Sezione qualunquemente soldi:
1. Mantova. Discarica e rifiuti ci hanno fatto ricchi: la storia di Mariana.
2. Prezzo del grano alle stelle: +30%.
3. Trentino. Per il dopo Kessler è muro contro muro.
4. Treviso. Gobbo: non cederò il timone.
5. Friuli. La Regione cerca medici e pediatri per coprire i tanti posti vacanti.
6. Liguria. Cresce il numero degli stranieri.
7. Trieste. Diritti doganali, "si sono intascati 12 milioni".
8. Veronafiere, ottimismo sulla nuova stagione.
9. Firenze-Siena, Pedaggio? Prima facciano i lavori.
Sezione Toto’ vasa vasa:
10. Aeroporto dello Stretto: arriva il radar anti wind shear per una sperimentazione di valenza mondiale.
11. Calabria. La lezione di Totò Cuffaro.
1. Mantova. Discarica e rifiuti ci hanno fatto ricchi: la storia di Mariana (Mantova). A Mariana, in provincia di Mantova, i rifiuti sono una ricchezza. Sono centomila le tonnellate annue di spazzatura che arriva ogni anno da tutta la provincia dopo essere prima stata selezionata in impianti di compostaggio. Per ogni tonnellata di rifiuti solidi urbani vengono pagati al Comune 13 euro dall’azienda municipalizzata Tea (Territorio energia e ambiente).
Se in Campania la questione “munnezza” ha scatenato la guerriglia urbana, ai 732 abitanti di Mariana ha portato benefici. Il sindaco Angelo Rosa commenta soddisfatto: “Se non ci fosse la discarica, come Comune avremmo fatto bancarotta già quindici anni fa”.
Sulla discarica c’è un cumulo di terra che “serve per ricoprire i rifiuti scaricati dai camion – commenta il sindaco prima Dc e poi Margherita- prima passano i compattatori con le ruote dentate, e subito dopo il tutto viene coperto con questa argilla. Vede, siamo tanto veloci che anche i gabbiani non trovano nulla da mangiare. Ne vediamo qualcuno, ogni tanto. Bisogna usare la testa. Se si ragiona, anche i problemi più gravi si risolvono. Io quelli di Napoli un po’ li capisco. Ad ogni emergenza, c’è chi dice di risolvere tutto e invece non risolve nulla. Ma anche loro debbono cambiare testa: non possono continuare a dire: la discarica si deve fare, ma non qui da noi. Ci vogliono programmazione e consenso”.
Inoltre Mariana riesce a vendere aree urbanizzate a 30 euro al metro quadro, a differenza del comune accanto che le vende a 200 euro. I giovani e anche meno che decidono di andare a vivere lì quando si sposano riceve 750 euro: per il primo figlio che nasce ricevono 500 euro, per gli altri figli il “premio” sale a 1000 euro. Quando iniziano la scuola la famiglia ha un bonus di 500 euro all’anno mentre per la scuola materna non si paga.
“Abbiamo comprato e ristrutturato una casa padronale. Ne abbiamo ricavato nove appartamenti molto curati, che affittiamo a chi è in difficoltà: novanta euro al mese. E poi abbiamo costruito la bocciofila, stiamo preparando la palestra… Insomma, fino a quindici anni fa rischiavamo di scomparire: eravamo rimasti solo in 596. Adesso siamo in crescita e la cosa bella è che dai paesi vicini arrivano soprattutto giovani che si vogliono sposare e mettere su casa”, dice ancora Angelo Rosa. 24 gennaio 2011 | 09:14
2. Prezzo del grano alle stelle: +30%. Il prezzo del grano è aumentato di oltre il 30% nell'ultimo anno. Il cereale che ha scatenato la rivolta in Tunisia ha raggiunto il valore massimo da quasi 3 anni con una quotazione pari a 8,24 dollari per bushel (23 centesimi al Kg) I dati emergono da un'analisi fatta dalla Coldiretti sulla base della chiusura settimanale delle quotazioni al Chicago Board of Trade. L'ulteriore spinta al rialzo, spiega Coldiretti, è giustificata dal rapporto del Dipartimento dell'agricoltura Usa che prevede l'esportazione di 1,054 mln di tonnellate per il 2010-2011.
