Basilicata. Petrolio, il fine del gioco
Crisi: Slovenia, difficolta' maggiori banche per prestiti
Crisi: Spagna chiede tempo per decidere su salvataggio
Crisi: Grecia; Van Rompuy, Futuro Grecia e' in eurozona
Crisi: Grecia; Van Rompuy, "Efficace" la proposta della Bce
Ticino. Un intervento illimitato, condizionato e non gratuito
Basilicata. Petrolio, il fine del gioco
08/09/2012 di PARIDE LEPORACE
Vito De Filippo è un appassionato lettore dell'opera di Borges. Assistendo
alla sua conferenza stampa in diretta web di giovedì (uno dei maggiori
eventi di comunicazione pubblica mai visti in Basilicata ) mentre il tenore
della posizione "personale" del governatore di Basilicata saliva sempre più
di tono, mi veniva da pensare che la performance fosse stata ispirata dal
racconto dello scrittore argentino noto come "Tema del traditore e
dell'eroe", racconto che presenta una struttura romanzesca difficile da
sintetizzare ma che posso banalizzare come la narrazione della fine tragica
e gloriosa di un eroe nazionale irlandese. La fine eroica nasconda in realtà
l'esecuzione di un traditore, scoperto dai propri compagni, il quale solo
con la morte riscatta il proprio tradimento e anzi si fa, appunto, eroe. La
complessa vicenda ai più può essere nota avendo visto il celebre film di
Sergio Leone, "Giù la testa" che attinge allo stesso racconto irlandese che
ha ispirato Borges.
La metafora che adopero, è evidente, non ha i toni drammatici della vita e
della morte, ma cerca di interpretare le molte ambiguità politiche che
circondano un tema centrale dell'economia lucana come il petrolio.
Evitando le dietrologie e stando ai fatti enucleo alcune questioni.
Nell'immaginario collettivo lucano, su questa vicenda, a torto o a ragione,
a Vito De Filippo è stato assegnato fino a poche settimane fa il ruolo del
traditore della sua terra. Nella piazza di Viggiano ( ma l'esempio può
valere per tutti i paesi lucani) l¹anonimo cittadino alle prese con la sua
acedia, incurante del fatto che nel suo Comune il petrolio ha fatto
aumentare comunque il reddito medio, alla telecamera di passaggio ha sempre
rivolto frasi grilline dense di rabbia contro il politico piu¹ visibile di
Lucania: ³Abbiamo tanto petrolio, i giovani vanno via e non abbiamo lavoro².
Quel luogo comune giovedì è caduto, crollato, cambiato con parole simili a
quelle adoperate dal cittadino in preda agli insulti al Potere. Lo stesso
luogo comune era già stato incrinato da quella che chiamiamo moratoria, ma
moratoria in effetti non è, essendo il blocco limitato alla concessioni di
ricerca, e nei suoi propositi quindi dovrebbe fermare le estrazioni future
permettendo invece lo sfruttamento in Val D¹Agri e Tempa Rossa. Ma il colpo
decisivo è arrivato in presa diretta giovedì. Quel tre volte ³no² di De
Filippo è stato come il ³Ne piu¹ mai² di Ugo Foscolo che nel celebre incipit
di una poesia canta la disperazione dell¹ esule che non vedrà la natia isola
di Zacinto. Alle compagnie e al governo il governatore di Basilicata fa
sapere che è per la paesologia ecologica e sentimentale di Franco Arminio,
che non intende svendere la sua terra al migliore offerente, che non
accetterà diktat governativi. E cosi¹ Vito De Filippo da traditore è
diventato l¹eroe del giorno. Da Bolognetti alla Sel, dalla Cgil
tambureggiante di protesta ai sostenitori della marcia su Roma, dal sindaco
De Maria pronube renziano per antonomasia ai bar dove si leggono i giornali
improvvisamente i declinisti lucani sono diventati convinti sostenitori
defilippiani. La mossa è stata astuta. Comprensibile a tutti ascoltando e
leggendo l¹evocazione del mito popolare di Mattei (colui che muore per
difendere l¹Eni, cioe¹ il suo Paese contro le sette sorelle americane)
nell¹equazione rovesciata del governatore che dice ai suoi amministrati
³Contro gli interessi (sporchi) delle compagnie, di tutte le compagnie,
difendo gli interessi lucani². De Filippo in quelle due ore di conferenza ha
fatto cadere anche la supposizione che sia mossiere di interessi
consociativi con il Pdl, infatti i parlamentari di quella parte nel loro
comunicato hanno parlato di propaganda senza citare il fatto che il
governatore non aveva in primo momento inteso polemizzare in conferenza con
Viceconte, probabilmente in un patto tra gentiluomini per le comuni sorti
sostenute assieme fino alla primavera scorsa. Invece ieri, in serata, non è
mancata la presa di posizione del consigliere Robortella, una voce
ventriloqua del governatore, che a quegli stessi parlamentari e a Pagliuca
elencati per nome ha risposto in questo modo: ³La Basilicata è di Orazio,
di Pagano, la terra dei formaggi e dei salumi, dei fagioli e dei Peperoni,
delle spiagge dorate joniche e di quelle tirreniche, dei vini doc e delle
acque minerali, di eccellenze tecnologiche, dell¹agricoltura e delle
automobili, in un elenco che include anche il petrolio, ma non solo il
petrolio².
