lunedì 22 ottobre 2012

(1) XXII.X.MMXII/ Numeri caduchi e funerali certi

Commercio: 100 mila imprese defunte
L'UNIONE SARDA - Economia: La crisi è devastante: «In quattro anni perse 4000 aziende»
Contraffazione: Censis, fa perdere 110mila posti di lavoro
PA, boom di interinali e a termine Anche il Ssn sempre più 'precario'

Commercio: 100 mila imprese defunte
Venturi, ripresa possibile solo con meno pressione fiscale
21 ottobre, 18:24
(ANSA) - CAGLIARI, 21 OTT - Oltre centomila imprese chiuse negli ultimi anni. E' l'allarme lanciato dal presidente nazionale di Confesercenti, Marco Venturi, a Cagliari per il congresso regionale e la festa celebrativa dei 40 anni di vita in Sardegna dell'organizzazione. ''Stiamo assistendo a un'inversione - ha spiegato - prima le attivita' che aprivano erano sempre maggiori rispetto a quelle che chiudevano. Ora sta diventando il contrario''. La ripresa e' possibile ''solo con meno pressione fiscale''.

L'UNIONE SARDA - Economia: La crisi è devastante: «In quattro anni perse 4000 aziende»
22.10.2012
«Ne abbiamo le scatole piene». Marco Sulis, presidente regionale, non usa mezze parole per definire la frustrazione di piccoli e medi imprenditori davanti alla sempre più opprimente pressione fiscale. La Confesercenti compie 40 anni in Sardegna e lo fa forse nel periodo più critico e delicato della sua storia. Introducendo i lavori dell'assemblea regionale alla Fiera di Cagliari, Sulis ha denunciato le istanze più impellenti del settore anche davanti al presidente nazionale Marco Venturi. «Viviamo un periodo nero per l'imprenditoria in Sardegna. In quattro anni hanno abbassato le saracinesche quattromila aziende». Un'inesorabile ecatombe aggravata dalla politica del governo Monti. «Il 50% delle nuove attività fallisce entro 12 mesi - aggiunge Sulis - perché le tasse che gravano su chi fa impresa sono insostenibili e ingessano tutto il sistema, innescando un circolo vizioso che comprende calo dei consumi e scarso accesso al credito». Un grido d'allarme che la politica isolana recepisce ogni giorno. Le vertenze contro il governo centrale su entrate, spending review e legge di stabilità sono forse vicine a un epilogo: «In un momento così straordinario siamo pronti a compiere azioni straordinarie - spiega l'assessore regionale all'Industria Alessandra Zedda. - I sacrifici per le aziende sarde devono finire. I prossimi due mesi saranno determinanti per la nostra economia e tra le ipotesi che la Giunta sta vagliando, per dare un segnale forte di protesta verso Roma, c'è anche il non rispetto del Patto di stabilità». Un messaggio importante da parte delle istituzioni regionali, insufficiente tuttavia se gli imprenditori non reagiranno compatti a questo periodo cruciale. Gianni Dessalvi, primo presidente della Confesercenti nel 1972, premiato durante l'assemblea assieme ad altri tredici colleghi, cerca di infondere nella platea lo spirito entusiasta dei pionieri: «Ho iniziato a fare l'agente di commercio nel 1955 - dice Dessalvi - di crisi ne ho affrontato tante. Le abbiamo superate lottando insieme». Nuova continuità territoriale, una stagione turistica che si protragga per nove mesi e lotta contro l'abusivismo. Le sfide del futuro che attendono la Confesercenti sono tante, ma al primo posto ci sarà la richiesta al governo di un immediato calo della pressione fiscale. Luca Mascia

