domenica 1 luglio 2012

pm_1.7.12/ Fallacia alia aliam trudit (Un inganno tira l'altro, Terenzio)===Marco Zatterin: La stampa tedesca rimprovera alla cancelliera di aver concesso troppo sul meccanismo antispread, chiesto e ottenuto dall’Italia. Alla prova dei fatti potrebbero rimangiarsi le critiche.---Paolo Brera: Per il prossimo candidato a un salvataggio made in Europe bisogna distogliere gli occhi dalle sponde del Mediterraneo, e guardare invece a quelle del Danubio - a un Paese come l'Ungheria, la cui crescita si sta imballando.

Crisi: per salvaeuro arriva verifica
Germania, la Merkel sotto attacco
Merkel, sindrome della sconfitta
Ma Malta non è come Cipro

Crisi: per salvaeuro arriva verifica
Tanti nodi da sciogliere, riflettori puntati su Eurogruppo 9/7
(ANSA) - BRUXELLES, 30 GIU - Passata l'euforia per il successo della nuova alleanza Roma-Parigi-Madrid, smaltita l'ebbrezza con cui i mercati lo hanno accolto, per il pacchetto di misure salva-euro del vertice Ue arriva il momento di superare l'esame del giorno dopo.
I riflettori sono puntati sul 9 luglio, quando i ministri delle Finanze dovranno dare attuazione alle decisioni.
'Il diavolo si nasconde nei dettagli'', sottolineano esperti riferendosi ai problemi che potrebbero emergere in questa fase negoziale.

Germania, la Merkel sotto attacco
I giornali contro la Cancelliera: «Ha ceduto e per la prima volta gli altri Stati non hanno seguito i nostri ordini»
 I dubbi di Londra sul futuro dell’Europa. David Cameron: possibile un referendum per uscire dall’Unione
 MARCO ZATTERIN corrispondente da bruxelles
A Berlino fa più paura la Bild Zeitung dell’opposizione. Ieri mattina, il giornale noto per i suoi titoli strillati, l’accuratezza degli scoop e la qualità delle donne senza veli di cui pubblica le immagini come se niente fosse, ha detto ai suoi dieci milioni di lettori che «non c’è dubbio: la cancelliera è stata colta alla sprovvista». Critica dolorosa, anche se sarebbe troppo dire che Angela Merkel abbia perso punti nella maggioranza, il voto sul fondo salvastati Esm è passato bene. Però se la testata popolare, la fonte che più influenza l’elettorato, scrive che «per la prima volta dall’inizio della crisi gli stati europei non hanno seguito gli ordini della Germania», qualche problema, neanche tanto alla lunga, potrebbe emergere.
La stampa tedesca rimprovera alla cancelliera di aver concesso troppo sul meccanismo antispread, chiesto e ottenuto dall’Italia. Alla prova dei fatti potrebbero rimangiarsi le critiche. Perché se è vero che Mario Monti si è battuto con forza perché l’Europa accettasse il principio dell’intervento flessibile a sostegno «dei paesi adempienti», è anche vero che il meccanismo definito conserva tre vincoli fondamentali: l’assenza di automatismi, dunque la necessità di richiedere formalmente l’intervento europeo; l’obbligo di rispettare l’intero impianto di raccomandazioni e parametri economici e di bilancio; la vigilanza della «biga» guidata da Commissione e Bce. E poi non si esclude che nel pacchetto ci possano essere sorprese anche per Roma.
La Bild insiste nel dire che tutto questo era «proprio quello su cui adesso non doveva negoziare». Il malinteso che ha portato la cancelliera a pensare venerdì di chiedere l’utilizzo della Troika Ue-BceFmi - idea sbagliata in partenza perché il Fondo non ha nulla che fare con tutto questo ha fatto pensare ai partecipanti al summit che «Angela non fosse stata ben briefata, o non avesse una piena conoscenza delle carte». La mossa italiana, la riserva sul Patto per la Crescita che ha costretto il summit a discutere sino alle cinque di venerdì, era oltretutto annunciata. E il dossier era noto, ne avevano parlato ancora martedì sera i ministri economici di Italia, Germania, Francia e Spagna.
Questione di punti di vista. Il francese Le Monde ha messo in prima pagina «Frau Nein», scrivendo «Grazie cancelliera, dicono i mercati». A Bruxelles gli osservatori tendono a non essere duri con la Merkel. «Per una volta è stata costretta ad ascoltare gli altri - rivela uno sherpa europeo -, e ha agito di conseguenza». Non poteva andare al muro contro muro per ragioni di tempo. Non poteva permetterselo per ragioni di equilibri, avrebbe ulteriormente danneggiato l’immagine della Germania, come denuncia l’associazione per il Commercio all’ingrosso e estero Bga. «Immagino che il ministro dell’Economia Schaeuble arriverà col lanciafiamme all’Eurogruppo del 9 luglio che deve definire i dettagli dell’intesa», riflette un diplomatico europeo. Ieri il deputato della Cdu Manfred Kolbe, vicepresidente del gruppo di amicizia Italia-Germania al Bundestag, ha espresso all’Ansa la convinzione che «Monti non sia stato un gentleman» nella trattativa a Bruxelles, perchè ha minacciato di bloccare questioni che erano invece ritenute già chiuse. Nonostante ciò, la Merkel si è impegnata sui dettagli «come una vera rompiscatole» (lo ha detto un partecipante al vertice). Tutti sono certi che succederà ancora, soprattutto per la consapevolezza di dover sudare di più ora che non c’è Sarkozy a farla da spalla. Il vertice di martedì a Roma com Monti servirà a misurare la temperatura. E a capire a cosa disposta la cancelliera pur di recuperare terreno.

