Bozen, oltrepadania. Le Ferrovie: «Basta coi treni mezzi vuoti»
Unioncamere/Movimprese: nel 2011 50 imprese in piu'
Vendite dettaglio: Istat, a novembre in calo dello 0,3%
Bankitalia: in 2010 14,4% poveri, 29,8% famiglie fa fatica
Bankialia:ricchezza famiglie 163000 euro
Crisi: Draghi, ha svelato insufficienze politiche Italia scorsi anni
Crisi: Grecia, dimostranti bloccano tecnici troika in hotel
Anonima sfigati
Bozen, oltrepadania. Le Ferrovie: «Basta coi treni mezzi vuoti»
Il presidente Cardia: è finita per sempre l'epoca dei collegamenti che non si ripagano
Davide Pasquali
BOLZANO. «I treni non è che sono stati eliminati perché erano inutili. Sono stati diminuiti in quanto avevano una copertura non sufficiente di utilizzo». Lo spiega il presidente del gruppo Ferrovie dello Stato, Lamberto Cardia. Il quale non apre spiragli per il futuro locale: «Possiamo mantenere solo le linee che hanno remunerazione». In regione di recente le Ferrovie dello Stato hanno soppresso numerosi collegamenti: treni notturni, a lunga percorrenza, con auto al seguito. Presidente, questa politica di eliminazione dei collegamenti proseguirà o c'è qualche spiraglio di possibile miglioramento, almeno a livello locale? «Posso rispondere in termini nazionali. Non è che sono stati eliminati treni perché questi treni erano inutili. Sono stati diminuiti in quanto avevano una copertura non sufficiente di utilizzo. E allora si è ritenuto di fare, specialmente dalla Sicilia verso Napoli e Roma, un treno notturno, che poi trova la possibilità attraverso altre linee ad alta velocità, e quindi anche più rapide, con un costo sostanzialmente equivalente, con l'unico fatto di scendere a Napoli o a Roma per prendere l'altro treno, di mantenere l'attività che consenta lo sviluppo dei collegamenti dalla Sicilia fino al Brennero e al resto del Nord, mantenendo le linee che hanno remunerazione». Viviamo in un momento in cui i costi, tutti, devono avere il loro equilibrio? «Questo momento doveva esistere da sempre. Non si può mandare in giro un treno con cinque passeggeri magari utilizzando dieci vagoni. Viceversa, se tre treni messi insieme possono fare la copertura idonea a mantenere l'equilibrio finanziario, questo è il fine che ha il nostro gruppo, l'obbligo che Ferrovie dello Stato deve perseguire. E che persegue». I collegamenti colla Germania, le bisarche per auto e moto al seguito, erano però molto gettonati, e infatti ora sta per subentrare Deutsche Bahn. Proseguirete con questo genere di scelte? «La scelta per noi non è scelta ma obbligo di legge: perseguire il pareggio di bilancio, dato che abbiamo il divieto di avere aiuti di Stato. Oggi viviamo in un settore in cui se si fa un investimento, quell'investimento deve essere remunerativo, restituendo parte del capitale, e gli interessi se per caso si va a prestito. Questa è la linea di principio che nelle Ferrovie viene perseguita e che io perseguo come presidente del gruppo che guido assieme all'amministratore delegato, il dottor Moretti. Per quanto riguarda le bisarche, ci sono momenti nei quali possono trovare un utilizzo, magari nel periodo in cui si va a sciare o nel periodo delle vacanze estive. Ci sono molti altri periodi nei quali sono assolutamente inutilizzate. Quindi, tra dare ed avere, se non c'è equilibrio, il dare deve essere ridimensionato. Se poi un paese straniero, confinante, ritiene di poter fare un'offerta che trova la corrispondenza e che non impedisce l'equivalente da parte italiana, non c'è nessun impedimento. Anzi, le liberalizzazioni, sempre se equivalenti, mi trovano favorevole». La manovra cresci-Italia del governo avrà qualche ripercussione sul trasporto ferroviario locale? «Si è giunti alla conclusione che il trasporto locale debba essere finanziato anche dalle regioni, in modo tale da consentire un miglioramento di qualità. Perché oggi nei servizi di alta velocità la qualità è eccezionale, i risultati sono massimi. Meglio di così è difficile fare. Per quanto riguarda invece i trasporti regionali occorre migliorare sia dal punto di vista dei mezzi, intendo dei treni, sia dal punto di vista del funzionamento della pulizia. Ma per far questo occorre che i contratti con le regioni siano tali che possano consentire l'equilibrio fra entrate e uscite. Non dico che le regioni non abbiano fatto. In passato però siamo vissuti spendendo più di quanto producevamo. Come ripeto sempre a mio figlio: siamo vissuti meglio di quanto saremmo vissuti se ci fosse stata minore spendita e minore debito pubblico. Oggi siamo in una fase in cui si deve ritrovare l'equilibrio e recuperare ciò che in passato abbiamo avuto di maggiore beneficio».
