lunedì 24 gennaio 2011

Notizie Federali della Sera: lucano in stato confusionale, 24 gennaio 2011.

1. Calabria. Quanto rimarrà in carcere Totò Cuffaro?
2. Trieste. Centri commerciali, il gigante che traballa.
3. Matera un patto per la cultura.
4. Potenza. Dateci un bunga bunga lucano.


1. Calabria. Quanto rimarrà in carcere Totò Cuffaro? di Giorgia Cavera. 24 gennaio 2011 - Quanto rimarrà in carcere Totò Cuffaro? È questa la domanda che ci si pone all’indomani della condanna dell’ex governatore della Regione Siciliana per favoreggiamento alla mafia, aggravato dall’articolo 7 della Legge n. 203 del 1991 e per violazione del segreto istruttorio. Se scontasse la pena per intero uscirebbe nel 2018, ma di fatto la condanna effettiva è di sei anni e sei mesi grazie agli effetti della legge sull’indulto, di conseguenza i suoi avvocati sono già al lavoro per sollevarne la questione. Cuffaro ha chiesto a parenti e amici una lunga lista di libri da poter leggere in carcere, intanto ha portato per le prime notti a Rebibbia un’immagine della Madonna e il Vangelo, e un paio di libri: La fattoria degli animali di George Orwell e Il ranch della giumenta perduta di George Simenon.
2. Trieste. Centri commerciali, il gigante che traballa. di Elisa Coloni. Giro d’affari di 8 miliardi. Ma la crisi e le chiusure domenicali pesano. TRIESTE Un giro d’affari che ammonta, indicativamente, a quasi 8 miliardi di euro annui: è questo il peso, in termini monetari, dei 17 centri commerciali presenti nella nostra Regione. Da Trieste a Pordenone, passando per l’Isontino e, soprattutto, il Friuli, non c’è angolo del Friuli Venezia Giulia che non sia ”presidiato” da uno di questi giganti dello shopping e dell’«entertainment familiare». Che la presenza dei megastore sia rilevante lo dimostra un dato, fornito da Confcommercio regionale: di tutte le superfici di vendita autorizzate nella nostra regione, il 18,1% si trova all’interno di un centro o di un complesso commerciale. Tutto il resto, invece, nei negozi, di qualsiasi tipo e grandezza.
CENTRI E COMPLESSI COMMERCIALI Partiamo da una distinzione di ”genere”. I centri commerciali e i complessi commerciali non sono la stessa cosa. Nella prima categoria rientrano quelle strutture che, nell’immaginario collettivo, corrispondono appunto ai tradizionali centri commerciali. A Trieste, ad esempio, Le Torri d’Europa, Il Giulia e il Montedoro Freetime. Ma anche l’Emisfero a Monfalcone, il Città Fiera a Udine e l’Outlet di Palmanova. «Per essere considerata centro commerciale, una struttura deve possedere una lunga serie di requisiti - spiega Terzo Unterweger Viani, direttore del servizio Commercio della Regione -. Oltre ai negozi, ci devono essere delle aree attrezzate comuni non riservate esclusivamente alla vendita, e dei servizi come bar, zona ristorazione, o magari uno sportello bancomat». Nella seconda categoria, invece, rientrano i complessi commerciali, che «rappresentano - aggiunge Unterweger Viani - dei semplici agglomerati di negozi, che possono anche non far parte dello stesso contenitore e non avere spazi e servizi comuni».
LA NORMATIVA Fino al 2005 queste strutture di vendita erano autorizzate esclusivamente dalla giunta regionale. Da quella data in poi la competenza autorizzativa è sostanzialmente in capo ai Comuni (per le costruzioni con superficie coperta superiore a 15mila metri quadrati la competenza viene ripartita tra Comune e Regione). Con la prima di queste normative sono stati realizzati, ad esempio, Il Giulia e la Torri d’Europa; con la seconda il Meduna a Pordenone o l’Outlet di Palmanova, per citarne alcuni.
QUANTI SONO Stando ai dati forniti da Confcommercio regionale, i centri commerciali in Friuli Venezia Giulia oggi sono 17. Trieste ne conta tre: Giulia, Torri d’Europa e Montedoro Freetime; due sono insediati in provincia di Gorizia: Emisfero a Monfalcone e Coop a Gradisca, e altrettanti a Pordenone (Coop Meduna e l’Emisfero a Fiume Veneto). Udine detiene il primato assoluto, con dieci strutture: Outlet di Palmanova, Le Valli di Carnia ad Amaro, il Mercatone a Bagnaria Arsa, l’Arcobaleno a Basiliano, Alpe Adria a Cassacco, Le Manifatture a Gemona del Friuli, Città Fiera a Martignacco, Bennet a Pradamano, Friuli a Tavagnacco, Terminal Nord a Udine. Sommando le superfici di vendita di tutti e 17 i megastore (escludendo quindi parcheggi, magazzini e altri spazi esterni ai negozi) si arriva a complessivi 281.397 metri quadrati. Il più grande è di gran lunga il Città Fiera di Martignacco (43.002 metri quadrati di superficie autorizzata alla vendita), seguito dal Terminal Nord, sempre a Udine (24.076) e Alpe Adria di Cassacco (19.200). Questi, però, sono ”solo” i centri commerciali. Poi ci sono svariati complessi commerciali, sparsi qua e là sul territorio, per complessivi 160.582 metri quadrati di spazi vendita. Che, sommati ai 281.396 dei centri, danno un totale di 441.979 metri quadrati. Questa è l’incidenza complessiva delle superfici di vendita di centri e complessi commerciali nella nostra regione, che corrispondono al 18,1% di tutte le superfici commerciali autorizzate (2,4 milioni di metri quadrati).
L’INVESTIMENTO STORICO Definire in maniera certa quanto costa (e quanto sia costato ad esempio vent’anni fa) costruire un megastore, è praticamente impossibile. Solitamente, infatti, ai costi messi in conto in prima battuta si aggiungono, in fase di cantiere, mille altri intoppi, legati quasi sempre alla realizzazione dei parcheggi e alla viabilità. Però, sempre aiutati da Confcommercio, possiamo tentare una stima. La superficie commerciale totale di centri e complessi, come dicevamo prima, è pari a 441.979 metri quadrati. Sommiamoli a tutte le superfici escluse dall’attività di vendita, come magazzini, corridoi e park (che rappresentano circa il 50% di spazio in più): otteniamo un totale di 662.968 metri quadrati. Oggi il prezzo medio per allestire un centro commerciale (compresi spazi esterni e parcheggi) è di 1.500 euro al metro quadrato; facendo una media con il costo di più di vent’anni fa si arriva circa a 1.200 euro. Moltiplicando la superficie dei megastore (662.968 metri quadrati) per il costo medio di costruzione per metro quadrato, il risultato è 795.561.600 euro. Quindi, si può dire (a spanne) che il valore degli investimenti storici per l’edificazione dei centri e dei complessi commerciali in Friuli Venezia Giulia è di oltre 795 milioni di euro. In una ventina d’anni.
IL GIRO D’AFFARI Sempre Confcommercio regionale ci spiega che, per capire qual è il giro d’affari di un ”big” dello shopping e del divertimento, basta moltiplicare il valore dell’investimento per dieci. Cosa ne esce? Una cifra di poco superiore a 7,9 miliardi di euro: che equivale alla spesa annua del bacino d’utenza per shopping, cinema, ristoranti e bar dei centri e complessi commerciali. In poche parole, il giro d’affari.
3. Matera un patto per la cultura. Si sono dati appuntamento oggi a Matera i componenti dei Senati Accademici degli atenei di Basilicata, Molise e Puglia. 24/01/2011 “Smettere la "rissa meridionalistica” e avviare una progettazione comune tra Puglia, Basilicata, Molise, Calabria e Campania”. Questo auspicava nel giugno del 1970 Vittore Fiore, uno tra i maggiori protagonisti della cultura e della politica italiana. 40 anni dopo l’auspicio di “unità per la crescita”, ha trovato una concreta e positiva risposta dal mondo della cultura. A Bari rettori della Federazione delle Universita' di Basilicata, Molise e Puglia, hanno deciso di indire per OGGI a Matera una riunione congiunta dei Senati Accademici delle sei Universita'. Un progetto federativo previsto dall'articolo 3 della Legge sull'Universita', appena promulgata, ma le sei Universita' vi stavano lavorando tempo. Ricordiamo che il 2 settembre dello scorso anno è stato sottoscritto a Bari il Protocollo d'intesa, presenti i presidenti delle tre Regioni. Anticipata la Gelmini, un ministro che denigra il Sud, ma che dal Sud ha avuto e continua ad avere lezioni. E che lezioni! Altro che “insegnanti dalla manica larga” e studenti meno preparati. Purtroppo fa finta di dimenticare che una delle sue migliori insegnanti era siciliana e che a Reggio Calabria ha conseguito il titolo per poter svolgere l’attività professionale.
