mercoledì 23 maggio 2012

pm_23.5.12/ Il centralismo sabaudo e’ l’ennesima fregatura per le tasche del Mezzogiorno: e’ necessario federalizzare il debito pubblico regionale, altrimenti pagheremo noi quotaparte del debito periferico padano. - Marco Ballico: Le brutte notizie per il sistema delle autonomie del Friuli Venezia Giulia arrivano dal calcolo delle quote pro-capite dell’indebitamento. Nella nostra regione si tocca quota 1.456,6 euro di debito residuo (la media nazionale è di 838,8), il dato più alto d’Italia, davanti a Valle d’Aosta (1.304,7), Piemonte (1.249,3), Trentino Alto Adige (1.152,5) e Lazio (1.130,3). Agli ultimi posti della classifica si piazzano Sicilia (502 euro di debito pro-capite), Puglia (515,2) e Molise (604,6).

LA NUOVA SARDEGNA - Istituzioni, Europa, Enti Locali: Distefano: «Grillo farà da megafono ai nostri programmi»
Ticino. Adesso Grillo non è più un effetto
Consiglio dei Ministri n.29 del 22 maggio 2012
Istat: peggiora la fiducia dei consumatori. Italiani sempre più greci
L’economia italiana scivola sempre più nella crisi
Crisi: Germania colloca titoli a due anni con rendimento zero
Friuli-venezia Giulia, oltrepadania. Enti locali in rosso, è record nazionale

LA NUOVA SARDEGNA - Istituzioni, Europa, Enti Locali: Distefano: «Grillo farà da megafono ai nostri programmi»
23.05.2012
Giorgia Distefano, allora è fatta: l’onda di Grillo raggiungerà Alghero? «Penso proprio di sì. Stiamo respirando l’aria di un nuovo mondo. Gestito dai cittadini. Senza più intermediari. Niente soldi nella politica, niente del passato che ci ha portato alla rovina. Spero che gli algheresi capiscano l’importanza di diventare loro stessi protagonisti nell’amministrazione della cosa pubblica e sostengano la nostra lista sino in fondo». Che cosa le ha detto Grillo? «Finora non ho mai parlato con lui, soltanto con il suo staff: per definire una serie di aspetti della campagna elettorale e i contenuti di una battaglia che punta a coinvolgere la società civile nel controllo di chi amministra beni di tutti ». Ma quanto contate sulla presenza di Grillo il 2 giugno ad Alghero? Molto, com’è naturale. Farà da megafono ai nostri programmi. Porterà in piazza migliaia di persone. E solo tra qualche giorno diremo dove si svolgerà la sua manifestazione di sostegno. Attraverso di lui, comunque, gli elettori si renderanno conto che votando per la lista 5 Stelle votano per loro stessi». Quali pensa siano gli spunti di maggior rinnovamento di nei vostri progetti? «La trasparenza, innanzitutto: con noi non capiterà certo che i soldi pubblici vengano usati per acquistare prodotti finanziari come i “derivati”, rivelatasi un fallimento sul piano del ritorno economico per le casse del nostro municipio. Il secondo aspetto di rilievo è la volontà di coinvolgere i cittadini nelle scelte della pubblica amministrazione in maniera costante e consapevole». La sua candidatura è stata ufficializzata a metà aprile: ci sono stati problemi organizzativi nella ricerca dei giovani che aspiravano a fare i consiglieri? «No. I piani erano definiti da tempo. Del resto non siamo politici, ma semplici cittadini: architetti, avvocati, commercianti, professionisti, giovani ancora alla ricerca di lavoro. E tutti noi da mesi siamo motivati per il raggiungimento degli obiettivi finali». In che misura pensa che un vostro successo ad Alghero possa sparigliare i giochi dopo le elezioni? «Dipenderà dal tipo di risposta positiva che otterremo. In ogni caso, per noi oggi conta quello che stiamo facendo in strada, con i banchetti, tra le gente. Avvertiamo che i cittadini restano colpiti dal fatto che noi ci mettiamo a loro disposizione, spiegando che nessuno di noi considera la politica un mestiere e che non faremo più di due mandati». Quali intese di fronte a un possibile ballottaggio? «Non ragioniamo in politichese. Vedremo quel che verrà in seguito e faremo poi le nostre valutazioni». I temi più urgenti da affrontare per Alghero? «Collegata alla questione della trasparenza, la necessità di far luce sul bilancio del Comune. In proposito, finora, abbiamo sentito di tutto e di più. Poi si deve subito riparlare di un serio piano casa: i giovani non riescono a trovare un appartamento dove vivere senza spendere somme eccessive, da anni si attendono nuovi alloggi popolari, mancano progetti eco-sostenibili». Come mai? «Tanto per cambiare, il discorso ritorna sul Puc. Il piano urbanistico non è mai stato varato perché ci sono troppi interessi in ballo. La nostra idea è quella di coinvolgere gli studenti di Architettura, far preparare da loro tre progetti e poi sottoporli alla popolazione con un referendum. A ogni modo, devono poter sapere di che cosa si discute tutti i cittadini, e non solo pochi privilegiati». Quale turismo? «Un turismo che curi e protegga l’ambiente dando lavoro agli algheresi. Partendo dalla diffusione dei prodotti locali a km zero, anche nelle mense scolastiche». Sui restanti versanti i modelli alternativi che voi proponete in che cosa si discostano di più da quelli dei partiti tradizionali? «Come dicevo prima, un po’ su tutti gli aspetti: il nostro modo d’impegnarci è completamente diverso da quello di tanti altri in passato». Eppure, c’è chi vi accusa di demagogia e qualunquismo, e vi critica perché sostiene facciate proteste senza poi fare proposte: che cosa replica? «Per smentire questo modo di ragionare rispondo con un esempio pratico. La viabilità. Tutti comprendono che ad Alghero è un tema scottante. Solo noi però abbiamo già predisposto un progetto concreto, già strutturato e attuabile, per collegare le spiagge con il centro e i quartieri tra loro. Ecco, potrei fare lo stesso discorso sui modi per sfruttare al meglio le risorse ambientali della nostra terra incrementando l’uso di energia pulita». Finora lei non ha mai partecipato ai confronti pubblici con gli altri tre candidati sindaco, limitandosi a far pervenire documenti per spiegare la posizione di 5 Stelle: per quale ragione? «Questo tipo di tavole rotonde non ci sembrano giovare all’esigenza di far conoscere a tutti i nostri programmi. Non è parlando tra addetti ai lavori che si possono affrontare le vere questioni. Crediamo piuttosto nel dialogo costante con la gente. Ed è proprio il confronto con i cittadini che c’interessa, prima e dopo il voto». Quali sono le sue passioni, i suoi hobby? «Amo molto la musica. Tutta, dalla classica alla metal. E sono un’appassionata lettrice. I miei scrittori preferiti? Hermann Hesse e Gabriel Garcia Marquez». E tra gli autori sardi? «Per la letteratura, Grazia Deledda. Per la musica, i Tazenda».

