mercoledì 25 gennaio 2012

Federali_mattino_25.1.12 A Bozen, oltrepadania, la protesta locale vien definita civile. - Riccardo Valletti: Tutto nero su bianco, ma senza l'enfasi barocca del linguaggio romano che è andata in onda in questi giorni, per capire bastano due tabelline: dove sono avvenute le liberalizazioni i prezzi al consumatore sono raddoppiati nel giro di pochi mesi, le tariffe attuali sono tra le più basse d'Europa, il numero di taxi per abitante attuale è già tra i più alti d'Europa. A Caserta, invece: E arrivò il giorno della «liberazione». La polizia ha disperso il presidio di mezzi pesanti al casello di Napoli Nord e nel Casertano presenti da ieri, lunedì. In particolare la stazione autostradale napoletana rimane sotto il controllo di un ingente spiegamento di forze dell'ordine.---Basilicata, Nunzio Festa: Ancora il petrolio, infatti, sta al centro dell'attenzione. Perché è l'oggetto che più di tutti condiziona l'economia. Ma che è anche trattato quale strumento della Regione Basilicata in mano alla Regione e da tempo alle compagnie petrolifere per recuperare risorse economiche e foraggiare interessi privati.

Forconi, manifestazione a Palermo
Le istanze della Sicilia al premier Monti
Basilicata. Autotrasporto, è quasi paralisi
Proteste dei camionisti: un arresto a Nola
Caserta, la polizia sgombera i tir
Linea dura benzinai confermato stop di 10 giorni
Bozen, oltrepadania. La protesta civile dei tassisti
Ticono/ CONFINE. Revocato il blocco dei camion alla Hupac
Parma, padania. Distretto del pomodoro, scommessa vinta
Fmi: rivede al rialzo debito/pil 2012 al 125,3%. Nel 2013 al 126,6%
Fmi: «Italia non ce la può fare da sola»
S&p declassa alcune banche francesi
Crisi: Rehn, Spagna rispetti obiettivi sui conti pubblici 2012
Ungheria, via libera dell'Ecofin alla procedura di deficit eccessivo
Kosovo: Belgrado tenta di evitare referendum serbi del Nord
Kosovo: serbi del Nord confermano referendum febbraio
TICINO. Il naufragio Costa e quella "macabra perversione" dei turisti della morte
Svizzera. La titanica sfida di Davos: trovare le ide



Forconi, manifestazione a Palermo
Il movimento, nonostante le divisioni interne, dalle 9 manifesterà in città in attesa dei risultati del vertice romano
di RUGGERO FARKAS (Ansa)
PALERMO. Hanno scatenato la scintilla del caos in Italia e per i Forconi è un successo. Hanno cominciato in sordina da Priolo, Gela, Milazzo, Palermo, Catania. Per sei giorni poco a poco hanno paralizzato la Sicilia, lasciando senza benzina gli automobilisti, senza acqua, latte, carne le famiglie, senza materie prime le aziende, costringendo allevatori e agricoltori a gettare migliaia di uova e tonnellate di agrumi e ortaggi. Ora la protesta si è allargata a macchia d'olio da Genova a Napoli, dalla Calabria a Roma, facendo intervenire il governo e suscitando il richiamo dell'Unione europea. E il movimento nato ad Avola, nucleo originario della protesta, gongola. Dice Martino Morsello, uno dei fondatori: "Certo che siamo soddisfatti. I problemi siciliani sono dell'Italia, ma anche dell'Europa e del mondo. Le nostre ragioni sono planetarie. La classe politica siciliana è corrotta come quella italiana. Paghiamo lo scotto di 150 anni di malapolitica. La protesta si estenderà in Europa, forse nel mondo. La stampa internazionale ci segue perché sa che i problemi riguardano anche i loro Paesi. Il nostro messaggio rivoluzionario è internazionale".
Gli fa eco l'ex amico, anche lui leader dei Forconi, Mariano Ferro: "Non è questione di essere soddisfatti ma di capire le ragioni del perché tutto ciò stia accadendo. Lumia parla di mafia all'interno dello sciopero. Non capiscono nulla. Attacchiamo i politici come sistema e loro si difendono cercando un episodio dentro la nostra manifestazione. Dovrebbero chiedersi perché i siciliani e ora tutti gli italiani sono scesi nelle strade".
Alle 19 è previsto l'incontro tra il premier Mario Monti e il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo che porterà le richieste del Movimento Forza d'urto. Ne ha discusso l'assemblea regionale siciliana. Il riassunto del lungo elenco è questo: una moneta popolare, il blocco dei prodotti agricoli provenienti dalla Cina e dai Paesi esteri; costo dell'energia elettrica a 0,030 euro; prezzo del gasolio e della benzina a 0,70 euro; attuazione dello Statuto siciliano; rimodulazione del programma per lo sviluppo regionale (Psr).
E in attesa dei risultati della riunione i Forconi hanno organizzato alle 9, a Palermo, una manifestazione cui hanno aderito anche gli "studenti siciliani in lotta". Un corteo che nasce diviso (ma che secondo voci interne ai Forconi si ricompatterà) per la contrapposizione tra  Morsello, 56 anni, allevatore di spigole e cernie fallito, Ferro, 53 anni, agricoltore con 20 ettari di terreno per ora incolti, e la sua spalla Giuseppe Scarlata, 43 anni, pastore e produttore di formaggi. Morsello è accusato dagli altri due di aver voluto tenere una linea dura nella protesta insieme al leader degli autotrasportatori Pippo Richichi e di aver portato nel movimento la "nera" presenza di Forza nuova. Per questo l'acquacoltore di Petrosino, ex assessore socialista a Marsala, sarebbe stato estromesso dai forconi che però sulla carta non esistono, non hanno statuto né leader eletti.
Morsello ribatte che gli altri due sono vicini al Mpa di Lombardo. "Io sono il movimento dei Forconi - dice -. Ora bisogna trovare un chiarimento fra tutte le anime che lo
compongono  nell'interesse del movimento stesso". "Non appartengo a nessuno - aggiunge - sono un guerriero che non ha paura né di Forza Nuova né dei centri sociali". Ferro risponde: 'Il corteo organizzato a Palermo è nostro non di Morsello cui dico: se sei disponibile a ritrovare l'unità noi discutiamo. Morsello allontani Forza nuova e anche la figlia, vicina alla Destra estrema, dai Forconi e discutiamo". "Saremo a Palermo - continua - a manifestare in attesa di notizie da parte di Lombardo. Vogliamo cose concrete. Se non le otterremo? Diciamo che lo stato di agitazione continuerà".