3. Trentino. Per il dopo Kessler è muro contro muro. 24/01/2011 08:22. TRENTO - Le minoranze in consiglio provinciale vogliono cogliere l'occasione delle dimissioni di Giovanni Kessler dalla presidenza e l'elezione del nuovo presidente (il candidato unico della maggioranza è Bruno Dorigatti del Pd) per fare la voce grossa. Ma i partiti di opposizione, per ora, non sembrano avere tutti le stesse strategie ed obiettivi. Mentre la Lega nord annuncia di essere pronta anche a bloccare l'elezione del presidente per mesi e mesi, lasciando così le redini in mano al vicepresidente Claudio Eccher (Lista Divina), il Pdl non intende arrivare a tanto, ma preferisce cogliere l'occasione per costringere la maggioranza a dire sì ad alcune richieste per rafforzare gli strumenti di controllo a disposizione delle minoranze e avere nuove modalità di gestione dell'aula. In un clima, per il momento di muro contro muro tra minoranze e maggioranza, il consiglio provinciale si appresta domani ad avviare la discussione sull'elezione di Bruno Dorigatti sul cui nome, per la verità, nessuno ha sollevato obiezioni. Il problema, dicono dalla minoranze, è di «metodo e di stile».
Le opposizioni si fanno forti del fatto che il regolamento prevede la presenza in aula della maggioranza dei consiglieri (almeno 24 su 35) perché sia valida la votazione per l'elezione del presidente. La maggioranza conta 21 consiglieri, quindi non può eleggere il presidente senza la presenza in aula di almeno tre consiglieri di minoranza. «Noi - spiega il vicepresidente del consiglio Claudio Eccher (Lista Divina) - non siamo nemmeno stati consultati dalla maggioranza: è una questione di stile. E ora possiamo bloccare il consiglio sine die . Sicuramente usciremo tutti dall'aula per la prima votazione. Poi si vedrà, non c'è ancora accordo tra le minoranze su come procedere».
Netta è invece la posizione della Lega nord. Il capogruppo Alessandro Savoi infatti dichiara: «È molto semplice. Martedì non si eleggerà il presidente del consiglio e si rinvierà tutto al 20 febbraio perché le minoranze usciranno dall'aula e quindi è inutile votare. Per noi si può andare avanti con gli altri punti all'ordine del giorno, ma se alla maggioranza non sta bene si assumeranno loro la responsabilità di bloccare la legge sulla famiglia e sull'Europa, che tanto a noi non piacciono per niente». La Lega dunque vuole almeno ottenere il rinvio di un mese e in questo periodo cominciare a discutere con la maggioranza.
4. Treviso. Gobbo: non cederò il timone. «C'è chi scalpita ma saranno i congressi a decidere». TREVISO.Si è aperta la stagione dei congressi della Liga Veneta-Lega Nord e quindi si è aperta ufficialmente la caccia grossa a Gian Paolo Gobbo. Che è il sindaco di Treviso solo per l'impossibilità di candidare per la terza volta consecutiva il Sceriffo Giancarlo Gentilini e per impedire che i galletti del pollaio leghista si beccassero troppo. Che, soprattutto, da quasi tre lustri è il vero paron della Liga in Veneto. Da quando, unico, restò fedele a Bossi in consiglio regionale, e scansò la fuga in avanti fra le braccia di Berlusconi dell'allora segretario Fabrizio Comencini. Ma questa storia ormai la sanno anche i sassi. Oggi Gobbo ha il problema di altre fughe in avanti, quelle dei suoi colleghi sindaci ad esempio: «Il problema è il debito pubblico - dice - bisogna armarsi di buona volontà e pazienza, sapendo che come prima non si tornerà mai più». Come prima, come? «Non si potrà più garantire tutto a tutti. Alcuni servizi vanno ridimensionati. Ogni comune ha 2-3 zone industriali-artigianali, con relativi servizi: urbanizzazione, strade, trasporti, illuminazione, sorveglianza, asporto rifiuti speciali e via dicendo. Bisogna far economie di scala. Una zona sola per diversi comuni». Anche nei servizi al cittadino? «Certo. Non è necessario aggregare i comuni che hanno storia propria, ma si possono costituire consorzi fra comuni per il servizio di polizia urbana, per gli appalti che vanno dall'acquisto di carburante all'asporto dei rifiuti, dai trasporti alle mense scolastiche, dall'assistenza agli anziani, agli asili nido». Magari si potrebbero ridurre anche i costi del ceto politico. «Lo facciamo già. I nostri consiglieri che siedono nei Cda delle controllate non percepiscono il doppio gettone. Peccato che mentre noi studiamo come risparmiare, ci sia chi altrove continua come niente fosse e il governo ripiana, come a Catania, a Roma, a Palermo, a Napoli». Però lei s'è infuriato con l'assessore ai servizi sociali della Regione, Remo Sernagiotto (Pdl), per i tagli che vi ha imposto. «Certamente, ma perché le scelte vanno condivise. Ci sono le conferenze dei sindaci apposta per presentare le proposte e per discuterle. Non si possono dimezzare i finanziamenti garantiti fino a ieri, senza dire niente e pretendere di scaricare la patata bollente su chi sta più in basso. Non vogliamo sostituirci alla Regione, ma neppure stare zitti e con il cerino acceso in mano». Intanto c'è chi chiude i municipi e chi vuole andarsene in Trentino o in Friuli. «E io li capisco. Anche se non vedo l'utilità di scaricare sul cittadino le nostre frustrazioni. I municipi vanno tenuti aperti». E le pulsioni secessioniste dividono pure i leghisti. «Quando dico che capisco la provincia di Belluno e i comuni di confine, lo faccio perché non si può non vedere come siamo stretti fra due regioni autonome che ricevono il doppio delle nostre risorse e hanno agevolazioni negli investimenti. E non ci sono solo Trentino e Friuli, mettiamoci anche l'Austria, che viene a fare marketing territoriale nelle nostre aziende: ha una tassazione d'impresa intorno al 20%, contro il 54% di imposte dirette più un 10% di indirette da noi. Chi non vorrebbe andarsene»? Per lei c'è una solo via d'uscita, vero? «È evidente: ci può salvare solo il federalismo quando arriverà. Ma abbiamo un obbligo fino a quel momento». Quale? «Sopravvivere». C'è anche un'altra partita. «Quale?» La segreteria. Bossi a Calalzo ha detto che non vuole dei rompic... Sembra una nuova investitura, ma qualcuno l'ha letta come l'annuncio di un cambio della guardia. «Intanto ci sono i congressi provinciali da celebrare, prima di luglio sarà impossibile fare quello regionale. Da quel momento ci saranno alcuni mesi di tempo per convocarlo, vedremo. Io non ho tanta fretta». Quindi si ricandida? «Vedremo, vedremo. Certo c'è chi scalpita, ma prima vengono i congressi. Se poi a scalpitare sono quelli che celebrano il 150º dell'Unità d'Italia nonostante il partito si sia espresso diversamente, è normale che Bossi li consideri dei rompic... Fate voi». E noi facciamo che a celebrare l'Unità sia Flavio Tosi, sindaco di Verona che da qualche anno cerca di svellere da Treviso baricentro leghista regionale. L'impresa, però, sarà ardua.
5. Friuli. La Regione cerca medici e pediatri per coprire i tanti posti vacanti. Dopo una sentenza del consiglio di Stato l’organico della medicina generale deve essere integrato. Professionisti insufficienti soprattutto per i bambini sia negli ambulatori sia nei reparti ospedalieri. di Paolo Mosanghini. UDINE. La Regione cerca medici di base e pediatri per coprire le zone carenti del Friuli Venezia Giulia. Sono circa quaranta i medici di medicina generale da integrare, e un numero molto superiore invece per quanto riguarda i pediatri (sia per gli ambulatori sul territorio sia per i reparti ospedalieri).
La Direzione regionale della sanità ha aperto all’inizio dell’anno i termini per la presentazione delle domande e quindi per accedere alla graduatoria regionale. Ma la carenza di medici, come spiega l’a ssessore regionale alla Salute Vladimir Kosic, si trascina ancora dalla giunta precedente, quando fu portato il tetto massimo di pazienti da mille a milletrecento per ogni medico. Un provvedimento che ha spinto i sindacati di categoria a presentare ricorso. E il Consiglio di Stato ha accolto le istanze dei professionisti, abbassando successivamente a mille il numero massimo di assistiti. E anche se per il 2011 il ministero ha nuovamente rivisto il tetto (alzandolo a 1.300), per il 2010 devono essere integrati i posti vacanti. Sono 4 nel territorio dell’Azienda per i servizi sanitari Triestina, 14 in quella Isontina, 4 nell’Alto Friuli, 4 nel Medio Friuli e 11 nella Bassa Friulana.
«Mancano medici, ma mancano soprattutto pediatri», ribadisce l’a ssessore Kosic. «Dobbiamo procedere con l’integrazione dei dottori di base in adempimento alla sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ai sindacati in merito all’innalzamento del numero di pazienti per ogni professionista», illustra il responsabile della Salute.
La situazione è ancora più grave per quanto concerne la copertura delle zone carenti per i pediatri. Basta ricordare che a Muzzana del Turgnano, per esempio, la mancanza del pediatra è stata sopperita soltanto qualche mese fa (dopo circa sei anni che si trascinava). Ma in difficoltà sono soprattutto i paesi di montagna, dove è più difficile trovare un professionista.
«Alcuni pediatri hanno fino a 1.500 assistiti quando il rapporto dovrebbe essere di uno a ottocento. E questo non dipende dalla Regione, ma da una sinergia che evidentemente non funziona e che deve mettere in relazione il fabbisogno del territorio e le risposte», aggiunge Kosic. Ma in alcuni casi il numero chiuso dei corsi universitari non agevola la soluzione. «È per questo che la riforma del ministro Gelmini è importante», sottolinea ancora l’a ssessore.
Nei prossimi mesi dunque la Regione procederà con l’aggiornamento dei bandi per colmare le carenze in molti Comuni e integrare il numero dei medici di medicina generale. È più difficile invece trovare i pediatri. E infatti in alcune zone di montagna ormai da troppo tempo manca il pediatra. E questo disagio non coinvolge soltanto le Aziende sanitarie che garantiscono il servizio sul territorio, ma anche i reparti ospedalieri che molto spesso si trovano a ricoprire gli organici con diverse difficoltà.
6. Liguria. Cresce il numero degli stranieri. GLI STRANIERI aumentano. Dal 2003 al 2010 gli immigrati sono saliti del 176,8 per cento, arrivando a rappresentare il 6,3 per cento della popolazione dei Comuni che rientrano nel territorio della diocesi di Chiavari. Erano 3.260 il 1o gennaio di otto anni fa e sono saliti a 9.025 all’inizio del 2010: 5.765 persone in più. Vivono prevalentemente a Rapallo, 2.631; Chiavari, 1.664; Sestri Levante, 798; Lavagna, 593; Santa Margherita Ligure, 571, ma è significativa la crescita degli insediamenti nell’entroterra, zona che registra la maggiore incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione residente: Carasco e Casarza Ligure (298), Mezzanego (279), Borzonasca (236) e Cicagna (229). Un centinaio le nazionalità che vivono nel Tigullio, la più rappresentata è quella albanese (2.060 presenze) seguita da quella ecuadoriana (1.472) e marocchina (988). Si intensificano gli arrivi dalla Romania (804, rilevante la presenza a Rapallo, dove si contano 304 rappresentanti) e dall’Ucraina (308, in netta crescita a Chiavari, 117 e Rapallo, 63) e dalla Polonia: in aumento a Chiavari (25) e in val Fontanabuona. Stabile il flusso delle persone provenienti dallo Sri Lanka (295), concentrate prevalentemente nel Tigullio Occidentale. La fotografia dell’immigrazione è scattata da Francesco Gastaldi, ricercatore dell’Università di Venezia, autore di uno studio - che attinge a fonti anagrafiche: i numeri che ogni anno i Comuni trasmettono a Istat - commissionato dalla Fondazione Migrantes della diocesi.