Ticino. Adesso Grillo non è più un effetto
di Erminio Ferrari - 05/22/2012
Se la vittoria in una sola città, pur importante, come Parma vale più di tutti i risultati negli altri grandi comuni in cui si è votato, vuol dire che il movimento di Beppe Grillo almeno una cosa la sa fare bene: notizia. Più del successo di un centrosinistra slacciato, ma capace di ribaltare a proprio favore il quadro politico nella maggior parte dei comuni in cui era al ballottaggio. Più della catastrofica performance della Lega (sette sconfitte su sette). Più della vittoria di una vecchia conoscenza, spacciata per nuovo, come Leoluca Orlando a Palermo, o di Marco Doria a Genova (entrambi alternativi ai candidati iniziali del Pd, ma preferiti dagli elettori di sinistra). Più di tutti questi messi assieme.
Sommariamente, la vittoria del giovane Federico Pizzarotti può essere ricondotta e simboleggiare alcuni elementi precisi della situazione politica italiana.
Intanto la caduta verticale della credibilità dei partiti, che a sua volta produce un elevato tasso di astensionismo e una vivida ricerca del “nuovo”. In secondo luogo, la presenza di un governo che, pur composto da tecnici, è retto da una maggioranza che si può definire di “Grande coalizione”, situazione che favorisce le ali estreme; estreme se non altro nel definirsi radicalmente estranee e alternative al sistema.
E poi una serie di circostanze precise, o di coincidenze, che hanno formato l’humus su cui il Movimento Cinque Stelle ha potuto attecchire. Una è la situazione di Parma, dove la protesta contro la inefficace e corrotta amministrazione di centrodestra aveva sin da subito manifestato una natura “civica”, prima che politica, e perciò entrata facilmente in consonanza con il messaggio “alternativo” veicolato da Grillo (ed è semmai un poco paradossale il fatto che lo stesso centrodestra abbia invitato i propri elettori a votare Pizzarotti al ballottaggio, contro il candidato Pd). L’altra è la citata disfatta morale della Lega, che ha “liberato” voti ?niti almeno in parte a Grillo, associata allo sbandamento gravissimo dei berluscones che avevano un Conducator e si ritrovano un Alfano. Questo fa dire che, stando almeno ai numeri, quando si parla di crisi dei partiti, è soprattutto delle formazioni di destra che si parla (ciò che non depone comunque a favore i un Pd ancora incapace di formulare proposte alternative riconoscibili e “de?nitivamente” vincenti).
Ma tutto ciò è ancora un interpretare Grillo come un effetto, mentre ormai il suo movimento va considerato un agente del cambiamento, o del caos, a seconda dei punti di vista. Per questo la prima esperienza di responsabilità amministrativa sarà un test cruciale per la credibilità dei suoi uomini. Non possono permettersi di deludere l’adesione fideistica dei militanti, ma neppure quella occasionale dell’elettorato mobile, che semplicemente non sapeva dove sbattere la testa, e senza il quale non avrebbe la forza numerica per affermarsi.
In termini generali, tuttavia, non è “da Parma” che dipenderanno le fortune di Grillo: proiettato sullo scenario delle prossime elezioni politiche, il consenso attorno al suo movimento dipenderà ancora dal carisma dell’ex comico, più che dall’eventuale buona amministrazione di un comune o di un altro. Saranno cioè la capacità di Grillo di padroneggiare la comunicazione, più dei contenuti, e il suo fiuto nel captare i motivi di risentimento dell’elettorato a determinare le sorti dei Cinque Stelle. I limiti del suo progetto si conosceranno nel procedere della sua presenza politica. Due temi su cui riflettere: Grillo stesso consegna alla politica l’anomalia di un movimento il cui leader non intende candidarsi a responsabilità di governo, mentre assicura che non vuol sentir parlare di alleanze. Così si riempiono le piazze, le pagine dei giornali, e magari alcuni seggi vacanti in parlamento. Ben poco di nuovo.

Consiglio dei Ministri n.29 del 22 maggio 2012
22 Maggio 2012
Si è svolta a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei Ministri. Il Consiglio ha deliberato lo stato di emergenza per i territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova colpiti dal sisma del 20 maggio 2012, fissandone la durata a 60 giorni e attribuendo la competenza a coordinare gli interventi al Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Nella fase successiva allo stato di emergenza il coordinamento spetterà alle Regioni Emilia-Romagna e Lombardia, ciascuna per i territori di propria competenza. Il fabbisogno finanziario per far fronte allo stato di emergenza verrà coperto utilizzando le risorse del Fondo Nazionale per la Protezione Civile. Il Fondo è stato all’uopo rifinanziato con 50 milioni di euro, prima della dichiarazione dello stato emergenziale. Le risorse stanziate serviranno a coprire tutte le spese per i soccorsi, l’assistenza e la messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti. In caso di necessità, sarà possibile integrare le risorse attingendo al Fondo di riserva per le spese impreviste (a sua volta reintegrabile con risorse ordinarie derivanti da riduzioni di voci di spese rimodulabili e, ove necessario, con le maggiori entrate derivanti dall’aumento dell’accisa nazionale sui carburanti, stabilita dal Consiglio dei Ministri in misura non superiore a cinque centesimi per litro). Pertanto, non è stato necessario procedere ad alcun aumento delle accise.
Il Governo oggi ha iniziato l’esame di un intervento che consenta ai Comuni colpiti un allentamento del patto di stabilità interno.