Contraffazione: Censis, fa perdere 110mila posti di lavoro
22 Ottobre 2012 - 10:21
 (ASCA) - Roma, 22 ott - Il fatturato del mercato del falso nel nostro Paese vale 6,9 miliardi di euro. I settori piu' colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori (2,5 mld), il comparto cd, dvd e software (1,8 mld) e i prodotti alimentari (1,1 mld). Questa la stima che emerge da una ricerca realizzata dal Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico sull'impatto della contraffazione sul sistema-Paese.
 Secondo lo studio, l'impatto della contraffazione sull'economia legale e' pesantissimo: se i prodotti contraffatti fossero venduti sul mercato legale si avrebbero 13,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con conseguenti 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto, e la produzione aggiuntiva genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall'estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di euro. La produzione complessiva degli stessi beni in canali ufficiali assorbirebbe circa 110.000 unita' di lavoro a tempo pieno.
 Il mercato dei prodotti contraffatti genera un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi di euro. Riportare sul mercato legale la produzione dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito aggiuntivo per imposte dirette e indirette (compresa la produzione indotta) di 4,6 miliardi di euro.
 A costituire una seria minaccia per il sistema produttivo italiano non e' solo la contraffazione dei marchi, ovvero la riproduzione e commercializzazione di articoli che recano illecitamente un marchio identico a uno registrato. Perche' sul mercato del falso sono altrettanto diffusi altri illeciti. Come la contraffazione di design, ovvero la riproduzione e commercializzazione di articoli che costituiscono copie illecite di prodotti sulla base di modelli o disegni registrati. Questo fenomeno colpisce soprattutto la pelletteria, ma anche gli oggetti d'arredamento, per l'illuminazione, i casalinghi. C'e' poi l'abuso dell'indicazione di origine ''made in Italy'' e di analoghe indicazioni: si spacciano per italiani prodotti che hanno in tutto o in parte origini diverse. Questo fenomeno interessa soprattutto il settore alimentare, ma colpisce anche quello delle calzature, altrettanto esposto all'''Italian sounding''. C'e' poi il fenomeno dell'importazione parallela, ovvero la commercializzazione in Italia di prodotti destinati a un Paese diverso ma venduti da noi, attraverso canali non ufficiali, a prezzi inferiori a quelli normalmente praticati. Riguarda, ad esempio, il settore dei cosmetici.
 A destare allarme e' la capacita' dei contraffattori di intervenire in qualsiasi settore merceologico, su qualsiasi tipologia di prodotto (da quelli di gamma alta a quelli di bassa qualita') e su qualsiasi canale di vendita (con un grande sviluppo, nell'ultimo periodo, delle vendite su Internet). La gamma dei beni contraffatti si e' estesa al punto tale che non esiste prodotto che non possa essere imitato e venduto. Si copia di tutto: dagli accessori di abbigliamento ai gioielli, alle calzature, agli oggetti di design, ai giocattoli, ai cosmetici, perfino i medicinali.
 E desta preoccupazione soprattutto che il mercato del falso si alimenta grazie alla presenza di una domanda consistente da parte dei consumatori. Si tratta di acquirenti indifferenti al fatto di compiere un atto illecito, convinti di fare un affare, soddisfatti di entrare in possesso dell'oggetto desiderato senza dover pagare prezzi troppo alti.
com-fch/sam/

PA, boom di interinali e a termine Anche il Ssn sempre più 'precario'
(Xinhua) 
ultimo aggiornamento: 21 ottobre, ore 20:37
Roma, 21 ott. - (Adnkronos) - Boom dei contratti interinali nella pubblica amministrazione: in dieci anni si registra un incremento del 262,9%, mentre i contratti a tempo determinato crescono 'solo' del 19,5%. Crollano, invece, i lavori socialmente utili, con una contrazione del 68,8%. I dati sono contenuti nella relazione 2012 della Corte dei conti sul costo del lavoro pubblico, elaborati dall'Adnkronos. La forte crescita del personale a tempo determinato, osserva la magistratura contabile, ''è concentrato essenzialmente nell'ambito dei comparti regioni, autonomie locali e servizio sanitario nazionale''.
Secondo la Corte dei conti i lavoratori a tempo determinato erano 87.273 nel 2001, mentre nel 2010 sono arrivati a quota 104.339 unità. I lavoratori interinali, nello stesso periodo, sono passati da 3.542 a 12.856 unità. Le due voci insieme passano da 90.815 unità a 122.946, con un incremento del 35,4%. I dati forniti dalla magistratura contabile dimostrano che il picco massimo di assunzioni a tempo determinato è stato raggiunto nel 2007, ultimo anno prima della crisi con 127.845 unità. L'incremento rispetto al 2001 è del 46,5%, mentre il confronto con tre anni dopo evidenzia una contrazione del 18,4%.
Nel biennio 2008-2010 si registra un'inversione di tendenza (-13%), dovuta ''alle disposizioni che hanno nuovamente irrigidito la possibilità per le pubbliche amministrazioni di assumere con contratti di lavoro diversi da quelli a tempo indeterminato''. Inoltre a incidere sul dato è ''l'avvio di un programma straordinario di stabilizzazione volto a ridurre significativamente il fenomeno del precariato''. I contratti a tempo determinato vengono utilizzati soprattutto dal Servizio Sanitario Nazionale, nel 2010 erano 32.931 unità, e dalle regioni (32.750 unità). Notevole anche l'utilizzo dei contratti interinali, pari a 3.820 unità nel 2010 per le regioni e 6.304 unità per il settore sanitario.
I lavoratori socialmente sono passati da 59.583 nel 2001 a 18.607 nel 2010 con una riduzione dei contratti costante nel tempo: dal 2001 al 2007 si registra un -58,1%, mentre dal 2007 al 2010 la contrazione è del 25,4%; solo nel biennio 2008-2010 il calo è stato del 15%. La quasi totalità dei contratti, nel 2010, è stata utilizzata dalle regioni (16.946 unità).
Le tabelle della Corte dei Conti sul costo del lavoro, evidenziano che in due anni la quota si spesa del settore statale, destinata alle retribuzioni del personale a tempo determinato e formazione, è aumentata del 13,7%, arrivando a 653 milioni di euro.



Nessun commento: