lunedì 24 gennaio 2011

Notizie dall’Unione europea, 24 gennaio 2011

Sezione politica ed economia:
1. In Irlanda la crisi si aggrava, i Verdi escono dalla maggioranza.
2. Anche il Belgio scende in piazza.
3. Economie dell'Est a passo di carica.
4. Cavaco Silva rieletto presidente al primo turno nonostante la crisi.
5. Germania, settore privato cresce a ritmo piu’ forte da giugno 2006.
6. Spagna, riforma pensioni: pressing del governo sulle parti sociali.

Sezione finanza e debiti sovrani:
7. Euro ai massimi da due mesi.

1. In Irlanda la crisi si aggrava, i Verdi escono dalla maggioranza. dal nostro corrispondente Leonardo Maisano. Il Sole24ore. LONDRA - Precipita con un'accelerazione imprevista la crisi irlandese e si allunga un'ombra sulla manovra finanziaria, parte del pacchetto di misure concordate con Ue e Fmi per il salvataggio di Dublino. La svolta è stata impressa dalla decisione del Green Party di uscire subito dalla coalizione azzerando la maggioranza di due soli seggi dell'esecutivo di Brian Cowen.
Una decisione che rischia di portare Dublino alle urne prima dell'11 marzo data già fissata dal premier uscente. Il rischio maggiore è però uno slittamento del voto sulla manovra correttiva decisa dall'esecutivo in novembre e parte del pacchetto da 85 miliardi di euro. I verdi hanno detto di essere pronti a votarla comunque, ma la procedura parlamentare è complessa e prevede, martedì sia il voto sui provvedimenti finanziari sia un voto di fiducia al governo. Se non dovessero passare entrambi, Brian Cowen dovrebbe portare il paese alle urne entro e non oltre quattro settimane. Lunedì cominceranno consultazioni per evitare l'avvitarsi di una situazione che potrebbe complicare uno volta di più i destini di Dublino.
Resta infatti l'inquietante l'ipotesi che si è aperta oggi ovvero quella di un'Irlanda in marcia verso le urne e verso una campagna elettorale durissima, senza avere varato la manovra concordata con Fmi e Ue. Uno scenario probabile se il premier uscente non riuscirà a convincere l ‘opposizione a sostenerlo per qualche giorno ancora. Le chance di successo di Brian Cowen non sono molte. Dublino da giorni è in uno stato di caos politico provocato dalle annunciate elezioni anticipate e dalla decisione del premier di abbandonare la leadership del Fianna Fail il partito che da decenni scandisce la vita pubblica dell'Irlanda.
2. Anche il Belgio scende in piazza: in 50mila alla marcia della “vergogna” contro il governo. Operazione “shame”, vergogna: a Bruxelles l’appello fatto via internet, twitter o facebook, da cinque studenti ventenni ha chiamato a raccolta 50mila persone (38mila per la polizia) contro l’intera classe politica belga, che a quasi otto mesi dalle elezioni del 13 giugno 2010 non è ancora riuscita a formare un governo.
Si è trattato di una delle più grandi manifestazioni nella storia del Belgio, se si esclude quella del marzo ’96, quando a scendere in piazza furono in 300mila per chiedere a gran voce più protezione per i minori, all’indomani dell’arresto di Marc Dutroux, il mostro di Marcienelle.
A sfilare per le vie della capitale belga, nonostante freddo e pioggia, studenti e famiglie con bambini, lavoratori e pensionati, fiamminghi e valloni. Tutti uniti contro tutta la classe politica belga, da 244 giorni impantanata nella crisi di governo più lunga nella storia del Vecchio continente.
Con il Paese che, a causa dell’elevatissima instabilità politica, è finito anche nel mirino degli speculatori, rischiando di essere una delle prossime vittime della crisi finanziaria che sta mettendo a dura prova molti Paesi dell’Eurozona. Un’impasse che nasce dall’incapacità di superare le contrapposizioni tra indipendentisti fiamminghi (che a giugno hanno vinto le elezioni con la N-Va di Bart De Wever) e unionisti francofoni (guidati dai socialisti valloni dell’italo-belga Elio Di Rupo). I primi reclamano più autonomia, i secondi temono questo possa essere l’inizio della fine del Belgio unito.
Insomma, il Paese è bloccato. Ecco spiegato lo slogan della manifestazione: ”Shame. No goverment? Great country” (Vergogna. Niente governo? Grande Paese). Qualcuno l’ha chiamata scherzosamente ”la Rivoluzione delle cozze e patatine fritte”, una delle specialità culinarie del Belgio.
Il miracolo che ha portato in piazza tanta gente è dovuto all’intraprendenza di Simon Vandereecken, Alex Hermans, Thomas Royberghs, Felix De Clerck e Thomas Decreus: cinque ragazzi, fiamminghi e francofoni, che neppure si conoscevano prima di trovarsi a condividere in rete nel dicembre scorso il fastidio per l’irrisolvibile stallo della politica locale. ”La manifestazione è un nostro successo e una sconfitta della politica, che non risce a negoziare, che non riesce a trovare un accordo – ha sottolineato Thomas Royberghs parlando con l’ANSA – Noi ci siamo riusciti. In questo senso, questo corteo e’ una pesante sconfitta della politica”. Tra le decine di cartelli esposti, il filo conduttore è stato quello del richiamo alla serietà e alla concretezza del sistema politico. ”Politici, siete pagati per trovare soluzioni, smettetela con i vostri giochi da bambini, vogliamo risultati” era scritto su uno degli striscioni. E ancora: ”Finita la ricreazione, è tempo di governare”, oppure ”Dividerci? Non in nostro nome”. Tra i cartelli più spiritosi: ”Vogliamo birra, patatine fritte e un governo”.