I tempi e la Storia ci diranno la fermezza di posizione del governatore. Io
al momento devo fare autocritica avendo spesso definito De Filippo un
puntello di Monti e Passera, complice Enrico Letta e il ministro Barca. Un
puntello che si sbriciola come un biscotto a leggere le dichiarazioni sui
poteri forti che tutto spiano, controllano, e persino minacciano a sentire
l¹assessore Mazzocco che fedele al suo nome ha imbracciato la clava contro
chi vuole il nostro petrolio.
Ma De Filippo è andato molto oltre, conoscendo i suoi toni moderati. Ha
parlato di lobby legate al suo partito, il Pd, ed ha anche detto che non
teme di andare in minoranza. Frase che ha schiantato sulle sedie generali e
caporali, correnti e apprendisti stregoni del Partito-regione . Possiamo
scrivere che i principali protagonisti della partita non riescono a capire
il gioco di De Filippo.
Il governatore ha deciso di tenere la conferenza stampa probabilmente dopo
aver visto l¹apertura del nostro giornale che pubblicava in esclusiva, dopo
le prime frammentarie anticipazioni del Sole 24 ore, i contenuti del dossier
energia di Passera sulla Basilicata. Evidentemente il redde rationem del
³carta canta² lo ha indotto, in assoluta solitudine, a questo meditato
passo. Nel corso di una telefonata a conferenza stampa indetta, sarebbe
avvenuta una telefonata tra il governatore e il presidente del Consiglio,
Vincenzo Folino. Dal colloquio sarebbe emersa la novità di aggiungere al
tavolo anche la presenza dell¹assessore regionale, Marcello Pittella. La
delega dell¹industria ha permesso di aggiungere un uomo della sinistra al
tavolo. Ma chi pensava di aver raggiunto un risultato forse aveva sbagliato
i suoi calcoli. Tutto lo stato maggiore nel Pd è trincerato ora in un chiuso
e molto preoccupato silenzio.
Solo il gruppo regionale attraverso Luca Braia ha espresso consenso alla
mossa del cavallo decisa da De Filippo e, considerato quello che si è
ascoltato in conferenza, non è risultato da poco.
L¹agenda per dirimere le questioni è presto data: lunedi¹ la riunione sulla
governance convocata dal segretario Speranza non parlerà solo di Matera e
Potenza, se sarà chiarimento politico o un¹apertura di conflitto solo da
quella stanza potrà arrivare un¹indicazione certa per il partito-regione in
vista della definizione del memorandum con Monti e Passera. Senza
dimenticare il sostegno alla moratoria che moratoria non è, quella moratoria
votata da tutte le forze politiche dietro richiesta di De Filippo, è votata
criticamente per spirito di appartenenza solo da Vincenzo Folino che ne
aveva il cavallo di battaglia per affrontare la tempesta nel bicchiere del
dibattito d¹agosto. Ora De Filippo scippa la posizione al suo storico
antagonista e riprende in mano lo strano gioco del petrolio. Un gioco che ha
il fine del potere in Basilicata ma che tiene in mano i destini della sua
comunità che con il voto, il consenso, la partecipazione deciderà chi l¹ha
meglio condotta: non è nota, invece, la fine di questo intrigante gioco. Per
tornare a Borges, non c¹è al momento l¹Aleph, altro celebre labirinto dello
scrittore, dove si conosce l¹inizio di una storia e non si approda mai al
finale. Vedremo se De Filippo resterà eroe o tornerà ad essere traditore.