Il Sud che propone e fa. Il Sud che va rispettato e si fa rispettare. A Matera, storica e ammirata città dei Sassi, ci sarà l’occasione per intensificare la collaborazione tra le università meridionali che, secondo quanto ribadito dai promotori, avverrà “nel pieno rispetto dell'identita', della specificita' e dell'autonomia di ciascun Ateneo ”. Non solo: “Si terra' conto anche delle criticita' in cui si dibatte il sistema universitario, in particolare quello meridionale” e le istituzioni verranno chiamate direttamente in causa per avere “risposte adeguate e concrete che testimonino attenzione e sostegno al primo processo di integrazione federativa che supera i confini regionali". Un confronto aperto su basi innovative. Per questo sono stati opportunamente coinvolti il ministro dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca, il ministro degli. Affari Regionali, i Presidenti delle tre Regioni e tutti i parlamentari ed europarlamentari delle Regioni interessate. Una dimostrazione di capacità propositiva che parte dal Sud , che rappresenta una risposta intelligente e culturalmente avanzata alle meschine e farneticanti esternazioni di governanti leghisti contro il Mezzogiorno.
E’ un segnale di propositività che va irrobustito con decisioni operative. E’ un momento obiettivamente difficile per il mondo universitario. Proteste legittime. Indignazione sacrosanta. Giovani che manifestano la loro rabbia in maniera civile. Non hanno nulla a che vedere con le frange estreme, i provocatori e gli infiltrati che vanno isolati e condannati. Come è giustamente avvenuto. Troppi e pesanti i tagli. Penalizzazioni indiscriminate. E soprattutto il Sud risente maggiormente della crisi. Quando Vittore Fiore invitava a ”smetterla con le risse meridionalistiche” le condizioni del Mezzogiorno degli Anni Sessanta erano molto complicate. Erano obiettivamente e fisicamente insufficienti le energie essenziali per incidere sulle scelte. L’emigrazione di cervelli. La difficoltà di costruire su basi solide un futuro fatto di certezze e non di illusioni e tradimenti. ”La classe dirigente locale - sottolineava il grande meridionalista - impoverita dalla fuga delle forze giovani, i partiti e i sindacati, gli enti comunali erano incapaci di elaborare alternative valide desunte da studi sulle valorizzazioni «in loco» delle risorse e da piani comprensoriali intersettoriali. L'endemica debolezza politica era anche una debolezza culturale, per l'incapacità di far propri e di tradurre in termini di azione politica i temi che le minoranze critiche e i gruppi critici organizzati pur andavano elaborando in quegli anni, in opposizione a schemi piovuti dall'alto”.
Non c’era tuttavia rassegnazione. Come non c’è rassegnazione e “attesa che tutto scenda dall’alto” neppure oggi. Checchè ne dica il ministro Borghezio. Scriveva infatti Vittore Fiore: ”Le avanguardie critiche del meridionalismo pugliese e lucano (in questo caso mi riferisco anche al gruppo facente capo alla rivista «Basilicata» di Leonardo Sacco) avevano spesso sollecitato, in un modo né illuministico né professorale, le forze politiche e i sindacati a diventare protagonisti della programmazione, con visioni nazionali ed europee. Il Mezzogiorno come ha ricordato recentemente Leo Valiani, può disporre di una viva tradizione politico-culturale, regionalista, meridionalista ed europeista, legata a lunghe tradizioni di lotta, che ha saputo rinnovarsi fino ad acquistare un volto peculiare e inconfondibile, in opposizione al giolittismo, al protezionismo, all'accentramento, al malgoverno statale e locale, al blocco agrario ed alla cultura nazionalistica e pseudo umanistica che esprimeva; al neo-clientelismo, al neo-trasformismo e neo-colonialismo poi, cosicché la lezione di Salvemini e di Tommaso Fiore, di De Viti De Marco e di Di Vittorio, è servita ai giovani meridionalisti, imbevuti di cultura europea, per portare avanti arditi processi di revisione critica, politica, culturale, storiografica, per prospettare un meridionalismo dei tempi nuovi, dell'industrializzazione, del progresso scientifico e tecnologico, della programmazione”.
Uomini e idee che dovranno essere al centro del dibattito di Matera per dare sostanza al “meridionalismo dei tempi nuovi”. E rileggere il passato, proiettandosi nel futuro, appare indispensabile. Fiore ricordava 40 anni fa “il meridionalismo dell'«alternativa meridionale » di Michele Abbate e quello che punta su un rapporto organico fra ricerca scientifica e sviluppo economico di Beniamino Finocchiaro (e di Augusto Graziani, se guardiamo fuori della Puglia, alla Campania)”. E si chiedeva :” E' in grado questa nuova cultura pugliese di creare piattaforme comuni e di modificare la realtà, le istituzioni? Intanto non siamo ai tempi di Salvemini, di Gobetti e di Carlo Rosselli i quali nel Mezzogiorno andavano alla ricerca col lanternino di intellettuali coraggiosi e combattivi. A parte gli intellettuali di diversa estrazione operanti fuori della regione che mantengono contatti fecondi col gruppo dei meridionalisti (i Cifarelli, i Morlino, i Tamburrano, i Cassieri), a parte alcuni nomi di storici, critici letterari, urbanisti, narratori ed artisti che già circolano nella cultura nazionale, bisognerà pur riconoscere che uno stuolo di nuovi meridionalisti e studiosi e tecnici opera in collegamento con la cultura nazionale”.