Le istanze della Sicilia al premier Monti
 scritto da Raffaele Lombardo
Domani incontrerò Mario Monti a Roma insieme agli assessori Elio D’Antrassi, Massimo Russo, Piercarmelo Russo e Gaetano Armao perché a prescindere dai temi che il presidente vorrà affrontare, le questioni che tratteremo riguradano anche le competenze specifiche dei loro assessorati.
Affronteremo le questioni che sono state sollevate nei giorni della protesta sia da coloro che ho ricevuto – Forza d’urto, i Forconi, l’Aias – e anche le altre categorie che sono state ricevute dagli assessori.
I temi sono sia quelli che riguardano il trasporto – il costo della benzina, il traghettamento, le tariffe autostradali – sia le tematiche della pesca – sono molto influenzate dalle decisioni dell’Unione Europea – così come le questioni che attengono all’agricoltura dove bisogna affrontare la concorrenza sleale e la competizione impari con i prodotti del nord Africa o della Turchia non più sostenibile visto che da noi c’è un’agricoltura pulita e occorro norme rigorose contro le agro-piraterie e controlli che fino ad oggi non ci sono stati.
Per non parlare poi delle altre misure che servono al mondo agricolo che magari in passato è stato abituato a vivere di contributi e ora non riesce a riconquistare i mercati. Mercati che oggi sono rappresentati dalla grande distribuzione che si approvvigiona dove ritiene più comodo e mette in ginocchio le produzioni di qualità della nostra agricoltura.
Alcuni provvedimenti vanno presi da noi: già abbiamo operato con la Serit e la Crias e abbiamo avviato qualche iniziativa legislativa che deve cercare di frenare la proliferazione di strutture della grande distribuzione che non giovano né alla produzione né al medio e piccolo commercio che sono le dimensioni tipiche della nostra economia.
Faremo quindi il punto della situazione. Sarà un discorso che non si chiuderà domani e che dovrà essere verificato giorno per giorno nei risultati perché credo che questa sensibilizzazione straordinaria che la protesta ha determinato sia servita a richiamare l’attenzione.
Aggiungo poi che onestamente continuare a farci del male sia non solo controproducente ma anche stupido e insopportabile. Fermare le nostre produzioni che senza i camion restano a marcire nei campi o impedire il rifornimento dell’acqua potabile o del latte o del metano per il riscaldamento è un volerci fare del male che la gente non sopporta.

Basilicata. Autotrasporto, è quasi paralisi
Dalla Sicilia la protesta si espande. Assalto alle pompe di benzina. Blocchi anche in Basilicata sulla Jonica, sulla Salerno Reggio e a Viggiano
24/01/2012  CAMIONISTI e agricoltori lucani in rivolta. Come in Sicilia. Sono scesi in strada ieri mattina verso le 9.30, portando i loro mezzi di trasporto e quindi di lavoro per fermare il traffico sulle principali arterie delle Basilicata, come è accaduto anche nel resto d’Italia. I punti più critici a causa del blocco, sulla Jonica, in Val d’Agri e sulla Salerno Reggio Calabria, all’altezza dello svincolo di Atena lucana. A Potenza si sono dati appuntamento a partire dalle 13 sulla Basentana, nelle due direzioni, all’altezza del Park hotel e della Q8. Tanti lavoratori che, alla stregua dei colleghi siciliani ma non solo, non sopportano gli aumenti dei prezzi del carburante e le tante tasse che rischiano di soffocarli. E presto potrebbero aggiungersi anche allevatori e agricoltori. Per ora si sono fatti sentire i camionisti, comunque. Che da ieri, appunto, hanno interrotto il transito dei mezzi pesanti in due snodi essenziali della jonica, sul versante di Policoro e Scanzano come proprio nell’area della Val d'Agri maggiormente interessata dallo scorrimento dei giganti della strada che consentono la distribuzione del greggio. Ancora il petrolio, infatti, sta al centro dell'attenzione. Perché è l'oggetto che più di tutti condiziona l'economia. Ma che è anche trattato quale strumento della Regione Basilicata in mano alla Regione e da tempo alle compagnie petrolifere per recuperare risorse economiche e foraggiare interessi privati.
 Concesso il passaggio delle automobile, quindi, sembra che l'obiettivo della manifestazione sia di fare un primo e minimo fastidio all'economia ugualmente in crisi di questa terra. Eppure, in attesa dell'assemblea che gli agricoltori hanno convocato per domani a Matera, un appuntamento che si svolgerà in piazza Vittorio Veneto a partire dalla 17.30, un movimento di persone pare abbia ricominciato a muoversi. Dove "Policoro é tua" di Frammartino, "No Scorie Trisaia" di Santarcangelo e "Altragricoltura" di Fabbris ripeteranno la manifestazione di costituzione, già stata a Policoro alcuni giorni fa, dei "forconi lucani". La certezza, per il momento, è che dietro ai camionisti lucani e agli agricoltori e allevatori del Metapontino non ci sono di certo infiltrazioni mafiose o strumentalizzazioni del caso, come si insinua invece per i colleghi siciliani. I dubbi più che altro riguardano la durata della protesta. Ripetere una seconda Scanzano Jonica per il momento non sembra possibile. Seppur la rabbia di fondo, dai tempi della rivolta contro le scorie nucleari, sia aumentata. E davvero di tanto. Ancor più d'allora, tra l'altro, s'è ingrandita e sviluppata la distanza fra partiti e spesso pure sindacati insieme alla associazioni di categoria dalla vita reale e di conseguenza dai tanti problemi della quotidianità. L'attivismo reale, dal basso, oggi, è l'unica e coraggiosa forma di rappresentanza che s’affaccia all'orizzonte delle difficilissime giornate. La forza dei "Forconi Lucani" e dei camionisti in stato d'agitazione sarà pesata nuovamente sul campo. Nel frattempo, ieri, anche a Potenza le pompe di benzina sono state prese d’assalto per la paura di rimanere a secco nel caso di sciopero prolungato.
Nunzio Festa