7. Trieste. Diritti doganali, "si sono intascati 12 milioni". Roberto e Francesco Prioglio, rispettivamente legale rappresentante e direttore dalla casa di spedizioni 'Tomaso Prioglio International', ora 'International spa', sono accusati di appropriazione indebita. La Marcegaglia Spa tra le ditte danneggiate. di Claudio Ernè. Dodici milioni, euro più, euro meno. Di questa ingentissima somma si sono appropriati, secondo l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Trieste, Roberto e Francesco Prioglio, rispettivamente legale rappresentante e direttore dalla casa di spedizioni ”Tomaso Prioglio International”, ora diventata ”I nternational spa”.
I dodici milioni di euro rappresentano quanto 150 clienti avevano versato alla casa di spedizioni tra l’autunno del 2007 e quello del 2008 perché fossero pagati i diritti doganali di svariate merci: carni, metalli, filati, prodotti farmaceutici. Al contrario i due indagati per appropriazione indebita, secondo l’inchiesta diretta dal pm Federico Frezza, non li hanno versati e hanno utilizzato il denaro come se fosse di loro proprietà.
Le Dogane, o meglio lo Stato, ha incassato comunque i ”diritti” dovuti perché è scattata la ”copertura” delle polizze fidejussorie. L’Unipol ha versato quattro milioni, la Zurich due, la Liguria tre milioni e mezzo, mentre somme minori comprese tra gli 800 mila e i 500 mila euro sono state pagare dalla Sun, dall’Arfin, dalla Sasa e dall’Aurora.
Ma non basta. Dopo aver versato i diritti doganali in base alle polizze sottoscritte, le Compagnie di Assicurazione hanno fatto voluto fare chiarezza con i propri ispettori e visto che non si trattava di ”ritardi” o di ”disguidi”, si sono fatte avanti con gli importatori, cercando di ricuperare quanto avevano dovuto versare all’erario. Si è messo in modo un gigantesco ”domino”. «Abbiamo già pagato l’International spa» avevano ribattuto i titolari delle 150 aziende, esibendo le prove dell’avvenuto versamento: bonifici, assegni circolari, disposizioni alla propria banca.
I nomi di Francesco e Roberto Prioglio sono stati così iscritti sul registro degli indagati per appropriazione indebita, aggravata dal fatto di aver causato a queste ditte che si erano affidate alla loro esperienza e tradizione, un rilevante danno patrimoniale, abusando del rapporto professionale.
L’avvocato Federica Romana Fantuzzi dello studio Zunarelli e il professor Gaetano Insolera, ordinario di Diritto penale all’U niversità di Bologna, hanno assunto la difesa dei due indagati. «In questa prima fase dell’inchiesta non riteniamo di poter affermare alcunchè».
Va aggiunto che l’apertura dell'inchiesta penale rappresenta l’u ltimo atto di una pesante crisi che da tempo ha coinvolto la ”I nternational spa”, già ”Tomaso Prioglio International” di proprietà di Roberto Prioglio, ex presidente dell’Associazione spedizionieri del Porto di Trieste e dell’Alleanza della spedizione e del trasporto nel Friuli Venezia Giulia. La crisi economica mondiale già nel febbraio 2009, aveva costretto questa azienda a formalizzare la proposta di un concordato preventivo con i creditori. La proposta - firmata dai tre commissari giudiziali Luca Mandrioli, Fabrizio Mancinelli e Giampiero Paoli - era stata avanzata alla Sezione fallimentare del Tribunale di Ancona, dove l’I nternazional spa aveva da tempo spostato la propria sede legale mentre gli uffici ammnistrativi erano rimasti a Trieste. Nell’a utunno del 2008 ogni attività era cessata.
Numerosissime, come dicevamo, le ditte danneggiate. Tra esse spicca la ”Marcegaglia spa” di Gazzoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova. E’ l’azienda di famiglia della presidente della Confindustria. Tra le società ”targate” Trieste sonorimaste coinvolte nei mancati pagamenti senza averne alcuna responsabilità, la Saul Sadoch, la Combustibile, la Matathia snc, l’Eco Kalor. Ma anche un ente benefico di ispirazione religiosa, la Caritas diocesana, danneggiata per poco più di 20 euro. A Gorizia la D-Company srl, la Zanolla srl di Turriaco e le società in Friuli Artekna di Moggio udinese e la Friulpecsa di Carlino.
8. Veronafiere, ottimismo sulla nuova stagione. Le cifre che il Presidente di Veronafiere, Giovanni Mantovani, comunica sullo scorso anno sono più che confortanti, se rapportate al settore in cui opera, e in un anno non particolarmente brillante, per la performance fieristica italiana e in generale per la congiuntura economica. Eppure, si parla di un fatturato che sfiora gli 89 milioni di euro nel 2010, per l’esattezza 88,8 milioni, con un utile netto di 1,5 milioni di euro.
Il presidente di Veronafiere spiega che la stagione passata gli eventi fieristici veronesi sono stati gli unici in Italia ad avere assicurato un utile, per quanto possa essere considerato esiguo. Non solo; a fronte di un budget di 20 milioni di euro a disposizione, si è scelti di investire, per rilanciare gli eventi nel futuro. Si è puntato, ad esempio, a migliorare l’aspetto logistico del quartiere in cui avvengono le manifestazioni, a fare promozione, puntando a fare incontrare meglio domanda e offerta, ad ammodernare gli impianti; il tutto, senza aumentare la superficie espositiva. Le cifre parlano inoltre di una vocazione sempre più internazionale degli eventi di Verona, se è vero che ben un terzo dei visitatori è straniero. E su questo punto, l’obiettivo è chiaro: puntare sui Paesi emergenti come Cina, India, Arabia e Brasile. Parola d’ordine: ammodernarsi per non perdere di vista il futuro!
9. Firenze-Siena, Pedaggio? Prima facciano i lavori. Firenze, 24 gennaio 2011 - «PRIMA i lavori, poi la gabella». E’ netto il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, sul pedaggio in Autopalio. Dalla Provincia di Firenze appello alle fondazioni bancarie: sostengano i progetti. Un no secco e definitivo. «Quella strada ha bisogno di un intervento radicale di adeguamento e messa in sicurezza: una ristrutturazione vera e propria. Attualmente si giustificherebbe male la richiesta di un pedaggio su una strada ridotta in quelle condizioni».
Lavori che spettano all’Anas. Dunque soldi statali. «E’ una strada statale e il governo deve farsi carico dei lavori. La Provincia di Siena ha messo sul piatto circa 700mila euro per lavorare alla progettazione grazie al contributo della Fondazione Monte dei Paschi. Spero che sul versante fiorentino altre fondazioni facciano altrettanto, abbiano la stessa attenzione. Qualcosa si era già mosso da parte delle realtà territoriali. Ma è chiaro che l’intervento del governo dev’essere deciso a fronte di un impegno economico che supera i 650 milioni di euro».
Condivide l’idea del governatore Rossi di formule alternative per risarcire gli utenti, tipo lo ‘sconto’ sui prezzi dei carburanti? «E’ una iniziativa importante, saggia e seria. Condivido soprattutto il fatto che Rossi abbia posto con forza la questione del sistema di viabilità regionale, nel quale c’è anche la Fi-Pi-Li e la Due Mari che dev’essere completata. Bene anche la riflessione che sul pedaggiamento si tutelino pendolari e abitanti. Ritengo inaccettabile il ragionamento del governo: se non c’è pedaggio non ci sono soldi e dunque non c’è la ristrutturazione. Non vorrei che, come nelle peggiori tradizioni italiane, si mettesse il pedaggio e il restauro non si facesse mai». Però se arriva la legge, ci sarà un obbligo di adeguamento. «Le leggi si approvano. Quindi come si fanno si possono smontare. Spero che Tremonti non insista a massacrare questo Paese senza che nessuno lo fermi». E il 12 ci sarà la manifestazione anti pedaggio. «Con il presidente della Provincia di Siena condivido l’impostazione e l’idea della manifestazione. Andremo in camper da Siena al casello di Firenze Certosa. A ogni uscita incontreremo i sindaci dei Comuni coinvolti dal passaggio dell’Autopalio. Speriamo che si vogliano unire i sindaci di Siena e Firenze».
10. Aeroporto dello Stretto: arriva il radar anti wind shear per una sperimentazione di valenza mondiale. Sabato 22 Gennaio 2011 19:33. di Peppe Caridi - Per l'Aeroporto dello Stretto, la settimana decisamente tribolata a causa delle polemiche di cui abbiamo già ampiamente parlato si sta chiudendo con una notizia decisamente positiva.
Il presidente dell’Enac, Vito Riggio, ha infatti annunciato che proprio nello scalo reggino sarà installato il radar sperimentale per il monitoraggio del wind shear, un fenomeno meteorologico molto pericoloso per gli aerei soprattutto se si verifica in fase di decollo o di atterraggio.
Proprio il wind shear è il principale "imputato" dell'incidente aereo verificatosi a Palermo Punta Raisi lo scorso 24 settembre, anche se ai procuratori che stanno portando avanti le indagini per capire la causa di quell'incidente, il pilota romano Fabio Buccero ha detto di "non aver avvertito alcun fenomeno di wind shear. Il volo quella sera era stato buono fino all'impatto improvviso con la pista". Quella sera un Airbus 319 della Wind Jet con a bordo 123 passeggeri, uscì fuori pista durante l'atterraggio: decine furono i feriti, anche se nessuno in modo grave.
Da quel giorno s'è parlato molto di installare nello scalo di Punta Raisi il radar per monitorare il wind shear, ma il Sindaco di Isola delle Femmine (comune limitrofo a Punta Raisi) e un comitato cittadino hanno condotto una battaglia per opporsi all'installazione del radar stesso, sostenuti dal Governatore Siciliano Raffaele Lombardo.
Il motivo? L'impianto del radar, che avrebbe una potenza di circa 250.000 watt, sarebbe pericoloso a causa di emissioni dannose per la salute. Ma su questo rischio è arrivata la secca smentita da parte dell'Enac, dell'Enav e della stessa Gesap, la società di gestione dell'Aeroporto "Falcone-Borsellino" di Palermo, che avrebbe voluto ospitare questo prestigioso impianto all'avanguardia. Sul fatto che il radar emetta sostanze nocive nell'atmosfera s'è espresso anche l'Istituto Superiore della Sanità, confermando che non c'è nessun rischio.
Fatto sta che, evidentemente esasperati da continui rimbrotti e proteste, i vertici di Enac e Enav hanno deciso di abbandonare l'idea di installare l'antenna a Palermo e hanno incontrato il Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, con cui hanno firmato un accordo di programma relativo all'installazione del radar per il monitoraggio del wind shear che prevede un investimento di oltre 10 milioni di euro.
"A Palermo – ha detto il n° 1 di Enac Vito Riggio – rimarranno i sensori lungo le piste e a mare – ma la vera sperimentazione, che ha una valenza mondiale, si svolgerà a Reggio Calabria".
Il wind shear è un fenomeno atmosferico molto pericoloso perchè si tratta di una improvvisa variazione di velocità e direzione del vento che solitamente si verifica in prossimità di celle temporalesche. A livello internazionale non sono ancora stati studiati i meccanismi ideali per prevenirlo, prevederlo o quantomeno monitorarlo in tempo reale, consentendo al pilota di prendere le misure cautelative necessarie per evitare il peggio. E l'Aeroporto di Reggio Calabria, almeno in questo, sarà all'avanguardia a livello mondiale.
11. Calabria. La lezione di Totò Cuffaro. 24/01/2011. di FRANCO CIMINO. Gli amici diranno di non averlo mai conosciuto. I suoi tanti beneficiati di aver vinto i concorsi per meriti scientifici. I colleghi di partito che ha contribuito a fondare (tranne Casini, sempre coraggioso) di non averlo mai incontrato. Succederà. Anche a lui, perché è nella testa dell’uomo contemporaneo di salire e scendere da quel carro dove si recitano vittorie e umiliazioni, trionfi e sconfitte. E dove si bruciano, nella continua rincorsa ad ambizioni e a piccoli o grandi interessi, gli ultimi scampoli di umanità. Salvatore Cuffaro, per tutti Totò, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per concorso esterno alla mafia, ci restituisce invece un pizzico di quell’umanità “sconfitta”. Lo fa varcando le porte del carcere senza imprecare, insultare, odiare. Qualcuno o il sistema. L’Italia o gli italiani. Lo fa accettando disciplinatamente la sentenza che lo condanna ad una pena pesante, scaturita da motivazioni ancora più pesanti. “Nei lunghi mesi di processi e accuse, non ha parlato di complotti orditi, magari dalla mafia o da servizi segreti deviati, contro di lui uomo potente ancora in ascesa. Non ha considerato i giudici e le Procure organizzazioni parapolitiche ovvero una sorta di associazioni a delinquere, che andrebbe, diciamo, riformata”. Si è fatto processare e nel processo si è fatto giudicare, rispettando anche l’accusa che lo rappresentava come uno dei criminali più pericolosi. Totò Cuffaro, come uomo si è affidato alla famiglia che ama e a quei due figli, particolarmente la femmina, che sono la sua passione, talvolta sofferta. E a Dio, che ha pregato anche durante le ore angosciose della sentenza finale. Come imputato, si è difeso con i mezzi e gli spazi che la legge dello Stato democratico ampiamente offre. A tutti. Forse, tutto questo non servirà ad equilibrare colpe riconosciute e desiderio di riscatto. E non aiuterà a ridurre la sua responsabilità dinanzi alla verità giudiziariamente accertata. Ma di sicuro servirà al suo Paese, intontito da uno scontro politico senza precedenti e da uno sconcertante abuso di verità mass-mediali e da processi televisivi, nelle cui improprie aule rappresentanti del Parlamento, da una parte, e uomini di governo, dall’altra, consumano energie preziose per la cura degli interessi dell’Italia. A questo Paese, il nostro, l’atteggiamento dell'ex presidente della Sicilia servirà per recuperare il senso delle istituzioni e un sano sentimento verso la Nazione. Servirà a capire che in uno Stato di diritto il potente non può sottrarsi alla Legge, e che la legge è strumento prezioso di garanzia democratica. Ad accettare anche il principio che la immodificabile dignità della persona, proprio nello Stato di diritto può trovare tutela e onorabilità, pur quando fosse lo Stato a sbagliare. Totò Cuffaro, insegna che, di fronte al dolore e alla propria personale sventura, la forza umana non è data da eserciti di servi e cortigiani o dall’uso di un debordante potere politico ed economico. E’ data invece dalla propria coscienza, dalla vicinanza della propria famiglia e dalla richiesta, con la preghiera, dell’aiuto di Dio. Tutto questo consente di superare l’ardua prova se si è lontani da colpe ascritte, oppure di attenuarne il peso morale nel caso in cui, dentro di sé specialmente, si avvertisse inemendabile responsabilità. Quanto a lui, Totò, come persona, se lo incontri, ti disarma. Appare come un bonaccione, sempre sorridente, mai collerico o espressamente cattivo. Quel “vasa vasa” di cui si è ampiamente ironizzato per il modo, prettamente meridionale, di accorciare le distanze tra politico ed elettori, in lui è sembrato essere cosa diversa. Non una tecnica d’approccio, usata normalmente da tanti altri politici (in Calabria ve ne sono alcuni che ipocritamente da una vita campano solo di questo), ma probabilmente un modo sincero di manifestare gratitudine verso coloro i quali lo hanno portato da giovane medico al proscenio più visibile della politica regionale e nazionale. Guardandolo, quel nuovo detenuto, ti viene da pensare a quei tanti politici “assolti” preventivamente da responsabilità ben più pesanti di quelle per le quali lui andrà a pagare. Portando nel carcere soltanto il Vangelo. E nel cuore tanto dolore, il peso di alcuni gravi errori, e qualche speranza.
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