Imprese straniere a Brindisi in 5 anni cresciute del 21%
Presenze nel territorio: a Fasano si parla albanese
Banca d’Italia. Bollettino Economico n. 68, aprile 2012
Fmi: "L'Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2013"
Draghi: banche ombra pongono rischi sistemici
Bce colloca 51,775 miliardi di euro all'1% in Mro
Spagna: politica Bce sia piu' espansiva
Bozen, oltrepadania. «Fermiamo i turisti dei servizi sociali»
Verona, padania. «Irregolari due cooperative su tre»
Veneto, padania. Subito strutture di sostegno poi una rivoluzione culturale
Padova, padania. Cognomi stranieri, boom nei paesi
Imprese straniere a Brindisi in 5 anni cresciute del 21%
di PIERLUIGI POTI'
BRINDISI - La crisi e la recessione in atto non risparmia alcun settore dell’economia locale, tagliando le gambe a chi si avventura nel mondo imprenditoriale, come dimostra il dato secondo cui il saldo tra apertura e chiusura di aziende è sistematicamente in negativo.
Non va, tuttavia, fatta di tutta l’erba un fascio, nel senso che a quella che rappresenta ormai una regola inconfutabile, vi è una (altrettanto inconfutabile) eccezione. Essa riguarda l’imprenditoria straniera che, in ambito provinciale, è in costante crescita: tra il 2007 e il 2011, infatti, il numero di aziende riconducibili a soggetti di altri Paesi è aumentato addirittura del 21%, passando dalle 1.103 unità del 2007 (612 gestite da extracomunitari, 491 da comunitari) alle 1.229 del 2008 (680 extracomunitari e 549 comunitari), alle 1.288 del 2009 (724 extracomunitari e 564 comunitari), alle 1.349 del 2010 (763 extracomunitari e 586 comunitari) e alle 1.398 del 2011 (801 extracomunitari e 597 comunitari). Tutto ciò in base ai dati elaborati dalla Camera di Commercio di Brindisi.
Solo nell’ultimo anno, la percentuale è cresciuta del 3,6%, anche se è ben al di sotto della media regionale che è pari al 7,8% (con punte a Lecce, 10,9%, e a Foggia, 10,1%), mentre a livello nazionale è del 5,2%. Inoltre, sempre relativamente alla provincia di Brindisi, le imprese straniere incidono sul numero totale nella misura del 3,4%: anche in questo caso, il dato è in aumento, anche perchè le imprese riconducibili a brindisini (o, comunque, ad italiani), tra il 2010 e il 2011, sono diminuite dell’1,4%.
Passando, poi, all’esame della “classe di carica”, risulta che in larga parte gli stranieri ricoprono nelle aziende la carica di titolare (l’80% nel caso di extracomunitari, il 61% di comunitari), mentre il 13,7% degli extracomunitari e il 27,3% dei comunitari riveste quella di amministratore. Nel dettaglio, tra gli 801 extracomunitari, 640 sono titolari di azienda (80%), 110 amministratori (13,7%), 38 soci (4,7%) e 13 ricoprono altre cariche (1,6%). Tra i 597 comunitari, invece, 364 sono titolari (61%), 163 amministratori (27,3%), 49 soci (8,2%) e 21 rivestono altre cariche (3,5%).
Quanto alla composizione settoriale, le attività imprenditoriali gestite da cittadini stranieri tendono a concentrarsi soprattutto nel commercio, nelle costruzioni, nel manifatturiero e nella ristorazione (i dati, nel dettaglio, sono riportati nell’articolo sottostante, ndr).
Insomma, malgrado il territorio brindisino (come il Mezzogiorno in generale) non attraversi uno dei migliori periodi della sua storia, c’è chi oltre frontiera crede fortemente nelle sua potenzialità e continua ad investire, contribuendo alla “sopravvivenza” del nostro sistema imprenditoriale.
Presenze nel territorio: a Fasano si parla albanese
BRINDISI - I 1.398 stranieri che operano imprenditorialmente nella provincia di Brindisi rappresentano poco meno del 19% delle presenze totali nel nostro territorio, pari a 7.437, con una incidenza dell’1,8% rispetto alla popolazione complessiva.
Anche in questo caso, la crescita, di anno in anno, è stata notevole: rispetto al 2005, infatti, gli stranieri sono aumentati del 45,7%, di pari passo con la presenza femminile che, se sette anni fa era del 50,3%, oggi è del 56,1%.
Il comune con più stranieri, ovviamente, è Brindisi con 1.820 unità (617 in più rispetto al 2005), con una percentuale rispetto alla popolazione complessiva del 2%: di esse, 521 sono di nazionalità albanese, 310 i rumeni, 80 i marocchini, 78 gli americani e gli inglesi, 66 i cinesi, 56 gli indiani, 50 i polacchi, 39 i nigeriani e i greci, 35 gli eritrei e i tedeschi.
Ma, dal punto di vista della maggiore incidenza rispetto alla popolazione locale, la percentuale più elevata è appannaggio di Fasano (3,3%) che conta 1.279 stranieri, di cui ben 884 dell’Albania e 121 della Romania. Subito dopo, c’è San Michele Salentino (2,8%) che conta 179 stranieri (91 della Romania e 51 del Marocco), poi Ostuni con il 2,6% (843 stranieri, di cui 159 del Marocco, 148 della Romania, 118 dell’Albania e 117 del Regno Unito), Latiano con il 2,5% (368, di cui 147 del Marocco, 115 dell’Albania e 55 della Romania), Cisternino con il 2,2% (266, con 115 albanesi e 61 rumeni), Carovigno con il 2,1% (350, con 118 dell’Albania, 59 della Romania e 39 del Regno Unito), Ceglie Messapica con l’1,8% (372, di cui 160 rumeni, 56 inglesi, 30 macedoni e 26 albanesi), San Vito dei Normanni con l’1,6% (307, con 64 rumeni, 58 inglesi, 47 albanesi e marocchini, 17 ucraini e 13 cinesi) e Oria con l’1,4% (221, con 98 della Romania e 43 dell’Albania). All’1,2% si trovano San Pancrazio Salentino (119, con 38 albanesi, 25 rumeni, 19 indiani e 13 georgiani) e Mesagne (334, con 121 albanesi e 105 rumeni), all’1% San Donaci (71, con 42 marocchini e 17 rumeni) e San Pietro Vernotico (141, con 54 rumeni e 41 albanesi); allo 0,9% Francavilla Fontana (330, di cui 114 della Romania, 72 della Cina e 47 dell’Albania), allo 0,8% Cellino San Marco (51, di cui 33 rumeni), mentre fanalino di coda è Erchie con appena lo 0,4% di presenza straniera: 35, di cui 16 della Romania.
Infine, due ultime curiosità: circa uno straniero su cinque è minorenne e ogni giorno, nei nostri ospedali, nascono in media 1,5 stranieri.
p. potì
Banca d’Italia. Bollettino Economico n. 68, aprile 2012
17-04-2012
Sintesi
L'economia mondiale ha rallentato nel quarto trimestre del 2011 - Il ciclo mondiale ha perso vigore nell'ultimo trimestre del 2011. Il peggioramento sembra essersi arrestato all'inizio di quest'anno: le attese di crescita si sono nel complesso stabilizzate. Nei paesi avanzati l'espansione della domanda aggregata è frenata dal processo di riduzione del debito, sia pubblico sia privato.
L'Eurosistema ha sostenuto con decisione la liquidità delle banche - Al fine di sostenere il credito all'economia e contrastare le difficoltà di provvista delle banche, indotte dalle tensioni sul mercato del debito sovrano e aggravate dall'elevato ammontare di obbligazioni bancarie in scadenza nella prima parte del 2012, a dicembre e a febbraio l'Eurosistema ha condotto due operazioni di rifinanziamento a tre anni al tasso fisso dell'1,0 per cento e con pieno soddisfacimento della domanda; sono stati inoltre ampliati i requisiti di stanziabilità del collaterale ed è stato dimezzato il coefficiente di riserva obbligatoria. L'ammontare netto di fondi immessi nel sistema è stato pari a circa 500 miliardi e ha raggiunto direttamente un elevato numero di banche.
Nel primo trimestre si erano allentate le tensioni sul mercato del debito sovrano... - Grazie all'azione della BCE, alle misure prese da alcuni governi, in particolare quello italiano, e al raggiungimento di un accordo sull'assistenza finanziaria alla Grecia, le tensioni sui mercati finanziari dell'area si sono decisamente allentate nei primi mesi dell'anno in corso: sono significativamente diminuiti i premi per il rischio sui titoli di Stato, i differenziali sui mercati interbancari, i premi sui CDS bancari.