Proteste dei camionisti: un arresto a Nola
Multe salate per otto persone responsabili dei blocchi
NAPOLI - Nel pomeriggio la circolazione stradale sta tornando alla normalità in Campania. Secondo quanto rende noto la Prefettura, il transito è tornato «fluido alla barriera di Napoli est, sulla Statale 7 bis e ai caselli autostradali di Nola e Palma Campania - A30 - anche se ai margini della carreggiata permane un esigua presenza di mezzi». Cessato il presidio anche alla barriera di Napoli-nord e allo svincolo dell'A30- Mercato San Severino dove sono presenti degli automezzi in attesa di soccorso.
AL CASELLO - Un manifestante è stato arrestato, in prossimità del casello di Nola, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Sulla base delle direttive della prefettura le forze dell'ordine hanno già segnalato per l'adozione delle sanzioni pecuniarie otto persone responsabili di aver effettuato arbitrari blocchi stradali deferite contestualmente anche all'Autorità giudiziaria nonchè elevato diverse contravvenzioni al codice della strada.
24 gennaio 2012

Caserta, la polizia sgombera i tir
Viabilità normale in autostrada
Dopo l'intervento della polizia si disperde il presidio di mezzi pesanti nel Casertano
CASERTA - E arrivò il giorno della «liberazione». La polizia ha disperso il presidio di mezzi pesanti al casello di Napoli Nord e nel Casertano presenti da ieri, lunedì. In particolare la stazione autostradale napoletana rimane sotto il controllo di un ingente spiegamento di forze dell'ordine. Sono gli uomini del reparto Mobile della questura di Caserta ai quali si sono aggiunti rinforzi provenienti da Napoli. La misura è stata messa in campo per prevenire possibili nuove azioni di protesta da parte degli autotrasportatori che hanno minacciato di tornare in forze dopo lo sgombero non violento della mattinata.
Nel frattempo anche altre proteste messe in campo all'altezza dei caselli di Caserta sud, Caserta nord e Capua sono terminate dopo l'intervento delle forze dell'ordine. Gli ultimi bagliori della protesta si sono spenti a Caianello, dove alcuni tir impedivano da lunedì il transito dei mezzi pesanti, ma non delle autovetture.

Linea dura benzinai confermato stop di 10 giorni
Faib e Fegica: 'Non ancora decise le modalita' per non aggravare l'attuale stato di forti tensioni'
24 gennaio, 16:15
ROMA  - "I gestori confermano la proclamazione di un pacchetto di 10 giorni di sciopero degli impianti di distribuzione dei carburanti, sulla rete ordinaria e autostradale, la cui articolazione sarà successivamente definita per evitare di aggravare l'attuale stato di forti tensioni e disagio sociale". Lo comunicano Faib e Fegica.
 E' la decisione assunta dal Coordinamento Nazionale Unitario dei gestori di Faib Confesercenti e di Fegica Cisl - si legge in una nota - per denunciare la mancata liberalizzazione della distribuzione carburanti da parte del Governo e sostenere il Parlamento a varare una vera riforma per liberare il settore dal controllo assoluto dei monopolisti petroliferi e consentire prezzi dei carburanti più bassi su tutta la rete distributiva. Tutte le 'buone intenzioni' che il Governo aveva esibito "si sono malamente infrante di fronte alla potente lobby dei petrolieri a cui, nei fatti, viene persino concesso di regolare i conti con una intera categoria di lavoratori che ha 'osato' mettere in pericolo privilegi e rendite di posizione", spiegano i gestori. "Il decreto del Governo - su cui continuano correzioni e aggiustamenti, conseguenti a trattative imperscrutabili - non solo non liberalizza il settore dei carburanti e ne conferma i vincoli che ingessano forniture e prezzi, ma 'autorizza' le compagnie petrolifere a saltare la mediazione della contrattazione collettiva nella fissazione del margine dei gestori e a cacciarli dai loro impianti per sostituirli con le macchinette self service, aperte per 24 ore al giorno". Non solo, protestano ancora i gestori: "nascosta nelle pieghe del decreto c'é anche la cancellazione della norma che imponeva alle banche, dal primo gennaio di quest'anno, di eliminare costi e commissioni per gestori ed automobilisti, sui pagamenti dei rifornimenti di carburante con bancomat e carte di credito".

