martedì 30 ottobre 2012

(3) XXX.X.MMXII/ Lo storico biberon padano, che non si riempie piu’ con gli immigrati, percio’ i padani non li vogliono.===Uno dei Quaderni di Storia Economica di Banca d'Italia (ottobre 2011) ricorda che le rimesse degli Italiani emigrati all'estero, tra il 1876 e il 1913, hanno aiutato il Paese in diversi modi: hanno prodotto un flusso di risorse pari, in media, al 2,7% del pil (che si aggira intorno al 4,5% negli anni del primo dopoguerra); hanno contribuito a ridurre il divario nord-sud, in quanto i migranti provenivano principalmente dalle regioni meridionali; hanno avuto un impatto positivo sullo sviluppo del sistema finanziario (in particolare le Casse di Risparmio del Sud): nonostante l'ingente quantita' di risorse che torno' in Italia attraverso canali informali, infatti, il volume dei depositi in conti postali di risparmio tra il 1890 e il 1913 sali' da 323 milioni di lire a piu' di due miliardi.

La Calabria non pensa alle famiglie 
Immigrati: rimesse nel 2011 pari a 7,4 mld (2Upd)
Caritas: nel 2011 più di 5 milioni di stranieri
Boom per l'asta dei Titoli, Tesoro: ottimi risultati, è andata benissimo
Francia: lavorare oltre 35 ore? ok, bufera su premier

La Calabria non pensa alle famiglie
A metà legislatura bocciata la Regione
Ad evidenziare i risultati negativi è il Forum delle associazioni familiari che durante le elezioni regionali aveva fatto sottoscrivere un manifesto di impegno anche al governatore Giuseppe Scopelliti. Al giro di boa del percorso amministrativo emergono, però, diverse lacune in materia di politiche per il settore
CATANZARO - La Calabria non pensa alle famiglie, ed a poco è servito sottoscrivere il manifesto che era stato anche siglato dal candidato governatore Giuseppe Scopelliti all'epoca delle elezioni. A metà legislatura, però, il Forum delle associazioni familiari non è affatto soddisfatto delle politiche per la famiglia messe in campo dalla Regione.
La bocciatura arriva per Calabria, Campania, Molise e Sicilia. Voto medio a tutte le altre.  La regione più "produttiva" è stata il Piemonte, con 111 atti; quella meno produttiva è la Campania con solo sei atti. L'ambito che ha ricevuto meno provvedimenti in assoluto è quello della conciliazione famiglia-lavoro. Mancano quasi ovunque politiche di sostegno alle coppie in crisi e politiche "di ampio respiro" finalizzate al sostegno alla natalità, che peraltro non esistono neppure, si sottolinea nella ricerca, a livello nazionale. Mancano, ancora, provvedimenti relativi alla formazione professionale, che è demandata proprio alle Regioni.   Stentano a decollare, si sottolinea, politiche familiari "organiche", finora portate avanti solo in poche regioni, tra cui la Lombardia; tutte le altre hanno una visione frammentaria di questo ambito. E permangono ancora, soprattutto al Sud, politiche assistenziali ed erogazioni "a pioggia".   "Non è una valutazione conclusiva – ha sottolineato il presidente del Forum, Francesco Belletti – ma in itinere, in modo da indicare possibili modifiche".
Sono, invece, sette e quasi tutte al Nord le regioni italiane "promosse" dal Forum delle associazioni familiari in materia di politiche per la famiglia. Nove le regioni che restano fra luci e ombre e quattro, tutte al Sud, quelle che detengono la "maglia nera" in questo campo.   Il Forum aveva predisposto, in occasione delle elezioni amministrative del 2010, un manifesto che era stato sottoscritto da oltre 400 candidati, molti dei quali sono stati poi eletti, compresi otto presidenti (quelli di Campania, Piemonte, Basilicata, Lombardia, Lazio, Toscana, Calabria e Marche). A metà legislatura, l’organizzazione ha voluto, dunque, analizzare la produzione legislativa e amministrativa delle Regioni, per verificare in che misura le politiche familiari suggerite nel Manifesto siano state effettivamente realizzate dagli eletti; 1.075 i provvedimenti esaminati.   La ricerca – i cui risultati sono stati resi noti oggi - mostra innanzitutto un’Italia a due, anzi a tre velocità nel campo delle politiche per la famiglia: un Nord virtuoso, un Centro "in cammino" ma con ancora tanta strada da percorrere e un Sud che arranca. Il Forum promuove infatti Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Trentino e Valle d’Aosta.