...che però si sono in parte riaccese in aprile - In aprile gli spread sui titoli di Stato sono tornati ad aumentare in misura rilevante, pur restando ancora molto inferiori ai massimi raggiunti in gennaio.Sono tornate a diffondersi tra gli operatori preoccupazioni sulle prospettive di alcuni paesi dell'area. I timori di un rallentamento più pronunciato della crescita globale hanno accentuato la preferenza per i titoli dei paesi ritenuti più sicuri.
Nell'area dell'euro la flessione dell'attività si è attenuata nel primo trimestre - Nell'area dell'euro, sulla base degli indicatori congiunturali, la contrazione dell'attività economica si è attenuata nel primo trimestre dell'anno in corso. L'indicatore €-coin calcolato dalla Banca d'Italia ha registrato un progressivo miglioramento dal punto di minimo raggiunto nello scorso dicembre, attestandosi in marzo su valori appena negativi. L'inflazione al consumo è scesa in marzo al 2,6 per cento sui dodici mesi, dal 3,0 nell'ultimo trimestre dello scorso anno.
In Italia il calo del PIL è proseguito... - Nel quarto trimestre del 2011 il PIL in Italia è diminuito dello 0,7 per cento sul periodo precedente, riflettendo il calo della domanda interna, solo in parte compensato dall'apporto positivo degli scambi con l'estero risultante dalla flessione delle importazioni e dalla stabilità delle esportazioni. Per i primi mesi del 2012 l'andamento degli indicatori congiunturali prefigura un'ulteriore diminuzione dell'attività produttiva. Le esportazioni avrebbero registrato una sostanziale tenuta nel primo bimestre dell'anno.
...anche se sono emersi segnali di stabilizzazione - L'indagine condotta in marzo dalla Banca d'Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore presso le imprese nonché gli indicatori qualitativi ottenuti dai sondaggi prefigurano, pur in un quadro ancora debole, un'attenuazione del peggioramento ciclico. Sono emerse, in particolare, valutazioni più favorevoli sugli ordini dall'estero.
La ripresa dell'occupazione si è arrestata negli ultimi mesi del 2011 - Dopo due anni di contrazione, nel 2011 il mercato del lavoro italiano aveva mostrato segnali di ripresa, con un aumento, in media, dello 0,4 per cento del numero di occupati e una marcata riduzione delle ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni. Nell'ultimo trimestre dell'anno la domanda di lavoro ha tuttavia ristagnato, a fronte di una dinamica ancora sostenuta dell'offerta. La debolezza della domanda è proseguita nei primi mesi del 2012: il tasso di disoccupazione è aumentato e le ore autorizzate di Cassa integrazione sono tornate a crescere.
La dinamica dei redditi frena ancora i consumi - I comportamenti di spesa delle famiglie restano improntati alla prudenza; sono frenati dalla dinamica del reddito disponibile e dalle condizioni del mercato del lavoro. I consumi sono rimasti deboli nei mesi più recenti, soprattutto nel comparto dei beni durevoli. Gli investimenti delle imprese risentono degli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata e della debolezza della domanda interna, nonché delle tensioni, pur in attenuazione, sulle condizioni di finanziamento.
L'inflazione di fondo resta moderata. I prezzi risentono dei corsi energetici e delle imposte indirette - L'inflazione al consumo, salita poco sopra il 3,0 per cento nell'ultimo trimestre del 2011, è rimasta stabile nella media dei primi tre mesi di quest'anno. L'inflazione di fondo, misurata al netto delle componenti più volatili, si è mantenuta intorno al 2 per cento. L'andamento dei prezzi rispecchia soprattutto il rincaro dei beni energetici e gli aumenti delle imposte indirette, che si sono riflessi nelle previsioni degli operatori professionali sulla dinamica dei prezzi nel 2012, riviste al rialzo negli ultimi mesi.
Le difficoltà di accesso al credito sono state contrastate dall'offerta di liquidità della BCE - In dicembre i prestiti alle imprese avevano registrato una contrazione; le indagini suggerivano una restrizione dell'offerta di credito, connessa con problemi di raccolta delle banche all'estero. Le operazioni di rifinanziamento condotte dalla BCE hanno evitato uno scenario peggiore: dovrebbero permettere una normalizzazione delle condizioni di offerta del credito nei prossimi mesi. Segnali in questo senso provengono dai più recenti sondaggi presso le imprese. Sulla dinamica del credito nei prossimi mesi continuerà a influire la debolezza della domanda e il peggioramento del merito di credito dei prenditori.
