giovedì 27 settembre 2012

(1) XXVII.IX.MMXII/ Lo zerbino d’oro della fiat ha letto M. Porter, per cui ha deciso che decide lui “chi entra e chi esce nel feudo padano”. Alle condizioni della famiglia sabauda, ovvio, allargata a lui.


L'UNIONE SARDA - Economia: Le banche chiudono i rubinetti
Regioni: tasse aumentate del 50%
Istat: a settembre brusco calo indice fiducia imprese
Marchionne, 'Non cerchiamo aiuti, né dall'Italia né dall'Ue'
Eurozona: crolla fiducia consumatori a settembre
Banche: supervisione Ue, eurodeputati poco entusiasti
Crisi: Spagna; nuova stangata da 40 mld in Finanziaria 2013
Crisi: Spagna; Castilla-La Mancha chiede 800 mln salvataggio

L'UNIONE SARDA - Economia: Le banche chiudono i rubinetti
27.09.2012
Vai a vedere che alla fine non abbiamo un sistema bancario così solido come pensavamo. Certo, i nostri istituti di credito non sono esposti su titoli tossici come quelli di altri paesi europei (altrimenti saremmo già andati in default) ma la crisi del debito ha messo a nudo anche i problemi delle nostre banche, che temendo per i propri profitti si sono chiuse a riccio rispondendo picche alle richieste di credito da parte di famiglie e imprese. Vuoi un mutuo? Dimmi dove vai e cosa fai, portami garanzie, convincimi, e io ti dirò chi sei e se ne hai diritto.
LO SCENARIO Dal 2008 la crisi ha intaccato due architravi del sistema bancario: la liquidità dei mercati interbancari e la reputazione delle banche. Il venir meno di questi due elementi, unito alla fase di crescita-zero, si riflette direttamente sull'erogazione di credito, quindi sullo stato di salute del tessuto sociale (famiglie) ed economico (imprese) dell'Italia.
NESSO CAUSA-EFFETTO Ecco cosa succede sul fronte dell'offerta: il denaro che gli istituti acquistano sul mercato interbancario scarseggia e costa molto di più a causa della crisi di fiducia tra le banche stesse (gli istituti non si fidano l'uno dell'altro), quindi i nostri big del credito faticano a trovare liquidità e, complice la recessione, temono per i propri profitti. Così per evitare che le loro sofferenze aumentino (le italiane sono legate più di altre all'andamento dell'economia reale) chiudono i rubinetti del credito.
ANALISI DELL'ESPERTO «La crisi economica - spiega Paolo Mattana, docente di economia politica all'Università di Cagliari - unita alla paralisi dell'interbancario e al forte sbilanciamento delle istituzioni finanziarie italiane verso i titoli del debito pubblico (percepito come rischioso), sono alcuni dei fattori che più incidono sull'offerta di credito da parte delle banche». Che quindi erogano meno mutui e lo fanno con spread maggiori al fine di compensare le proprie difficoltà di approvvigionamento.
POLITICHE FISCALI E se diminuisce l'offerta, frena anche la domanda. Le famiglie sono portate a ridurre le richieste di finanziamento a fronte di uno scenario macroeconomico che rimane incerto, di un mercato del lavoro sempre più asfittico (specie per i giovani), di una politica fiscale decisamente più aggressiva nei confronti dei possessori di immobili (Imu e aggravi vari).
CROLLO DEI MUTUI Il risultato è quello certificato appena due giorni fa dall'Istat: i mutui stipulati nei primi tre mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, sono scesi del 49,6% nel complesso e del 39,2% se si guarda solo a quelli con costituzione di ipoteca immobiliare. Le famiglie, secondo l'Istat, acquistano meno case perché con la crisi si riduce il numero di chi può chiedere un prestito e di chi si vede accettare la domanda di finanziamento.
GLI ISTITUTI DI CREDITO È proprio sulla domanda che si sofferma il direttore generale del Banco di Sardegna, Giuseppe Cuccurese: «Al giorno d'oggi - spiega il dg - numerose famiglie non sono più in grado di chiedere un mutuo perché hanno ridotto reddito e non avendo i requisiti inziali neppure si avvicinano allo sportello». Al contrario, «il mutuo è uno dei prodotti che le banche vorrebbero continuare a vendere di più perché la morosità famiglie è più bassa rispetto a quella delle imprese». Quindi il problema, conclude Cuccurese, «non sono le banche che non aprono i rubinetti» quanto «la mancanza di fiducia nel futuro che frena la domanda e non permette che si rimettano in circolo gli investimenti».
COSÌ IN SARDEGNA Fatto sta che anche trasferendo la fotografia dell'Istat dalla Penisola all'Isola, il quadro è desolante. Lo ha fatto il Centro Studi L'Unione Sarda, che spiega come le pratiche di mutuo “attivate” in Sardegna tra gennaio e marzo del 2012 (1.646) abbiano subito una drastica riduzione rispetto ai primi tre mesi del 2011: -46%. La caduta, continua il Centro Studi, si riferisce sia ai mutui ipotecari, quelli per i quali è necessario offrire delle garanzie reali ricadenti sull'immobile acquistato o altri immobili di proprietà (-44%), sia ai mutui senza ipoteca, per i quali non si sono chieste garanzie reali su immobili (-55%).
ISTAT: COMPRAVENDITE GIÙ L'effetto è dirompente. E sebbene i maggiori osservatori credano che nel 2013 per il mercato immobiliare arriverà la ripresa (è il momento di acquistare, secondo Scenari Immobiliari), la caduta annua delle compravendite registrata dall'Istat è stata del 17%. Anche in Sardegna, spiega sempre il Centro Studi, a risentirne di più sono le vendite di case, -16,6%, mentre la variazione relativa agli immobili ad uso economico si limita ad un -5,9%. In attesa che si trovi la chiave per allentare la morsa, i bulloni del credito restano pericolosamente avvitati alla crisi.