Bozen, oltrepadania. La protesta civile dei tassisti
Astensione dal lavoro e dialogo coi cittadini: «Monti ci distrugge»
Riccardo Valletti
  BOLZANO. «Il governo ci ha costretto a scioperare, la misura è colma». Adesione pressoché totale ieri dei tassisti bolzanini alla protesta nazionale.  Per tutta la mattina il telefono del radio-taxi ha suonato a vuoto, poi ha smesso, gli utenti si erano messi l'anima in pace, ieri di taxi in giro per la città non se ne sono quasi visti. Assicurati solo i servizi minimi dalla stazione all'ospedale e per i portatori di handicap, tutti gli altri che si sono avvicinati alle piazzole di sosta della auto bianche si sono sentiti negare il passaggio e in cambio hanno ricevuto un volantino che illustra le ragioni della protesta.  Tutto nero su bianco, ma senza l'enfasi barocca del linguaggio romano che è andata in onda in questi giorni, per capire bastano due tabelline: dove sono avvenute le liberalizazioni i prezzi al consumatore sono raddoppiati nel giro di pochi mesi, le tariffe attuali sono tra le più basse d'Europa, il numero di taxi per abitante attuale è già tra i più alti d'Europa.  E quindi scioperano i tassisti bolzanini, insieme a quelli di tutta la penisola, anche se il decreto Monti non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e non ne conoscono perfettamente tutti i dettagli.  «Quello che abbiamo saputo ci basta - reclama Daniele Pellegrini, 6 anni al volante del taxi 18 - il mercato ha già sofferto un ribasso strepitoso nell'ultimo anno per via della crisi, ora ci dicono che le nostre licenze non valgono più niente, io ho ancora tanti anni di mutuo da pagare, se non cambiano qualcosa nel giro di sei mesi gli ufficiali giudiziari verrano a bussare alla mia porta». Lo sciopero era già stato programmato da tempo, e valeva la pena dare prova della coesione della categoria anche correndo il rischio di guadagnarsi una replica incentrata sullo sciopero preventivo. «La nostra cooperativa stava già svolgendo un lavoro eccellente - afferma Marco Viviani, 5 anni sul taxi 49 e altrettanti di mutuo ancora da pagare - non ce n'è il bisogno, eppure all'ufficio comunale che rilascia le licenze già si sono affacciate centinaia di persone tra straneieri e italiani che vorrebbero prenderne una».  Non può funzionare così, prosegue: «Sarà una guerra tra poveri, la stessa torta la divideremo in fettine sempre più sottili, e alla fine non ci guadagnerà nessuno».  Lo sciopero è il frutto delle porte sbattute in faccia alla categoria da parte del Governo, spiega Mauro Ortombina, presidente della cooperativa di taxi di Bolzano e responsabile sindacale regionale Uri-Taxi: «All'inizio non volevano nemmeno ricevere la nostra delegazione, poi hanno fatto un incontro di facciata prima del consiglio dei ministri, ma delle nostre richieste non è rimastun nulla». L'impegno a sospendere la protesta era stato espresso dalla direzione romana, ma non è successo niente che lo permettesse: «Avrebbero dovuto rassicurarci su alcuni fattori chiave del decreto - spiega Ortombina - noi eravamo pronti a ritirare lo sciopero immediatamente, ma quel passo avanti verso la nostra categoria non è stato fatto».  Il governo è entrato a gamba tesa nelle contrattazioni locali: «Ogni comune ha le sue caratteristiche specifiche: le tariffe cambiano anche tra Bolzano e Merano, il decreto è come un falciaerba sulle contrattazioni equilibrate che abbiamo visto finora».24 gennaio 2012

Ticono/ CONFINE. Revocato il blocco dei camion alla Hupac
BUSTO ARSIZIO - E' stato tolto il blocco dei camion davanti allo scalo intermodale Hupac tra Gallarate e Busto Arsizio, in provincia di Varese. La decisione è stata presa, si legge su Varesenews, dopo che la polizia ha convinto i manifestanti a liberare i cancelli dello scalo della società svizzera.
 Una decisione che giunge a sorpresa, dopo che solo ieri il presidio dei camionisti aveva annunciato che la serrata sarebbe proseguita anche nei prossimi giorni.
 Non si esclude che possa aver avuto peso la tragedia di Asti, dove un camionista è stato investito ed ucciso da una collega tedesca, che è stata arrestata per omicidio colposo. La donna è stata sentita per quasi due ore dal procuratore capo Vitari e dal sostituto Vincenzo Paone. Al vaglio degli inquirenti, tuttavia, c'è vi è anche l'ipotesi dell'eventuale dolo a carico della camionista tedesca.

