sabato 8 settembre 2012

(2) VIII.IX.MMXII/ Sofferenze e sobrieta’, ambedue imposte.===Giorgio Arfaras: L’uscita della Grecia dall’euro area costerebbe 323 miliardi di euro, di cui 118 per la Germania. Col rischio di un allargamento della crisi alla Spagna, all’Irlanda, al Portogallo, e a Cipro. In questo caso il costo sarebbe di 1.155 miliardi di euro, di cui 496 a carico della Germania.---Un fenomeno molto allarmante si sta registrando in Italia. Crescono a dismisura le società di capitali aventi delle "cittadini stranieri", in gergo "teste di legno" come soci ed amministratori costituite esclusivamente per evadere il fisco ed i contributi previdenziali.


Con Monti è il giorno sobrio del post berlusconismo
Evasione fiscale, contribuenti.it: imprese "straniere" al posto delle italiane.
Lavoro: Cgil,4,4 mln area sofferenza
Federalimentare, senza dazi +2 mld anno
Draghi diluisce la crisi per evitare la fine dell’euro
Neumarkt, oltrepadania. No del Comitato culturale di Egna al notiziario bilingue

Con Monti è il giorno sobrio del post berlusconismo
di CARMELA FORMICOLA
BARI - Pochi, pochissimi tacchi 12, a parte quelli delle hostess che però non fanno testo: si limitano a indossare la tenuta d’ordinanza. No, niente miss, niente veline, niente belle figliole. Piuttosto imprenditori, molti e autorevoli, alcune imprenditrici, banchieri. Abiti blu, tailleur. Ecco la Fiera del post berlusconismo: sobrietà, pacatezza, moderazione. Noia? Vabbè, ma come dimenticare certe inaugurazioni al valium firmate dai presidenti del consiglio della Prima Repubblica? L’inaugurazione della 76esima Fiera del Levante è una metafora, sociale e politica. E probabilmente non riguarda soltanto l’orizzonte barese. Innanzitutto la cerimonia si sposta dai capannoni del quartiere fieristico alla grazia fin de siècle del teatro Petruzzelli.
Quando c’era il Cavaliere le sale di cartongesso della Fiera traboccavano di fedelissimi (e di varie amiche), oggi platea e palchi del Politeama hanno perfino poltrone vuote. Magari i baresi hanno scelto di assiepare il teatro soltanto lunedì, per la prima del «Don Giovanni» diretto da Mario Martone, il «Don Giovanni» di Mozart, quello che «le donne son necessarie più del pane che mangio, più dell’aria che spiro!», che ricorda ancora l’ altro premier, non certo il professor Monti. Nè si consumano bagni di folla o saluti papali concessi dal predellino dell’automobile.
Mario Monti, nel perimetro urbano blindato da centinaia e centinaia di poliziotti, finanzieri e carabinieri, con una scorta di sei automobili, arriva al Petruzzelli poco dopo le 10 ed entra dall’ingresso posteriore. Sfuggendo così agli sparuti gruppi di contestatori che con slogan e striscioni erano in attesa per dirgliene quattro.
Ma anche i contestatori non sono più quelli di una volta. Oltre le transenne, un gruppo di sindacalisti più o meno arrabbiati ha esposto uno striscione a forma di enorme slip (evoca il fatto che il governo Monti ci ha lasciato in mutande?) mentre dagli altoparlanti un amato figlio della Puglia, Domenico Modugno, canta: «Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti...», «Malarazza», la canzone. Che, in modo magari un po’ sofisticato, allude al conflitto di classe. Ora non che a noi piacciano le sassaiole, ma certo il Cavaliere ispirava reazioni più colorite ad antagonisti, no global e varie forme di comunisti. Ma questa è tutta un’altra storia. Monti arriva perfino in anticipo, per non dire del suo discorso pacato e pieno di messaggi, riflessioni e contenuti. Altro che battute e barzellette.
Qualche licenza se la prendono piuttosto gli amministratori regionali. Davanti al teatro, di buon mattino, si ritrovano l’assessore Marida Dentamaro, eleganza raffinata, e l’assessore Elena Gentile, sobriamente vestita di nero, la quale bacia il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, l’uomo - si dice - che ha inventato la Notte della Taranta. E a proposito di taranta, qualche fan dell’assessore Fabiano Amati si affanna a ribadirgli quanto somigli a Goran Bregovich, l’ultimo maestro concertatore della famosa notte di Melpignano. Sorride lui, Amati: «Sì, separati alla nascita». Forse scherza. Non a caso siamo all’angolo con via Alberto Sordi, «Perché quanno se scherza, bisogna esse seri!», diceva Albertone.
Seri, siamo seri. Il premier, dal canto suo, dispone al massimo di quell’humour un po’ british e un po’ men ghino, quasi intrinseco. Si scusa perfino con i tradizionalisti per aver costretto l’organizzazione ad anticipare di un giorno l’inaugurazione della Fiera. Il che, lo abbiamo detto, qualcosa di positivo pure contiene.
La Fiera del Levante è piuttosto un non-luogo, nell’immaginario barese esiste soltanto una settimana all’anno, quella dei panini col wurstel del caos del caldo dei trenini e della birra da bere alla frescura della bella fontana monumentale. Il Petruzzelli è mondanità - finalmente - un’occasione per riprendersi quella parte di sé che non conosce né i mercanti né i marinai né i levantini. Altro.
Però il presidente della Fiera Viesti riporta tutti con i piedi sulla terra: «Qui zappiamo ogni giorno». Vuol dire che quel Sud messicano che consuma il tempo nelle piazze a non far niente non esiste. Però a certi baresi che all’eco della mondanità avevano risposto felici risvegliandosi dal letargo (almeno da quando proprio questo magnifico teatro era stato distrutto dal fuoco e certa Bari- da-bere era naufragata nella schiuma degli estintori), a quei baresi mondani questa roba che zappiamo non tanto è piaciuta. Mercanti va bene, marinai forse: ma quando siamo stati contadini? Non a caso Leporello, il servitore di Don Giovanni, canta: «Voglio far il gentiluomo e non voglio più servir». Va bene, mondani o meno, l’importante è comunque il «low profile». Perfino il solito contestatore, un piccolo imprenditore con qualche guaio economico che ogni anno, ogni inaugurazione di Fiera, a un certo punto, cominciava a sbraitare contro il governoladro, perfino questo signor Carneade capisce, intuisce, respira l’aria nuova e si fa solo una passeggiata in platea con un cartello scritto a penna al quale affida il suo pacato quanto generico dissenso. Gli altri contestatori, quelli della strada, se ne vanno, poco prima di mezzogiorno. Non vale la pena restare, tutto è sedato.
Insomma, quanta sobrietà! Ci trasferiamo nel caffè alla moda su una costola del teatro, chissà magari qua la mondanità è meno anemica. Entra lo stato maggiore dei carabinieri, dal generale al tenente colonnello, prendono il caffè al bancone e vanno via. Poi un gruppo di francesi con Stefano, il console onorario: magari succede qualcosa, champagne, can can. Macché, due birre e una coca cola. Ai tavolini esterni si siedono gli assessori regionali, caffè al ghiaccio e succhi di frutta. Seri, siamo seri.

Evasione fiscale, contribuenti.it: imprese "straniere" al posto delle italiane.
ROMA - Un fenomeno molto allarmante si sta registrando in Italia. Crescono a dismisura le società di capitali aventi delle "cittadini stranieri", in gergo "teste di legno" come soci ed amministratori costituite esclusivamente per evadere il fisco ed i contributi previdenziali.
L'indagine condotta del Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di KRLS Network of Business Ethics elaborata per conto di "Contribuenti.it Magazine" dell'Associazione Contribuenti Italiani, ha rilevato che nel periodo giugno 2011- giugno 2012, il 55,9% delle imprese che formalmente hanno chiuso i battenti a seguito di una verifica fiscale, hanno di fatto continuato l'attività trasformandosi in "imprese straniere".
Nel periodo oggetto di osservazione, le Newco "straniere" costituite sotto forma di srl e spa società di capitale aventi nella c! ompagine "teste di legno" senza alcun reddito ne' competenze, sono cresciute del 135,7%, pari a 5.700 imprese, mentre le imprese italiane che hanno chiuso a seguito di una verifica tributaria sono state circa 6.500.
Il fenomeno coinvolge soprattutto extracomunitari, ed in quota minore i giovani comunitari provenienti dai paesi dell'est, per di più donne o che non trovano sbocco nel mondo del lavoro e che, ignari delle conseguenze, accettano di diventare soci e amministratori di facciata di gente senza scrupoli che cercano di ripulirsi da fallimenti, reati economici o più semplicemente per continuare a evadere il fisco.
Dall'indagine del Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di Krls Network of Business Ethics è emerso che il fenomeno si concentra per lo più nel settore del commercio (34,6%), cui fa seguito quello delle costruzioni (26,3%) e quello dei servizi (20,7%), mentre territorialmente è la Lombardia la regione che presenta il maggior numero! di aziende condotte da stranieri (15,6% del totale), seguita dal Veneto (14,7%), dal Lazio (12,3%), dalla Toscana (11,8%) e dalla Campania (10,3%).
«Di fronte a un fenomeno così crescente - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - chiediamo che, all'atto dell'apertura della partita iva, l'Agenzia delle Entrate presti effettui immediatamente i dovuti controlli e vieti l'apertura della partita iva a chi non ha competenze per svolgere alcuna attività».
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 3314630647 – 0642828753

Lavoro: Cgil,4,4 mln area sofferenza
Oltre a 2,7 mln disoccupati anche scoraggiati e cassaintegrati
08 settembre, 11:46
(ANSA) - ROMA, 8 SET - L'area della sofferenza occupazionale riguarda in Italia quasi 4,4 milioni di persone. E' quanto sostiene la Cgil spiegando che nel secondo trimestre ai 2,7 milioni di disoccupati censiti dall'Istat vanno aggiunti 1.687.000 persone tra 'scoraggiati' (coloro che non cercano lavoro poiché pensano di non trovarlo) e cassaintegrati.Secondo la Cgil si e' registrato un aumento del numero delle persone in sofferenza del 77% rispetto al 2007, periodo pre-crisi.

Federalimentare, senza dazi +2 mld anno
Senza barriere doganali stimate esportazioni a 60 mld in 2020
08 settembre, 15:48
(ANSA) - ROMA, 8 SET - L'industria alimentare italiana vola sui mercati esteri con un fatturato di 25 mld legato all'export ma il suo slancio è frenato in diversi Paesi da barriere doganali, dazi e impedimenti sanitari che sottraggono un potenziale fatturato di 2 miliardi all'anno. Lo rileva Federalimentare, per la quale con l'abbattimento di barriere doganali e la riduzione dei dazi l'industria alimentare potrebbe raggiungere da qui al 2020 60 mld di export contro i 43 attesi dalla crescita fisiologica.

Draghi diluisce la crisi per evitare la fine dell’euro
di Giorgio Arfaras
La scelta del presidente della Banca centrale europea va bene anche alla Germania di Angela Merkel: le conseguenze economiche dell'inazione sarebbero state ingentissime e politicamente difficili da motivare. I parlamenti restano sovrani e la Bce rispetta i Trattati.
L’idea di Mario Draghi di muoversi nella direzione dell’acquisto dei titoli di Stato (fino a una scadenza di tre anni) dei paesi “mal messi” sembra essere stata ben accolta. Proviamo a delineare il quadro entro cui la Banca centrale europea si muoverà. È necessario prima chiarire perché Mario Draghi non è stato bloccato e messo a tacere.
L’uscita della Grecia dall’euro area costerebbe 323 miliardi di euro, di cui 118 per la Germania. Col rischio di un allargamento della crisi alla Spagna, all’Irlanda, al Portogallo, e a Cipro. In questo caso il costo sarebbe di 1.155 miliardi di euro, di cui 496 a carico della Germania.
Non aver fatto tutto il possibile per evitare una crisi di questa entità (la perdita sarebbe pari a quasi il 10% del pil europeo) potrebbe essere un costo politico molto alto da giustificare agli occhi degli elettorati europei.
Ecco il bivio. Se non si aiutano i paesi “mal messi”, si ha una perdita secca subito e non si hanno oneri futuri nei loro confronti.
Se li si aiuta, non si ha una perdita secca subito, ma si avranno dei trasferimenti permanenti verso questi paesi che potrebbero non decollare mai.
La scelta perciò è fra i trasferimenti permanenti spalmati nel futuro (e quindi poco visibili) e una crisi violenta (e magari incontrollabile) nell’immediato. Il maggior rischio è che la crisi si trasferisca prima all’Italia e poi alla Francia. Una decisione “avversa al rischio” sceglierà la prima strada.
All’origine della catena d’intervento fondi “salva Stati” –> “Banca centrale” che Draghi - e non solo - vuole approntare si ha quindi la scelta di spalmare nel futuro gli eventuali oneri dei trasferimenti per evitare una crisi maggiore.
Si stende perciò una lista di impegni di politica economica che i governi debbono rispettare. Solo in seguito a una loro richiesta, i fondi “salva Stati” interverranno acquistando titoli pubblici alle aste. Poi la Banca centrale europea (Bce) deciderà se acquistare titoli di breve durata sul mercato secondario.
In questo modo i parlamenti restano sovrani nel decidere se chiedere aiuti, i fondi “salva Stati” sono sovrani nel decidere se procedere e la Bce interviene per evitare le eventuali crisi di liquidità, ma non finanzia la politica fiscale, come dai Trattati.

Neumarkt, oltrepadania. No del Comitato culturale di Egna al notiziario bilingue
Deluso il vicesindaco di Egna Nones: «Un passo indietro in termini di convivenza». Il mensile “Die Ritsch” non vuole ospitare nemmeno un allegato in italiano
di Massimiliano Bona
 EGNA. Clamorosa e inattesa bocciatura per il bollettino bilingue chiesto dalla comunità italiana e rifiutato - senza un motivo plausibile - dall'associazione tedesca che gestisce il mensile "Die Ritsch". La notizia è destinata ad avere strascichi di natura politica, anche perchè il presidente del Bildungsausschuss è l'ex sindaco di Egna Alfred Vedovelli. Il vicesindaco Giorgio Nones ha cercato per mesi di individuare una soluzione condivisa ma ha dovuto fare i conti con la rigidità e l'approccio integralista del comitato di educazione permanente in lingua tedesca.
 La richiesta, presentata nel gennaio scorso con il sostegno di tutto il consiglio comunale, era di inserire «alcuni contributi informativi in lingua italiana» su una pubblicazione che sta in piedi (anche) grazie ai contributi pubblici. L'intesa, almeno sulla carta, pareva quasi scontata. «Questa richiesta - scrive nella lettera al Bildungsausschuss il vicesindaco di Egna Nones - va vista sia nell'ottica di un risparmio di risorse che per evitare un inutile sovrapposizione di informazioni. Nell'intento di arricchire anche con il nostro contributo l'esperienza positiva pluriennale maturata dal giornalino è stato pertanto deciso dal nostro Comitato di richiedere in primo luogo la Vostra collaborazione». Che, come detto, è stata negata dal direttivo dell’associazione culturale tedesca. Il vicesindaco Nones, rispondendo ad un'interrogazione di Federica Pizzaia del Pdl, ne ha spiegato i motivi nel consiglio comunale di giovedì sera. «Negli ultimi 15 anni - sono stati fatti vari tentativi, da parte di amministratori e associazioni, per far nascere un giornalino del paese, ma tutti con esito infelice. Il Comune di Egna si è adoperato per garantire il risultato migliore per la comunità nel suo complesso. Auspicavamo una collaborazione concreta con il comitato del periodico Die Ritsch grazie ad un allegato da inserire nel giornale ma la proposta ci è stata bocciata. C'è amarezza e delusione perchè questa nuova esperienza poteva e doveva essere un segnale nuovo, positivo e costruttivo per tutta la comunità. Si arena, dunque,un importante progetto di collaborazione sull'esito del quale non dovrà mancare una serie riflessione in termini di convivenza, rispetto reciproco e prospettive per le nuove generazioni».



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