30 ottobre 2012 17:33

Immigrati: rimesse nel 2011 pari a 7,4 mld (2Upd)
30 Ottobre 2012 - 14:07
 (ASCA) - Roma, 30 ott - Sono 7,4 miliardi di euro le rimesse degli immigrati nel 2011. L'accordo tra Abi e Acri presentato questa mattina alla presenza del ministro della cooperazione e integrazione Andrea Riccardi protocollo impegna Palazzo Altieri a costituire un gruppo di lavoro al fine di: svolgere un'attivita' propedeutica di confronto e contribuzione per la realizzazione di una struttura di collegamento tra intermediari finanziari dei Paesi d'accoglienza e d'origine per la valorizzazione del risparmio dei migranti, sulla scorta di quella sperimentata in Senegal;promuovere il modello pilota in altri Paesi e contesti di riferimento, ove esistano le condizioni e l'interesse di tutti i soggetti coinvolti; organizzare incontri di approfondimento e di conoscenza fra le banche italiane e possibili partner istituzionali e finanziari dei Paesi di riferimento per la promozione di siffatti modelli operativi e/o piattaforme finanziarie; supportare le banche aderenti al modello pilota e/o alle analoghe successive iniziative nell'implementazione dei medesimi al fine di favorire la massima valorizzazione del risparmio dei migranti fra l'Italia e i Paesi di origine.
A sua volta l'Acri si impegna a: informare e coinvolgere le Fondazioni associate nel sostenere il modello pilota gia' in essere e le eventuali successive analoghe iniziative; fornire adeguato supporto al processo, anche attraverso le competenze tecniche rese disponibili all'interno di specifici progetti promossi su questi temi da Fondazioni associate; contribuire a fornire adeguata diffusione e comunicazione delle attivita' inerenti il modello di valorizzazione del risparmio dei migranti fra l'Italia e i Paesi di origine.
L'idea che queste risorse possano avere un ruolo importante per lo sviluppo dei Paesi, oltre che dagli studi in corso, e' accreditato anche dalle esperienze di migrazioni intervenute nei decenni scorsi in altri Paesi, come per esempio l'Italia.
Uno dei Quaderni di Storia Economica di Banca d'Italia (ottobre 2011) ricorda che le rimesse degli Italiani emigrati all'estero, tra il 1876 e il 1913, hanno aiutato il Paese in diversi modi: hanno prodotto un flusso di risorse pari, in media, al 2,7% del pil (che si aggira intorno al 4,5% negli anni del primo dopoguerra); hanno contribuito a ridurre il divario nord-sud, in quanto i migranti provenivano principalmente dalle regioni meridionali; hanno avuto un impatto positivo sullo sviluppo del sistema finanziario (in particolare le Casse di Risparmio del Sud): nonostante l'ingente quantita' di risorse che torno' in Italia attraverso canali informali, infatti, il volume dei depositi in conti postali di risparmio tra il 1890 e il 1913 sali' da 323 milioni di lire a piu' di due miliardi.
com-ram

Caritas: nel 2011 più di 5 milioni di stranieri
 Ma cresce anche la disoccupazione
Le oltre 750mila nuove assunzioni non compensano la crisi, il 12,1% è senza lavoro
Nel 2011 il numero degli stranieri regolarmente presenti in Italia ha di poco superato i 5 milioni, l'8,2% della popolazione residente, un numero leggermente piu' alto di quello stimato l'anno precedente (5.011.000 rispetto a 4.968.000). E' il quadro fornito dal Dossier statistico sull'immigrazione 2012, redatto dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes, presentato oggi. Piu' bassa, 6,6%, la percentuale degli immigrati sui residenti europei ma, se si considera il gruppo dei nati all'estero che hanno acquisito la cittadinanza del paese di residenza, si arriva a 48,9 milioni di persone che fanno della Ue il principale polo immigratorio al mondo insieme al Nord America.
 Nel 2011 il ministero degli Esteri ha rilasciato 231.750 visti per inserimento stabile, in prevalenza per motivi di lavoro e di famiglia, mentre sono stati circa 263mila i permessi di soggiorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, alla fine del 2011 non sono risultati rinnovati. I permessi di soggiorno in vigore alla fine dell'anno, dunque, inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al netto dei casi di doppia registrazione (archivio del Ministero dell'Interno revisionato dall'Istat), sono stati 3.637.724, in leggero aumento rispetto ai 3.536.062 del 2010 (+2,9%).
 La ripartizione della stima totale di provenienza per aree continentali, riporta il dossier, vede prevalere l'Europa, tra comunitari (27,4%) e non comunitari (23,4%), seguita dall'Africa (22,1%), dall'Asia (18,8%) e dall'America (8,3%), mentre le poche migliaia di persone provenienti dall'Oceania e gli apolidi non raggiungono neppure lo 0,1%. A dimostrare i solidi legami che tutti i gruppi hanno con l'Italia e' innanzitutto l'elevata incidenza dei minori (tra i non comunitari 23,9% e 897.890 unita') e il fatto che la maggior parte di essi e' nata nel nostro Paese.
 Per quanto riguarda l'Europa, tra gli stranieri comunitari (1.373.000, per l'87% provenienti dai nuovi 12 Stati membri), le principali collettivita' sono risultate: Romania 997.000, Polonia 112.000, Bulgaria 53.000, Germania 44.000, Francia 34.000, Gran Bretagna 30.000, Spagna 20.000 e Paesi Bassi 9.000. Tra gli europei non comunitari (1.171.163), gli albanesi sono i piu' numerosi (491.495). Seguono 223.782 ucraini; 147.519 moldavi; 101.554 serbi e montenegrini; 82.209 macedoni; 37.090 russi; tra i 20mila e i 30mila ciascuno, i bosniaci, i croati e i turchi. L'Albania e' anche il primo paese per numero di studenti universitari.
 Per quanto riguarda il continente africano, alla fine del 2011 i marocchini risultano essere il gruppo piu' numeroso, con 506.369 soggiornanti (in testa anche tra tutti i non comunitari). Le altre grandi collettivita' africane provengono da Tunisia (122.595), Egitto (117.145), Senegal (87.311), Nigeria (57.011), Ghana (51.924); seguono Algeria (28.081) e Costa d'Avorio (24.235); quindi, con circa 15mila soggiornanti, Burkina Faso e, con 10mila o poco meno, Camerun, Eritrea, Etiopia, Mauritius e Somalia. In totale, i soggiornanti africani sono 1.105.826.
 Gli immigrati dall'Asia, che alla fine del 2010 incidevano per il 12,7% sull'insieme dei residenti stranieri nell'Ue, nell'anno successivo sono arrivati a crescere in Italia di 6 punti percentuali, per un totale di 924.443. In particolare, l'Italia e' lo Stato membro che nell'Ue accoglie le collettivita' piu' numerose di cinesi (277.570 soggiornanti nel 2011), filippini (152.382), bangladesi (106.671) e srilankesi (94.577), mentre e' il secondo Stato per quanto riguarda la presenza di indiani (145.164) e pakistani (90.185). La componente americana ammonta a 415.241 soggiornanti. I principali gruppi provengono dal Perù con 107.847, dall'Ecuador con 89.626, dal Brasile con 48.230 e dagli Stati Uniti con 36.318, seguiti, con circa 20mila soggiornanti ciascuno, dai cittadini della Colombia, di Cuba e della Repubblica Dominicana e, con circa 10mila, da Argentina, Bolivia ed El Salvador.