Parma, padania. Distretto del pomodoro, scommessa vinta
Mara Troni
La regione Emilia Romagna ha riconosciuto come organizzazione interprofessionale  il «Distretto del pomodoro del Nord Italia» sviluppato sull’asse Parma-Piacenza-Cremona con  ramificazioni nell’intera Pianura Padana.
 Il decollo del distretto, sul quale una volta tanto va sottolineato anche il ruolo propulsore degli Enti locali e delle Istituzioni, rappresenta il traguardo di un lungo lavoro avviato molti anni fa, imposto proprio dalle riforme radicali della Politica agricola europea, la cui ventata riformista ha realizzato nel settore dell’ortofrutta, pomodoro compreso, il primo laboratorio di un modello interprofessionale orientato al mercato.
 Concetti ampiamente ripresi nelle proposte di riforma della Commissione dell’Unione Europea per ridisegnare la Politica agricola comunitaria del futuro prossimo. Già negli Anni Novanta, la filiera era stata capace di adeguarsi a due importanti riforme: prima l’abolizione delle quote produttive assegnate ai conservifici, poi l’abolizione del plafond finanziario che ne aveva preso il posto; infine, proprio in questa ultima campagna, il salto definitivo nel regime del disaccoppiamento totale degli aiuti. E' stato l’unico comparto produttivo (insieme al tabacco) ad aver difeso la necessità di utilizzare il rodaggio triennale che Bruxelles concedeva per rendere meno traumatico il passaggio ai nuovi meccanismi che premiano anche la non produzione voluto da tutta la filiera, a eccezione della sola Coldiretti.
 Il regime provvisorio è stato ben utilizzato, visto che la filiera si è presentata con una rafforzata base interprofessionale e una rodata “governance” del settore. Quando nel 2007 l’impennata delle materie prime faceva litigare agricoltori e industriali sulle colpe dei rincari del grano duro e della pasta, pomodorai e industriali riuscirono a firmare un accordo che concedeva agli agricoltori un aumento dei prezzi del pomodoro di oltre il 50%. In questa prima campagna produttiva di aiuti disaccoppiati, le insidie della novità sono state in parte assorbite dalla stipula di un accordo che ha garantito ai produttori poco meno di 90 euro a tonnellata. Certo la crisi non risparmia nemmeno pelati e passate: i consumi interni sono in affanno e  l’export aumenta i volumi ma cede in valore; nel complesso, però, il sistema tiene e si conferma un fiore all’occhiello del made in Italy alimentare.
 La programmazione produttiva ha evitato i surplus, azione che dovrebbe essere d’esempio per settori come i formaggi che invece si stanno impegnando a Bruxelles per avere la sospirata deroga alle norme sulla concorrenza che consentirà di contingentare dall’alto la produzione in funzione dell’andamento del mercato. Esempio anche per i produttori di vino (altro settore blasonato) che gridano la loro preoccupazione in vista dell’abolizione dei diritti di impianto, un sistema che risale al medioevo della Pac e che garantisce una rendita di posizione. Per finire con le quote latte, tanto odiate per le multe, ma che poi si teme ad abolire   perché drenano in qualche misura lo strapotere produttivo delle fabbriche bianche del Nord Europa.
 L’elogio va dunque al pomodoro e al suo distretto, che ha saputo fare da sé. Un settore considerato maturo dagli esperti di marketing, che ha saputo però mostrare anche una maturità di strategia che gli vale, tra l’altro, l’oscar di settore export oriented, capace di realizzare sui mercati esteri circa il 50% del suo fatturato, quasi il triplo della media dell’intero alimentare made in Italy. E soprattutto è riuscito a costruire quel gioco di squadra nei cui schemi il ruolo dell’agricoltore ha trovato il giusto riconoscimento non solo come produttore di materia prima, ma anche da protagonista industriale, rilevando marchi prestigiosi (un esempio è il Pomì della vecchia Parmalat) grazie all’intraprendenza delle sue Organizzazioni di produttori.
Fmi: rivede al rialzo debito/pil 2012 al 125,3%. Nel 2013 al 126,6%
24 Gennaio 2012 - 19:00
(ASCA) - Roma, 24 gen - Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo la stima sul rapporto debito/pil dell'Italia dal 2011 al 2013. Per l'anno appena trascorso, il ''Fiscal Monitor'' del Fondo stima un rapporto debito/pil e' pari a 121,4% dal 118,4% del 2010, rispetto alla previsione formulata nello scorso settembre il rapporto peggiora di 0,4 punti. Quest'anno il rapporto dovrebbe poi salire al 125,3%, rispetto alla previsione formulata a settembre il peggioramento e' pari a 3,9 punti. Infine per il 2013 la stima sale al 126,6% in peggioramento di 6,5 punti rispetto alla precedente stima. Tra i quattro big dell'Eurozona solo la Germania appare destinata a ridurre il rapporto debito/pil: dall'81,5% dello scorso anno al 79,8% (2013). Quello della Francia salira' dall'87% (2011) al 93,1% (2013), quello della Spagna dal 70,1% (2011) all'84% (2013). La media dell'Eurozona salira' dall'88,4% al 92,5%. men/

Fmi: «Italia non ce la può fare da sola»
«In atto forte correzione dei conti, ma servono riforme strutturali»
NEW YORK - «L'Italia non ce la può fare da sola»: lo ha detto il direttore del Dipartimento degli affari di bilancio dell'Fmi, Carlo Cottarelli, sottolineando come sia più che mai necessario rafforzare il sistema anticrisi a livello europeo. Bene «la forte correzione dei conti» fatta dal governo: «Ora servono le riforme strutturali».
IL PIL - «L'Italia ha tre cose che deve fare. La prima è l'aggiustamento di bilancio, che già sta facendo a giusta velocità, con l'avanzo primario che migliorerà di oltre il 3 punti percentuali del pil quest'anno e - evidenzia Cottarelli - questo è un aggiustamento grande ma necessario. La seconda cosa sono le riforme strutturali, che l'Italia sta facendo, come mostrano le misure di liberalizzazione proposte dal premier Mario Monti. La terza cosa va al di là di quello che Italia può fare da sola, ed è la necessità di un firewall dell'Europa più grande».

