giovedì 20 ottobre 2011

I mangiaspaghetti riprendono la via dell’esilio

di Philippe Ridet – 3 ottobre 2011
Pubblicato in: Francia
[Articolo originale "I mangiaspaghetti riprendono la via dell’esilio" di Philippe Ridet]
Traduzione di ItaliaDallEstero.info



La storia si ripete, ed è un brutto segno. Di fronte alla crisi economica ed alla povertà, gli italiani del sud riprendono la via dell’emigrazione.




Cinquecentottatamila persone hanno lasciato il Mezzogiorno negli ultimi dieci anni. Napoli ha perso 108 000 abitanti, Palermo 29 000, Bari 15 000. Nel 2010, 134 000 terroni (come li chiamano i simpatizzanti della Lega Nord) si sono trasferiti al Nord e 13 000 sono emigrati per stabilirsi all’estero.

Queste le cifre allarmanti pubblicate martedì 27 settembre dallo SVIMEZ, l’ente che monitora l’economia del mezzogiorno italiano dal 1946. “Se non si farà qualcosa, assisteremo ad un vero e proprio tsunami demografico”, questa la conclusione del rapporto.
I giovani tra i 15 e i 34 anni rappresentano la fetta più grande di questo nuovo esodo. Se ci sarà un’inversione di tendenza, all’alba del 2050 nel sud Italia rimarranno solamente 5 milioni di questi giovani, contro i 7 di oggi. Gli ultra 75enni rappresenteranno allora il 18.4% della popolazione totale, contro l’odierno 8.3%. Le motivazioni sono evidenti. Al Sud, dove il tasso di disoccupazione giovanile tocca il 31.7%, le proiezioni di crescita nel 2011 non superano lo 0.1%, mentre per l’Italia dovrebbero essere dello 0.7%. Solo l’agricoltura offre ancora qualche attività. L’industria, molto semplicemente, corre il rischio di estinguersi.

Secondo lo SVIMEZ occorrerebbe investire 60 miliardi di euro per permettere al Sud di recuperare il ritardo. Se lo Stato, il cui debito pubblico è pari al 120% del PIL, ha pochi mezzi e ancor meno volontà politica, l’Unione Europea ne possiede di più. Per il periodo 2007-2013 sono stati stanziati 35 miliardi di euro per l’Italia, in favore di aiuti alle regioni svantaggiate. Ma solo il 33% di tali fondi è stato utilizzato.

Non avevamo in mente tutte queste cifre quando, lunedì 19 settembre, a Roma abbiamo assistito alla prima di Ritals [Mangiaspaghetti. Termine dispregiativo col quale i francesi soprannominano gli italiani, N.d.T.], il documentario di Sophie e Anna-Lisa Chiarello, la cui diffusione sarà contesa dalle emittenti televisive dei due paesi transalpini. Le due sorelle Chiarello non sono andate lontano per parlarci di emigrazione. Tra i 30 milioni di italiani che hanno abbandonato il proprio paese negli ultimi 150 anni, hanno scelto di occuparsi anzitutto della propria famiglia: padre, madre, zii e zie che, tra la fine degli anni ’50 e ’60, hanno lasciato Corsano per trasferirsi a Enghien (Val-d’Oise).

Ma al di là di una semplice cronaca privata, piena di pezzi di filmini in super 8, Ritals racconta anche lo strazio dell’esilio. Vincenzo e Maria, i due protagonisti di questo tenero ed ispirato documentario, di fronte alla telecamera delle loro figlie, ricordano i loro anni di vacche magre (muratore lui, sarta lei) in un paese, la Francia, non del tutto ostile, ma nemmeno assolutamente accogliente nei confronti dei “ritals”. Qui, più che le statistiche dello SVIMEZ, sono i dettagli che illustrano meglio il dolore mai cancellato dello sradicamento: il senso d’inquietudine di fronte agli alberi fitti fitti dell’Ile de France per Maria, che conosceva solo i radi pini e gli olivi del Salento; la difficoltà, quasi insormontabile per un italiano, nel leggere la parola beaucoup, quando in Italia basterebbero quattro lettere per scriverla [bocù, N.d.T.].

Venticinque anni dopo, i Chiarello rifaranno il viaggio al contrario per ritornare a Corsano, dopo aver fatto fortuna (ma non del tutto). Dei 30 milioni di italiani emigrati, 10 milioni ritorneranno a casa. Dopo centinaia di domeniche trascorse a tavola a ricordare il paese natale, sono ritornati in Puglia. Troppo italiani per sentirsi francesi, si ritrovano ad essere troppo francesi per vivere di nuovo come degli italiani. Biculturali per sempre, fuori luogo, in ogni senso, i Chiarello ormai vivono “in due mondi”, mescolando le due lingue e intensificando i viaggi di andata e ritorno. Al contempo personale ed universale, politico e sentimentale, Ritals ci svela ciò che i numeri non dicono. Partire è una sofferenza, ritornare anche.


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