giovedì 20 ottobre 2011

Federali.mattino_20.10.11. I padani; ne facessero una buona.----Tremonti: felix culpa non aver fatto stimoli - Non abbiamo potuto fare stimoli all'economia perché non avevamo soldi per farlo, dovendo contenere il debito pubblico. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, alla scuola della Gdf, definendo questa differenza con altri Paesi una felix culpa perché dove sono stati fatti non sono serviti a nulla.----Il decreto del giudice del lavoro, depositato stamani, annulla gli effetti dei provvedimenti stabilendo la chiusura - sottolinea Macrì - delle sedi periferiche affidate ai ministri Bossi e Calderoli, rispettivamente «un dipartimento e una struttura di missione. Condannando per di più la presidenza del Consiglio al pagamento di un terzo delle spese legali.----Svizzera, Stefano Piazza: Il decreto stabilità appena varato dal Consiglio dei Ministri ha tagliato 60 milioni di euro comparto Sicurezza ovvero Polizia e Carabinieri. Un governo che non sa garantire l’ordine e la sicurezza di una manifestazione autorizzata e pacifica nella propria capitale, che non sa prevedere e prevenire quello che si poteva tranquillamente immaginare, un governo che permette a centinaia di professionisti dello sfascio di arrivare tranquillamente lungo il percorso annunciato della sfilata addirittura con le maschere antigas, è arrivato persino a tagliare i fondi a chi deve vigilare sulla sicurezza dei cittadini, vegliare sulle frontiere e garantire la sicurezza sul territorio nazionale. Sembra incredibile ma è così.

Arpaise. «Io sindaca, ci rimetto soldi ogni mese. Uso soltanto cellulari e auto personali»
Ascoli Piceno, maxi evasione per 10,7 milioni di euro
Belluno, oltrepadania. Nuovo statuto regionale, Provincia più autonoma.
Cancellate le sedi dei ministeri al Nord per condotta antisindacale
Tremonti: senza eurobond puo' diventare catastrofe
Grecia: depressione e droga. La crisi ha pesanti “effetti collaterali”
Svizzera. L’Italia taglia, il conto anche al Ticino?


Arpaise. «Io sindaca, ci rimetto soldi ogni mese. Uso soltanto cellulari e auto personali»
Il sindaco ha chiesto da più un anno stato di calamità
alla Regione per una frana che ha colpito il paesino
SALERNO — Da quasi un anno ha ingaggiato un braccio di ferro con la Regione Campania per veder riconosciuto lo stato di calamità al suo paese, Arpaise, 866 anime in provincia di Benevento, colpito da una frana che ha travolto alcune abitazioni, mezza dozzine di famiglie e la strada provinciale che collega il capoluogo sannita e l'anello di comuni del versante irpino.
Mena Laudato, insegnante di lettere in pensione, è da tre anni sindaco di Arpaise e di recente ha pure subìto atti intimidatori.
«Resto esterrefatta quando leggo di doppi vitalizi, superpensioni e emolumenti dei politici. Chi fa politica, la fa per gli altri, non per sé».

Dicono tutti così. Ma poi...
«Io sarei andata a manifestare con la mia fascia di sindaco al corteo degli indignados di Roma».

Perché non l'ha fatto?
«Per evitare che i miei avversari politici potessero strumentalizzare la mia iniziativa. Ma col cuore ero lì. Avrei voluto rappresentare anche tutti i miei concittadini. Tranne quei violenti che hanno rovinato la manifestazione e chi fa politica con i soldi dei contribuenti».

Lei pure fa politica.
«Da quarant'anni. Sono stata nel Pci. Ora milito nel Pd. Ma la sofferenza è tanta. Rischio di diventare qualunquista a 61 anni. Faccio politica, ma prima di accettare la candidatura a sindaco di Arpaise ho scelto di andare in pensione, dopo 39 anni e 6 mesi di servizio. Non ho voluto attendere i quarant'anni, per evitare di offrire un impegno a mezzo servizio ai miei alunni del liceo. Sa, da sindaco non avrei potuto dedicare tutto il tempo disponibile alla scuola».

A quanto ammonta il suo emolumento da sindaco?
«Settecento euro al mese. E percepisco una pensione di 1780 euro. Non ho il cellulare del Comune, ma il mio personale. E non uso l'auto del Comune, ma la mia».