S&p declassa alcune banche francesi
Bnp si salva
24 gennaio, 16:49
(ANSA) - PARIGI, 24 GEN - Standard & Poor's declassa il rating di diverse banche francesi. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Le Figaro, precisando che la decisione di S&P non e' altro che una normale conseguenza in seguito alla perdita della tripla A francese, lo scorso 13 gennaio. L'unica banca risparmiata dal declassamento di S&P, e' BNP Paribas.

Crisi: Rehn, Spagna rispetti obiettivi sui conti pubblici 2012
24 Gennaio 2012 - 14:59
 (ASCA-AFP) - Bruxelles, 24 gen - Il governo spagnolo deve confermare il suo impegno a rispettare gli obiettivi sul deficit di quest'anno nonostante il dato del 2011 sia stato peggiore delle attese. Lo ha detto il commissario europeo agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, nel corso di una conferenza stampa seguita al vertice dei ministri delle Finanze Ue.
 ''A nostro avviso e' essenziale che la Spagna rispetti gli obiettivi di bilancio per il 2012'' ha detto, ribadendo l'appello a Madrid a rispettare anche gli impegni sul fronte della riforma del mercato del lavoro.
fgl/

Ungheria, via libera dell'Ecofin alla procedura di deficit eccessivo
A cura di Stefano Natoli
Il consiglio dei ministri economici del'Unione europea (Ue), Ecofin, ha dato oggi il via libera ad andare avanti nella procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Ungheria. Oggi il primo ministro magiaro Viktor Orban incontra il capo della Commissione europea José Manuel Barroso. "La decisione è stata adottata", ha spiegato un diplomatico europeo alla France Presse. La procedura potrebbe anche portare a sanzioni, tra le quali il congelamento dell'erogazione dei fondi di coesione europei all'Ungheria.
Schaeuble, possibile chiudere fiscal compact prima marzo
Parlando a margine dell'Ecofin, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, si è detto intanto fiducioso che i governi europei riusciranno a finalizzare l'accordo sul 'fiscal compact' prima di marzo. Il ministro ha inoltre affermato che dovrà esserci uno stretto legame tra il nuovo trattato fiscale e l'Esm, il fondo salva-stati permanente che sostituirà l'Efsf.
Grecia, aiuti solo con debito sostenibile
In riferimento alla Grecia, Shaeuble ha detto inoltre - sempre a margine dell'Ecofin - che «raggiungere un livello di debito sostenibile è un prerequisito per ottenere i nuovi aiuti».
 24 gennaio 2012

Kosovo: Belgrado tenta di evitare referendum serbi del Nord
Si temono nuove tensioni in vista decisione su candidatura Ue
24 gennaio, 15:30
(ANSAmed) - BELGRADO/PRISTINA, 24 GEN - Il viceministro serbo per le questioni del Kosovo, Oliver Ivanovic, ha incontrato oggi i responsabili municipali dei principali comuni del nord a maggioranza serba, in un nuovo tentativo di indurli a rinunciare a un referendum indetto per il 14 e 15 febbraio, nel quale la popolazione sara' chiamata a pronunciarsi sulla legittimita' delle strutture di governo kosovare e della leadership di etnia albanese di Pristina.
 Dopo che nei giorni scorsi i serbi del nord avevano lasciato intendere la possibilita' di un rinvio della consultazione, ieri sono tornati alla carica, confermando il referendum e sostenendo che non sono intervenuti nuovi elementi che giustifichino un rinvio. Cio' ha provocato una nuova, dura presa di posizione del presidente serbo Boris Tadic, secondo il quale un referendum non serve e non fa gli interessi dei serbi. Tadic teme sopratutto che la consultazione - dall'esito scontato contro Pristina - generi ulteriore tensione e instabilita', a poche settimane dalla decisione che il consiglio europeo di inizio marzo dovra' prendere sulla concessione o meno alla Serbia dello status di paese candidato alla Ue. Bruxelles e' stata molto chiara a dicembre, quando aveva rinviato a marzo la decisione: un parere positivo potra' venire solo con progressi nel dialogo fra Belgrado e Pristina, in particolare sul punto relativo alla partecipazione del Kosovo e riunioni internazionali e regionali.
 ''Conto di informarli sulla posizione del presidente e del governo (serbi), sottolineando che benche' abbiano diritto a organizzare un referendum, tale iniziativa puo' andare contro gli interessi della Serbia e del governo'', ha detto Ivanovic, prima di incontrare oggi nel nord del Kosovo i sindaci di Zvecan, Zubin potok, Leposavic e del settore serbo di Kosovska Mitrovica. (ANSAmed).