 La media annuale, circa 8mila domande di asilo all'anno dal 1990, e' stata superata di quasi quattro volte nel 2011, con un totale di 37.350 (ma anche nel 2008 e nel 1999, quando le domande furono piu' di 30mila). Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall'Europa dell'Est e dal martoriato continente africano; quasi un terzo (30%) delle domande prese in esame (24.150) è stato definito positivamente: una su tre ha riguardato il riconoscimento dell'asilo e le altre la protezione sussidiaria o umanitaria, per un totale di 7.155.
 Gli sbarchi dal Nord Africa, confluiti per lo piu' nell'isola di Lampedusa, hanno coinvolto circa 60mila persone, in partenza prima dalla Tunisia e poi dalla Libia (28mila). In Italia, per far fronte alle esigenze di accoglienza sono disponibili 3mila posti che fanno capo al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), in collaborazione con gli Enti locali, le Regioni e il mondo sociale, e di 2mila posti assicurati dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), mentre e' di altri 3mila posti la capienza dei Centri di accoglienza per immigrati. Oltre a questa rete di servizi gia' esistente, le Regioni, con il coordinamento della Protezione Civile, hanno dichiarato la disponibilita' di altri 50mila posti, di cui la meta' e' stata effettivamente utilizzata per accogliere le persone in fuga dal Nord Africa.
 Le 750mila assunzioni di cittadini immigrati residenti in Italia hanno compensato, almeno in parte, la perdita di oltre un milione di posti di lavoro causata dalla crisi economica. Tuttavia, anche tra i cittadini stranieri, cresce la disoccupazione arrivata lo scorso anno al 12,1% (quattro punti percentuali in piu' rispetto al 2010). A scattare la fotografia delle condizioni lavorative degli immigrati che vivono nel nostro paese e' il Dossier statistico immigrazione di Caritas e Migrantes, presentato questa mattina a Roma. Sempre nel 2011, si legge nel documento, a fronte del calo di 75mila unita' tra i lavoratori nati in Italia, gli occupati nati all'estero sono aumentati di 170mila unita'.

Boom per l'asta dei Titoli, Tesoro: ottimi risultati, è andata benissimo
ultimo aggiornamento: 30 ottobre, ore 19:48
Milano, 30 ott. (Adnkronos) - Ottimi risultati per l'asta odierna con cui il Tesoro ha collocato 7 miliardi di euro di Btp a 5 e 10 anni, con una buona domanda e tassi in netto calo.
Nell'asta di titoli a 5 anni, con scadenza novembre 2017, il Tesoro ha collocato 4 miliardi di euro il massimo in offerta - con un rendimento medio sceso al 3,80% dal 4,09% della precedente asta di settembre: la domanda e' stata pari a 5,6 milairdi di euro (1,49 volte l'offerta). Per l'asta di Btp a dieci anni, 3 miliardi con scadenza a novembre 2022, il rendimento e' calato al 4,92% dal 5,24% precedente e una domanda pari 4,28 miliardi (1,43 volte l'offerta).
L'asta odierna di titoli di Stato a 5 e 10 anni "e' andata molto bene, devo dire. Ottima domanda, bei rendimenti. Sono molto contenta, visti tutti i dubbi che sembravano essere sorti. L'asta è andata benissimo, abbiamo dato il massimo su tutto". Lo dice il direttore generale del debito pubblico del ministero dell'Economia Maria Cannata, a margine della Euromoney Conference a Milano. "Abbiamo dato il massimo su tutto - continua Cannata - i cinque anni poi, ampiamente sopra mercato come prezzo, abbiamo dato il massimo. Piu'' di cosi'....anche i dieci anni bene, 4,92 il tasso finale. Non ci possiamo lamentare".