Merkel, sindrome della sconfitta
Uno psicodramma nazionale
E al Bundestag salta «la maggioranza della Cancelliera»
Merkel disegnata in una vignetta con un occhio nero
Dal nostro corrispondentePAOLO LEPRI
BERLINO - Angela Merkel marcia verso Bruxelles: «Niente eurobond finché sarò in vita». Torna con un occhio nero, una gamba e un braccio ingessati, sorreggendosi con un bastone: «Sono ancora viva». Si tratta solo di una vignetta, di Klaus Stuttmann, pubblicata dal quotidiano berlinese Tagesspiegel. Non è però sbagliato vedere in questa immagine il senso della reazione di sorpresa, un po' irriverente, con cui in Germania è stata accolta la «sconfitta» della cancelliera al vertice di Bruxelles. E ai colpi ricevuti nella battaglia contro Hollande, Monti e Rajoy si sono aggiunte nuove, e conseguenti, difficoltà sul fronte interno. Ne è una prova il fatto che oltre venti deputati dello schieramento governativo si siano dissociati venerdì sera nelle tre votazioni sulla ratifica dell'Esm, il fondo di salvataggio europeo permanente che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo luglio. Niente «maggioranza della cancelliera», quindi, anche se alle critiche dell'opposizione («L'era Merkel è finita», ha detto il socialdemocratico Thomas Oppermann) la Csu ha risposto elencando altrettanti parlamentari Spd che hanno votato contro, nonostante le indicazioni del loro partito.
BUNDESTAG - Anche la notte del Bundestag, come quella di Bruxelles, è stata molto lunga. A conclusione della seduta parlamentare (in cui è stato approvato, con la maggioranza richiesta dei due terzi, anche il Fiscal compact) i deputati della Linke sono corsi nei loro uffici a spedire via fax i ricorsi alla Corte costituzionale mentre il parlamentare cristiano-sociale Peter Gauweiler, noto per le sue posizioni euroscettiche, ha mandato un corriere a consegnare personalmente il suo documento ai giudici di Karlsruhe. Come era stato annunciato, la partita arriverà ai tempi supplementari.
LE METAFORE - Parlando di quanto è accaduto nella capitale belga, i giornali hanno usato nei titoli soprattutto due verbi: piegarsi, cedere. E l'inaspettata disfatta calcistica contro l'Italia è servita naturalmente ad alimentare il gioco delle metafore negative. I commentatori meno critici chiedono tempo, per valutare bene funzionamento e condizionalità dei meccanismi decisi, ma riconoscono, come ha fatto Thomas Schmid su Die Welt , «l'indebolimento» della posizione tedesca. Gli esponenti di primo piano della maggioranza, come il capogruppo Cdu-Csu, Volker Kauder, cercano di tranquillizzare tutti: «Con noi l'Esm non diventerà un negozio self-service». Ministri come Wolfgang Schäuble si adoperano per mettere in luce gli aspetti positivi della svolta («la chiara agenda per sostenere la crescita»), per ribadire che i principi cari a Berlino, (il rafforzamento del controllo sui debiti) sono stati confermati, sottolineando infine che «i mercati sembrano accettare che non ha alcun senso speculare contro una zona euro che fa blocco». Un monito chiaro viene dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle, secondo cui «troppa poca solidarietà minaccia l'Europa, troppa solidarietà non la minaccia di meno».
I NODI - La situazione di incertezza è comunque forte. Se è vero che per la prima volta dopo molto tempo la cancelliera non ha guidato le decisioni a Bruxelles, non va dimenticato anche che mai come adesso la Germania si è trovata di fronte ad alcuni nodi da sciogliere politico-istituzionali, legati ai temi europei. Il presidente Joachim Gauck ha deciso nei giorni scorsi di ritardare la firma dell'approvazione del Fiscal Compact e dell'Esm in attesa del pronunciamento della Corte di Karlsruhe sui ricorsi presentati. Potrebbero essere necessarie alcune settimane, con il rischio che anche la seconda scadenza, il 9 luglio, venga disattesa. Ma al di là di questo, sono in molti a interrogarsi sul tipo di decisione dei giudici e a non escludere la possibilità che si renda indispensabile la strada di una consultazione referendaria. Sintomi di disagio si registrano anche in alcuni settori del mondo economico, che dopo aver chiesto sempre rigore alla Merkel ora denunciano il «danno all'immagine» che ne è derivato. «Non si va volentieri in negozio se il commerciante è antipatico», ha detto il presidente della Bga, l'associazione del commercio estero e all'ingrosso, Anton Börner.
Paolo Lepri

Ma Malta non è come Cipro
01/07/2012
La settimana scorsa è stata una specie di momento della verità per Cipro. Nicosia infatti ha chiesto ufficialmente per le sue banche il soccorso dell'Unione Europea, forse 10 miliardi di euro che verranno concessi alle solite dure condizioni - una dose da cavallo di austerità e un regime da sorvegliati speciali. Motivo della crisi, la ristrutturazione avvenuta nel debito della Grecia, verso la quale il settore finanziario cipriota aveva una «grande esposizione». L'agenzia Fitch ha tagliato il rating dell'isola al livello di spazzatura (BB+) a causa della «sostanziale iniezione di capitale di cui hanno bisogno le banche cipriote per recuperare la fiducia dei mercati» (secondo le stime, 4 miliardi di euro). Subito dopo la richiesta di aiuto, la Banca centrale europea ha deciso di non accettare più i titoli del debito pubblico cipriota in garanzia dei finanziamenti richiesti da banche dell'Unione. Se l'Unione Europea fosse un esercito, questa sarebbe una degradazione da sergente a caporale. E non mancherà chi, a Berlino e dintorni (da Helsinki ad Amsterdam), vedrà in questa caduta la riprova che i Paesi mediterranei sono spendaccioni e inaffidabili. Ma avrebbe torto. Malta, membro dell'Eurozona dal 1° gennaio 2008, è mediterranea come e più di Maria Grazia Cucinotta, ma non è per niente nelle curve (honni soit qui mal y pense). Nel triennio 2009-2011, un periodo in cui la maggior parte dell'Europa ha fatto il passo del gambero, ha conosciuto una crescita media dello 0,9%, arrivando a un reddito pro capite, in parità di potere d'acquisto, di 25.700 dollari (Italia 30.100, Cipro 29.100). Il debito è solo il 68% del pil e nel 2011 il bilancio dello Stato ha avuto un avanzo pari al 13% del pil. La disoccupazione è su livelli tedeschi (6,1% della popolazione attiva). Principale ingrediente di tutta questa solidità, un settore finanziario ampio e forte, concentrato su un settore immobiliare senza bolle e poco indebitato. E sopra tutto, ben regolato. Certo, il 2012 ha visto l'ingresso dell'economia di Malta in recessione, e appena prima dell'anno nuovo Moody's ne ha tagliato il rating. Ma la sostanziale stabilità dell'arcipelago non è stata messa in discussione. Per il prossimo candidato a un salvataggio made in Europe bisogna distogliere gli occhi dalle sponde del Mediterraneo, e guardare invece a quelle del Danubio - a un Paese come l'Ungheria, la cui crescita si sta imballando. Paolo Brera rerum.scriptor@yahoo.fr

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