Kosovo: serbi del Nord confermano referendum febbraio
24 gennaio, 19:55
(ANSAmed) - PRISTINA/BELGRADO, 24 GEN - I serbi del nord del Kosovo hanno confermato la loro volonta' di tenere a meta' febbraio un referendum sulla legittimita' delle strutture di governo di Pristina. E' quanto e' emerso dal lungo incontro che il viceministro serbo per le questioni del Kosovo Oliver Ivanovic, ha avuto oggi con i responsabili municipali dei quattro maggiori centri del nord del Kosovo a maggioranza serba.
 L'inviato di Belgrado non e' pertanto riuscito a convincere la componente piu' radicale dei serbi del Kosovo a desistere dalla consultazione, prevista per il 14 e 15 febbraio, e suscettibile di far crescere la tensione e irrigidire ulteriormente le posizioni in una fase molto delicata per la Serbia. Belgrado e' infatti preoccupata di migliorare l'atmosfera nei rapporti con Pristina in vista del vertice europeo d'inizio marzo che dovra' decidere sullo status di paese candidato per la Serbia. Proprio il proseguimento del dialogo e il miglioramento dei rapporti con Pristina sono stati posti da Bruxelles come condizione al si' alla candidatura europea della Serbia.
 Contro il referendum si e' piu' volte detto il presidente Boris Tadic. Al termine del colloquio con i responsabili del nord, Ivanovic ha detto che nessuno mette in discussione il diritto dei cittadini serbi del nord a organizzare il referendum, esso pero', e la data escelta, possono danneggiare gli interessi della Serbia. E' necessario, ha osservato, evitare conflitti e discrepanze di posizioni con il governo centrale a Belgrado. (ANSAmed)

TICINO. Il naufragio Costa e quella "macabra perversione" dei turisti della morte
Tutti sull'isola a filmare e fotografare sorridenti il relitto della Costa Concordia. Il parere dello psicologo
 di p.d'a.
GROSSETO - I traghetti affollati di turisti verso l'Isola del Giglio per visitare il luogo del naufragio, non rappresentano che uno dei molteplici aspetti tragici del dramma che si è consumato il 13 gennaio scorso.
Oltre mille turisti in una giornata - Nella sola giornata di sabato scorso, dal continente sono arrivati sull'isola oltre un migliaio di persone. E pensare che durante il weekend prima del naufragio, i turisti approdati erano stati soltanto 131. Famiglie con bambini, fotografi dilettanti, coppiette, gruppi di amici. Tutti quanti sulle spiagge e in paese, armati di telecamere, cellulari, macchine fotografiche per immortalare il relitto della Costa Concordia.
Zainetto in spalla e panino - Giornalisticamente sono definiti i "turisti della morte". C'è chi arriva con zainetto in spalla, i panini e la bottiglietta d'acqua, come se fosse una qualsiasi gita domenicale fuori porta. Sorridenti, posano sulle spiagge dell'isola, di fronte a una nave che contiene ancora corpi senza vita da restituire ai propri cari.
I sorrisi di fronte alla morte - Ed è proprio in quei sorrisi che c'è qualcosa che non torna. Perché quella spensieratezza nel posare di fronte a una nave che contiene ancora cadaveri, stride con la realtà drammatica di quanto accaduto e denota una chiara e palese indifferenza  nei confronti delle vittime, la mancanza di rispetto di chi soffre per la perdita dei propri congiunti. Una riflessione più ampia è necessaria. Per aiutarci a interpretare questo fenomeno lo psicologo cantonale Fabian Bazzana esordisce così: "Questo comportamento avviene in tante altre situazioni, anche nella quotidianità. Una banalità. Per esempio, quando succede l'incidente stradale sono molti i curiosi a fermarsi per vedere cosa è successo. Nel caso specifico la risonanza sui media ha amplificato di molto il tutto".
Pellegrinaggio o gusto del macabro? - Già, la curiosità, la spettacolarizzazione. Ma non basta. Il turismo della morte sull'isola del Giglio necessita di un'ulteriore spiegazione. Bazzana, non se la sente di condannarlo, (anche perché sono ottimista sulla natura buona dell’essere umano) ma puntualizza: "Da una parte abbiamo l'essere umano che, in fondo, con questa sorta di pellegrinaggio verso il “luogo sacro”, cioè il relitto della nave, ha la possibilità di compiere un rituale per confrontarsi con l'assurdo e l'estrema incertezza dell'essere umano, dall'altra parte vi è però anche il bieco eccitamento di fronte al macabro, che avviene in maniera irrispettosa, anche a seguito di una desensibilizzazione morale, che sta avvenendo grazie proprio alla mediatizzazione estrema di questo genere di accadimenti".
Etica e informazione - Sul ruolo dei media Bazzana aggiunge un altro spunto di riflessione e cioè "il grado di insensibilità e di mancanza di etica che ha portato la mediatizzazione, che tende ad esaltare gli eventi tragici". "I media - spiega Bazzana - hanno in fondo contribuito a creare nel pubblico una sorta di insensibilità a quello che è il senso profondo di una tragedia su cui, proprio per rispetto delle vittime, vi sarebbero molte cose che non andrebbero né scritte né pubblicate. Questo confine etico i media lo hanno travalicato da tanto tempo. Non c'è più rispetto per la morte e la sofferenza. Resta solo l'aspetto dello spettacolo e dell'eccitamento".
Il piacere macabro della tragedia - E quindi il turista della morte non è che il risultato di un mondo in cui si sente la necessità di essere compartecipi agli avvenimenti, addirittura protagonisti. Bazzana su questo aspetto dice che si crea, in queste persone, "una sorta di piacere macabro nel poter essere confrontati con la tragedia, che può provocare un eccitamento perverso".
E se l’incidente fosse accaduto nel Baltico, ci sarebbe stato un fenomeno simile a quello italiano? E’ la natura umana. Non ci sono differenze culturali. Se un fatto simile fosse accaduto sulle coste del Mar Baltico o del Mare del Nord, molto probabilmente i turisti della morte ci sarebbero stati anche lassù. A questo proposito Bazzana è chiaro: "Non mi permetterei mai di esprimere una valutazione di merito rispetto a questo aspetto culturale". Bazzana non ha gli strumenti per poter dare un giudizio, anche perché "io non so cosa succede oggi a Oslo circa le stragi che ci sono state in luglio e non so se, analogamente a quanto avviene sull'isola del Giglio, quei luoghi sono diventati, per così dire, meta di una sorta di pellegrinaggio verso il luogo "sacro".
Il record della stupidità - Ora Bazzana, più che da psicologo parla da grande appassionato di nautica e amante del mare: "Il fatto certo è che il naufragio della Costa Concordia è avvenuto in circostanze e in un luogo particolari. Ciò che è successo è inaudito. E' il record della stupidità ed è difficilmente comprensibile. Inoltre è avvenuto in un luogo accessibile, non è stato un naufragio nel Mare del Nord, in mezzo a una tempesta. E' un accadimento che non trova giustificazioni e che è reso ancora più tragico, proprio dal fatto che in questo caso non ci si trova confrontati con i limiti della tecnologia, bensì con i limiti dell'essere umano, le sue passioni, la sua stupidità. Qui non c'è stato un minimo di buon senso, per come sono avvenuti i soccorsi, per come è stata gestita l'emergenza. Sono tutti elementi che dovrebbero farci riflettere. In quelle condizioni non dovevano esserci vittime, c'era tutto il tempo di organizzare i soccorsi".