Ci rimette?
«Se calcola che di tanto in tanto affronto anche gli impegni di rappresentanza, dato che il bilancio non consente di poter attingere alla cassa comunale, ritengo di sì, ci rimetto. Provo a fare due conti: duecento euro al mese di telefonino, cinquecento di benzina e il resto, tra bar e qualche altra spesa, per spostarmi tra Napoli, Roma e Benevento, arrivo a circa mille euro al mese».

E quando pensa agli ex consiglieri regionali campani eletti parlamentari nazionali che percepiscono il doppio vitalizio?
«Mi faccio il sangue amaro. Soprattutto per le famiglie evacuate a causa della frana. Sono riuscita a fornire un piccolo contributo a uno degli sfollati, particolarmente in difficoltà, che oggi, tuttavia, è gonfio di rabbia contro le istituzioni e ha occupato la scuola di Arpaise. Se avesse occupato palazzo santa Lucia a Napoli gli avrei dato una mano. Invece, ora sarò costretta a far sgombrare l'edificio scolastico. Si rende conto in quale condizione mi trovo? E questi qui che si aumentano le indennità, che percepiscono vari emolumenti: ma come si fa a tollerare tutto ciò?».

Quale sarebbe la soluzione?
«Chi si candida non può fare politica per mestiere. Occorre stabilire un limite temporale: quindici anni. Dopodiché, si torna a casa. Noi sindaci, ma mi riferisco soprattutto a quelli di grandi città come Roma, Napoli, Milano, non percepiamo alcun vitalizio. Eppure, tutti i giorni affrontiamo la gente, ci misuriamo con i problemi veri. Perché i parlamentari, che lavorano così poco, devono, invece, ottenere stipendi e pensioni d'oro? Mi sono laureata, ho vinto un concorso, ho insegnato per quasi quarant'anni, ma ogni mese ricevo una pensione di 1780 euro. Non credo che molti parlamentari di professione siano migliori di me e di tanti altri professionisti che si sudano lo stipendio».

Così rischia di alimentare il sentimento dell'antipolitica.
«Macché, è giusto il contrario. C'è una diffusa voglia di politica e di vera rappresentanza democratica. Se sono stanca io che da quarant'anni milito nel partito, immagino tutti gli altri: i giovani, i pensionati, i senzalavoro e i senzasperanza».

Cosa pensa di de Magistris?
«Lo voglio vedere alla prova dei fatti. Gli amministratori si giudicano per ciò che fanno, non per ciò che dicono. Di certo, ci sono professioni che aiutano tanto a fare politica».

Cosa vuol dire?
«Che medici e magistrati, talvolta, esercitano la loro professione in funzione della carriera politica che vogliono intraprendere e questo non è corretto. Penso a Di Pietro, ma non soltanto a lui, anche ai tanti medici di base delle nostre zone che improvvisamente si proiettano nell'agone elettorale con successo, senza aver fatto mai politica».

Anche tanti professori fanno politica.
«Ma oggi i professori non contano più nulla».
Angelo Agrippa

Ascoli Piceno, maxi evasione per 10,7 milioni di euro
Ascoli Piceno – SI è conclusa con la scoperta di una maxi evasione fiscale per 10,7 milioni di euro una complessa operazione di polizia economico-finanziaria promossa dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ascoli Piceno nei confronti di un imprenditore operante nella provincia che risultava svolgere formalmente la semplice attività di riparazione di orologi e gioielli mentre, in realtà, era dedito a quella del commercio all’ingrosso degli stessi beni e preziosi.
 Le operazioni investigative, condotte dai finanzieri della Compagnia di Ascoli Piceno, sono state precedute da un’iniziale accurata attività di intelligence e si sono sviluppate, poi, attraverso un’articolata verifica fiscale e approfondite indagini finanziarie che hanno permesso di esaminare la gestione e la posizione economica dell’imprenditore degli ultimi 6 anni, rilevando ingenti ricavi “in nero” occultati al Fisco. La posizione dell’imprenditore è stata segnalata all’Agenzia delle Entrate per i recuperi fiscali di una massa sottratta all’Erario ai fini delle imposte sui redditi, dell’Iva e dell’Irap per complessivi 10,7 milioni di euro, per la quale il medesimo è stato anche deferito alla locale Procura della Repubblica in ordine al reato di cui all’art. 5 “Omessa dichiarazione” del Decreto Legislativo n. 74/2000.
 L’attività delle Fiamme Gialle si è quindi conclusa attraverso l’avvio delle procedure per l’applicazione delle misure a garanzia dei debiti erariali maturati nell’ambito dell’attività commerciale sino ad oggi occultata al Fisco.
 Redazione Stato