Istat: peggiora la fiducia dei consumatori. Italiani sempre più greci
Di David Pascucci  | 23.05.2012 12:27 CEST
La situazione italiana stenta a migliorare e gli italiani sembrano sempre più "greci". La percezione sugli sviluppi dello scenario economico, peggiorano col passare dei mesi e l'indicatore della fiducia dei consumatori segna un pesante calo: da 88,8 a 86,5.
Il problema grave è la fiducia - Gli italiani sono sfiduciati sul futuro economico del paese e, come ben sappiamo, la fiducia e le aspettative giocano un ruolo fondamentale nei mercati finanziari e nell'economia reale, influenzando la totalità dei circuiti economici. Il dato di stamani è alquanto preoccupante ed è accompagnato da un calo vistoso dell'indicatore del clima economico generale che passa da 71,6 a 64,4.
In calo anche l'indicatore riferito al clima economico futuro, da 76,6 a 75,7, insieme all'indicatore riferito alla situazione attuale, da 96,7 a 96,4.
Italia sempre più Grecia - Non per creare allarmismi e alimetare catastrofi finanziarie ma la situazione è lampante: l'Italia sta attraversando lo stesso iter greco. Le manovre di austerity hanno sicuramente influito in maniera consistente sulle aspettative e sulla fiducia, gli elementi fondamentali per una rirpesa economica stabile e duratura, mentre si continua a parlare di Europa unita e euro in pericolo. I dati di stamani, se messi in relazione al calo della produttività industriale e all'aumento della disoccupazione, danno vita ad uno scenario simile a quello greco, dove i giovani sono sfiduciati e le imprese non trovano stimoli a produrre per via del calo della domanda e dell'altissima tassazione.

L’economia italiana scivola sempre più nella crisi
– 23 maggio 2012
Pubblicato in: Germania
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
Non aumentano soltanto le preoccupazioni verso la Spagna, ora anche l’Italia si porta sempre più al centro della crisi finanziaria. I recenti dati economici sono devastanti. Gli investitori hanno reagito con prontezza.
L’industria italiana si è drasticamente ridotta nel mese di aprile, aggravando di conseguenza i problemi del debito nazionale. All’inizio del mese, il PMI calcolato da Markit per il mese di aprile era sceso a 43,8 punti dai 47,9 punti registrati a marzo. Questo è il peggior crollo dal mese di ottobre. Gli esperti avevano pronosticato solo una flessione contenuta a quota 47 punti. Il crollo della domanda sia interna che estera ha provocato l’undicesimo calo mensile consecutivo: con un indice di 39,2 punti si è registrato il più basso calo da marzo 2009.
Con il crollo di aprile, il barometro congiunturale si discosta dalla crescita di 50 punti. Anche nel mercato del lavoro la situazione si incupisce ulteriormente. Il tasso di disoccupazione è aumentato nel mese di marzo del 9,8 percento, toccando così il punto più alto da gennaio 2004 nelle statistiche mensili sulla disoccupazione. Recentemente, il Presidente del Consiglio Mario Monti aveva rivalutato le sue previsioni circa lo sviluppo del rendimento economico di quest’anno da -0,4 percento a -1,2 percento. L’Italia combatte ancora contro i problemi del deficit e segue la scia della grave crisi fiscale e bancaria che ha colpito la Spagna, restando in balia dei mercati finanziari.
Le borse europee hanno reagito a tali dati in maniera sensibile. L’euro è precipitato sotto quota 1,32 dollari e la Borsa di Milano ha chiuso in negativo. Dax ed EuroStoxx50 hanno vinto solo in parte. Oltre a ciò, gli investitori hanno venduto i titoli di Stato italiani. I rendimenti decennali sono balzati al 5,551 percento.
[Articolo originale "Italiens Wirtschaft rutscht tiefer in die Krise"]

Crisi: Germania colloca titoli a due anni con rendimento zero
23 Maggio 2012 - 11:44
 (ASCA) - Roma, 23 mag - Il tesoro tedesco ha collocato titoli a due anni per un importo di 4,55 miliardi di euro con un rendimento praticamente zero. Il tasso infatti e' apena lo 0,07%.
did/