Svizzera. La titanica sfida di Davos: trovare le ide
di Vittorio E. Parsi
Ma serve ancora a qualche cosa il Forum Economico Mondiale di Davos? C’è qualcuno disposto a credere che per il solo fatto di ritrovarsi una volta di più insieme nella bella cittadina grigionese, i grandi della Terra, le star dell’economia politica, i pezzi grossi delle aziende più glamour di un capitalismo alla ricerca di se stesso sapranno tirare fuori dal cilindro la trovata necessaria a dare un po’ di speranza e di futuro a tutti noi, comuni mortali? Klaus Schwab, il presidente e fondatore del forum, non l’ha certo mandata a dire: «Il capitalismo nella sua forma attuale non è più adatto al mondo intorno a noi. Non siamo riusciti a imparare la lezione della crisi finanziaria del 2009». Come non bastasse la durissima autocritica del modo di produrre, valorizzare e commerciare lavoro, beni e servizi ha poi aggiunto: «Una trasformazione globale è urgente e deve iniziare con il ripristino di un senso globale di responsabilità sociale.
Stiamo cercando disperatamente in tutto il mondo le persone in grado di offrire una soluzione», altrimenti «rischiamo di perdere la fiducia delle generazioni future».
Un obiettivo gigantesco, in linea peraltro con i grandi temi evocati negli anni scorsi, tutti all’insegna del provare a “ricostruire” “rimodellare” “rifondare” il sistema economico globale di fronte a uno scenario sempre meno promettente, per usare un eufemismo. Il problema è che ultimamente di chiacchiere se ne sono fatte tante, troppe, ma di idee se ne son viste in giro assai poche su come riassorbire capitalismo e democrazia. Molte prediche, tanti anatemi e tantissime lacrime di coccodrillo ma davvero nessuna idea. E nell’epoca della comunicazione globale istantanea è difficile credere che qualche giorno nei Grigioni possa cambiare le cose.
Il fatto che il Forum venga aperto da Angela Merkel appare in tal senso quasi una contraddizione. Con tutto il rispetto che si deve alla signora Cancelliera, pochi altri leader hanno dimostrato una scarsa propensione alla visione illuminata e prospettica come Frau Merkel. Come dimenticare, d’altronde, che si deve proprio al suo incaponirsi nel volere dare una lezione alle cicale greche se quella prima crisi del debito sovrano nella zona euro si è poi trasformata in un devastante tsunami, che rischia di travolgere non soltanto l’euro ma la stessa architettura dell’intera Unione… Sentiremo che cosa proporrà di innovativo la cancelliera tedesca e ascolteremo ancora una volta il premier britannico David Cameron ribadire i suoi dinieghi alla proposta di una tassazione sulle transazioni internazionali di capitali.
A Davos verrà anche presentato il “Rapporto sulla Fiducia nelle Istituzioni” realizzato dall’Edelman Trust Barometer. In maniera affatto sorprendente, si scopre che la fiducia dei cittadini nei confronti dei propri Governi ha conosciuto un vero e proprio tracollo nel corso degli ultimi dodici mesi, affiancato – nei Paesi della zona euro – da un crollo ancora più verticale nella fiducia verso le imprese. Sono dati impressionanti, tanto più se si considera che il survey proposto da Edelman viene realizzato intervistando 25mila persone nel mondo di tutti i ceti sociali più 5.600 cittadini “informati” in possesso di una laurea e con un reddito annuale superiore alla media. Altro che perdere la fiducia delle giovani generazioni, caro Schwab, qui sembra che neppure le élite economiche e sociali credano più nei garanti del sistema…

Nessun commento: