazioni esistenti è la sesta consecutiva e pur rimanendo ampia, mostra una lieve attenuazione rispetto a quella registrata nel quarto trimestre 2012.

Commissione Ue, ok deviazione deficit per investimenti
La Via, grazie alla flessibilità discesa del deficit "a scatti"
03 luglio, 13:33
BRUXELLES - La Commissione Ue ''consentira' deviazioni temporanee dal raggiungimento dell'obiettivo di medio termine'' che consentiranno ''investimenti pubblici produttivi'', cofinanziati dalla Ue. Lo ha annunciato il presidente Jose' Barroso e oggi il commissario Olli Rehn scrivera' ai ministri per spiegare il nuovo approccio.
 La Commissione, ha spiegato Barroso, ''ha esplorato ulteriori modi all'interno del braccio preventivo del Patto di Stabilita' (cioe' per chi e' sotto il 3% di deficit e quindi fuori da procedura, ndr) per realizzare investimenti pubblici non ricorrenti con un impatto provato sulle finanze pubbliche''.
 E oggi quindi Barroso ha annunciato che ''quando la Commissione valutera' i bilanci nazionali per il 2014 e i risultati di bilancio del 2013, considerera' di consentire deviazioni temporanee del deficit strutturale dal suo percorso verso l'obiettivo di medio termine (per l'Italia e' il pareggio strutturale nel 2014-2015, ndr) fissato delle raccomandazioni specifiche per Paese''. Tale deviazione ''deve essere collegata a spesa pubblica su progetti co-finanziati dalla Ue nell'ambito della politica strutturale e di coesione, delle reti trans-europee e della 'Connecting Europe Facility' con un effetto nel lungo termine positivo, diretto e verificabile sul bilancio''.
 ''E' una delle richieste del governo italiano che si concretizzano'', ha sottolineato Giovanni La Via, capogruppo Pdl al Parlamento europeo. ''Permettera' investimenti in infrastrutture perche' la discesa del deficit - spiega La Via - non dovra' piu' seguire una linea continua, ma potra' avere una progressione 'a scatti', alternando momenti di decrescita a momenti di stasi, con un grafico 'a scaletta'''.

Trst, oltrepadania est. «Tlt, l’Italia non può più far finta di niente»
Presentato nella nuova sede di Trieste Libera il dossier sulle «violazioni» compiute dallo Stato
Un dossier in cui sono state raccolte e spiegate nel dettaglio le violazioni commesse dall’autorità italiana nei confronti dei cittadini del Territorio Libero di Trieste nel corso degli ultimi 60 anni. Una denuncia ufficiale contenuta in un fascicolo denominato “Atto urgente di reclamo e messa in mora”, presentato nei giorni scorsi al Governo italiano reo di aver violato il mandato fiduciario di amministrazione civile provvisoria del Tlt, conferito con il Memorandum di Londra, in esecuzione del Trattato di Pace di Parigi.
È l’ultima azione portata avanti dagli esponenti del movimento Trieste Libera, che hanno esteso l’atto anche a tutte le amministrazioni locali dello Stato italiano operanti nella zona A del Tlt e che, attualmente, è in fase di trasmissione al Consiglio di Sicurezza e ai Paesi membri delle Nazioni Unite, al Parlamento e alla Commissione europea.
«È un atto giuridico di grande rilevanza in cui sono evidenziate le violazioni perpetrate dallo Stato italiano fin dal 1954, quando attraverso una sovranità autodichiarata si è di fatto imposto come stato occupante di questo territorio», ha spiegato Roberto Giurastante di Trieste Libera, durante un affollato incontro tenuto nella nuova sede del Movimento di piazza della Borsa 2: movimento che gode di una “vetrina” importante nel palazzetto liberty firmato da Max Fabiani. «Portiamo avanti questa battaglia da un anno e mezzo - ha proseguito Giurastante - e dopo aver interpellato senza successo l’autorità giudiziaria, l’unica soluzione era investire della questione il Governo italiano». Nel documento, Trieste Libera propone anche soluzioni: nello specifico, viene precisato che il Governo italiano dovrà riconoscere ed esercitare il proprio mandato fiduciario evitando ogni genere di confusione tra il Territorio Libero di Trieste e lo Stato Italiano, oppure, in caso di impossibilità dovuta a conflitti di interesse, rimetterlo nelle mani degli stati affidatari, Usa e Gran Bretagna, che a loro volta potranno chiamare in causa direttamente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che potrà decidere di esercitarlo in proprio o delegare l’amministrazione del territorio ad un’altro stato che, nei suggerimenti di Trieste Libera, potrebbe essere individuato nell’Austria.
«Questo atto diventa uno strumento forte che tutti i cittadini del Tlt potranno utilizzare per opporsi ad ogni violazione o azione intimidatoria da parte dell’autorità italiana - ha concluso Giurastante -. L’Italia non potrà più far finta di niente e dovrà prendere atto di queste accuse di violazione del diritto internazionale. In modo particolare quelle riguardanti l’esproprio forzato dei beni pubblici demaniali di Trieste e del suo Porto Franco Internazionale: una truffa colossale da decine di miliardi di euro che ha provocato l’attuale situazione disastrosa del Porto e di cui ora l’Italia dovrà rendere conto».
Pierpaolo Pitich

