L'UNIONE SARDA - Economia: Le banche chiudono i
rubinetti
Regioni: tasse aumentate del 50%
Istat: a settembre brusco calo indice fiducia
imprese
Marchionne, 'Non cerchiamo aiuti, né
dall'Italia né dall'Ue'
Eurozona: crolla fiducia consumatori a
settembre
Banche: supervisione Ue, eurodeputati poco
entusiasti
Crisi: Spagna; nuova stangata da 40 mld in
Finanziaria 2013
Crisi: Spagna; Castilla-La Mancha chiede 800
mln salvataggio
L'UNIONE SARDA - Economia: Le banche chiudono i
rubinetti
27.09.2012
Vai a vedere che
alla fine non abbiamo un sistema bancario così solido come pensavamo. Certo, i
nostri istituti di credito non sono esposti su titoli tossici come quelli di
altri paesi europei (altrimenti saremmo già andati in default) ma la crisi del
debito ha messo a nudo anche i problemi delle nostre banche, che temendo per i
propri profitti si sono chiuse a riccio rispondendo picche alle richieste di
credito da parte di famiglie e imprese. Vuoi un mutuo? Dimmi dove vai e cosa
fai, portami garanzie, convincimi, e io ti dirò chi sei e se ne hai diritto.
LO SCENARIO Dal 2008
la crisi ha intaccato due architravi del sistema bancario: la liquidità dei
mercati interbancari e la reputazione delle banche. Il venir meno di questi due
elementi, unito alla fase di crescita-zero, si riflette direttamente
sull'erogazione di credito, quindi sullo stato di salute del tessuto sociale
(famiglie) ed economico (imprese) dell'Italia.
NESSO CAUSA-EFFETTO
Ecco cosa succede sul fronte dell'offerta: il denaro che gli istituti acquistano
sul mercato interbancario scarseggia e costa molto di più a causa della crisi
di fiducia tra le banche stesse (gli istituti non si fidano l'uno dell'altro),
quindi i nostri big del credito faticano a trovare liquidità e, complice la
recessione, temono per i propri profitti. Così per evitare che le loro
sofferenze aumentino (le italiane sono legate più di altre all'andamento
dell'economia reale) chiudono i rubinetti del credito.
ANALISI DELL'ESPERTO
«La crisi economica - spiega Paolo Mattana, docente di economia politica
all'Università di Cagliari - unita alla paralisi dell'interbancario e al forte
sbilanciamento delle istituzioni finanziarie italiane verso i titoli del debito
pubblico (percepito come rischioso), sono alcuni dei fattori che più incidono
sull'offerta di credito da parte delle banche». Che quindi erogano meno mutui e
lo fanno con spread maggiori al fine di compensare le proprie difficoltà di
approvvigionamento.
POLITICHE FISCALI E
se diminuisce l'offerta, frena anche la domanda. Le famiglie sono portate a
ridurre le richieste di finanziamento a fronte di uno scenario macroeconomico
che rimane incerto, di un mercato del lavoro sempre più asfittico (specie per i
giovani), di una politica fiscale decisamente più aggressiva nei confronti dei
possessori di immobili (Imu e aggravi vari).
CROLLO DEI MUTUI Il
risultato è quello certificato appena due giorni fa dall'Istat: i mutui
stipulati nei primi tre mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011,
sono scesi del 49,6% nel complesso e del 39,2% se si guarda solo a quelli con
costituzione di ipoteca immobiliare. Le famiglie, secondo l'Istat, acquistano
meno case perché con la crisi si riduce il numero di chi può chiedere un
prestito e di chi si vede accettare la domanda di finanziamento.
GLI ISTITUTI DI
CREDITO È proprio sulla domanda che si sofferma il direttore generale del Banco
di Sardegna, Giuseppe Cuccurese: «Al giorno d'oggi - spiega il dg - numerose
famiglie non sono più in grado di chiedere un mutuo perché hanno ridotto
reddito e non avendo i requisiti inziali neppure si avvicinano allo sportello».
