La
crescita si consolida a livello mondiale ma si indebolisce nei paesi emergenti
- L'espansione dell'attività economica globale, il cui ritmo era aumentato nel
primo trimestre dell'anno grazie alla crescita più robusta in alcuni paesi
avanzati, è proseguita in primavera; tuttavia, la persistente debolezza
dell'area dell'euro e il rallentamento delle economie emergenti dell'Asia hanno
mantenuto la dinamica degli scambi internazionali su livelli modesti. I prezzi
delle materie prime, energetiche e non, si sono ridotti, favorendo un
generalizzato calo dell'inflazione.
L'incertezza
sulle politiche monetarie ha indotto volatilità sui mercati - Le condizioni dei
mercati finanziari globali hanno riflesso l'emergere di incertezze degli
investitori sulla durata futura della politica di quantitative easing negli
Stati Uniti e il diffondersi di timori sulle prospettive del credito in Cina.
Il peggioramento delle quotazioni ha riguardato soprattutto i paesi emergenti;
si è trasmesso, pur se in misura nel complesso contenuta, anche all'area
dell'euro, dove le quotazioni dei titoli di Stato hanno risentito anche
dell'incertezza politica in Portogallo. La decisione dell'agenzia Standard
& Poor's di rivedere al ribasso il merito di credito sovrano italiano ha
avuto effetti contenuti sulla domanda e sui rendimenti.
Nell'area
dell'euro si attenua la debolezza ciclica - Nell'area dell'euro il PIL nel
primo trimestre dell'anno è ulteriormente diminuito, con un calo esteso anche
ai paesi non direttamente esposti alle tensioni sui mercati finanziari. Gli
indicatori congiunturali più recenti segnalano una possibile stabilizzazione
del ciclo economico, ma in condizioni di attività ancora debole. Le previsioni
dell'Eurosistema di giugno prefigurano per quest'anno una flessione dell'attività
dello 0,6 per cento, 1,5 punti al di sotto di quanto atteso lo scorso
settembre.
Il
Consiglio della BCE ha indicato che i tassi ufficiali resteranno bassi per un
periodo considerevole - Il Consiglio direttivo della BCE, dopo aver ridotto in
maggio il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali portandolo al
minimo storico dello 0,50 per cento, all'inizio di luglio ha comunicato che
prevede di mantenere i tassi ufficiali su livelli pari o inferiori a quelli
attuali per un periodo di tempo prolungato, in considerazione delle prospettive
di bassa inflazione, della debolezza generalizzata dell'economia e della
crescita monetaria molto contenuta. Nel contempo, come annunciato in maggio, le
operazioni di rifinanziamento saranno condotte a tasso fisso e con piena
aggiudicazione degli importi richiesti fino a quando ritenuto necessario e
almeno sino a luglio del 2014.
In
Italia si è ridotta l'intensità del calo del prodotto - Secondo le nostre
valutazioni in Italia il PIL sarebbe diminuito nel secondo trimestre, meno
intensamente che nel primo. I sondaggi più recenti suggeriscono una possibile
stabilizzazione dell'attività di investimento da parte delle imprese nella
seconda metà dell'anno. La produzione industriale avrebbe smesso di diminuire
negli ultimi mesi.
L'inflazione
è scesa ulteriormente - L'inflazione al consumo, misurata dall'indice
armonizzato IPCA, è scesa all'1,4 per cento in giugno, dall'1,8 di marzo,
principalmente grazie alla flessione dei prezzi dei prodotti energetici. Nelle
nostre valutazioni, che incorporano l'ipotesi tecnica dell'aumento dell'IVA
attualmente previsto nel prossimo ottobre, l'inflazione si manterrebbe attorno
all'1,5 per cento nella media del 2013 e dell'anno successivo.
La
dinamica del credito è ancora debole... Le condizioni del mercato del credito
rimangono tese. Nei primi quattro mesi dell'anno si è accentuata la flessione
dei prestiti alle famiglie e, in misura maggiore, alle imprese. Le difficoltà
sono generalizzate, ma più accentuate per le aziende piccole e medie, con
minori possibilità di sostituire i prestiti bancari con altri finanziamenti.
...riflettendo
anche l'aumento del rischio di credito - La flessione dei prestiti rispecchia
la perdurante debolezza della domanda di credito, ma continua a risentire anche
dell'orientamento restrittivo dell'offerta. Nonostante la liquidità abbondante,
le politiche di prestito delle banche sono frenate dal peggioramento del
rischio di credito provocato dal prolungarsi della recessione. L'accresciuta
rischiosità dei prestiti si riflette sul costo del credito, contrapponendosi
agli effetti favorevoli derivanti dalle riduzioni dei tassi ufficiali e dal
parziale rientro delle tensioni sul mercato del debito sovrano. Il tasso annuo
di ingresso in sofferenza nel primo trimestre del 2013 è salito al 2,8 per
cento per il complesso dei finanziamenti, al 4,5 per i soli prestiti alle
imprese. In base agli indicatori prospettici, il flusso di sofferenze
rimarrebbe elevato nella restante parte dell'anno. L'assetto patrimoniale delle
banche, rafforzatosi nel 2012, rimane tuttavia nel complesso solido.
La
proiezione centrale del PIL per il 2013 risente della flessione nel primo
semestre... - Le proiezioni sull'andamento del PIL nella media del 2013
presentate in questo Bollettino sono state riviste al ribasso rispetto a quanto
prefigurato in gennaio (da -1,0 a -1,9 per cento, sia pur circondate da ampia
incertezza), analogamente alle recenti valutazioni di altre istituzioni. La
revisione è attribuibile all'andamento dell'attività economica nella prima metà
dell'anno, inferiore a quanto previsto in gennaio per effetto soprattutto del
rallentamento degli scambi internazionali e del protrarsi delle tensioni sul
mercato del credito che hanno ritardato l'uscita dalla fase recessiva.
...ma con
una stabilizzazione alla fine dell'anno e una ripresa nel 2014 - L'attività
economica si stabilizzerebbe alla fine di quest'anno. La ripresa si
rafforzerebbe nel 2014, con una crescita dello 0,7 per cento in media d'anno,
grazie all'accelerazione degli scambi con l'estero e al graduale recupero degli
investimenti produttivi. Questi ultimi sarebbero favoriti dal miglioramento
delle condizioni di liquidità delle imprese, associato agli effetti dello
sblocco dei pagamenti dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche.
Continua
la debolezza dei consumi e dell'occupazione - La spesa delle famiglie, frenata
dall'andamento del reddito disponibile e dall'elevata incertezza sulle
prospettive del mercato del lavoro, resterebbe però debole; dopo un'ulteriore
discesa nell'anno in corso, ristagnerebbe nel prossimo. Le condizioni del
mercato del lavoro, che tipicamente reagiscono con ritardo alla dinamica
dell'attività produttiva, continuerebbero a deteriorarsi, mostrando una timida
ripresa solo nella seconda metà del 2014.
Il
numero di occupati diminuirebbe di circa l'1,5 per cento nel biennio 2013-14;
il tasso di disoccupazione, che al netto dei fattori stagionali ha superato il
12 per cento nel maggio di quest'anno, sfiorerebbe il 13 per cento nel corso
del prossimo.
Le
partite correnti tornano in attivo - Le partite correnti della bilancia dei
pagamenti tornerebbero in attivo per circa un punto percentuale del PIL nel
2014, riflettendo, oltre al rallentamento delle importazioni, la crescita delle
esportazioni, soprattutto verso i mercati esterni all'area, e la flessione dei
corsi petroliferi.
Prosegue
il risanamento dei conti pubblici - Le
manovre correttive di finanza pubblica approvate nella seconda metà del 2011
hanno consentito all'Italia di uscire dalla Procedura per i disavanzi eccessivi
avviata nel 2009. Nelle nostre previsioni l'indebitamento netto rimarrebbe
pressoché stabile in rapporto al PIL nell'anno in corso, nonostante gli esborsi
associati al pagamento dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche.
Sulla
rapidità della ripresa gravano rischi al ribasso - Sulla ripresa dell'attività
economica tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 gravano rischi al ribasso,
legati principalmente alle prospettive dell'economia globale, alle condizioni
di liquidità delle imprese e a quelle dell'offerta di credito.
La
domanda estera potrebbe risultare più debole di quanto ipotizzato se il ritmo
di crescita delle principali economie emergenti dovesse diminuire e la
debolezza ciclica in Europa dovesse protrarsi.
La domanda
estera potrebbe risultare più debole di quanto ipotizzato se il ritmo di
crescita delle principali economie emergenti dovesse diminuire e la debolezza
ciclica in Europa dovesse protrarsi.
Lo
scenario prefigurato è inoltre condizionato alla piena attuazione ed efficacia
delle misure di politica economica: il provvedimento di sblocco dei debiti
commerciali delle Amministrazioni pubbliche potrebbe rivelarsi meno efficace di
quanto ipotizzato, se non venissero rispettati i tempi di pagamento previsti o
se le imprese, a fronte di elevati margini di capacità inutilizzata e di una
domanda debole, accantonassero per scopi precauzionali una quota rilevante
della liquidità ricevuta.
Sui
tempi e sull'intensità della ripresa gravano infine i rischi di aumenti degli
spread sui titoli di Stato, che l'alto debito pubblico e le deboli prospettive
di crescita del nostro paese rendono ancora sensibili alle variazioni del clima
di fiducia degli investitori e alle valutazioni degli analisti. Il
conseguimento degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici è condizione
necessaria per il contenimento dei premi per il rischio; occorre altresì
evitare che questi risentano negativamente di incertezze sul quadro interno. Un
aumento degli spread si ripercuoterebbe sulla provvista delle banche e quindi
sulla disponibilità e sul costo del credito a imprese e famiglie.
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