Unioncamere/Movimprese: nel 2011 50 imprese in piu'
25 Gennaio 2012 - 11:18
(ASCA) - Roma, 25 gen - La crisi di fiducia che dalla meta' del 2011 ha colpito il nostro e gli altri paesi dell'eurozona, ha rallentato ma non fermato la voglia di fare impresa degli italiani. Tra gennaio e dicembre dello scorso anno i registri delle Camere di commercio hanno rilevato la nascita di 391.310 imprese, a fronte delle quali 341.081 hanno cessato l'attivita'. Il saldo di fine anno ammonta pertanto a 50.229 imprese in piu' che portano il totale dello stock di imprese esistenti al 31 dicembre 2011, al valore di 6.110.074 unita'. In pratica un'impresa ogni dieci abitanti.
Se rispetto al 2010 il dato certifica un rallentamento della vitalita' del sistema (+0,8 contro +1,2% il tasso di espansione della base imprenditoriale), va detto pero' che il bilancio del 2011 e' stato comunque migliore di quelli del triennio 2007-2009, quando la crescita media si e' aggirata intorno allo 0,5%. A determinare la minore crescita dello stock e' stata principalmente la piu' ridotta dinamica delle aperture (diminuite di circa 20mila unita' rispetto al 2010), mentre ha inciso meno l'aumento delle chiusure (solo 3mila unita' rispetto all'anno precedente). Fa eccezione il Mezzogiorno, dove queste dinamiche appaiono invertite: a determinare la riduzione del saldo annuale - comunque positivo per oltre 13mila imprese - e' stato infatti l'aumento delle cessazioni rispetto al 2010, mentre meno hanno inciso le minori iscrizioni.
Questi i dati di sintesi piu' significativi dell'indagine Movimprese - la rilevazione trimestrale sulla natalita' e mortalita' delle imprese condotta da InfoCamere - diffusi oggi dal Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello a Reggio Emilia, in occasione del convegno celebrativo a centocinquant'anni della legge istitutiva delle Camere di commercio.
''L'impresa - ha detto Dardanello - resta un'a'ncora fondamentale per la tenuta del tessuto sociale, oltre che economico, del Paese. Soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando. A chi fa impresa nel rispetto delle regole e con l'obiettivo di costruire qualcosa di duraturo, deve andare il rispetto e l'incoraggiamento di tutti, a partire dalle istituzioni. Siamo un Paese che ha tutte le carte in regola per mantenere alto il proprio prestigio nel mondo a partire dalle proprie produzioni di qualita', dalla creativita' diffusa, dalla capacita' di innovare. Tutte doti che si ritrovano nelle nostre imprese, anche le piu' piccole, a cui bisogna dare fiducia e strumenti per crescere e competere. Il sistema camerale - ha aggiunto il Presidente di Unioncamere - ha elaborato e sta mettendo in pratica un arco di proposte e iniziative a sostegno del fare impresa che puo' dare un contributo concreto a riprendere il percorso della crescita. Al governo abbiamo offerto tutta la nostra collaborazione e chiesto due cose: di intensificare gli sforzi per non far mancare il credito a chi investe, produce e crea occupazione e di attuare con scrupolo, in tutti i prossimi passaggi normativi, i principi contenuti nello Small Business Act puntando a sostenere la piccola impresa, senza la quale non c'e' made in Italy, non c'e' occupazione, non c'e' sviluppo''.
red/did/
Vendite dettaglio: Istat, a novembre in calo dello 0,3%
25 Gennaio 2012 - 10:16
(ASCA) - Roma, 25 gen - Continua il trend debole del commercio. Secondo i dati Istat a novembre l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio ha segnato una diminuzione congiunturale dello 0,3%. Nella media del trimestre settembre-novembre 2011 l'indice e' diminuito dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.
Rispetto a novembre 2010, l'indice grezzo del totale delle vendite segna un calo dell'1,8%. Le vendite di prodotti alimentari segnano una lieve diminuzione tendenziale (-0,1%), mentre quelle di prodotti non alimentari registrano una caduta del 2,6%.
Nel confronto con il mese di novembre 2010 si registra una flessione sia per le vendite della grande distribuzione, sia per quelle delle imprese operanti su piccole superfici (rispettivamente -1,7% e -2,0%).
Nella grande distribuzione le vendite crescono, in termini tendenziali, dello 0,7% per i prodotti alimentari e diminuiscono del 3,6% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano un calo in entrambi i settori merceologici: -1,5% per i prodotti alimentari e -2,1% per quelli non alimentari. Tra le imprese della grande distribuzione si rileva una diminuzione tendenziale dell'1,9% per gli esercizi non specializzati e un incremento dello 0,6% per quelli specializzati. Nei primi, le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare diminuiscono dello 0,6%, quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare calano del 6,6%.