A distanza di tanto tempo è perciò importante constatare che dal mondo dell’università arriva un forte invito all’unità della cultura meridionale, proprio nell’anno in cui si celebra il 150° anniversario della nascita dell’Italia. Matera diventa un punto d’incontro straordinario. Di elaborazione e di proposta. Contro il disinteresse e l’immobilismo che le forze oscurantiste vorrebbero imporre. Contro i venditori di illusioni che riempiono il grande ed il piccolo schermo, i grandi ed i piccoli organi di informazione, usati strumentalmente come mezzi di disinformazione. Ma c’è una stampa libera ed onesta. Che vede e denuncia. Racconta la realtà e ristabilisce la verità. Il Sud ha bisogno di concretezza. Deve invocare interventi seri, investimenti certi. Programmi fattibili. Troppe volte la gente del Sud è stata ingannata. La svolta rappresentata dalle sei università che si incontreranno a Matera,deve dare seguito a quella che Vittore Fiore definiva “ capacità di iniziativa, coerente con i contenuti meridionalistici della programmazione, che il «contratto sociale regionale» dovrebbe con successo portare avanti”. Speriamo che ciò accada e che anche altre università meridionali, a partire da quelle calabresi e siciliane, si uniscano al patto per la crescita della cultura. Domenico Logozzo
4. Potenza. Dateci un bunga bunga lucano. 24/01/2011. di GENNARO FAVALE. E’ quello che serve alla Basilicata. Immersa nei suoi difetti e nei suoi eterni ed irrisolti problemi. Da sempre una delle regioni più disastrate d'Italia: povertà vecchie e nuove diffuse su tutto il territorio, disoccupazione, emigrazione, emarginazione, aree industriali abbandonate a se stesse. Un terra più o meno inaccessibile e irraggiungibile per le inadeguate vie di collegamento rimaste perennemente le stesse per secoli. I problemi della Potenza-Melfi, ad esempio, risalgano ai tempi del Brigantaggio. Questi ed altre mille preoccupazioni assediano, quotidianamente, la mente dei lucani. Siamo talmente afflitti e abituati a risolvere le difficoltà importanti della vita che invidiamo chi, a livello nazionale, ha invece la fortuna e “l'onore” di preoccuparsi per cose “di tutt'altro spessore”: festini a luci più o meno rosse, modelle, escort, provini, personaggi dello spettacolo, intrattenitori, show girls, confidenze piccanti..etc. Che bellezza ragazzi miei, e che invidia per coloro che non hanno niente da pensare se non alle performance sessuali di qualche ragazza squillo. E' proprio vero, bisogna avere fortuna anche nel prendersi le cose negative! E noi siamo proprio sfortunati Per noi solo e sempre problemi veri. Per questo, Vi chiedo, regalateci una tregua, “una vacanza mentale” per le nostre nevrosi quotidiane. Regalate anche a questa terra martoriata ed abbandonata la possibilità di parlare di banalità, di sesso, di bunga bunga, di Ruby, del suo seno rigonfio, delle sue “amiche di mille battaglie”, delle “battaglie”..in tutti i minimi particolari. Che si organizzi “una serata naiff” per il presidente De Filippo o per il vice presidente Folino o chi per loro , con ballerine semi nude, che “si avvinghiano” tra di loro in balli frenetici e conturbanti. Intercettate le conversazioni telefoniche. Immortalate i passaggi di denaro per i conseguenti ed inevitabili rapporti sessuali. Insomma, create un sexgate lucano! Fate in modo che la nostra mente possa essere invasa e pervasa da argomentazioni di siffatta natura. Regalateci la gioia di capire che il mondo è fatto anche di stupidaggini. E poi, che ci vorrà mai. Basterà fare un giro di telefonate; di bellezze lucane ne abbiamo tante, certo, saranno meno sfrontate di Ruby e company, porteranno nomi più tradizionali, ma con le indicazioni giuste sapranno muoversi e contorcersi come esperte del settore. Infine, bisognerà coinvolgere uno o più politici. Caro direttore, ti prego, fino ad oggi abbiamo apprezzato il tuo impegno anche sociale per la nostra terra, ma se vuoi davvero dare una mano ai Lucani, elabora un siffatto scandalo, scrivine per giorni e giorni con titoli in prima pagina e a caratteri “stracubitali”. Regalaci un po' di sana e genuina banalità.

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