L'UNIONE SARDA - Economia: La crisi è
devastante: «In quattro anni perse 4000 aziende»
Contraffazione: Censis, fa perdere 110mila
posti di lavoro
PA, boom di interinali e a termine Anche il Ssn
sempre più 'precario'
Commercio: 100 mila imprese defunte
Venturi, ripresa
possibile solo con meno pressione fiscale
21 ottobre, 18:24
(ANSA) - CAGLIARI,
21 OTT - Oltre centomila imprese chiuse negli ultimi anni. E' l'allarme
lanciato dal presidente nazionale di Confesercenti, Marco Venturi, a Cagliari
per il congresso regionale e la festa celebrativa dei 40 anni di vita in
Sardegna dell'organizzazione. ''Stiamo assistendo a un'inversione - ha spiegato
- prima le attivita' che aprivano erano sempre maggiori rispetto a quelle che
chiudevano. Ora sta diventando il contrario''. La ripresa e' possibile ''solo
con meno pressione fiscale''.
L'UNIONE SARDA - Economia: La crisi è
devastante: «In quattro anni perse 4000 aziende»
22.10.2012
«Ne abbiamo le
scatole piene». Marco Sulis, presidente regionale, non usa mezze parole per
definire la frustrazione di piccoli e medi imprenditori davanti alla sempre più
opprimente pressione fiscale. La Confesercenti compie 40 anni in Sardegna e lo
fa forse nel periodo più critico e delicato della sua storia. Introducendo i
lavori dell'assemblea regionale alla Fiera di Cagliari, Sulis ha denunciato le
istanze più impellenti del settore anche davanti al presidente nazionale Marco
Venturi. «Viviamo un periodo nero per l'imprenditoria in Sardegna. In quattro
anni hanno abbassato le saracinesche quattromila aziende». Un'inesorabile
ecatombe aggravata dalla politica del governo Monti. «Il 50% delle nuove
attività fallisce entro 12 mesi - aggiunge Sulis - perché le tasse che gravano
su chi fa impresa sono insostenibili e ingessano tutto il sistema, innescando
un circolo vizioso che comprende calo dei consumi e scarso accesso al credito».
Un grido d'allarme che la politica isolana recepisce ogni giorno. Le vertenze
contro il governo centrale su entrate, spending review e legge di stabilità
sono forse vicine a un epilogo: «In un momento così straordinario siamo pronti
a compiere azioni straordinarie - spiega l'assessore regionale all'Industria
Alessandra Zedda. - I sacrifici per le aziende sarde devono finire. I prossimi
due mesi saranno determinanti per la nostra economia e tra le ipotesi che la
Giunta sta vagliando, per dare un segnale forte di protesta verso Roma, c'è
anche il non rispetto del Patto di stabilità». Un messaggio importante da parte
delle istituzioni regionali, insufficiente tuttavia se gli imprenditori non
reagiranno compatti a questo periodo cruciale. Gianni Dessalvi, primo
presidente della Confesercenti nel 1972, premiato durante l'assemblea assieme
ad altri tredici colleghi, cerca di infondere nella platea lo spirito
entusiasta dei pionieri: «Ho iniziato a fare l'agente di commercio nel 1955 -
dice Dessalvi - di crisi ne ho affrontato tante. Le abbiamo superate lottando
insieme». Nuova continuità territoriale, una stagione turistica che si
protragga per nove mesi e lotta contro l'abusivismo. Le sfide del futuro che
attendono la Confesercenti sono tante, ma al primo posto ci sarà la richiesta
al governo di un immediato calo della pressione fiscale. Luca Mascia
Contraffazione: Censis, fa perdere 110mila
posti di lavoro
22 Ottobre 2012 -
10:21
(ASCA) - Roma, 22 ott - Il fatturato del
mercato del falso nel nostro Paese vale 6,9 miliardi di euro. I settori piu'
colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori (2,5 mld), il comparto cd, dvd e
software (1,8 mld) e i prodotti alimentari (1,1 mld). Questa la stima che
emerge da una ricerca realizzata dal Censis per il Ministero dello Sviluppo
Economico sull'impatto della contraffazione sul sistema-Paese.
Secondo lo studio, l'impatto della
contraffazione sull'economia legale e' pesantissimo: se i prodotti contraffatti
fossero venduti sul mercato legale si avrebbero 13,7 miliardi di euro di
produzione aggiuntiva, con conseguenti 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto,
e la produzione aggiuntiva genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati
e servizi dall'estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di
euro. La produzione complessiva degli stessi beni in canali ufficiali
assorbirebbe circa 110.000 unita' di lavoro a tempo pieno.
Il mercato dei prodotti contraffatti genera un
mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi di euro. Riportare sul mercato legale
la produzione dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito
aggiuntivo per imposte dirette e indirette (compresa la produzione indotta) di
4,6 miliardi di euro.
A costituire una seria minaccia per il sistema
produttivo italiano non e' solo la contraffazione dei marchi, ovvero la
riproduzione e commercializzazione di articoli che recano illecitamente un
marchio identico a uno registrato. Perche' sul mercato del falso sono
altrettanto diffusi altri illeciti. Come la contraffazione di design, ovvero la
riproduzione e commercializzazione di articoli che costituiscono copie illecite
di prodotti sulla base di modelli o disegni registrati. Questo fenomeno
colpisce soprattutto la pelletteria, ma anche gli oggetti d'arredamento, per
l'illuminazione, i casalinghi. C'e' poi l'abuso dell'indicazione di origine
''made in Italy'' e di analoghe indicazioni: si spacciano per italiani prodotti
che hanno in tutto o in parte origini diverse. Questo fenomeno interessa
soprattutto il settore alimentare, ma colpisce anche quello delle calzature,
altrettanto esposto all'''Italian sounding''. C'e' poi il fenomeno
dell'importazione parallela, ovvero la commercializzazione in Italia di prodotti
destinati a un Paese diverso ma venduti da noi, attraverso canali non
ufficiali, a prezzi inferiori a quelli normalmente praticati. Riguarda, ad esempio,
il settore dei cosmetici.
A destare allarme e' la capacita' dei
contraffattori di intervenire in qualsiasi settore merceologico, su qualsiasi
tipologia di prodotto (da quelli di gamma alta a quelli di bassa qualita') e su
qualsiasi canale di vendita (con un grande sviluppo, nell'ultimo periodo, delle
vendite su Internet). La gamma dei beni contraffatti si e' estesa al punto tale
che non esiste prodotto che non possa essere imitato e venduto. Si copia di
tutto: dagli accessori di abbigliamento ai gioielli, alle calzature, agli
oggetti di design, ai giocattoli, ai cosmetici, perfino i medicinali.
E desta preoccupazione soprattutto che il
mercato del falso si alimenta grazie alla presenza di una domanda consistente
da parte dei consumatori. Si tratta di acquirenti indifferenti al fatto di
compiere un atto illecito, convinti di fare un affare, soddisfatti di entrare
in possesso dell'oggetto desiderato senza dover pagare prezzi troppo alti.
com-fch/sam/
PA, boom di interinali e a termine Anche il Ssn
sempre più 'precario'
(Xinhua)
ultimo
aggiornamento: 21 ottobre, ore 20:37
Roma, 21 ott. -
(Adnkronos) - Boom dei contratti interinali nella pubblica amministrazione: in
dieci anni si registra un incremento del 262,9%, mentre i contratti a tempo determinato
crescono 'solo' del 19,5%. Crollano, invece, i lavori socialmente utili, con
una contrazione del 68,8%. I dati sono contenuti nella relazione 2012 della
Corte dei conti sul costo del lavoro pubblico, elaborati dall'Adnkronos. La
forte crescita del personale a tempo determinato, osserva la magistratura
contabile, ''è concentrato essenzialmente nell'ambito dei comparti regioni,
autonomie locali e servizio sanitario nazionale''.
Secondo la Corte dei
conti i lavoratori a tempo determinato erano 87.273 nel 2001, mentre nel 2010
sono arrivati a quota 104.339 unità. I lavoratori interinali, nello stesso
periodo, sono passati da 3.542 a 12.856 unità. Le due voci insieme passano da
90.815 unità a 122.946, con un incremento del 35,4%. I dati forniti dalla magistratura
contabile dimostrano che il picco massimo di assunzioni a tempo determinato è
stato raggiunto nel 2007, ultimo anno prima della crisi con 127.845 unità.
L'incremento rispetto al 2001 è del 46,5%, mentre il confronto con tre anni
dopo evidenzia una contrazione del 18,4%.
Nel biennio
2008-2010 si registra un'inversione di tendenza (-13%), dovuta ''alle
disposizioni che hanno nuovamente irrigidito la possibilità per le pubbliche
amministrazioni di assumere con contratti di lavoro diversi da quelli a tempo
indeterminato''. Inoltre a incidere sul dato è ''l'avvio di un programma
straordinario di stabilizzazione volto a ridurre significativamente il fenomeno
del precariato''. I contratti a tempo determinato vengono utilizzati
soprattutto dal Servizio Sanitario Nazionale, nel 2010 erano 32.931 unità, e
dalle regioni (32.750 unità). Notevole anche l'utilizzo dei contratti
interinali, pari a 3.820 unità nel 2010 per le regioni e 6.304 unità per il
settore sanitario.
I lavoratori
socialmente sono passati da 59.583 nel 2001 a 18.607 nel 2010 con una riduzione
dei contratti costante nel tempo: dal 2001 al 2007 si registra un -58,1%,
mentre dal 2007 al 2010 la contrazione è del 25,4%; solo nel biennio 2008-2010
il calo è stato del 15%. La quasi totalità dei contratti, nel 2010, è stata
utilizzata dalle regioni (16.946 unità).
Le tabelle della
Corte dei Conti sul costo del lavoro, evidenziano che in due anni la quota si
spesa del settore statale, destinata alle retribuzioni del personale a tempo
determinato e formazione, è aumentata del 13,7%, arrivando a 653 milioni di
euro.
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