Tra gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, l'aumento piu' sostenuto si registra per i discount (+1,5%), mentre le vendite degli ipermercati diminuiscono del 2,7%. Nella media del periodo gennaio-novembre 2011, le vendite degli esercizi non specializzati diminuiscono, in termini tendenziali, dello 0,8%, quelle degli esercizi specializzati aumentano dell'1,4%.
did/
Bankitalia: in 2010 14,4% poveri, 29,8% famiglie fa fatica
In Italia nel 2010 la quota di individui poveri è risultata pari al 14,4%, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2008. Tale quota supera il 40% tra i cittadini stranieri. E' quanto emerge dall'indagine condotta da Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie italiane nel 2010.
Il 29,8% delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese, il 10,5% le reputava più che sufficienti, mentre il restante 59,7% segnalava una situazione intermedia. Rispetto alle precedenti rilevazioni emerge una tendenza all'aumento dei giudizi di difficoltà.
Bankialia:ricchezza famiglie 163000 euro
Ma 10% nuclei piu' ricchi ha il 45,9% totale, in aumento su 2008
25 gennaio, 11:51
(ANSA) - ROMA, 25 GEN - La ricchezza netta delle famiglie italiane, data dalla somma delle attivita' reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attivita' finanziarie (depositi, titoli, ecc.) al netto delle passivita' finanziarie (mutui e altri debiti), ha un valore mediano nel 2010 di 163.875 euro. Lo si legge nell'indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie italiane. Il 10% delle famiglie piu' ricche possiede il 45,9% della ricchezza netta familiare totale (44,3% nel 2008).
Crisi: Draghi, ha svelato insufficienze politiche Italia scorsi anni
25 Gennaio 2012 - 11:50
(ASCA) - Roma, 25 gen - ''La crisi ha anche crudamente svelato le insufficienze di politiche attuate negli scorsi anni in Italia per assicurare la sostenibilita' dei conti pubblici e per risolvere i nodi strutturali che strozzano la crescita della nostra economia''. Lo sostiene il presidente della Bce, Mario Draghi, in un messaggio inviato al comitato Leonardo in occasione del conferimento di un premio speciale a lui attribuito.
glr/cam/alf
Crisi: Grecia, dimostranti bloccano tecnici troika in hotel
(ANSAmed) - ATENE, 25 GEN - Alcune centinaia di aderenti al sindacato greco Pame, vicino al partito comunista, hanno bloccato questa mattina gli ingressi dell'Hotel Hilton nel centro di Atene dove alloggiano gli ispettori della troika (Ue, Bce e Fmi) che si trovano in Grecia per monitorare la situazione economica del Paese. La polizia e' subito intervenuta con agenti in tenuta antisommossa per disperdere i manifestanti mentre, secondo alcune radio, gli ispettori della troika avrebbero richiesto l'intervento di un magistrato. (ANSAmed).
Anonima sfigati
Massimo Gramellini
Se non sei laureato a 28 anni, sei uno sfigato. (Se non lo sei neppure a 40, fondi la Lega Nord). La colorita scomunica del Fuoricorso (parentesi esclusa) è scappata di bocca al viceministro Michel Martone, suscitando entusiasmo fra i «coloristi» dei giornali, in astinenza dai tempi di Brunetta, e dispetto in qualche altro a causa di una certa incompletezza. Il viceministro infatti si è dimenticato di aggiungere che a 28 anni sei uno sfigato se oltre a fingere di studiare non fai un tubo, a parte lamentarti. Avrebbe dovuto dirlo - lui figlio di papà e quindi privilegiato - per una forma di rispetto verso i tanti studenti lavoratori che a 28 anni sono ancora chini sui libri non per pigrizia, ma per mancanza di qualcuno in grado di mantenerli all’università.
Se poi volessimo marchiare con la lettera scarlatta della «sfigaggine» tutti coloro che intorno a questo problema si comportano male senza provare vergogna, la lista potrebbe utilmente cominciare da quegli imprenditori e liberi professionisti che non assumono chi si è laureato in perfetto orario, ma il figlio dell’amico degli amici che magari si è laureato a 28 anni, in una sede oscura, pagandosi gli esami. E continuare con quei professori universitari che invece di pungolare i fuoricorso cercano in ogni modo di scoraggiare i secchioni: sfruttandoli, umiliandoli e facendoli sentire, loro sì, degli sfigati. Infine dovrebbe comprendere chi, politici in testa, ha ridotto l’università a un esamificio, la società a un gerontocomio e la famiglia a un ricovero di sfigati in cerca d’autore.
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