Francia: lavorare oltre 35 ore? ok, bufera su premier
Ayrault colleziona un'altra gaffe, ma poi corregge il tiro
30 ottobre, 18:56
(ANSAmed) - PARIGI, 30 OTT - Polverone in Francia sul premier, Jean-Marc Ayrault, autore - nel giro di pochi giorni - di un'ennesimo clamoroso scivolone, che ha fatto infuriare alcuni dei suoi stessi ministri e ha lasciato il Paese a bocca aperta. Mentre l'opposizione di centrodestra giubila. Intervistato dai lettori de Le Parisien, Ayrault dice di non escludere la possibilita' di eliminare il tetto delle 35 ore settimanali di lavoro legale, spezzando cosi' uno dei grandi dogmi del Partito socialista, varato 12 anni fa dal governo di Lionel Jospin. Ritorneremo alle 39 ore?, gli chiede un lettore. ''Perche' no? Non ci sono tabu'. Non sono dogmatico'', risponde Ayrault, spiegando che si tratta di un tema che ''fara' dibattere''. Parole che hanno l'effetto di un uragano politico. Tanto che il premier si trova costretto a prodursi in una sorprendente marcia indietro. Le 35 ore settimanali ''non cambieranno mai fino a che la sinistra sara' al potere'', ribatte poco piu' tardi in Parlamento, spiegando che ''cambiare le 35 ore e' escluso perche' non sono la causa delle nostre difficolta' economiche''.
 Poco prima, il ministro del Lavoro, Michel Sapin, aveva criticato il capo del suo stesso esecutivo dicendo che ''non bisogna eliminare le 35 ore''. Mentre i sindacati erano gia' scattati sul piede di guerra. ''Rimettere in discussione la durata legale del lavoro e' escluso'', aveva avvertito la CFDT, reagendo alla gaffe di Ayrault. Le 35 ore sono ormai una ''conquista sociale'', gli ha fatto eco la CGT. L'opposizione di centrodestra - da anni contraria al provvedimento simbolo di Lionel Jospin e dell'allora sua ministra, Martine Aubry - non poteva certo farsi sfuggire un'occasione tanto ghiotta per punzecchiare il premier. ''Era troppo bello per essere vero! Per qualche minuto ho fatto un sogno, che il premier indossava finalmente i panni del coraggio politico'', ha ironizzato il segretario generale dell'Ump, Jean-Franois Cope'. Mentre sempre a destra altri hanno parlato di un primo ministro ''completamente screditato'', interprete del ''penoso livello di improvvisazione, impreparazione e dilettantismo'' dell'esecutivo Hollande. Nel giro di pochi giorni, Ayrault - ex professore di tedesco - scelto per rassicurare la cancelliera Angela Merkel - ha cominciato a collezionare gaffe. Tanto che pure i giornali di sinistra hanno cominciato a dubitare sulle sue qualita'. Prima del clamoroso scivolone sulle 35 ore, c'e' stato quello della scorsa settimana, quando si e' fatto bocciare una legge della corte costituzionale ed ha pensato bene di anticipare i 'Saggi' annunciando lui stesso la sentenza in modo del tutto indebito. Cosi', tanti in Francia cominciano a chiedersi se non si tratti di un ''dilettante'', incluso Liberation, il quotidiano simbolo della gauche parigina, e Le Monde, che appoggio' apertamente Hollande durante la campagna presidenziale della scorsa primavera. Alla coppia Hollande-Ayrault che guida la Francia da cinque mesi, l'opinione pubblica ha gia' molto da rimproverare se si guardano ai sondaggi, ormai da un paio di mesi in continuo calo.
Nessuno era andato cosi' giu' nelle curve di popolarita' pocp dopo le elezioni e la flessione riguarda sia Ayrault - al quale dall'inizio viene rimproverata mancanza di personalita' e carisma - sia Hollande, che paga per mancanze proprie ma anche per lo scarso appeal del suo premier. Tanto che gia' da fine estate - quindi a tempo di record - e' cominciato un toto-premier forsennato, anche se con pochi punti fermi quanto al successore. (ANSAmed).



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