Regioni: tasse aumentate del 50%
In dieci anni picco delle imposte territoriali pagate dai cittadini e imprese: quelle statali sono salite del 31,6%. È l’esito di un’inchiesta del Sole24Ore
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Roma - Federalismo quanto mi costi, a chiederselo è l'inchiesta che apre Il Sole24Ore di oggi. "Dal 2001 a oggi i tributi propri delle Regioni (Irap e addizionale Irpef in primis) sono aumentati del 38%, e in riferimento al 2012 si può stimare un aumento intorno al 50%: la sola addizionale Irpef è passata dai 5,8 miliardi del 2008 ai 9,7 incassati nel 2011, e nei decreti attuativi del federalismo approvati l'anno scorso è prevista la possibilità che raddoppi rispetto ai livelli attuali. Nello stesso tempo, però, le richieste dello Stato centrale si sono ben guardate dal diminuire: tra 2001 e 2010, anzi, i tributi erariali sono cresciuti secondo la Ragioneria generale del 31,6%, e nemmeno in questo caso si possono attendere buone notizie quando sarà disponibile il consuntivo 2012. Intanto i trasferimenti sono andati a onde, prima di entrare nella stretta attuale della spending review. Da questo punto di vista, il federalismo che ha dominato il dibattito politico degli anni 2000 non si è comportato diversamente dal decentramento che si è sviluppato negli ultimi trent'anni del secolo scorso”.   (ilVelino/AGV)
(red/glv) 27 Settembre 2012 09:33