Belluno, oltrepadania. Nuovo statuto regionale, Provincia più autonoma. «Ma i soldi rimangono quelli»
Bottacin dubbioso: «Non abbiamo potestà legislativa e fiscale». Positivo Reolon (Pd): «Venezia riconosce che i nostri costi non sono quelli della Pianura»
BELLUNO — La chiedevano i partiti, le categorie e i sindacati. Se ne parlava da anni. Ma da ieri la specificità del Bellunese non è solo una parola: l’articolo 14 dello Statuto della Regione, approvato all’unanimità e in prima lettura da Palazzo Ferro-Fini, prevede che «la Regione, ferma la salvaguardia delle esigenze di carattere unitario, conferisce con legge alla Provincia di Belluno, in considerazione della specificità del suo territorio transfrontaliero e montano nonché abitato da minoranze linguistiche, forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria».
Autonomia sì, ma in materie definite: «Politiche transfrontaliere, minoranze linguistiche, governo del territorio, risorse idriche ed energetiche, viabilità e trasporti, sostegno e promozione delle attività economiche, agricoltura e turismo». Un passo in avanti? «Sì - concede il presidente di Palazzo Piloni Gianpaolo Bottacin - ma senza potestà legislativa e fiscale, che si ottengono a Roma e non a Venezia. Alla fine, "autonomia amministrativa" significa decidere come spendere, in certe materie, le risorse trasferite. La svolta, invece, è stabilire qui a Belluno le regole del gioco e tenersi i soldi prodotti dal territorio. Insomma, bisognerebbe cambiare la Costituzione. Perché con la specificità non avremo un euro di più».
Non è d’accordo il consigliere regionale del Pd Sergio Reolon. «Prima di fare il tetto - afferma - bisogna pensare alle fondamenta. E, con lo Statuto, due novità: anzitutto la Regione è obbligata a trasferire certe materie; poi deve coprire i costi delle funzioni decentrate tenendo conto di caratteristiche demografiche e territoriali, nonché di capacità fiscali. In sintesi: Venezia, ora, riconosce che i nostri costi non sono quelli della Pianura». Ma quanto vale la specificità? «Se l’avessimo avuta 20 anni fa - termina Reolon - avremmo valorizzato alcuni settori, come il turismo, con più incisività». D’altra parte, secondo il capogruppo del Pdl in consiglio regionale Dario Bond «non è solo una questione di schei: si tratta di cucire un abito su misura addosso a un territorio delicato e complesso». Alla finestra il vicepresidente del consiglio regionale Matteo Toscani (Lega Nord): «I consuntivi si fanno alla fine. Aspettiamo le leggi attuative: se sarà una svolta, si vedrà».
Marco de’ Francesco

Cancellate le sedi dei ministeri al Nord per condotta antisindacale
Presidenza Consiglio condannata a pagare un terzo spese
ROMA- Il Tribunale di Roma ha annullato gli effetti dei decreti che istituivano le sedi periferiche dei ministeri nella Villa Reale di Monza, a conclusione di una battaglia portata avanti dalla Lega Nord. Il colpo di spugna del giudice Anna Baroncini arriva per condotta antisindacale. Lo annuncia l'AdnKronos.
Il ricorso era stato promosso dai sindacati della presidenza del Consiglio che avevano appreso «dell'istituzione delle sedi a Monza - spiega il presidente del Sipre (Sindacato indipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri) Alfredo Macrì - dai giornali e dai tg. La decisione era stata adottata e portata avanti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali o attivando, come previsto dalla legge, informazione preventiva e concertazione prima di procedere» al taglio del nastro, trasformatosi l'estate scorsa in una vera e propria festa leghista.
Il decreto del giudice del lavoro, depositato stamani, annulla gli effetti dei provvedimenti «stabilendo la chiusura - sottolinea Macrì - delle sedi periferiche affidate ai ministri Bossi e Calderoli», rispettivamente «un dipartimento e una struttura di missione». Condannando per di più la presidenza del Consiglio al pagamento di un terzo delle spese legali.
La sentenza si limita ad annullare gli effetti dei provvedimenti che sono stati adottati con condotta antisindacale. «Di fatto - precisa Macrì - le sedi periferiche cessano di essere strutture della presidenza del Consiglio. Noi ci eravamo spinti più in là, chiedendo l'annullamento dei decreti istitutivi. Ma questo tipo di decisione è stato rinviato al giudice amministrativo. Tuttavia, la sentenza depositata oggi ci dà ragione e rende inagibili le sedi di Monza».
«Se decideranno di ignorare questa pronuncia e continueranno ad avvalersene - avverte Macrì - siamo pronti a ricorrere anche al giudice amministrativo. Siamo stufi di regole che vengono puntualmente disattese, non ne possiamo più». Il ricorso era stato promosso anche dal Sindacato nazionale autonomo presidenza del Consiglio dei ministri (Snaprecom). I due sindacati esprimono «viva soddisfazione per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo».