Al contrario, «il mutuo è uno dei prodotti che le banche vorrebbero continuare
a vendere di più perché la morosità famiglie è più bassa rispetto a quella
delle imprese». Quindi il problema, conclude Cuccurese, «non sono le banche che
non aprono i rubinetti» quanto «la mancanza di fiducia nel futuro che frena la
domanda e non permette che si rimettano in circolo gli investimenti».
COSÌ IN SARDEGNA
Fatto sta che anche trasferendo la fotografia dell'Istat dalla Penisola
all'Isola, il quadro è desolante. Lo ha fatto il Centro Studi L'Unione Sarda,
che spiega come le pratiche di mutuo “attivate” in Sardegna tra gennaio e marzo
del 2012 (1.646) abbiano subito una drastica riduzione rispetto ai primi tre
mesi del 2011: -46%. La caduta, continua il Centro Studi, si riferisce sia ai
mutui ipotecari, quelli per i quali è necessario offrire delle garanzie reali
ricadenti sull'immobile acquistato o altri immobili di proprietà (-44%), sia ai
mutui senza ipoteca, per i quali non si sono chieste garanzie reali su immobili
(-55%).
ISTAT: COMPRAVENDITE
GIÙ L'effetto è dirompente. E sebbene i maggiori osservatori credano che nel
2013 per il mercato immobiliare arriverà la ripresa (è il momento di
acquistare, secondo Scenari Immobiliari), la caduta annua delle compravendite
registrata dall'Istat è stata del 17%. Anche in Sardegna, spiega sempre il
Centro Studi, a risentirne di più sono le vendite di case, -16,6%, mentre la
variazione relativa agli immobili ad uso economico si limita ad un -5,9%. In
attesa che si trovi la chiave per allentare la morsa, i bulloni del credito
restano pericolosamente avvitati alla crisi.
Regioni: tasse aumentate del 50%
In dieci anni picco
delle imposte territoriali pagate dai cittadini e imprese: quelle statali sono
salite del 31,6%. È l’esito di un’inchiesta del Sole24Ore
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Roma - Federalismo
quanto mi costi, a chiederselo è l'inchiesta che apre Il Sole24Ore di oggi.
"Dal 2001 a oggi i tributi propri delle Regioni (Irap e addizionale Irpef
in primis) sono aumentati del 38%, e in riferimento al 2012 si può stimare un
aumento intorno al 50%: la sola addizionale Irpef è passata dai 5,8 miliardi
del 2008 ai 9,7 incassati nel 2011, e nei decreti attuativi del federalismo
approvati l'anno scorso è prevista la possibilità che raddoppi rispetto ai livelli
attuali. Nello stesso tempo, però, le richieste dello Stato centrale si sono
ben guardate dal diminuire: tra 2001 e 2010, anzi, i tributi erariali sono
cresciuti secondo la Ragioneria generale del 31,6%, e nemmeno in questo caso si
possono attendere buone notizie quando sarà disponibile il consuntivo 2012.