Friuli-venezia Giulia, oltrepadania. Enti locali in rosso, è record nazionale
I Comuni e le Province del Friuli Venezia Giulia hanno un debito pari a 1.456 euro per cittadino. Quasi il doppio della media
di Marco Ballico
  TRIESTE. Un totale di 1.800 milioni tondi di debito pubblico. Una virgola rispetto ai 50,8 miliardi complessivi del Paese ma il piccolo Friuli Venezia Giulia, con i suoi Comuni, Province e Comunità montane, partecipa con un ruolo non irrilevante. Quel dato (1,8 miliardi) pesa su ciascun abitante della regione per 1.457 euro, il doppio rispetto a un cittadino lombardo, quasi il triplo di un siciliano.
 L’indagine della Ragioneria
 La statistica è frutto delle elaborazioni messe in rete dal dipartimento della Ragioneria dello Stato del ministero dell’Economia. L’indagine è riferita alla consistenza del debito degli enti locali analizzata in due diversi aspetti: il residuo e le rate d’ammortamento. Tabelle alla mano, al primo gennaio 2011 risulta che l’esposizione debitoria della “periferia” amministrativa italiana ammonta a 50.856 milioni di euro, un calo dello 0,12% rispetto ai 50.918 dell’anno precedente. I Comuni di piccole dimensioni (40,1% del totale) e quelli capoluogo (30,2%) si confermano le classi sulle quali gravano le maggiori quote di indebitamento.
 Friuli Venezia Giulia in rosso
 Le brutte notizie per il sistema delle autonomie del Friuli Venezia Giulia arrivano dal calcolo delle quote pro-capite dell’indebitamento. Nella nostra regione si tocca quota 1.456,6 euro di debito residuo (la media nazionale è di 838,8), il dato più alto d’Italia, davanti a Valle d’Aosta (1.304,7), Piemonte (1.249,3), Trentino Alto Adige (1.152,5) e Lazio (1.130,3). Agli ultimi posti della classifica si piazzano Sicilia (502 euro di debito pro-capite), Puglia (515,2) e Molise (604,6).
 L’overdose di mutui
 Quello dell’indebitamento è tra l’altro un trend avviato per Comuni, Province e Comunità montane del territorio. Il Friuli Venezia Giulia è ancora nettamente in testa per quota pro-capite rispetto ai mutui concessi nel corso del 2010: i suoi 224 milioni significano 181,1 euro di debito a testa, tre volte e mezza la media italiana di 50,9 euro. La seconda regione? La Calabria con 82,3 euro per ciascun residente, mentre i dati più bassi si registrano in Emilia Romagna (22,3) e Sicilia (24,2). Nel dettaglio i mutui concessi agli enti locali Fvg nel 2010 sono principalmente distribuiti tra edilizia sociale (49,8 milioni), viabilità e trasporti (37,2), edilizia pubblica (36,7), impianti e attrezzature ricreative (34.4).
 Le rate di ammortamento
 Se i mutui concessi nel 2010 costituiscono il nuovo flusso di indebitamento che incrementa l’esposizione debitoria, il pagamento della quota capitale delle rate di ammortamento determina, di contro, una riduzione del debito. Nel 2011, stando sempre alle rilevazioni della Ragioneria dello Stato, l’ammontare globale delle rate d’ammortamento si è attestato a 5.003 milioni, di cui 2.904 milioni per la quota capitale e 2.099 milioni per la quota interessi. Anche in questo caso il Friuli Venezia Giulia spicca con 180,6 euro pro capite davanti a Trentino Alto Adige (155,6) e Valle d’Aosta (142).
 La Regione a metà classifica
 Passando invece al “centro”, vale a dire a Regioni e Province autonome, la Ragioneria calcola in 17 miliardi il debito residuo tra ordinarie e “speciali” al primo gennaio 2011: dai 3.425 milioni del Lazio ai 34 del Molise. La Regione Friuli Venezia Giulia, con 319 milioni complessivi (di cui 301,9 per la realizzazione di opere pubbliche) e un conseguente 257,9 euro pro capite è a metà classifica.
 L’incremento record
 Le concessioni di crediti alle Regioni e alle Province autonome per il finanziamento degli investimenti sono risultate nel 2010 pari a 2.382 milioni a fronte dei 952 dell’anno precedente, con un clamoroso incremento pari al 150,2%. L’analisi pone in luce che, quell’anno, hanno fatto ricorso a tale forma di finanziamento solo alcune Regioni, principalmente la Sicilia, il Lazio e il Piemonte.
 Il rientro
 Quanto alle rate di ammortamento dovute dalle Regioni e dalle Province autonome nel 2010, su un totale di 1.745 milioni di euro, il Friuli Venezia Giulia conta 85 milioni, 69,2 euro a testa, dietro solo a Valle d’Aosta (141,5) e Sardegna (101,1).

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