Crisi: Slovenia, difficolta' maggiori banche per prestiti
Stampa diffonde rapporto segreto su Nlb e Nkbm
07 settembre, 14:28
(ANSAmed) - LUBIANA, 7 SET - Le due maggiori banche slovene, la Nova Ljubljanska banka (NLB) e la Nova Kreditna banka Maribor (NKBM), nelle quali lo Stato sloveno detiene la quota di proprieta' maggioritaria, sarebbero in serie difficolta' poiche' la somma dei crediti rischiosi che sara' difficile da riscuotere ammonterebbe a circa 2,7 miliardi di euro. E' quanto emerge da un rapporto segreto, giunto in possesso dalla stampa di Lubiana.
Il rapporto, stilato nell'ufficio del primo ministro Janez Jansa con la collaborazione della Banca centrale slovena, invita la magistratura e il ministero degli Interni a ''individuare se nel loro operato i due istituti finanziari abbiano causato danni alla proprieta' dello Stato''. L'analisi indicherebbe che la NLB ha 2,1 miliardi di crediti ''molto difficili da riscuotere'', per la gran parte concessi a aziende edilizie che nel frattempo sono fallite o non riescono ad adempiere ai loro obblighi finanziari per la crisi economica. Tra i maggiori debitori sono citati la SCT, con 187 milioni di euro di prestiti, in passato la maggiore azienda edilizia del Paese, ma anche il fondo di investimento Zvon, con 115 milioni, fondato dalla Chiesa cattolica slovena e fallito dopo il crollo delle borse alcuni anni fa.
La NKBM sarebbe in una posizione migliore, con 612 milioni di euro ''di cattivi prestiti'', ma nel suo caso ci sarebbero ''almeno sei concessioni di crediti che destano sospetti di corruzione e di contatti impropri o illeciti tra la politica e la direzione delle banche''. La settimana scorsa la polizia slovena ha aperto un'inchiesta su una serie di operazioni finanziarie della NKBM sul mercato degli immobili in Slovenia e in Croazia.
Nei mesi scorsi entrambe le banche si sono viste declassare lo status creditizio da parte delle maggiori agenzie di rating, proprio per le alte quote di crediti rischiosi nei loro portafogli, stimate a circa il 17 per cento del totale dei prestiti concessi. (ANSAmed).
Crisi: Spagna chiede tempo per decidere su salvataggio
Ministro Esteri, prima di chiedere aiuti conoscere condizioni
07 settembre, 16:17
(ANSAmed) - ROMA, 7 SET - Il governo spagnolo ha bisogno di tempo prima di decidere se chiedere o meno il salvataggio. Lo ha detto la vice-premier Soraya Saenz de Santamaria. "E' una decisione, questa, che non può essere presa senza considerare tutti gli aspetti", ha detto Saenz dopo una riunione del governo. "E' in gioco il futuro del Paese".
"Quando si devono pendere decisioni che riguardano 40 milioni di spagnoli per i prossimi anni, bisogna avere tutti gli elementi di giudizio ben presenti", ha sottolineato Saenz.
Anche il ministro degli Esteri spagnolo, Joslate Manuel Garcia Margallo, parlando con i giornalisti a margine dell'informale di Pafos, a Cipro, ha detto che la Spagna, prima di presentare una propria richiesta di aiuti, "vuole conoscere le condizioni e analizzarle", sottolineando che il piano di acquisto di bond dei paesi in difficoltà annunciato ieri dalla Bce "deve entrare rapidamente in vigore". Secondo Margallo, le parole di Draghi si sono rivelate come la "giusta parabola": "il fatto che qualche dichiarazione possa portare la calma sui mercati dimostra che era la cosa da fare, per la quale ci voleva coraggio e decisione politica", ha commentato il ministro.
(ANSAmed).
Crisi: Grecia; Van Rompuy, Futuro Grecia e' in eurozona
07 settembre, 18:24
(ANSAmed) - ATENE, 7 SET - "Non ho nessun dubbio che il futuro della Grecia è nella zona dell'euro. Finchè la Grecia è legata all'euro, i suoi partner continueranno a sostenerla". Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy al termine dell'incontro avuto questo pomeriggio ad Atene con il premier greco Antonis Samaras. "Gli sforzi devono continuare con le riforme strutturali - ha aggiunto Rompuy. La crisi non è soltanto greca e serve uno sforzo collettivo". (ANSAmed).
Crisi: Grecia; Van Rompuy, "Efficace" la proposta della Bce
07 settembre, 18:51
(ANSAmed) - ATENE, 7 SET - La Bce ha offerto una risposta "efficace" alla crisi dell'euro. Lo ha detto questa sera ad Atene il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, al termine dell'incontro avuto con il premier greco Antonis Samaras. "Il quadro dell'intervento annunciato ieri dalla Bce offre una risposta efficace, aggiuntiva e complementare nell'ambito del rispetto del proprio mandato" agli sforzi in atto da parte dell'Ue e dei Paesi membri per far fronte alla crisi del debito, ha aggiunto Van Rompuy. (ANSAmed).
Ticino. Un intervento illimitato, condizionato e non gratuito
di Generoso Chiaradonna - 09/07/2012
« Siamo pronti a tutto per salvare l’euro ». Alcune settimane fa Mario Draghi lo aveva detto chiaramente, ma non erano seguiti i fatti concreti. Ieri i fatti sono arrivati: la Banca centrale europea è pronta ad acquistare in modo illimitato, sul mercato secondario, i titoli (quelli a breve che incidono meno sulla curva dei tassi d’interesse) del debito pubblico dei Paesi deboli dell’Eurozona per cercare di correggere le storture date dallo spread. Una mossa che arriva dopo due aste a lungo termine (Ltro) che hanno messo a disposizione del sistema bancario europeo ben mille miliardi di euro praticamente gratuitamente (all’1% l’anno, per tre anni) e una serie di tagli al tasso di sconto ormai ai minimi storici (0,75%). Tra il 2010 e il 2011, infine, ci sono stati gli interventi mirati e settimanali della Bce sul mercato secondario.
Gli effetti della politica monetaria espansiva non sono però stati trasmessi all’economia reale che nella migliore delle ipotesi è in stagnazione se non in recessione. Un altro tentativo andava quindi fatto. Questa volta per lo meno i soldi non vengono prestati direttamente alle banche per acquistare i titoli pubblici, ma agli Stati anche se in modo indiretto per non contravvenire agli statuti della Bce. Come sempre, però, il veleno è nella coda – ‘in cauda venenum’, dicevano saggiamente i latini –. E il veleno è dato dal fatto che dovranno essere i Paesi interessati a chiedere l’intervento della Banca centrale sul mercato secondario per calmierare gli spread e frenare la caduta di valore delle obbligazioni statali, causa, quest’ultima, anche della fragilità patrimoniale di molte banche europee.
Questo vuol dire che gli Stati malati di spread (Italia e Spagna) saranno presto o tardi costretti ad andare a Francoforte o Bruxelles con il cappello in mano a chiedere aiuto. Un aiuto che non sarà per nulla gratuito.
Il tempo delle riforme, per questi due Paesi – come per Grecia, Portogallo e Irlanda, per usare un eufemismo per indicare lacrime e sangue, non è finito. Del resto, come si dice giustamente negli Stati Uniti, nessun pasto è gratis.
Se l’Italia, per rimanere a un’economia vicina a noi, volesse dimezzare l’enorme spesa per interessi sul debito pubblico attualmente pari a 80 miliardi l’anno circa, dovrebbe dimostrare di meritarsi il sostegno della Bce e degli Stati dell’Unione monetaria. Chi immagina di poter rimandare a tempi migliori il risanamento del bilancio pubblico e l’abbattimento del debito, illude se stesso e i suoi cittadini. Il rigore nella spesa pubblica e in quella sociale sarà la regola per il futuro, con o senza Mario Monti. Del resto la regola d’oro prevista dal ‘Fiscal compact’ che impone il pareggio dei conti pubblici è diventato dovere costituzionale in Italia e lo diventerà presto nel resto dell’Unione monetaria europea.
L’impronta tedesca sulla decisione di Draghi, nonostante il voto contrario del governatore della Bundesbank e le schermaglie politiche di qualche esponente del governo Merkel, è quindi forte e chiara. I compiti a casa vanno fatti, comunque. A meno che non basti l’effetto annuncio per riportare a livelli più sopportabili lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi. Ma ci sarà sempre qualcuno – grossi fondi hedge, per intenderci – tentato di testare la volontà della Banca centrale.
Nessun commento:
Posta un commento