È diminuita la redditività delle banche, che però hanno rafforzato il patrimonio e riguadagnato accesso ai mercati - Il deterioramento del quadro congiunturale si è ripercosso sulla qualità del credito e sul flusso di sofferenze sui prestiti alle imprese. Nel 2011 la redditività dei maggiori gruppi bancari è peggiorata; tuttavia, il loro patrimonio di migliore qualità continua a rafforzarsi. In dicembre la leva finanziaria di questi gruppi era significativamente inferiore a quella media di un campione di grandi banche europee. Alcuni intermediari italiani hanno riguadagnato l'accesso ai mercati all'ingrosso, tornando a emettere obbligazioni non garantite sui mercati internazionali.
Nel 2011 il disavanzo pubblico è sceso, un ulteriore ampio miglioramento è atteso per l'anno in corso - Nel 2011 l'indebitamento delle Amministrazioni pubbliche è sceso di sette decimi di punto rispetto al 2010, al 3,9 per cento del PIL. Al netto della spesa per interessi si è registrato un avanzo di un punto percentuale del PIL. Questi progressi hanno limitato a 1,5 punti percentuali l'aumento del rapporto tra debito e prodotto, che ha raggiunto il 120,1 per cento. Per effetto delle misure correttive decise nella seconda metà del 2011, il rapporto tra debito e PIL dovrebbe cominciare a ridursi nel 2013; per l'anno in corso si prevede un ampio miglioramento dei conti pubblici, nonostante la caduta attesa del prodotto.
La politica economica mira a creare condizioni favorevoli alla crescita, ma rimangono elevati rischi a livello europeo e globale - Resta molto elevata l'incertezza sulle prospettive dell'economia. La possibilità che una ripresa prenda avvio a partire dalla fine dell'anno e prosegua nel 2013 dipende soprattutto dagli andamenti dei mercati finanziari e dai rendimenti dei titoli di Stato. Tali rendimenti si sono avvicinati allo scenario più favorevole prospettato nel Bollettino economico dello scorso gennaio; la volatilità resta però molto elevata. Le misure di liberalizzazione e di semplificazione amministrativa recentemente approvate possono stimolare la crescita del prodotto potenziale e incidere positivamente sulle aspettative. La proposta di riforma del mercato del lavoro punta ad attenuarne la segmentazione razionalizzando gli ammortizzatori sociali e riequilibrando la convenienza relativa delle diverse forme di flessibilità nell'uso del lavoro. Restano tuttavia rischi molto elevati, riconducibili al riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari europei e a un rallentamento più pronunciato dell'economia globale.
Fmi: "L'Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2013"
Washington, 17 apr. - (Adnkronos) - L'Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio quest'anno e il prossimo "per via delle proiezioni più contenute della crescita". Lo ha detto il direttore del dipartimento per gli affari di bilancio del Fondo Monetario Internazionale, Carlo Cottarelli in conferenza stampa. Cottarelli, ha peraltro puntualizzato che quello dell'Italia "è comunque il terzo deficit più basso di tutta l'area euro" e questo è una dato "importante".
Il fatto che l'Italia raggiungerà nel 2013 un attivo dei conti pubblici al netto degli effetti del ciclo economico è "molto importante" ha sottolineato quindi Cottarelli. Secondo l'economista, "tenendo conto che l'Ue si concentra sempre di più su obiettivi di bilancio al netto degli effetti del ciclo questo fatto è importante". Cottarelli rispondendo ai giornalisti, ha ribadito che il deficit italiano previsto per il 2013 si attesterebbe a circa l'1,5% del pil, dato che si spiega "soprattutto con le previsioni più basse di crescita che abbiamo fatto".
Per il 2012 le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sul Pil indicano un calo dell'1,9%, con un andamento negativo anche per il prossimo anno, quando la decrescita dovrebbe essere dello 0,3%. Migliori le stime per il medio periodo con una crescita nel 2017 prevista all'1,2%.
La revisione delle stime conferma comunque un andamento dell'economia italiana peggiore di quello delle principali economie avanzate. Gli stessi dati per la Germania mostrano una crescita rispettivamente dello 0,6%, 1,5% e 1,3%. La stessa Spagna mostra nei dati Fmi un andamento migliore (-1,8%, +0,1% e +1,8%). Nel complesso l'Eurozona nel 2012 dovrebbe segnare un calo del Pil dello 0,3%, per tornare a crescere il prossimo anno dello 0,9%.