Istat: a settembre brusco calo indice fiducia imprese
27 Settembre 2012 - 11:49
(ASCA) - Roma, 27 set - Brusco peggioramento del clima di fiducia delle imprese italiane. Secondo la rilevazione dell'Istat a settembre l'indice si attesta a 75,5 rispetto ai 79 punti di agosto. La riduzione dell'indice complessivo e' il risultato del calo della fiducia delle imprese dei servizi di mercato e dei miglioramenti registrati negli altri tre settori (industria manifatturiera, costruzioni, commercio al dettaglio). Aumentano sia l'indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere, da 87,3 di agosto a 88,3, sia quello delle imprese di costruzione, da 82,4 di agosto a 86,5. Migliorano lievemente le attese di produzione e i giudizi sulle scorte di magazzino; i giudizi sugli ordini delle imprese manifatturiere rimangono invariati. L'analisi di dettaglio del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento delle attese di produzione nei beni strumentali (da -8 a -4 il saldo) e in quelli intermedi (da -13 a -12), ed un peggioramento nei beni di consumo (da -4 a -6 il saldo). Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -44 a -46) e migliorano le attese sull'occupazione (da -17 a -5). L'indice del clima di fiducia diminuisce da 78,5 di agosto a 72,1 nelle imprese dei servizi di mercato e aumenta da 75,3 a 78,5 in quelle del commercio al dettaglio. Nei servizi di mercato peggiorano i giudizi e le attese sugli ordini (da -20 a -26 e da -11 a -17 i rispettivi saldi) e scende il saldo delle attese sull'economia in generale (da -43 a -50). Nel commercio al dettaglio l'indice del clima di fiducia aumenta sia nella grande distribuzione (da 63,1 a 70,5) sia nella distribuzione tradizionale (da 85,5 a 86,2). did/

Marchionne, 'Non cerchiamo aiuti, né dall'Italia né dall'Ue'
'Fusione tra Fiat e Chrysler è da completare. Senza loro avremmo sofferto pene dell'inferno'
27 settembre, 12:51
PARIGI - "Non cerchiamo aiuto né dall'Italia né dall'Europa". Lo dice l'Ad della Fiat, Sergio Marchionne, parlando al salone dell'Auto di Parigi, che oggi apre i battenti alla stampa e dal 29 settembre al 14 ottobre mostrerà al pubblico le sue oltre 100 anteprime mondiali.
 La fusione tra Fiat e Chrysler era "un atto dovuto" ed è "da completare", aggiunge Marchionne. "Senza Chrysler avremmo sofferto le pene dell'inferno in Europa", sottolinea.
Poi l'ad del Lingotto interviene sull'uscita dell'azienda da Confindustria: "Non mi manca, il nostro rientro - afferma - sarebbe inspiegabile". 'Ho invece un rapporto ottimo con l'Unione Industriale con cui abbiamo un forte legame anche per ragioni storiche", tiene a precisare Marchionne.
 "Il ritiro di Fabbrica Italia non ha niente a che fare con la Fiom".
 Costruttori esteri interessati a produrre negli stabilimenti in Italia? "Zero, non ho ricevuto alcuna proposta". "Non ho rinunciato - sottolinea Marchionne -, continuerò a cercare un partner finché sarò in Fiat". Già nell'intervento all'assemblea dell'Unione Industriale di Torino l'ad di Fiat aveva detto che per oltre 8 anni e mezzo ha cercato di portare un costruttore straniero in Italia ma non c'é riuscito aggiungendo che "in questo ho completamente fallito".
E sulle voci circolate nelle settimane scorse sull'interesse di Mazda per uno stabilimento italiano: "L'azienda giapponese non è interessata a produrre in Italia", ribadisce Marchionne.
 Parlando di Mirafiori, dove dovrebbero essere prodotti due piccoli suv Fiat e Jeep, Marchionne spiega: "Non ho ancora messo il miliardo, stiamo valutando la situazione dei modelli. Voglio essere libero di decidere il portafoglio prodotti".
Poi riferendosi a quanto contenuto nel comunicato congiunto fatto con il governo italiano dopo l'incontro della scorsa settimana: 'Bisogna cambiare il fisco per favorire l'export', dice Marchionne.
 Marchionne plaude poi all'azione di Mario Draghi e Mario Monti e dice: "Mario diventera" nome santo", alludendo appunto al presidente del Consiglio italiano e a quello della Bce. 

Eurozona: crolla fiducia consumatori a settembre
27 Settembre 2012 - 11:40
 (ASCA-AFP) - Bruxelles, 27 set - E' scesa dell'1,3% la fiducia dei consumatori a settembre sia nell'eurozona che nell'Europa a 27 rispetto al mese precedente, raggiungendo il livello piu' basso dell'ultimo anno. E' quanto rilevato dal servizo economico e finanziario della Commissione europea, secondo cui la flessione e' legata al peggioramento delle previsioni sullo scenario economico generale, sulla situazione finanziaria delle famiglie e sui risparmi.
fch/red

Banche: supervisione Ue, eurodeputati poco entusiasti
Primo dibattito, dubbi su tabella marcia e format sorveglianza
26 settembre, 19:52
Inizia il confronto al Parlamento europeo sulla supervisione bancaria
BRUXELLES - Il primo confronto sul progetto di supervisione bancaria europea, alla Commissione economica del Parlamento Ue, ha registrato voci preoccupate sia sui rischi potenziali di divisione tra i 17 paesi della zona dell'euro e i dieci che sono fuori, con conseguenze disgreganti per il mercato unico. Alcuni deputati hanno sollevato dubbi anche sul legame diretto tra il nuovo meccanismo e la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva stati Esm.  
In generale, la proposta della Commissione per rafforzare la sorveglianza bancaria della zona dell'euro ha ricevuto un'accoglienza piuttosto fredda. Gli elementi di maggior preoccupazione dei deputati riguardano l'affidabilita' del nuovo meccanismo, una chiara divisione dei compiti tra autorita' unica europea e quelle nazionali, incluso quelle dei paesi che non fanno parte della zona dell'euro, e il diverso dispositivo di sorveglianza a seconda delle categorie delle banche.
Ieri, Olanda, Germania e Finlandia hanno dichiarato che la rapidita' della tabella di marcia decisa (primo gennaio 2013) non deve andare a scapito della qualita'. Questo principio e' stato fatto proprio da diversi deputati, che hanno giudicato ''non realistica'' questa data. ''Nonostante siamo sotto pressione, i nostri obiettivi principali devono essere raggiunti. Abbiamo bisogno di un sistema che possa ben funzionare'', ha detto tra gli altri il verde tedesco Sven Giegold, secondo relatore del rapporto.
Marianne Thyssen, popolare belga, prima relatrice, ha invece sollecitato a stringere i tempi: ''Dobbiamo accettare il fatto che non stiamo lavorando in un vuoto, ma in una crisi profonda. Per questa ragione dobbiamo lavorare con quello che abbiamo sul tavolo''. I lavori in commissione proseguono. Per il 10 ottobre e' stata programmata un'audizione pubblica, mentre la bozza del rapporto dovrebbe essere presentata il 22 ottobre.
EUROFALCHI ALIMENTANO TENSIONI La posizione di Germania, Olanda e Finlandia che mette in dubbio i tempi della supervisione bancaria e introduce nuove condizioni per la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell'Esm e' stata accolta con sorpresa e malumore dalla Commissione Ue. ''Non e' la proposta piu' utile che potesse essere fatta'', riferiscono fonti. Bruxelles si attiene alle decisioni del vertice di giugno: dal primo gennaio 2013 supervisione bancaria unica e legata a questa ricapitalizzazione diretta delle banche dell'Esm. Ufficialmente, i toni sono cauti.
''Abbiamo preso atto della lettera dei tre paesi, e' un contributo alla discussione'', ha detto il portavoce Olivier Bailly, ricordando che al vertice di fine giugno tutti i leader della Ue hanno concordato che l'Esm dovesse avere la possibilita' di ricapitalizzare direttamente le banche, una volta che fosse stata creata la supervisione unica bancaria. ''Per quanto ci riguarda, questa e' la posizione della Commissione Ue e degli stati membri'', ha aggiunto Bailly. In meno di due mesi - ha ricordato - la Commissione Ue ha presentato la sua proposta sulla base del mandato ricevuto dai 27. ''Abbiamo gia' chiarito che per noi il mandato del vertice va attuato rapidamente''.
Altrettanto chiaro per Bruxelles e' il legame stretto che ci deve essere tra l'avvio della supervisione bancaria e la possibilita' per l'Esm di ricapitalizzare direttamente le banche. Secondo l'approccio ''progressivo'' della proposta Barnier, la Bce dovrebbe assumere dal primo gennaio 2013 la supervisione delle banche che hanno ricevuto aiuti Ue o di stato (come quelle spagnole). E queste banche potrebbero quindi essere ricapitalizzate direttamente dall'Esm. In ogni caso - ha chiarito anche Bailly - per la ricapitalizzazione servono ''condizionalita' appropriate'' e la firma di un memorandum d'intesa (mou).

Crisi: Spagna; nuova stangata da 40 mld in Finanziaria 2013
27 settembre, 13:05
(ANSAmed) - MADRID, 27 SET - Il Consiglio dei ministri varera' oggi un Piano nazionale di riforme e un duro bilancio di previsione dello Stato per il 2013, con un ulteriore taglio da 40 miliardi dell spesa, dopo la stangata da 65 miliardi approvata con la Finanziaria 2012 solo 5 mesi fa. Fra le ulteriori riforme, anticipate dai media, una limitazione delle pensioni anticipate, l'istituzione di un'autorithy indipendente per la stabilita' fiscale, la fine di alcune esenzioni fiscali e un nuovo congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, per il terzo anno consecutivo. Misure in linea con le raccomandazioni indicate da Bruxelles, per recuperare a fiducia degli investitori ed evitare nuove condizioni alla richiesta di un salvataggio soft dell'economia, che il governo di Mariano Rajoy starebbe negoziando per attivare l'intervento della Bce per l'acquisto di debito iberico.
La nuova stretta anti-deficit sul bilancio di previsione da 40 miliardi sara' maggiore di quella contenuta nella finanziaria 2012 lacrime e sangue, approvata soltanto 5 mesi fa, col taglio di 27,3 miliardi, per ridurre il deficit dal 6,3%, che Madrid spera raggiungere nell'anno, al 4,5% previsto per il 2013. Il tetto di spesa del bilancio sara' di 126,792 miliardi, un 9,2% in piu' che nel 2012; anche se il limite di spesa non finanziaria dello Stato e' inferiore ai 73,25 miliardi.
(ANSAmed).

Crisi: Spagna; Castilla-La Mancha chiede 800 mln salvataggio
27 settembre, 12:03
(ANSAmed) - MADRID, 27 SET - La giunta regionale di Castilla-La Mancha, governata dalla segretaria generale del Partito Popolare, Maria Dolores de Cospedal, ha chiesto oggi al governo di ricorrere al Fondo di liquidita' delle autonomie per 800 milioni. La richiesta era gia' stata anticipata dalla Cospedal in un'intevista radiofonica alla Cadena Cope. ''Se abbiamo necessita' di ricorrere'' al fondo statale, ''lo faremo'', ha detto la segretaria del PP, nel sottolineare che ''ci sono crediti in scadenza ai quali dobbiamo far fronte''.
La presidentessa regionale considera che 800 milioni siano una quantita' bassa, se comparata ai 3 miliardi di deficit accumulato lo scorso anno ed e' pari al 10% del debito finanziario che accumula Castilla-La Mancha. ''Non arrossisco nel dire che per pagare chiederemo l'aiuto dello Stato'', ha assicurato la segretaria del PP. Prima di Castilla-La Mancha, a ricorrere al fondo di salvataggio, finanziato con 18 mild dallo Stato, sono state Valencia, Murcia, la Catalogna e l'Andalusia.
Queste ultime due regioni, entrambe per un importo superior ai 5 miliardi di euro. (ANSAmed)

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