Tremonti: senza eurobond puo' diventare catastrofe
Non abbiamo potuto fare stimoli all'economia perché non avevamo soldi per farlo
19 ottobre, 12:56
ROMA - L'idea degli Eurobond è "giusta e si sta facendo strada perché, all'opposto, sta arrivando una dimensione della crisi che può essere catastrofica". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, all'inaugurazione dell'anno accademico della scuola della Guardia di Finanza.
"Nessuno - ha aggiunto il ministro - può immaginare di venirne fuori senza problemi, la crisi non si ferma ai confini di un Paese. E' difficile pensare che rimossi i confini economici, la crisi non cammini tra grandi operatori, da un'impresa all'altra".
TREMONTI: FELIX CULPA NON AVER FATTO STIMOLI - "Non abbiamo potuto fare stimoli all'economia perché non avevamo soldi per farlo, dovendo contenere il debito pubblico". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, alla scuola della Gdf, definendo questa differenza con altri Paesi "una felix culpa perché dove sono stati fatti non sono serviti a nulla".
TREMONTI: NESSUN MIO PRESSING SUL DIRETTORIO - "Leggo sul Corriere della Sera, sotto il titolo 'le telefonate di Tremonti al Direttorio', un articolo del signor Verderami Francesco, secondo cui in Banca d'Italia 'il vuoto decisionale sta lasciando spazio ad operazioni di ogni tipo: quasi fosse una campagna elettorale, il titolare dell'Economia ha iniziato a chiamare uno a uno i membri del Direttorio di Bankitalia per sostenere la candidatura di Grillì. Ho incontrato il dottor Fabrizio Saccomanni il 2 giugno: abbiamo parlato della festa della Repubblica (potrà confermare). Ho incontrato il dottor Ignazio Visco venerdì sera a Parigi per il G20: non abbiamo parlato di Banca d'Italia (potrà confermare). Ho sentito al telefono la dottoressa Anna Maria Tarantola in luglio per i tempi operativi della Banca del Mezzogiorno (potrà confermare). Non ho mai avuto contatti con il dottor Giovanni Carosio (potrà confermare). Per me è vero quanto sopra, è falso quanto scrive il Verderami". E' quanto scrive, in una nota, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

Grecia: depressione e droga. La crisi ha pesanti “effetti collaterali”
19/10 18:58 CET
Strangolata dal peso schiacciante di un debito ormai fuori controllo, l’economia greca si avvita su se stessa. Il collasso ha già avuto luogo, il porto del Pireo deserto sta li a dimostrarlo. Ma l’uscita del tunnel non si vede. 4 anni di crisi hanno prostrato la gente che oscilla tra depressione e rabbia
Antonios Kafouros, impiegato alla biglietteria del porto racconta:
“Cerchiamo di vendere qualcosa ma non c‘è nessuno. La gente vorrebbe partire muoversi ma non puo’ farlo. Tutti stanno diventando pazzi”
La rabbia e la convinzione di essere costretti a pagare anche per gli errori altrui toccano anche la classe media ormai pauperizzata.
Vassiliki Angelatou è ricercatrice all’Istituto di Geologia e mineralogia. Il suo salario è già stato tagliato del 30%. Ora con le nuove misure di austerità subirà un’altra sforbiciata:
“Abbiamo smesso di comprare senza pensare, perchè non sappiamo cosa sarà di noi domani. Non si tratta solo del taglio agli stipendi. Quello che pesa ancor di piu’ è la totale incertezza sul futuro. Ogni giorno annunciano nuovi tagli. Dopo aver lavorato per tanti anni ti senti presa in giro, insultata. Quello che sta succedendo è profondamente ingiusto, non solo per noi ma per tutti. Ti chiedi il perchè, soprattutto quando le loro misure non danno nessun visibile risultato”
La crisi ha anche pesanti effetti collaterali. Intacca la salute psichica delle persone. Stress, ansia, depressione. C‘è chi si sente defraudato non solo del salario ma anche della propria identità.
Gerge Bouras psicologo all’Attikon Hospital conferma:
“Molta gente cha ha perso il lavoro soffre d’insonnia, di inappetenza. Molti si sentono demotivati, notiamo un forte aumento di patologie tra cui appunto la depressione”
Secondo uno studio pubblicato lunedi dalla rivista specializzata “The Lancet” il numero dei suicidi è fortemente aumentato negli ultimi mesi
“Siamo riusciti a confrontare tutti i dati provenienti dal Ministero della sanità greco e da altre ricerche ufficiali – racconta Alexandre Kentikelenis, sociologo al King’s College di Londra – da questi documenti risulta che nel 2010 il numero dei suicidi era aumentato del 25%, e che nella prima metà del 2011 l’aumento è stato addirittura del 40%”
Altro dato inquietante: l’aumento del 50% delle persone infettate dal virus HIV. Nel paese aumenta il consumo di droghe pesanti
Copyright © 2011 euronews