Quanto agli Stati Uniti i dati del Fondo confermano una crescita sostenuta: +2,1% quest'anno, +2,5% nel 2013 e +3,3% nel 2017.
Draghi: banche ombra pongono rischi sistemici
Il sistema bancario «ombra», così come ogni altra parte del sistema finanziario, può creare rischi sistemici. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel corso di una conferenza a Francoforte (testo integrale dell'intervento). Per questo, ha continuato, «abbiamo anche bisogno di più dati per monitorare le istituzioni e i mercati finanziari non regolamentati».
La Banca centrale europea sta operando su tre livelli per colmare lacune sulla produzione di dati statistici sul settore bancario e finanziario, che restano «un compito cruciale di una Banca centrale», ha spiegato Draghi. «Un settore delicato in cui allo "sforzo" implicato dalla raccolta e l'elaborazione dei dati si aggiunge quello della "riservatezza" che richiede il loro trattamento e divulgazione».
A tal proposito la prima iniziativa della Bce è quella di sviluppare un database sulle statistiche in merito ai portafogli di titoli delle istituzioni finanziarie. Secondo, ha proseguito Draghi «l'Eurosistema ha esteso la sua banca dati per fornire informazioni più dettagliate sulle attività delle istituzioni finanziarie e dei loro strumenti», potenziandolo sulle loro situazioni patrimoniali, ma anche sui fondi di investimento, sulle imprese di assicurazione e fondi pensione e su operazioni di cartolarizzazione complesse.
Infine la Bce sta modificando i suoi parametri di compilazione «in modo da allineare le sue statistiche economiche e finanziarie con gli standard statistici internazionali recentemente rivisti».
Bce colloca 51,775 miliardi di euro all'1% in Mro
La Banca centrale europea ha collocato un totale di 51,775 miliardi di euro all'1% nell'operazione di rifinanziamento principale (Mro) a 7 giorni, in aumento rispetto ai 55,362 miliardi di euro registrati lo scorso martedì. Lo ha reso noto la stessa Bce, specificando che il numero dei partecipanti si è attestato a 85, in aumento rispetto agli 82 della scorsa settimana.
Spagna: politica Bce sia piu' espansiva
Ministro industria, resta escluso ricorso a salvataggio
17 aprile, 12:11
(ANSA) - ROMA, 17 APR - ''E' auspicabile una politica della Bce piu' espansiva'' in modo da accompagnare la fase di austerity intrapresa dalla Spagna. Lo ha detto il ministro dell'industria spagnolo Jose Manuel Soria in una intervista radiofonica ripresa da Bloomberg. Il ministro ha poi ribadito che Madrid esclude una richiesta di salvataggio internazionale e che il governo e' impegnato nell'attuazione di tagli a riforme proprio per evitare di perdere l'accesso al finanziamento sul mercato.
Bozen, oltrepadania. «Fermiamo i turisti dei servizi sociali»
Durnwalder: comprano la seconda casa, spostano la residenza e chiedono contributi
residenze, servizi, autonomia
di Marco Rizza
BOLZANO. Residenze «fittizie» in Alto Adige per sfruttare lo stato sociale garantito dalla Provincia. Con una particolarità: i protagonisti di questo fenomeno sarebbero i proprietari di seconde case in Alto Adige, provenienti dal resto d'Italia ma anche dalla Germania o dall'Austria. Insomma non proprio chi ci si immagina in cima alla lista di persone in difficoltà. La questione sembrerebbe secondaria, ma in realtà ieri se ne è occupata anche la giunta provinciale e il presidente Durnwalder promette approfondimenti per capire se sono possibili contromisure. L'allarme è arrivato la prima volta dal comprensorio della val Pusteria, forse quello con la più alta concentrazione di seconde case. Turisti attratti dalle bellezze del paesaggio, dalle piste da sci, ma evidentemente anche dal welfare altoatesino. E così capita che trasferiscano in Alto Adige la residenza e, dopo 5 anni, possano beneficiare delle prestazioni sociali: l'assegno di cura, ad esempio, o anche il punteggio maggiore per l'ingresso nelle case di riposo. Proprio da una riunione del Comprensorio Pusteria con le locali case di riposo sono emersi i primi casi sospetti. Dice Roland Griessmair, presidente del Comprensorio: «Per ora si tratta di singoli episodi, ma i direttori delle case di riposo ci dicono che potrebbero aumentare, perché le semplificazioni di Monti hanno anche ridotto la burocrazia per spostare la residenza da un posto all'altro». Così il dossier è finito sul tavolo di Luis Durnwalder, che ieri ne ha parlato in
