sabato 16 novembre 2013

Chi sono i fratelli padani/23

L'attentato al re Umberto, l'anarchico Passannante e la condanna del nome al paese di Savoia di Lucania
Controstorie, di Gigi Di Fiore


Non capita spesso che un paese debba cambiare il suo antico nome per farsi perdonare. In Basilicata è successo. Savoia di Lucania si chiamava Salvia di Lucania fino all'attentato al re Umberto I che proprio un figlio di quel paese organizzò. Era il 1878 e quel nome, che doveva mondare un peccato grave, un "tentato regicidio", da allora è rimasto nonostante l'Italia sia diventata una Repubblica.




Il 17 novembre ricorre l'anniversario di quell'attentato. Fu l'anarchico Giovanni Passannante a compierlo. A Napoli, in largo Carriera Grande, dove passò il corteo reale. Le sue coltellate, però, fallirono. Umberto I, che viaggiava per conoscere meglio il suo regno soprattutto nel Sud, non ebbe neanche un graffio, rimase invece ferito alle gambe il presidente del consiglio Benedetto Cairoli. L'attentatore era un giovane cuoco di 28 anni. Si era spostato a Napoli, nell'attuale via Correra (allora via Cavone), per attuare la sua decisione di convinto anarchico.
 Negò sempre, Passanante, che vi fosse un'organizzazione, un complotto. Quando venne condannato a morte, con sentenza firmata dal presidente Carlo Ferri, dichiarò di aver fatto tutto da solo. Rimase sempre riconoscente all'avvocato Leopoldo Tarantini che lo aveva "addirittura" difeso. Era un suo diritto. La pena venne trasformata in ergastolo, ma in carcere il giovane impazzì.
 Immaginarsi in che condizioni trascorse la sua detenzione, tra torture e isolamenti forzati. Scrisse di lui, senza averlo mai visitato, il solito Cesare Lombroso. Affermò che l'attentatore era pazzo e quel giudizio, naturalmente, fece scuola: lo confermò anche il professore Gaspare Virgilio. Nessuno parlò delle torture che dovette subire l'anarchico nel carcere di Portoferraio.
 Fu un sepolto vivo, il sindaco del suo paese andò in delegazione a Roma in cerca di perdono. Fu votato il cambio dell'antico nome, in omaggio alla dinastia dei Savoia. Il sacrificato visse gli ultimi anni della sua vita nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino, dove morì a 60 anni. Il ministro Giovanni Nicotera, proprio l'ex partecipante alla famosa spedizione di Sapri dei "300 giovani e forti" con Pisacane, negò torture e segregazioni. Il nuovo potere difendeva se stesso. Come tutti i poteri di tutti i periodi storici.
 Quando morì, l'anarchico attentatore venne decapitato. Il cranio sezionato e il cervello conservato in una teca. Tutto è tenuto al museo criminologico "Giuseppe Altavista" a Roma. Per la gioia macabra dei visitatori e studiosi di criminologia. Persino  lo scrittore-editore cilentano Giuseppe Galzerano, autore nel 1997 di un corposo (811 pagine) e completo libro ricco di documenti, ristampato nel 2004 ("Giovanni Passannante, la vita, l'attentato, il processo, la condanna a morte, la grazia regale e gli anni di galera del cuoco lucano che nel 1878 ruppe l'incantesimo monarchico") è costretto ad ammettere: "La decapitazione fu un fatto inaudito e gravissimo, che testimonia un feroce accanimento. Agesilao Milano, per il suo tentativo di regicidio contro Ferdinando II, non fu certamente decapitato dai Borbone. Né i Borbone né i loro carcerieri arrivarono a tanta ferocia!"
 Constatazione amara di uno  scrittore, certamente mai tenero nelle sue opere con la dinastia Borbone delle Due Sicilie. Il 17 novembre sono 135 anni da quell'attentato. Al re, Passannante scrisse una lettera il 17 marzo del 1879, riprodotta da Galzerano. Scrisse: "Come Province meridionali non abbiamo nulla vandaggiato (sic!) nel 18 anni del governo costituzionale, ma molto abbiamo perduto".
 Nei primi 25 anni di regno italiano crebbe il movimento socialista e quello anarchico, filiazione delle illusioni garibaldine (nella sua componente di puro idealismo, però). Passannante ne era espressione. L'illusione di maggiore democrazia popolare con il mutamento politico-istituzionale si arenò, specie al Sud, con la realtà: il Risorgimento era stata rivoluzione borghese, con vincitrice la destra liberale di Cavour. E Passannante, che a 56 anni sembrava già un cadavere, fu l'immagine triste di una sconfitta.
Pubblicato il 16 Novembre 2013 alle 15:28



Nessun commento: