“Un paese di merda”. L’Italia si indigna per la sparata di Berlusconi
Manovra, governo rilancia aumento Iva. Venturi, "è un errore perchè allontana la crescita"
Corteo di protesta contro il Governo
Se l'Italia è un Paese per giovani
Attenzione ai saldi
Lecce. Piattaforma al largo del Salento. Scatta l'allarme trivellazioni
Spagna, per Zapatero era a un passo dal salvataggio
Crisi: Italia e Grecia preoccupano Spagna
Eurozona: per Ubs uscita da euro costerebbe 9.500-11.500 euro a persona“Un paese di merda”. L’Italia si indigna per la sparata di Berlusconi
– 2 settembre 2011
Pubblicato in: Germania
[Articolo originale "Italien empört sich über Berlusconi-Tirade"]
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
“Un paese di merda”. L’Italia si indigna per la sparata di Berlusconi
Silvio Berlusconi ha scosso l’Italia con l’ennesimo scandalo. Ha pagato un imprenditore mezzo milione di euro per dichiarare il falso ed ha insultato il suo paese dandogli del “paese di merda”. Il Primo Ministro è sotto pressione da tutti i fronti, che siano gli elettori, gli inquirenti o i custodi dell’euro.
Roma – Cose che si dicono alla sera, quando si è stanchi. Così il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi giustifica l’ultimo scandalo che ha provocato. Solo che il politico, ben noto per le sue uscite infelici, questa volta ha offeso i suoi concittadini con parole decisamente pesanti. In un’intercettazione telefonica avrebbe detto: «tra pochi mesi me ne andrò lontano da questo paese di merda che mi fa venire da vomitare.»
La conversazione è stata resa pubblica giovedì, mentre Berlusconi si stava recando alla conferenza sulla Libia a Parigi. Il suo sorriso congelato durante la riunione potrebbe non essere da ricondurre ai numerosi interventi di chirurgia facciale. Perché la sua sparata si è diffusa rapidamente nel paese. La sera il premier ha cercato di placare gli animi, come riferiscono i giornali italiani. “Questa è una di quelle cose, che si dicono al telefono la sera tardi, in un momento di rilassatezza e con un sorriso”, si è affrettato a spiegare il settantaquattrenne.
L’opposizione schernisce subito: se Berlusconi ha definito l’Italia «paese di merda», “evidentemente si è guardato allo specchio e ha descritto se stesso “, ha detto Antonio Di Pietro, uno dei critici più severi e leader del partito “Italia dei Valori”. Il deputato dell’opposizione Aldo Di Biagio ha definito inevitabile, dopo 17 anni di dominio berlusconiano, che il “liquame” abbia allagato l’Italia. Se volesse andarsene, sarebbe la soluzione migliore. “Ma dovrebbe farlo rapidamente”.
E invece no, il Cavaliere ha promesso che non lascerà ancora la sua patria: “resterò qui per cambiare questo paese”. Negli ultimi anni ci è riuscito, ma non certamente in meglio, come dicono i suoi detrattori. Nel 2008 Berlusconi ha assunto per la quarta volta la carica di Primo Ministro, allora il debito nazionale era al 103,6 per cento del prodotto interno lordo. Ora è salito a 120 per cento. L’economia è scesa del cinque per cento nel 2009, ma nel 2010 c’è stato un lieve incremento.
Scappatelle sessuali e gaffes
Berlusconi a luglio ha reagito con un pacchetto di austerità preparato in fretta e furia, al quale ne è seguito un secondo ad un solo un mese di distanza. Piani poco ambiziosi, dicono gli esperti. Pochi giorni fa, inoltre, ha ritirato alcuni misure previste per il risanamento del bilancio: la tassa speciale (il cosiddetto «contributo di solidarietà», ndt) per i redditi più alti è stata cancellata. Ma venerdì sono arrivate nuove pressioni da Francoforte. Il Presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha esortato Roma ad adottare riforme strutturali e a rispettare le promesse di risparmio.
E ai problemi economici si aggiunge l’ultimo scandalo. Perché l’intercettazione telefonica non è che l’ultimo episodio del dramma, apparentemente senza fine di Berlusconi, fatto di scappatelle sessuali, di gaffes e strani flussi di denaro.
Silvio Berlusconi: partita finale del Cavaliere
La conversazione avrebbe avuto luogo il 13 luglio attorno alle 23, quando Berlusconi ha telefonato al direttore di un giornale online, Valter Lavitola. Su di lui sta indagando la magistratura italiana, perché, insieme all’imprenditore Giampaolo Tarantini e alla moglie di quest’ultimo, avrebbe estorto danaro a Berlusconi. Si sospetta che Berlusconi abbia pagato a Tarantini mezzo milione di euro per testimoniare il falso.
Tarantini e sua moglie giovedì sono stati arrestati e le storie di festini selvaggi del Primo Ministro degli anni scorsi sono tornate a riempire le colonne dei quotidiani. Nel 2009 Tarantini dichiarò di aver pagato circa 30 donne che avrebbero partecipato ai festeggiamenti sfrenati del Primo Ministro offrendo prestazioni sessuali.
“Giusto far cassa con papi”
Il settimanale «Panorama» riferisce che Tarantini avrebbe ricevuto mezzo milione per dichiarare agli inquirenti che il Primo Ministro non sapeva che le donne fossero retribuite. Il pubblico ministero di Napoli sta indagando.
Dopo la storia degli scandali sessuali l’opposizione aveva chiesto le dimissioni di Berlusconi, perché con i suoi scandali si era reso “ricattabile”. Il Premier stesso, che coltiva ampiamente la sua immagine di macho, ha sostenuto a più riprese di non aver mai pagato per fare sesso.
Nell’aprile 2011 è iniziato un processo a carico del Primo Ministro italiano per i suoi scandali sessuali. Gli atti processuali hanno svelato agli italiani un’immagine devastata dell’anziano politico: un sovrano in una gabbia dorata, ricattato, affiancato da escort pronte a trarre profitto dalla sua solitudine e dal suo potere. Che dormono con lui, come risulta dai verbali, per poi fare «giustamente cassa». Lo chiamano «Papi».
Che schifo!
Gli scandali personali non sono più scindibili dal politico Berlusconi. I suoi indici di popolarità sono crollati. I suoi avversari lo accusano di essere responsabile della rovina dell’Italia: declino della cultura politica, degrado delle donne, imbavagliamento della magistratura.
Infatti il governo Berlusconi ha sistematicamente tentato di minare l’indipendenza della magistratura. Giudici e pubblici ministeri vengono insultati e ridicolizzati da lui e dai suoi seguaci. Alle autorità giudiziarie vengono tagliate le risorse per le indagini, così come personale, auto di servizio e viaggi. La sua opinione sulla magistratura il Presidente del Consiglio l’avrebbe resa nota anche nel corso di una conversazione telefonica intercettata: «sono così trasparente, così pulito nelle mie cose (…) A me possono dire che scopo, è l’unica cosa che possono dire di me (…) Che mi mettano delle spie. »
Gli italiani non sembrano più essere sorpresi dagli ultimi intrecci, anche se piuttosto amareggiati.”Berlusconi è un premier che, a causa delle sue pubbliche mancanze e degli eccessi della sua vita privata, si espone costantemente a un gruppo di criminali che può intimidirlo”, riferisce il quotidiano italiano “La Repubblica”. In un blog del quotidiano, il commentatore è anche più esplicito: “diciamo la verità! Berlusconi ha corrotto e sporcato tutto ciò che ha toccato: l’mprenditoria, il calcio, la politica e la vita personale, piena di amici pagati. Che schifo!”
Il “Corriere della Sera” scrive rassegnato che, mentre la crisi ribolliva, Berlusconi era, evidentemente, «distratto». Il Primo Ministro ricattato dovrebbe dunque rispondere non solo di una crisi di governo, ma anche della perdita di credibilità dell’Italia sul piano internazionale.
Manovra, governo rilancia aumento Iva. Venturi, "è un errore perchè allontana la crescita"
"Il ventilato aumento dell’Iva di un punto non farebbe altro che allontanare la crescita, deprimendo ancora di più i consumi. Un onere sulle famiglie ed un freno per l’economia che fanno di questa manovra sempre di più un cane che si morde la coda: ovvero si decidono sacrifici seri per far superare un momento di grande difficoltà, ma poi si mettono paletti sempre più stretti alla ripresa dell’economia". Lo afferma in una nota Confesercenti il presidente Marco Venturi.
"Ogni aumento dell’Iva si va a sommare ai recenti rialzi delle materie prime che a sua volta stanno surriscaldando l’inflazione: questa è la prova che si sta imboccando una via ad alto rischio. Fra l’altro si dimentica che fra le prime vittime della misura ci sarà il turismo che invece deve confrontarsi con concorrenti internazionali diretti che godono di un’Iva mediamente più bassa. Serve un ripensamento che deve fare chiarezza su un nodo che invece si continua ad evitare: quello del taglio delle spese, degli sprechi, della miriade di realtà istituzionali".
Corteo di protesta contro il Governo
Mutande lasciate davanti Banca d'Italia
Organizzata dal sindacato Usb in piazza Sant'Oronzo
«La scelta di manifestare in Salento è stata simbolica»
LECCE - Mutande davanti alla Banca di Italia, per dire no alla manovra finanziaria. Manifestazione colorata questa mattina in piazza Sant'Oronzo, a Lecce, organizzata dalla Usb. Centinaia di lavoratori hanno lanciato mutande sugli scalini della Banca di Italia. «Abbiamo scelto il territorio leccese per organizzare la nostra manifestazione - ha spiegato Pino Pellegrini, responsabile regionale Usb - per esprimere simbolicamente la protesta verso due esponenti autorevoli di questo governo, Raffaele Fitto e Alfredo Mantovano».
Tre le soluzioni per risolvere la crisi, secondo il sindacato di base: tassazione dei redditi più alti e delle rendite; riduzione drastica delle spese militari ed una efficace lotta all'evasione fiscale e contributiva. Durante la manifestazione a Lecce non sono mancati momenti di tensione tra un agente di guardia alla Banca di Italia e i manifestanti. Sul posto è intervenuta la Digos. Subito dopo una delegazione si è spostata a Maglie, paese d'origine del ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, per consegnare alla sua segreteria politica altre mutande. «Vogliono prendersi anche le nostre mutande» hanno urlato i manifestanti.
Samantha Dell'Edera
Se l'Italia è un Paese per giovani
A Palazzo Serra di Cassano barcamp «Giù al Nord» organizzato da «Caffè news» sulla ricerca di lavoro
NAPOLI - Orientarsi nel dibattito socio-politico di questi tempi è impossibile? Non è vero. Lo dimostra il magazine online diretto da Paolo Esposito: «Caffè News». Sabato 10 settembre alle 9 nel palazzo Serra di Cassano a Napoli culminerà la discussione già iniziata sul web intorno alle tematiche più calde del momento, come la ricerca di lavoro per i giovani.
L’iniziativa, che ha il patrocinio morale del Comune di Napoli, dell’Assostampa Campania, della Fondazione Silvia Ruotolo e dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici, che ospiterà l'evento, potrà contare come media partner su Radio Radicale e NapoliUrbanBlog, mentre avrà tra i suoi partner Confapi Giovani e la Nuova Cucina Organizzata.
L’appuntamento avrà come tematica preminente i giovani, protagonisti assoluti di «Giù al Nord». Questo barcamp, infatti, vuole essere un’indagine sulla percezione che i giovani hanno della realtà lavorativa e sociale, e sulla lotta al precariato, che sempre più affossa le prospettive e i sogni di chi si affaccia sul mondo del lavoro e di chi prova a mettere su famiglia con un futuro incerto. Vuole dar voce alle preoccupazioni, alle incertezze e alle difficoltà che i giovani quotidianamente si trovano ad affrontare in questa società che spesso sembra non ascoltarli, o quanto meno non comprenderli. Insomma, la domanda è: l’Italia è un Paese per giovani?
Per rispondere a questi quesiti si porrà l’accento sul filo che lega Meridione e Settentrione, per riaffermare l’unità sociale, storica politica e culturale del Paese in un contesto europeo e la centralità del Mezzogiorno nel Mediterraneo, per sfociare poi nel tema della legalità e della lotta alle mafie. In tanti hanno confermato la propria adesione all’iniziativa. Tra gli altri, personaggi noti del mondo giovanile, dell'associazionismo, della politica e della cultura come Don Aniello Manganiello, prete anticamorra; Arianna Ciccone di Valigia Blu e fondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo; Claudio Gubitosi, ideatore del Giffoni Film Festival; Michele Mezza, Vicedirettore di Rai International; Antonello Caporale di Repubblica, Guido Ruotolo de La Stampa, Claudio Velardi, l’editore Diego Guida. E ancora Alberto Gambescia, Direttore di Mezzogiorno Europa; Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani; Annalisa Chirico, giovane esponente radicale dell’Associazione Luca Coscioni; Marco Esposito, Assessore allo Sviluppo del Comune di Napoli; Erminia Mazzoni, Europarlamentare PdL; Andrea Cozzolino, Europarlamentare Pd; Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo; Renato Natale, ex sindaco antimafia di Casal di Principe; Lorenzo Diana della Fondazione Caponnetto. Passando per Roberto Fico del Movimento Cinque Stelle; gli scrittori Marcello Ravveduto, Pietro Orsatti e Raffaella Ferré; Gianni de Falco, direttore Ires Campania. Adesioni anche dal mondo universitario: Amedeo Lepore, docente di Storia dell’impresa all’Università Luiss; Massimo Lo Cicero, docente di Economia Aziendale a La Sapienza; Salvatore Prisco, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico alla Federico II; Francesco Pastore, docente di Economia Politica alla Sun.
Attenzione ai saldi
È stato più laborioso del previsto, ma alla fine il lungo vertice di Arcore ha ridisegnato la manovra introducendo alcune novità che sarebbe omissivo non sottolineare. Non c'è stato l'ulteriore inasprimento fiscale che pure era stato ventilato, anzi è stato eliminato quel contribuito di solidarietà che finiva per tosare le stesse pecore, i contribuenti più fedeli allo Stato. Qualche passo in avanti è stato deciso anche in materia di lotta all'evasione, rafforzando il ruolo dei Comuni e intervenendo sulle società di comodo. Si è aperto poi il capitolo delle pensioni di anzianità, anche se il bisturi riguarda un segmento limitato, coloro che hanno riscattato la laurea e il servizio militare. Insomma dopo giorni in cui si erano rincorse le voci più disparate, il vertice governativo ha dato quantomeno prova di prudenza.
Certo le contraddizioni non mancano. Aver impacchettato la riduzione dei parlamentari e l'abolizione delle Province in un disegno di legge costituzionale sa di rinvio e di beffa nei confronti dell'opinione pubblica. E quanto al fisco, non è stata la Lega a condurre una campagna di delegittimazione di Equitalia invitando artigiani e commercianti a cacciare in malo modo gli esattori fiscali? E ora è la stessa Lega a chiedere all'Agenzia delle entrate di farsi protagonista della lotta all'elusione. Tutto sommato si tratta però di questioni accessorie, più rilevante sarà capire già da oggi quanto pesano le varie poste. I saldi sono stati veramente rispettati?
Perché se noi, magari solo per deformazione professionale, siamo attenti agli slittamenti di opinione all'interno dei partiti, non è detto che i mercati finanziari abbiano lo stesso gusto cronistico. Sarà decisivo, quindi, spiegar loro i dettagli delle novità pattuite ad Arcore affinché non pensino di trovarsi di fronte a una manovra-ballerina. I cui contenuti cambiano con grande velocità e solo per il prevalere delle posizioni del premier o del ministro del Tesoro. Insomma guai a dare la sensazione che invece di impostare una rigorosa manovra fatta di tagli e riforme strutturali - quella che avrebbe veramente tappato la bocca a tutti i critici - la politica italiana preferisce un bricolage finanziario, tante piccole manovre che si susseguono a scadenze temporali ravvicinate.
Se così fosse, non sconteremmo solo il parere negativo dei mercati, ma ne uscirebbe logorato lo stesso governo, alla fine non avrebbe per sé altra operatività se non quella di fare manutenzione dei decreti di rientro dal debito via via depositati in Parlamento. Un segnale in questa direzione, tutt'altro che rassicurante, viene dalla posta di bilancio che accompagna la delega di revisione dell'assistenza: sulla carta prevede un risparmio di 16 miliardi di euro. Un obiettivo ambizioso che lo stesso esecutivo non è sicuro di centrare, come testimonia la scelta di tenere da parte l'aumento dell'Iva per usarlo come paracadute. Non si può però vivere di escamotage e la politica del carciofo, staccare foglia dopo foglia, applicata a un Paese finisce per ammazzarlo.
Dario Di Vico
Lecce. Piattaforma al largo del Salento. Scatta l'allarme trivellazioni
La polemica è finita sui principali social network
Dal Ministero al momento nessun aggiornamento
LECCE – L’avvistamento, da parte di alcuni attenti cittadini, di una piattaforma per le ispezioni sismiche in mare presente durante lo scorso week end al largo delle coste leccesi, da San Cataldo a Santa Cesarea Terme, ha suscitato nuove polemiche e portato nuovamente all’attenzione la questione sulle trivellazioni petrolifere nel basso Adriatico. La domanda che rimbalza dai social network dove le foto della «misteriosa presenza» son state «postate» (quella che pubblichiamo è del fotografo Stefano Cretì), fino ai corridoi della politica locale, è se sia vicino l’inizio delle trivellazioni in mare alla ricerca di idrocarburi.
Quella piattaforma potrebbe infatti esserne il preludio in quanto è prassi effettuare delle ispezioni sismiche preliminari nella zona da trivellare. Il giallo è piuttosto fitto dal momento che dal Ministero non si hanno aggiornamenti recenti e le ultime notizie risalgono al 28 luglio, ovvero alla data in cui vennero autorizzate le ispezioni sottomarine a cura della Northern Petroleum, già titolare di due permessi di ricerca di petrolio nell'Adriatico e in attesa di risposte per altri sette richieste di autorizzazione. Ma non è detto che quella piattaforma avvistata sia necessariamente da ricondurre alla proprietà della Northern Petroleum. Sembra infatti che anche la società inglese Spectrum Geo Ltd, abbia chiesto al Ministero dell'Ambiente, poche settimane fa , di eseguire ispezioni sismiche nel tratto di Adriatico vicino alla Puglia.
Andrea Morrone
Spagna, per Zapatero era a un passo dal salvataggio
Il primo ministro spagnolo Jose Luis Zapatero ha detto ai sindacati, lo scorso 17 agosto, che il Paese era a un passo dal dover chiedere un salvataggio al pari della Grecia, dell'Irlanda e del Portogallo. Lo ha detto Ignacio Fernandez Toxo, un leader sindacale spagnolo, in un'intervista pubblicata sul sito web della tv di Stato. "Ci ha detto che (la situazione, ndr) era davvero preoccupante, sull'orlo dell'abisso, nel senso di un salvastaggio dell'economia spagnola".
Crisi: Italia e Grecia preoccupano Spagna
Portavoce, Spagna molto preoccupata per obiettivi non centrati
(ANSA-AFP) - MADRID, 6 SET - Il governo spagnolo e' ''molto preoccupato'' a causa di quei Paesi, tra cui Grecia e Italia, che ''non centrano i propri obiettivi'' di riduzione del deficit, alimentando cosi' ''un periodo di turbolenza nel mondo''. Lo ha dichiarato il portavoce del governo di Madrid, Jose' Blanco, alla televisione Telecinco.
''Viviamo una turbolenza economica nel mondo che si manifesta tutti i giorni'', ha detto Blanco, parlando di ''una situazione di difficolta'''.
Eurozona: per Ubs uscita da euro costerebbe 9.500-11.500 euro a persona
L’uscita dall'euro da parte di un Paese debole costerebbe 9.500-11.500 euro a persona il primo anno e 3.000-4.000 euro a persona all'anno nel periodo successivo, l’equivalente del 40-50% del Pil nel primo anno. Sono gli economisti di Ubs a fare questi calcoli, sottolineando però che la probabilità di un break-up dell'euro è vicina allo zero.
Le stime. "I Paesi non possono essere espulsi, ma gli Stati sovrani possono scegliere di staccarsi", sottolinea Ubs, per la quale, tuttavia, l'attuale dibattito sull'opzione di break-up dell'euro sottovaluta enormemente le conseguenze di una tale mossa.
Se ad uscire dall’eurozona fosse un Paese forte come la Germania, le conseguenze includerebbero default aziendali, ricapitalizzazione del sistema bancario e crollo del commercio internazionale. "Riteniamo che il costo sarebbe intorno a 6.000/8.000 euro per ogni adulto e bambino tedesco nel primo anno e 3.500-4.500 per persona per l'anno successivo", aggiunge ancora Ubs.
Questo è l'equivalente del 20%/25% del Pil nel primo anno.
Al confronto, il costo del salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo con un default di questi Paesi costerebbe, in un colpo solo, oltre 1.000 euro a persona.
"Il costo economico è, per molti versi, l'ultima delle preoccupazioni che gli investitori dovrebbero avere in caso di un break-up. La frammentazione dell'euro comporterebbe in effetti costi politici".
M.N.
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