giunta provinciale. Al momento la ripartizione Politiche sociali della Provincia non ha affrontato il caso. Ma
quali sono le principali prestazioni sociali, quelle che potrebbero convincere un laziale o un bavarese a spostare per cinque anni la sua residenza in Alto Adige? «La principale - spiega il direttore della Ripartizione, Luca Critelli - è l'assegno di cura, che è legato ai 5 anni di residenza e alla non autosufficienza accertata. L'importo mensile varia dai 530 ai 1800 euro al mese». E poi ci sono le case di riposo: «Non ci sono esclusioni a priori, chiunque ha il diritto di chiedere di essere ammesso - prosegue Critelli -, ma gli anni di residenza fanno aumentare il punteggio». Insomma in epoca di crisi economica si ribaltano le gerarchie. Per anni si è polemizzato sull'assenza del diritto all'elettorato attivo e passivo per chi non sia residente da almeno 4 anni; ora su questo tema la Svp è pronta a cedere mentre si apre il nuovo fronte, quello della possibilità di usufruire dei servizi sociali. Meno politica, più attenzione alla cassa.
Verona, padania. «Irregolari due cooperative su tre»
IMPRESE. La denuncia all'Osservatorio provinciale sulla cooperazione che nel Veronese conta su oltre mille imprese
Cooperative: a Verona solo una su tre è sana. «Quando è iniziata la crisi le coop in regola erano la maggior parte, ma ora il rapporto è mutato e nel Veronese due su tre sono irregolari o di facciata», afferma Giovanni Aldegheri direttore di Confcooperative Verona, al tavolo dell'Osservatorio provinciale della cooperazione, al quale siedono rappresentanti della Direzione provinciale del lavoro, Inps, Inail, Legacoop, Confcooperative, Agc e sindacati. «Queste coop creano un danno enorme perché somministrano lavoro praticando prezzi più bassi, sfruttano i soci-lavoratori e fanno concorrenza sleale alle società serie». Il dato risulta ancor più allarmante se si pensa che, mentre le aziende chiudono e l'occupazione cala, il numero delle coop cresce e, ad oggi, sono più di un migliaio quelle iscritte alla Camera di commercio, con oltre 10mila addetti. Il sommerso penalizza le coop corrette, che hanno spese superiori rispetto quelle spurie che non applicano i contratti, non rispettano le norme di sicurezza, non versano i contributi, non hanno regolamenti chiari e offrono spesso un servizio scadente. «E il problema», denunciano le tre associazioni rappresentanti le coop «si aggrava quando alle coop fasulle si aggiungono le gare al massimo ribasso con la collusione della pubblica amministrazione, gli scarsi controlli e la pratica, fuorilegge, di coop di dubbia rappresentanza». Per contrastare il fenomeno e promuovere la legalità, ieri è stato presentato un pacchetto di linee guida in tema d'appalti pubblici e privati. Tutto questo però è già regolamentato. Il codice degli appalti pone particolare attenzione sulla responsabilità dei committenti privati e pubblici nella definizione delle modalità delle gare d'appalto e nella verifica della piena regolarità dello svolgimento dei contratti, che hanno una ricaduta immediata sul problema della sicurezza e della prevenzione infortuni, molto sentito nel mondo della cooperazione in particolare nell'ambito dei servizi. Non basta? «È vero. le regole ci sarebbero già, ma purtroppo sono aggirate o ignorate e alla base delle nostre linee guida c'è la volontà di promuovere la cultura della legalità, latitante anche in questo settore», commenta Susanna Staccioli, presidente dell'Osservatorio e direttore della Direzione territoriale del lavoro. «Le linee guida vanno a ribadire quello che è previsto dalla legge e a questo noi abbiamo aggiunto una sorta di check list che consente agli operatori di verificare la genuinità dell'appalto». Un richiamo arriva dai sindacati che ricordano la necessità di mettere le coop in condizione di poter adempiere agli obblighi nei confronti dei soci-lavoratori: è necessario che i committenti, e in questo caso soprattutto quelli pubblici, rispettino i tempi dei pagamenti, dando così la possibilità ai datori di lavoro di far fronte alle spese che incontrano conducendo un'attività regolare.
Elisa Costanzo
Veneto, padania. Subito strutture di sostegno poi una rivoluzione culturale
I principi del manifesto dell'associazione «Speranza al lavoro»
L’associazione Speranzaallavoro, nasce allo scopo di rompere il silenzio e la solitudine in cui sono immersi tante vittime dell'indifferenza verso il lavoro, assieme alle loro famiglie, nel momento in cui viene ad essere posta in discussione la loro possibilità di accesso ad una attività. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Dice la nostra Costituzione, e questo significa che il lavoro è il fondamento dell’economia, del mercato, della ricchezza e indipendenza del paese, ma significa altresì che il lavoro è componente fondamentale per lo sviluppo della persona umana, delle sue relazioni, della sua possibilità di realizzare le proprie potenzialità. Il lavoro consente alla persona l’abitabilità del proprio spazio, che è sempre spazio sociale, e del proprio tempo che, non esaurendosi in un infinito presente, si apre verso il futuro, la progettualità, la speranza. L’Associazione scaturisce dalla consapevolezza che il lavoro sia un bene comune, il cui valore trascende dagli effetti strettamente economici di cui è a fondamento e che per questo non possa essere interamente monetizzabile.
Il lavoro, nella sua valenza etica, congiunge verso un unico obiettivo lavoratori e datori di lavoro in una correlazione in cui la possibilità di produrre ricchezza sia strettamente connessa alla possibilità che queste risorse possano essere suddivise tra coloro che intervengono nel realizzarle e che nel crearle possano concorrere le capacità, le intelligenze, la responsabilità di tutti gli attori coinvolti; così come la valenza etica si estende alla possibilità che tali beni materiali e intellettuali siano investiti e possano accrescere il benessere dell’intero territorio in cui sono inserite, restituendo risorse a quella comunità che le proprie ricchezze, umane, ambientali, infrastrutturali, pone a disposizione. Tutelare le imprese e i lavoratori, significa innanzitutto tutelare le persone e la struttura sociale che essi esprimono; a questo fine riteniamo urgente la creazione di una rete di riferimenti e di opportunità di sostegno e affiancamento alle situazioni instabili, delle strutture di emergenza - di assistenza legale, psicologica, finanziaria e da altro ancora - che possano sostenere e rispondere alle situazioni di pressante necessità; tale azione non solo può consentire di riscattare vite e famiglie ma permette di sottrarre la rete di correlazioni in cui la situazione critica è inserita - dipendenti, fornitori - dalla drammaticità della mancanza di risorse economiche; dalla catena di complessità successive causata dal venire meno dei pagamenti di servizi e beni; dalla desertificazione emotiva ed economica in cui le famiglie e le comunità, sommerse dalle difficoltà, sono costrette a sopravvivere, dalla violenza che si genera dal bisogno e dall’impotenza.
Un’associazione, perché si ritiene che quella solidarietà che ha permesso al nostro Paese il riscatto dalla povertà, dall'emigrazione, dalla arretratezza, sia la risorsa necessaria al rilancio della struttura sociale laddove la cultura della ricchezza ha potenziato l’individualismo, l’arrivismo, la mancanza di etica. Tutto ciò ha condotto il tessuto sociale ed economico a soccombere - nell’egoismo, nella chiusura, nell’indifferenza, nell’autoreferenzialità - e non trovare risorse per affrontare una decadenza che sembra continuamente rinnovarsi. Lavoro e comunità sono i due poli in cui, dagli albori alla sua storia, l’uomo ha trovato la risposta ai bisogni basilari di sostentamento e sicurezza, entrambi questi fondamenti non possono essere posti in discussione. L’associazione Speranzaallavoro come scelta di solidarietà, quindi, ma soprattutto come scelta etica di azione che interroghi riguardo l’urgente necessità di rifondazione morale, culturale, politica ed economica, al di là dei confini e delle barriere che separano i vecchi e i nuovi abitanti, i vecchi e i nuovi patrimoni di conoscenze. Il porre in discussione i fondamenti sociali è la dimostrazione del fallimento di un sistema che non ha saputo rispondere ai bisogni reali e pressanti dei suoi comportamenti creando e potenziando ulteriori separazioni, conflittualità, ingiustizie, isolamenti. Riteniamo si debba ripartire dalla nostra storia, dalla solidarietà, da una profonda etica del lavoro che generazioni hanno incarnato e che ora viene dispersa nell’indisponibilità della finanza, nella gestione avara e calcolatrice delle risorse, nei sotterfugi di chi continua cinicamente ad approfittare dei vantaggi che ogni situazione può offrire. I pagamenti del lavoro ottenuto devono essere puntualmente effettuati.
La questione è pertinente alle categorie dell’etica, della giustizia, del merito, della legalità, della sussistenza del tessuto sociale. La sopravvivenza dell’economia è intrinsecamente connessa alla sua possibilità di creare fiducia: fiducia dei clienti verso i fornitori e viceversa, dei lavoratori verso il datore di lavoro e viceversa, dei consumatori verso il bene e la possibilità di accedere alla qualità di un prodotto creato senza facili e nocive economie. Dare priorità alla legalità è la consapevolezza dell’appartenenza di ognuno alla medesima comunità, le cui ferite, i cui danni, le cui lacerazioni ricadono sulla totalità dei suoi componenti. Una associazione, Speranzaallavoro, che vuole, attraverso la ri-creazione di relazioni fiduciarie creare cultura, promuovere dibattito, condurre ricerca, approntare un servizio di studio, tenere desta l’attenzione verso la necessità assoluta di tutelare la possibilità di reddito, ma anche che vuole creare proposte di intervento e soluzione verso i vecchi e nuovi drammi. Un’associazione che vuole restituire la solidarietà a una cultura che se ne è fatta estranea, riaffermare la priorità del lavoro ad una economia schiacciata sulla finanza, restituire ai cittadini italiani la possibilità di accesso all’articolo 4 della nostra Costituzione italiana: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto».
Padova, padania. Cognomi stranieri, boom nei paesi
Quando Singh batte Lovato e Molon
Nei grandi centri tengono le «famiglie» tradizionali come Pavan e Schiavon. Nel Veronese Warnakulasuriya al top
PADOVA - Veneto dalla doppia faccia, secondo l'analisi della diffusione dei cognomi di origine straniera condotta per conto dell'Anci da parte del docente di Onomastica dell'università di Roma Tor Vergata Enzo Caffarelli. Nei grandi centri, tengono le posizioni fino al trenta-quarantesimo posto i cognomi tradizionali: è primo il classico Schiavon (Padova), Vianello seguito da Scarpa (Venezia) e Pavan, con un testa a testa tra Zanatta e Visentin a Treviso. Anche a Verona si mantengono in testa Pavan, Zanatta e Visentin, per ordine di diffusione. Però il cognome di origine dello Sri Lanka Fernando conquista il 14esimo posto e lo srilankese Warnakulasuriya il 23esimo (Warnakulasuriya Fernando, doppio cognome al 59esimo). I cittadini di questi tre gruppi sommati sarebbero per numerosità al terzo posto a Verona città, dietro solo a Ferrari e Rossi.
È nei piccoli centri del vicentino e del veronese che, in particolare i cognomi dello Sri Lanka salgono prepotentemente in classifica: a Montecchio Maggiore (Vicenza) sono 11 i cognomi stranieri nei primi 100 posti, con l'arabo Hossain tra i primi 6. A San Bonifacio (Verona) i cognomi di origine indo-pakistana Singh e Kaur sono al primo e secondo posto, prima di Lonardi, Tessari e Rossi. Lo stesso capita ad Arzignano (Vicenza) dove Singh arriva primo, mettendosi alle spalle i più tradizionali Lovato, Molon e Dal Maso. «Quello dei cognomi è un fenomeno interessante - ha commentato durante la presentazione Flavio Zanonato, sindaco di Padova e responsabile per le politiche dell'immigrazione per l'Anci - ancora più interessante è vedere come sempre di più nella nostra società i nomi si mischino: abbiamo i Mohamed Schiavon o i Caterina Hu. Credo che anche il fatto che a Padova il primo cognome Schiavon, fosse magari percepito fino a duecento anni fa come segno di una provenienza slava, ed ora sia il cognome padovano per eccellenza dà l'idea di come in tempi relativamente brevi quello che è percepito straniero, e quindi altro da noi, diventi invece poi familiare». (Ansa)
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