Slovenia, Ernst&Young vede ancora due anni recessione
'Ma nonostante difficolta' Lubiana puo' farcela da sola'
03 luglio, 12:57
(ANSA) - LUBIANA - L'agenzia Ernst&Young ha pubblicato le previsioni sulla crisi slovena, secondo le quali per il 2013 e' attesa una contrazione del Pil del 4,9%, per il 2014 una nuova recessione del 2,9%. Una prima crescita, che e' prevista per il 2015, dovrebbe attestarsi all'1,1%. Nonostante questi dati, Ernst&Young dichiara che la Slovenia potra' uscire dalla crisi senza aiuti esterni.
 I settori che subiranno le contrazioni maggiori sono quelli degli investimenti (11,1% nel 2013 e 5,5% nel 2014) e la spesa privata dei cittadini (6,7% nel 2013 e 2,5% nel 2014). Non sono promettenti nemmeno le previsioni per quanto riguarda l'export, il motore dell'economia slovena: nell'anno in corso dovrebbe calare del 2,5%, nel 2014 di un ulteriore 1,7%. Le stime negative valgono anche per il tasso di disoccupazione che dovrebbe raggiungere il 13,9% nel 2013 e il 14% nell'anno successivo. Il deficit dovrebbe, secondo Ernst&Young, attestarsi al 9,6% del Pil nel 2013 e calare poi al 4,4% nel 2014, mentre il debito pubblico dovrebbe salire al 70,4% del Pil entro quest'anno e al 75,4% nel 2014. (ANSA).

Accordo in Kosovo, cessano attività tribunali serbi a Nord
A Bruxelles prosegue negoziato delegazioni tecniche
03 luglio, 13:01
(ANSA) - PRISTINA/BELGRADO - Cessa da oggi l'attivita' dei tribunali serbi nel nord del Kosovo, sulla base dell'accordo fra Belgrado e Pristina del 19 aprile scorso. Lo riporta la stampa locale, sottolineando come si tratti di un ulteriore passo verso l'abolizione delle strutture parallele di governo mantenute finora da Belgrado nel nord del Kosovo a maggioranza di popolazione serba. D'ora in poi i serbi del Kosovo non potranno piu' rivolgersi ai tribunali serbi ma dovranno presentare le loro istanze a quelli kosovari.
 Nei giorni scorsi, sempre sulla base dell'accordo sulla normalizzazione delle relazioni raggiunto dai premier serbo e kosovaro con la mediazione Ue, erano stati chiusi i posti di polizia serbi nel nord del Kosovo.
 Negoziati a livello tecnico proseguono a Bruxelles fra le delegazioni di Belgrado e Pristina per risolvere i contenziosi ancora in piedi nei settori dell'energia, delle telecomunicazioni, dell'amnistia, delle elezioni locali. Un nuovo incontro fra i premier Ivica Dacic e Hashim Thaci - che dovranno dirimere le questioni non risolte ad opera dai negoziatori - e' in programma a Bruxelles l'8 luglio prossimo.
 La piena attuazione dell'accordo del 19 aprile e' stata chiesta dalla Ue per aprire in gennaio i negoziati di adesione con la Serbia e per l'accordo di associazione col Kosovo.
 (ANSA).

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