Svizzera. L’Italia taglia, il conto anche al Ticino?
di Stefano Piazza*
Il decreto stabilità appena varato dal Consiglio dei Ministri ha tagliato 60 milioni di euro comparto Sicurezza ovvero Polizia e Carabinieri. Un governo che non sa garantire l’ordine e la sicurezza di una manifestazione autorizzata e pacifica nella propria capitale, che non sa prevedere e prevenire quello che si poteva tranquillamente immaginare, un governo che permette a centinaia di professionisti dello sfascio di arrivare tranquillamente lungo il percorso annunciato della sfilata addirittura con le maschere antigas, è arrivato persino a tagliare i fondi a chi deve vigilare sulla sicurezza dei cittadini, vegliare sulle frontiere e garantire la sicurezza sul territorio nazionale. Sembra incredibile ma è così.
«Al fine di razionalizzare e riorganizzare la spesa», si legge nel testo, «anche attraverso il più razionale impiego delle risorse umane, logistiche, tecnologiche e dei mezzi delle forze di polizia nell’espletamento dei compiti di ordine e di sicurezza pubblica è disposta, fermo restando il conseguimento degli obiettivi di sicurezza pubblica nell’ambito delle risorse disponibili, la riduzione dello stanziamento previsto nello stato di previsione del ministero dell’Interno, missione ordine pubblico e sicurezza, programmi 8 e 9, di 10 milioni di euro per l’anno 2012 e di 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013, nella misura del 50% per la Polizia di Stato e del 50% per l’Arma dei Carabinieri».
Ora la domanda sorge spontanea; ma se l’Italia taglia drasticamente i fondi a chi dovrebbe garantire la sicurezza che tipo di controlli salteranno alle frontiere? Senza mezzi non esiste sicurezza, non ci sono innovazioni tecnologiche, senza uomini non si presidia il territorio, senza soldi non si mette nemmeno la benzina nelle auto dei Carabinieri o della Polizia di Stato.
Di questa mattina poi la dichiarazione del Sindacato di Polizia SAP che ha cominciato una colletta tra i cittadini per raccogliere fondi. «Siamo costretti a farlo perché rischiamo di non poter più garantire la sicurezza dei cittadini, dopo i tagli di 60 milioni di euro sui capitoli di bilancio dedicati all’ordine pubblico e alle missioni».
In una situazione come questa il rischio di recrudescenza dei crimini nel nostro paese specie nei Comuni di frontiera già martellati da furti e da disordini nei centri asilanti è altissimo.
Se le frontiere già provate dalla mancanza di controlli puntuali (vedi Schengen) saranno prese d’assalto da criminali di ogni sorta allora il conto lo pagheremo anche noi. Occorrono risposte serie e concrete, il problema va affrontato senza nessuna demagogia e vanno compresi gli scenari e le conseguenze che la decisione di Roma scarica sul nostro territorio.
Anche questo è un problema che i politici che saranno eletti si troveranno sul tavolo, la sicurezza dei nostri cittadini non ammette deroghe o tagli.
*Idea Liberale

Nessun commento: