La generazione della spazzatura cresciuta a pane ed emergenza
Rifiuti da esportare, i «ma» di Vendola
Calabria. La stagione 2011 può dirsi ormai fallita
Lombardo: «Il Governo ci mette le mani in tasca. La manovra? Un vero massacro»
La generazione della spazzatura cresciuta a pane ed emergenza
A dieci anni sanno già tutto di riciclo, termovalorizzatori, raccolta differenziata. E sognano di ripulire la città
NAPOLI— «Mamma, mamma ma qui non c’è l’immondizia?». «Sì, amore, qui non c’è». «Mamma e perché qui non c’è?» . Ecco, alla seconda domanda sfido qualsiasi genitore napoletano a trovare una degna risposta. Il «qui» dei bimbi nati sotto i cumuli d’immondizia, e non romanticamente sotto i cavoli, è ovunque in Italia e nel mondo. Ovunque fuorché Napoli e in provincia.
LA «GENERAZIONE G» - La chiameremo generazione G (da garbage, spazzatura in inglese). Nata e cresciuta in piena emergenza, a partire dal 2000. Negli occhi di questi piccoli cittadini ci sono cassonetti stracolmi, nelle narici il fetore nauseabondo, nelle orecchie il suono delle sirene dei vigili del fuoco, nei polmoni diossine sprigionate dai roghi. Nel cervello l’assuefazione, nell’anima il desiderio di una normalità solo percepita, mai conquistata. Simbolico lo scatto pubblicato la scorsa settimana sulla prima pagina speciale del Corriere del Mezzogiorno. Due scugnizzi giocano con e nei rifiuti. Un pugno nello stomaco. «Mia figlia ha undici anni— racconta la segretaria Cisl, Lina Lucci —, ha scoperto l’anno scorso in Trentino, a Levico, queste macchine chiuse ermeticamente. Erano cassonetti, ovviamente. Che si aprivano una volta digitato un codice, così si sa con precisione quanti rifiuti produci e la Tarsu si paga in base al consumo reale, non presunto. Era sconvolta. Quest’anno ad Atene, la stessa scena. Aveva sentito della crisi economica, pensava di trovare un paese povero e sporco, un paradiso di pulizia rispetto a Napoli» .
CI CHIAMANO «COLEROSI» - Cos’è che non tollera un undicenne napoletana? «Di andare in vacanza ed essere offesa: colerosa. È successo a mare e i cugini hanno reagito. La verità è che vogliono da noi adulti un impegno maggiore e una persona perbene non può tirarsi indietro» . I ragazzini napoletani sono nativi-differenziati. «Maniacali, tra un po’ differenziano anche noi» . Maria Esposito è una giornalista, mamma di un diciottenne e un dodicenne. Ebbene è il secondo a darle filo da torcere. «Lui crede nella differenziata. Ieri per distrazione stavo gettando delle bucce d’arancia nel sacco dell’indifferenziato, mi ha redarguito per un’ora. Lava prima di gettare via bottiglie, scatolette di tonno, barattoli di yogurt. La verità è che questa sensibilità appartiene più a lui, nato in questo disastro, che a noi. E non ci sta e vuole che le cose cambino. È arrabbiato con chi brucia l’immondizia, e mi dice: mamma è meglio un termovalorizzatore fatto per bene che i rifiuti in strada. Ha solo dodici anni e sa cos’è un termovalorizzatore». Ugo de Luca è un chirurgo pediatrico papà di tre ragazzi. È il piccolo, il dodicenne, che vuole andar via. «Quando vede realtà diverse si rende conto che viviamo in una situazione deprimente. Noi tutti ci abbiamo provato, ma la città è peggiorata. A questo punto mi auguro anch’io che vadano via» .
RIFIUTI E MALATTIE - Da medico, oltre che da padre, lancia però un allarme: i rifiuti al di sopra del manto stradale sono un problema, ma come chirurgo so che i danni più gravi alla salute vengono dai rifiuti tossici sotterrati nelle campagne. Ieri ho operato una bambina di tre anni per una malformazione della tiroide. La prima cosa che ho fatto, e faccio ormai sempre, è chiedere ai genitori dove vivessero. Stupiti per la domanda, mi hanno risposto: ad Aversa. Non è un caso. Ne ho operate almeno 150 di queste malformazioni e i bambini vengono sempre da quelle zone, dal Casertano, dall’area a Nord di Napoli. L’immondizia per le strade è una macchia su un vestito, ma quella sotto terra incide sulla vita. Eppure nessuno ha interesse a dirlo. Tutti tacciono». Francesca Betta è docente alla Parthenope, mamma di due bimbe: «In parte sono abituate. Napoli per loro, da quando sono nate, è con la spazzatura in strada. Qualche giorno fa, però, siamo incappate nella rivolta degli abitanti di Agnano. Mia nipote ha cominciato a piangere, mia figlia, la piccola, terrorizzata. Ma io quei cittadini li capisco perfettamente, capisco il loro disagio. Tant’è che, dopo poco, ci hanno fatto passare creando un varco nella spazzatura. La verità è che finché si è Napoli, si sopporta, ma quando si va via non si vuole più tornare. Ho amici che si sono trasferiti a Madrid, ebbene il figlio non vuol venire a Napoli neanche in vacanza» . Cosa accade in una normale casa partenopea? «Si separa ciò che si consuma. Mia madre soffre a differenziare, per le bimbe è normale. Il problema è che, però, non vedono i risultati di tanto lavoro» .
QUELLI CHE SOGNANO DI RIPULIRE LA CITTA' - Lia Polcari è la proprietaria di Evaluna, storica libreria di piazza Bellini. Mamma di un peperino di 7 anni mezzo, che «avverte talmente tanto la questione che ha un sogno: diventare presidente di Napoli per pulirla e per ridarle il mare. Non sindaco, proprio presidente. Ha una coscienza civica che io non ho mai avuto, che la mia generazione non ha mai avuto. Ogni tanto, quando è stanca, mi dice che finite le elementari vuole andare via da Napoli. Un bimbo, a quell’età, dovrebbe sognare altro, ma a Napoli è condizionato da ciò che vede, da una città amata e odiata al tempo stesso. Che non gli offre gli stessi diritti dei suoi coetanei. Si meraviglia ancora quando vede qualcuno che butta qualcosa a terra, vorrebbe regole. È nata con la spazzatura, ma non è assuefatta». Pasquale Rossi, docente al Suor Orsola Benincasa, è un papà più disilluso: «I miei due figli non notano che le altre città sono pulite. No, notano solo che Napoli è sporca. E che non ci sono turisti come altrove. A Procida stiamo andando tutti a scuola di differenziata, ma abbiamo un obiettivo e vediamo che ci sono risultati. A Napoli mi chiedono sempre che fine farà. E noi genitori tentiamo una risposta, ma sono tre anni che diamo sempre la stessa. Fa rabbia. È come se avessimo una cicatrice sul volto, resta lì, non si può rimarginare» . L’avvocato Roberto Spagnuolo Vigorita ha due figli di 6 e 4 anni: «Il grande, in piena emergenza rifiuti, mi ha proposto: papà andiamo a vivere in campagna, tu diventi panettiere noi siamo sereni. Sembra ridicolo e anacronistico il loro senso estetico oltre che civico. Se il fioraio sotto casa la sera lascia i cartoni e i fiori secchi a terra lo riprende. La verità è che bambini sono più lucidi di noi, fanno analisi e annotazioni più intelligenti. E perché no, sanno anche trovare le soluzioni più adatte».
LA CRISI NEI QUARTIERI A RISCHIO - Gli scugnizzi che ballano sulla mondezza potrebbero essere gli alunni di Teresa De Vivo, insegnante a Fuorigrotta e utenza media del rione Traiano: «L’emergenza rifiuti non si vive male solo a Chiaia o Posillipo. Anzi, i ragazzini dei quartieri cosiddetti a rischio sono i più feroci, vorrebbero un esempio, autorevolezza. Noi a scuola facciamo la differenziata, ma quando diciamo ai bambini che devono farla anche a casa mi rispondono: che la faccio a fare se va a finire tutto nello stesso cassone? Hanno diffidenza verso le istituzioni. E vivono male quello che vedono in tv. Danno la colpa al mondo degli adulti» . Ma loro, i ragazzini della generazione G, cosa farebbero? «Maestra, tutti in galera, questo mi rispondono. Ma se sollecitati sono i primi a rispettare le regole. E soprattutto a portarle a casa, perché diventano giudici impietosi dei loro genitori. Ma che magone portarli in gita e vedere le loro facce: maestra ma qui le strade sono pulite e nessuno protesta. Questo significa che non vogliono andar via e questa è la nostra fortuna, ma anche l’impegno più gravoso per noi che dobbiamo restituire loro diritti e regole» . Coraggio il meglio è passato, diceva impietoso Flaiano. Ma un bimbo non lo penserebbe mai. Nota dell’autrice: lo scatto pubblicato in pagina è opera di due bambini, di 7 e 10 anni, che a Barcellona, tra Messi e Gaudì, hanno preferito immortalare i lindi cassonetti per la differenziata. Per i miei figli sono i contenitori della normalità.
Simona Brandolini
Rifiuti da esportare, i «ma» di Vendola
«Voglio dare solidarietà alla Campania. Ma voglio tutelare anche la salute delle popolazioni pugliesi»
NAPOLI - C’è un “ma” che preoccupa i napoletani, anzi ce ne sono due, nelle parole con le quali Nichi Vendola commenta il decreto sui rifiuti varato dal governo. Parole rilanciate pochi minuti fa dall’agenzia Dire: “Il decreto sui rifiuti della Campania – commenta il governatore della Puglia - è la conferma dell'incapacità del governo di assumersi delle responsabilità. Il governo Berlusconi subisce i veti della Lega che mettono in discussione l’idea stessa del Paese, l’idea stessa dell'Italia. A fronte dell’emergenza nazionale, i leghisti impediscono all’Italia di esistere e di svolgere un compito che è dovere: quello della solidarietà. Quel decreto è abbastanza vergognoso - aggiunge il leader di Sel - perchè di fatto scarica sulle regioni limitrofe il problema”. Poi arriva il doppio “ma”: «Io voglio dare e fare solidarietà alla Campania. Ma voglio tutelare anche la salute delle popolazioni pugliesi. Io voglio dare e fare solidarietà alla Campania ma dentro un quadro di solidarietà del Paese Italia». Quei due “ma” potrebbero significare che non è detto che la riapertura delle frontiere pugliesi alla spazzatura campana sia così scontata…
Carlo Tarallo
Calabria. La stagione 2011 può dirsi ormai fallita
02/07/2011
di ROCCO SICOLI*
L'estate sta finendo, o forse come possono confermare gli esperti di turismo è già finita per la Calabria di quest'anno, per i tour operator, per le strutture ricettive, per i commercianti e per il nostro patrimonio artistico. Le prenotazioni, quelle che fanno economia, e bastano pochi mesi di lavoro all'interno di un tour operator per capirlo, si fanno al massimo ad aprile, concedendo maggio ai ritardatari. Quindi, arrivare a giugno con gli alberghi vuoti, o comunque con un numero di presenze in forte calo su tutto il territorio regionale, vuol dire che la stagione turistica attuale è fallita. Caminiti (Presidente) di FederAlberghi ha più volte sottolineato: bisogna aprire un tavolo per il turismo e fare una programmazione almeno a 5 anni, perché il turismo fatto bene, come ogni impresa che si rispetti, ha bisogno di un piano quinquennale quanto meno, dove si mettano sul tavolo investimenti, risorse, ma soprattutto gli obiettivi che si vogliono raggiungere e il target turistico che bisogna “attaccare”. Anche Puglia e Sicilia sentono la crisi, d'altronde come potrebbe essere altrimenti, visto il panorama desolante a livello economico e finanziario di tante famiglie italiane ed europee, ma non fanno registrare il tracollo segnalato in Calabria. E come dimostrano anche le parole del sottosegretario all'economia, Antonio Gentile il problema è di attrattività, di comunicazione. Insomma, la Calabria non riesce a conquistare il grande pubblico, non “arriva”, pur avendo immense risorse ambientali e culturali, e questo dovrebbe far riflettere, rovesciando tutto l'impianto turistico/promozionale attuale, per cominciare una partita tutta nuova con nuovi attori, nuove idee e nuovi (e migliori) risultati. D'altronde il rapporto di FederAlberghi che tanto clamore ha suscitato, non fa altro che mettere nero su bianco quello che si vede nelle nostre realtà. Da Amantea a Soverato, passando per località del crotonese e del reggino, la desolazione dei centri urbani, le strutture semivuote, i luoghi d'arte silenziosi come nella più cupa giornata invernale, le facce dei commercianti e persino dei baristi danno la dimensione della paura (ormai certezza, inaccettabile) del fallimento turistico della stagione 2011. Ma era prevedibile questa situazione? Paradossalmente verrebbe da dire di sì. Non vi sono mai stati interventi strutturali volti a tutelare e valorizzare il nostro patrimonio, né tanto meno per rendere il turismo una vera e propria industria con una propria filiera e una propria “rete sociale”; tutto è stato lasciato alla buona volontà dei singoli imprenditori, e soprattutto, all'amore per la propria terra dei “calabresi di ritorno”, che tradizionalmente rianimano i centri calabresi trascorrendovi le proprie ferie e portando anche un impulso economico all'economia locale. E che negli anni hanno coperto, la mancanza del vero turismo, quello “degli stranieri” e dei visitatori, ben diverso da quello degli indigeni costretti all'emigrazione. Peccato che anche tutto ciò stia svanendo sotto il peso della crisi, ma soprattutto per il passaggio da una classe all'altra. Infatti, i padri e le madri calabresi degli anni '80, stanno lasciando spazio ai propri figli 30enni e 40enni, molti dei quali giovani professionisti affermati, che non hanno quella “passione sfrenata” per la propria terra in grado di far mandar giù la Salerno-Reggio, un ambiente violentato, beni culturali lasciati perire e strutture carenti, non tanto nell'edilizia e nei servizi, quanto nel personale poco formato, poco avvezzo alla gentilezza e alle lingue straniere. E così, anche loro ripudiano le vacanze in Calabria, dove per un giorno di relax, bisogna pagare dazio e far finta di non vedere molte cose; ed optano per mete più tranquille ed attrattive. Forse bisogna ripartire da questa punizione della seconda generazione di calabresi al nord, per comprendere che dobbiamo invertire la rotta e riportare a galla questo meraviglioso Nautilus chiamato Calabria, prima che si incagli in un abisso da cui sarà poi impossibile tirarlo fuori. Dovremmo, fare atto di umiltà tutti e chiedere innanzitutto a loro: “Perché non tornate in Calabria?”. Bisogna ripartire, chiamando attorno ad un tavolo le migliori professionalità della nostra Regione, e di quelle regioni che del turismo hanno fatto industria stabile e duratura nel corso dell'anno. Bisogna dare spazio ai creativi, quelli veri, per trovare nuove strade di comunicare la Calabria e la calabresità nel terzo millennio, sui nuovi media e con i nuovi media. Dobbiamo creare un immaginario attraente della nostra terra, che oggi purtroppo non esiste. Bisogna riconoscere le eccellenze e rivalutarle, in maniera saggia, perché qui è nata la civiltà, non il qualunquismo, qui c'è la cultura non l'irriverente dismissione di essa. Presidente Scopelliti “occupi” di nuovo il Centro Agroalimentare di Lamezia, come ha fatto il 26 marzo per la sua Next. Ma questa volta metta assieme le esperienze e le professionalità della Calabria migliore, sieda in prima fila e le lasci parlare e confrontarsi. Sicuramente, da una giornata di serio confronto tra i diversi attori della Regione, il nostro turismo potrà ripartire. E se questa convocazione non dovesse arrivare dalle istituzioni, perché gli stessi operatori di tutti i settori coinvolti nel turismo, dagli albergatori ai commercianti, passando per le associazioni culturali e gli esperti di comunicazione e promozione, non si autoconvocano (magari con il patrocinio di un comune o di un ente che metta a disposizione più sale per la discussione); sicuramente da questo mix di competenze potrebbe nascere una proposta strategica concreta e legata al territorio da sottoporre alle istituzioni.
*Associazione “Io resto in Calabria”
Lombardo: «Il Governo ci mette le mani in tasca. La manovra? Un vero massacro»
Al leader di Mpa replica Forza del Sud: «E' capace soloa mandare invettive, finora da lui nessuna proposta»
CATANIA - «Il governo nazionale coniuga il verbo del risanamento mettendo le mani in tasca ai siciliani e all’intero Mezzogiorno mentre insiste con un federalismo ingiusto e penalizzante per il meridione, riducendo al minimo le perequazioni». Parola di Raffaele Lombardo, governatore siciliano. Commentando le prime analisi sull’impatto previsto dopo la manovra concepita dal governo nazionale.
«EFFETTI MICIDIALI» - «La manovra da 47 milioni di euro - aggiunge il governatore - dispiegherà effetti micidiali su bilanci della Regione, delle Province regionali e dei Comuni che verranno letteralmente falcidiati rendendo arduo il risanamento che stiamo portando avanti tra mille difficoltà. Una vera e propria mazzata. Mi chiedo dove si trovavano i ministri e i parlamentari siciliani quando sono stati approvati questi decreti. Oggi più che mai occorre che le Regioni del Sud facciano fronte comune». Secondo il presidente della Regione, «la decurtazione delle risorse graverà soprattutto su Sicilia e Sardegna: il fondo sperimentale di riequilibrio e il fondo perequativo, previsti dal decreto sul federalismo municipale, sarà ridotto di 3 miliardi, sempre nel biennio 2013-2014, rendendo squilibrato un federalismo fiscale già penalizzante per il Mezzogiorno e le sue isole».
TAGLI A COMUNI E PROVINCE - «Comuni e province siciliane - prevede il governatore - dovranno rinunciare nel 2013-2014 a circa 3,5 miliardi di trasferimenti perequativi. Dalle simulazioni preparate dagli uffici risulta che gli obblighi di miglioramento del saldo fra entrate e uscite ammontano, per la sola Regione siciliana, a oltre 2 miliardi che si sommano ai 600 milioni già previsti della precedente manovra 2010 e al miliardo di euro di tagli sul programma Fas assegnato alla Sicilia, cifra che si raggiunge con l’ulteriore decurtazione di 360 milioni, e siamo a quasi 3,6 miliardi. Se a questo sommiamo poi i tagli per comuni e province regionali, per il periodo 2011-2014, superiamo complessivamente i 7 miliardi di riduzioni di risorse statali per i siciliani. È un massacro non possiamo subirlo».
LA REPLICA DI FDS - «Qual è la ricetta di Lombardo per il risanamento dei conti pubblici?», chiede il coordinatore regionale di Forza del Sud, Pippo Fallica, componente della Commissione bilancio della Camera. «Del presidente della Regione siciliana - prosegue Fallica - conosciamo solo le invettive contro il governo nazionale e i proclami alla mobilitazione, ma di proposte emendative nemmeno l’ombra, le soluzioni alternative non vengono contemplate nel vocabolario lombardiano. L’ennesima occasione persa da parte del leader del Mpa per coniugare la giusta protesta, che noi di Fds condividiamo, con la doverosa proposta. Fds ha chiaro il quadro sul quale intervenire, affinchè la pesante manovra che l’Europa ci chiede non gravi eccessivamente sui territori del Sud Italia. Presenteremo in Parlamento alcuni emendamenti al testo su aspetti specifici: creazione di un fondo di rotazione per la progettazione di opere pubbliche al Sud Italia finanziato dal Cipe, questo per rendere concreta l’utilizzazione dei Fas; cessione del credito a favore dell’Inps affinchè le imprese possano ottenere il Durc che permette loro di poter lavorare per la pubbliche amministrazioni; applicazione della legge-obiettivo alle opere pubbliche incompiute. Proposte concrete, in linea con i nostri principi di perequazione infrastrutturale e semplificazione burocratica».
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