Intanto i trasferimenti sono andati a onde, prima di entrare nella stretta
attuale della spending review. Da questo punto di vista, il federalismo che ha
dominato il dibattito politico degli anni 2000 non si è comportato diversamente
dal decentramento che si è sviluppato negli ultimi trent'anni del secolo
scorso”. (ilVelino/AGV)
(red/glv) 27
Settembre 2012 09:33
Istat: a settembre brusco calo indice fiducia
imprese
27 Settembre 2012 -
11:49
(ASCA) - Roma, 27
set - Brusco peggioramento del clima di fiducia delle imprese italiane. Secondo
la rilevazione dell'Istat a settembre l'indice si attesta a 75,5 rispetto ai 79
punti di agosto. La riduzione dell'indice complessivo e' il risultato del calo
della fiducia delle imprese dei servizi di mercato e dei miglioramenti
registrati negli altri tre settori (industria manifatturiera, costruzioni,
commercio al dettaglio). Aumentano sia l'indice del clima di fiducia delle
imprese manifatturiere, da 87,3 di agosto a 88,3, sia quello delle imprese di
costruzione, da 82,4 di agosto a 86,5. Migliorano lievemente le attese di
produzione e i giudizi sulle scorte di magazzino; i giudizi sugli ordini delle
imprese manifatturiere rimangono invariati. L'analisi di dettaglio del clima di
fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un
miglioramento delle attese di produzione nei beni strumentali (da -8 a -4 il
saldo) e in quelli intermedi (da -13 a -12), ed un peggioramento nei beni di
consumo (da -4 a -6 il saldo). Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli
ordini e/o piani di costruzione (da -44 a -46) e migliorano le attese
sull'occupazione (da -17 a -5). L'indice del clima di fiducia diminuisce da
78,5 di agosto a 72,1 nelle imprese dei servizi di mercato e aumenta da 75,3 a
78,5 in quelle del commercio al dettaglio. Nei servizi di mercato peggiorano i
giudizi e le attese sugli ordini (da -20 a -26 e da -11 a -17 i rispettivi
saldi) e scende il saldo delle attese sull'economia in generale (da -43 a -50).
Nel commercio al dettaglio l'indice del clima di fiducia aumenta sia nella
grande distribuzione (da 63,1 a 70,5) sia nella distribuzione tradizionale (da
85,5 a 86,2). did/
Marchionne, 'Non cerchiamo aiuti, né
dall'Italia né dall'Ue'
'Fusione tra Fiat e
Chrysler è da completare. Senza loro avremmo sofferto pene dell'inferno'
27 settembre, 12:51
PARIGI - "Non
cerchiamo aiuto né dall'Italia né dall'Europa". Lo dice l'Ad della Fiat,
Sergio Marchionne, parlando al salone dell'Auto di Parigi, che oggi apre i
battenti alla stampa e dal 29 settembre al 14 ottobre mostrerà al pubblico le
sue oltre 100 anteprime mondiali.
La fusione tra Fiat e Chrysler era "un
atto dovuto" ed è "da completare", aggiunge Marchionne.
"Senza Chrysler avremmo sofferto le pene dell'inferno in Europa",
sottolinea.
Poi l'ad del
Lingotto interviene sull'uscita dell'azienda da Confindustria: "Non mi
manca, il nostro rientro - afferma - sarebbe inspiegabile". 'Ho invece un
rapporto ottimo con l'Unione Industriale con cui abbiamo un forte legame anche
per ragioni storiche", tiene a precisare Marchionne.
"Il ritiro di Fabbrica Italia non ha
niente a che fare con la Fiom".
Costruttori esteri interessati a produrre
negli stabilimenti in Italia? "Zero, non ho ricevuto alcuna
proposta". "Non ho rinunciato - sottolinea Marchionne -, continuerò a
cercare un partner finché sarò in Fiat". Già nell'intervento all'assemblea
dell'Unione Industriale di Torino l'ad di Fiat aveva detto che per oltre 8 anni
e mezzo ha cercato di portare un costruttore straniero in Italia ma non c'é
riuscito aggiungendo che "in questo ho completamente fallito".
E sulle voci
circolate nelle settimane scorse sull'interesse di Mazda per uno stabilimento
italiano: "L'azienda giapponese non è interessata a produrre in
Italia", ribadisce Marchionne.
Parlando di Mirafiori, dove dovrebbero essere
prodotti due piccoli suv Fiat e Jeep, Marchionne spiega: "Non ho ancora
messo il miliardo, stiamo valutando la situazione dei modelli. Voglio essere
libero di decidere il portafoglio prodotti".
Poi riferendosi a
quanto contenuto nel comunicato congiunto fatto con il governo italiano dopo
l'incontro della scorsa settimana: 'Bisogna cambiare il fisco per favorire
l'export', dice Marchionne.
Marchionne plaude poi all'azione di Mario
Draghi e Mario Monti e dice: "Mario diventera" nome santo",
alludendo appunto al presidente del Consiglio italiano e a quello della
Bce.
Eurozona: crolla fiducia consumatori a
settembre
27 Settembre 2012 -
11:40
(ASCA-AFP) - Bruxelles, 27 set - E' scesa
dell'1,3% la fiducia dei consumatori a settembre sia nell'eurozona che
nell'Europa a 27 rispetto al mese precedente, raggiungendo il livello piu'
basso dell'ultimo anno. E' quanto rilevato dal servizo economico e finanziario
della Commissione europea, secondo cui la flessione e' legata al peggioramento
delle previsioni sullo scenario economico generale, sulla situazione
finanziaria delle famiglie e sui risparmi.
fch/red
Banche: supervisione Ue, eurodeputati poco
entusiasti
Primo dibattito,
dubbi su tabella marcia e format sorveglianza
26 settembre, 19:52
Inizia il confronto
al Parlamento europeo sulla supervisione bancaria
BRUXELLES - Il primo
confronto sul progetto di supervisione bancaria europea, alla Commissione
economica del Parlamento Ue, ha registrato voci preoccupate sia sui rischi
potenziali di divisione tra i 17 paesi della zona dell'euro e i dieci che sono
fuori, con conseguenze disgreganti per il mercato unico. Alcuni deputati hanno
sollevato dubbi anche sul legame diretto tra il nuovo meccanismo e la
ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva stati
Esm.
In generale, la
proposta della Commissione per rafforzare la sorveglianza bancaria della zona
dell'euro ha ricevuto un'accoglienza piuttosto fredda. Gli elementi di maggior
preoccupazione dei deputati riguardano l'affidabilita' del nuovo meccanismo,
una chiara divisione dei compiti tra autorita' unica europea e quelle
nazionali, incluso quelle dei paesi che non fanno parte della zona dell'euro, e
il diverso dispositivo di sorveglianza a seconda delle categorie delle banche.
Ieri, Olanda,
Germania e Finlandia hanno dichiarato che la rapidita' della tabella di marcia
decisa (primo gennaio 2013) non deve andare a scapito della qualita'. Questo
principio e' stato fatto proprio da diversi deputati, che hanno giudicato ''non
realistica'' questa data. ''Nonostante siamo sotto pressione, i nostri
obiettivi principali devono essere raggiunti. Abbiamo bisogno di un sistema che
possa ben funzionare'', ha detto tra gli altri il verde tedesco Sven Giegold,
secondo relatore del rapporto.
Marianne Thyssen,
popolare belga, prima relatrice, ha invece sollecitato a stringere i tempi:
''Dobbiamo accettare il fatto che non stiamo lavorando in un vuoto, ma in una
crisi profonda. Per questa ragione dobbiamo lavorare con quello che abbiamo sul
tavolo''. I lavori in commissione proseguono. Per il 10 ottobre e' stata
programmata un'audizione pubblica, mentre la bozza del rapporto dovrebbe essere
presentata il 22 ottobre.
EUROFALCHI
ALIMENTANO TENSIONI La posizione di Germania, Olanda e Finlandia che mette in
dubbio i tempi della supervisione bancaria e introduce nuove condizioni per la
ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell'Esm e' stata accolta con
sorpresa e malumore dalla Commissione Ue. ''Non e' la proposta piu' utile che
potesse essere fatta'', riferiscono fonti. Bruxelles si attiene alle decisioni
del vertice di giugno: dal primo gennaio 2013 supervisione bancaria unica e
legata a questa ricapitalizzazione diretta delle banche dell'Esm.
Ufficialmente, i toni sono cauti.
''Abbiamo preso atto
della lettera dei tre paesi, e' un contributo alla discussione'', ha detto il
portavoce Olivier Bailly, ricordando che al vertice di fine giugno tutti i
leader della Ue hanno concordato che l'Esm dovesse avere la possibilita' di
ricapitalizzare direttamente le banche, una volta che fosse stata creata la
supervisione unica bancaria. ''Per quanto ci riguarda, questa e' la posizione
della Commissione Ue e degli stati membri'', ha aggiunto Bailly. In meno di due
mesi - ha ricordato - la Commissione Ue ha presentato la sua proposta sulla
base del mandato ricevuto dai 27. ''Abbiamo gia' chiarito che per noi il
mandato del vertice va attuato rapidamente''.
Altrettanto chiaro
per Bruxelles e' il legame stretto che ci deve essere tra l'avvio della
supervisione bancaria e la possibilita' per l'Esm di ricapitalizzare
direttamente le banche. Secondo l'approccio ''progressivo'' della proposta
Barnier, la Bce dovrebbe assumere dal primo gennaio 2013 la supervisione delle
banche che hanno ricevuto aiuti Ue o di stato (come quelle spagnole). E queste
banche potrebbero quindi essere ricapitalizzate direttamente dall'Esm. In ogni
caso - ha chiarito anche Bailly - per la ricapitalizzazione servono
''condizionalita' appropriate'' e la firma di un memorandum d'intesa (mou).
Crisi: Spagna; nuova stangata da 40 mld in
Finanziaria 2013
27 settembre, 13:05
(ANSAmed) - MADRID,
27 SET - Il Consiglio dei ministri varera' oggi un Piano nazionale di riforme e
un duro bilancio di previsione dello Stato per il 2013, con un ulteriore taglio
da 40 miliardi dell spesa, dopo la stangata da 65 miliardi approvata con la
Finanziaria 2012 solo 5 mesi fa. Fra le ulteriori riforme, anticipate dai
media, una limitazione delle pensioni anticipate, l'istituzione di un'autorithy
indipendente per la stabilita' fiscale, la fine di alcune esenzioni fiscali e
un nuovo congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, per il terzo anno
consecutivo. Misure in linea con le raccomandazioni indicate da Bruxelles, per
recuperare a fiducia degli investitori ed evitare nuove condizioni alla
richiesta di un salvataggio soft dell'economia, che il governo di Mariano Rajoy
starebbe negoziando per attivare l'intervento della Bce per l'acquisto di
debito iberico.
La nuova stretta
anti-deficit sul bilancio di previsione da 40 miliardi sara' maggiore di quella
contenuta nella finanziaria 2012 lacrime e sangue, approvata soltanto 5 mesi
fa, col taglio di 27,3 miliardi, per ridurre il deficit dal 6,3%, che Madrid
spera raggiungere nell'anno, al 4,5% previsto per il 2013. Il tetto di spesa
del bilancio sara' di 126,792 miliardi, un 9,2% in piu' che nel 2012; anche se
il limite di spesa non finanziaria dello Stato e' inferiore ai 73,25 miliardi.
(ANSAmed).
Crisi: Spagna; Castilla-La Mancha chiede 800
mln salvataggio
27 settembre, 12:03
(ANSAmed) - MADRID,
27 SET - La giunta regionale di Castilla-La Mancha, governata dalla segretaria
generale del Partito Popolare, Maria Dolores de Cospedal, ha chiesto oggi al
governo di ricorrere al Fondo di liquidita' delle autonomie per 800 milioni. La
richiesta era gia' stata anticipata dalla Cospedal in un'intevista radiofonica
alla Cadena Cope. ''Se abbiamo necessita' di ricorrere'' al fondo statale, ''lo
faremo'', ha detto la segretaria del PP, nel sottolineare che ''ci sono crediti
in scadenza ai quali dobbiamo far fronte''.
La presidentessa
regionale considera che 800 milioni siano una quantita' bassa, se comparata ai
3 miliardi di deficit accumulato lo scorso anno ed e' pari al 10% del debito
finanziario che accumula Castilla-La Mancha. ''Non arrossisco nel dire che per
pagare chiederemo l'aiuto dello Stato'', ha assicurato la segretaria del PP.
Prima di Castilla-La Mancha, a ricorrere al fondo di salvataggio, finanziato
con 18 mild dallo Stato, sono state Valencia, Murcia, la Catalogna e
l'Andalusia.
Queste ultime due
regioni, entrambe per un importo superior ai 5 miliardi di euro. (ANSAmed)
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