Il tutto si è svolto in maniera assolutamente pacifica. Si registra solo il fermo di alcuni attivisi radicali fiamminghi appartenenti al Tak (Taal Aktie Komitee), un movimento noto per le sue azioni di disturbo. L’ultima la sera di venerdì 21, quando una ”squadraccia” ha fatto irruzione nella casa del sindaco di Wezembeek-Oppem – uno dei comuni fiamminghi ma a maggioranza francofona della cintura Bruxellese – mentre era in corso una festa, aggredendo verbalmente i partecipanti e suscitando la condanna di tutto il mondo politico. Un episodio che ancora una volta dimostra come sotto la cenere covi un pericoloso radicalismo che la prolungata crisi rischia di alimentare. I partiti lo sanno, e già da gran parte del mondo politico arriva l’invito a riprendere concretamente i negoziati e a non ignorare i segnali che arrivano dalla piazza.
3. Economie dell'Est a passo di carica - Consumi ed export, vola l'Est Europa. di Cappellini Micaela, Sole 24 Ore di lunedì 24 gennaio 2011, pagina 19. Nel 2011 il Pil delle economie dell'Europa centro-orientale crescerà in media del 3,2%: ben 1,8 punti percentuali in più di quanto sapranno fare i paesi dell'Eurozona. Di fatto, saranno veloci il doppio. Le performance migliori? In termini puramente quantitativi, saranno quelle dell'Ucraina (4,5%) e della Russia (3,5%), ma la medaglia di migliori economie in cui investire se l'aggiudicheranno la Polonia, la Repubblica ceca e la Slovacchia. Sono queste, in estrema sintesi, le previsioni per l'anno in corso degli esperti di Raiffeisen research, l'istituto di ricerca dell'omonima banca austriaca; terza per presenza in Europa orientale dopo l'italiana UniCredit e la connazionale Erste. Le previsioni di Raiffeisen Bank International arrivano in un momento in cui la stessa banca registra un rinnovato interesse delle imprese italiane per i paesi che un tempo facevano parte della Cortina di ferro. Le aziende stanno riprendendo in considerazione tutta una serie di progetti di investimento che erano stati accantonati per la crisi: magari ridimensionandoli, ma finalmente con l'intenzione di farli partire. Per l'Est, sostengono i ricercatori viennesi, il 2011 sarà nn anno a due velocità. Da un lato ci sono i paesi dell'Europa centrale, che sentiranno l'effetto positivo della ripresa delle economie più forti dell'Eurozona. Dall'altro ci sono invece quelli dell'Europa sudorientale, che al contrario non beneficeranno di alcun effetto traino da parte dei loro vicini, vale a dire gli stati più periferici della Ue. Se il Sudest si salverà, sarà dunque solo grazie agli sforzi di ristrutturazione dei bilanci degli stati che ne fanno parte. Guardando a questa parte di Europa in termini di settori, il pollice verso degli analisti Raiffeisen va alle costruzioni: sono scese nel 2010 e scenderanno ancora, soprattutto quelle civili. Nessun segno più è atteso prima del 2013. In termini di paesi, invece, la classifica è una conferma di solidità già note. La Polonia, innanzi tutto: la sua economia non ha mai conosciuto la crisi e nel 2011 beneficerà di un'ulteriore crescita della domanda interna. Un'ottima notizia per gli esportatori. I consumi aumenteranno anche in Bulgaria, per quanto la vera ripresa qui non sia attesa prima del 2012. Altrove, invece, sarà l'export a sostenere il Pil: in Slovacchia, ad esempio, dove infatti sono già in arrivo cospicui investimenti esteri nel settore dell'auto (Volkswagen) e dell'elettronica. Ma anche l'economia ungherese sarà sostenuta dalle esportazioni manifatturiere, per quanto sulla corsa di Budapest continueranno a pesare i tagli alla spesa pubblica. Segnali positivi arrivano dall'Ucraina, dove a registrare un andamento positivo saranno la produzione industriale, le costruzioni e anche il commercio al dettaglio. Per la Croazia, invece, il profilo è più complicato. Il paese, che ha subito pesantemente la crisi, avrebbe bisogno di un piano corposo di riforme strutturali, ma nel 2011 ci saranno le elezioni, e negli anni elettorali si sa, la spesa aumenta. Giusto la settimana scorsa il premier di Zagabria, Jadranka Kosor, ha annunciato da qui a fine marzo un piano di investimenti da 800 milioni di euro, distribuiti in una dozzina di progetti, tra cui la costruzione del nuovo aeroporto di Zagabria e di una nuova centrale idroelettrica. Sul fronte del deficit, i ricercatori esprimono qualche preoccupazione per Polonia, Slovacchia, Romania e Russia - come per la Croazia, anche per Mosca questo è un importante anno elettorale - mentre segnali incoraggianti dovrebbero arrivare dalla Repubblica ceca, che riuscirà a tagliare la spesa statale. I debiti pubblici cresceranno ancora, ma a parte il caso dell'Ungheria, non desteranno preoccupazione, perché rimarranno visibilmente inferiori rispetto alle percentuali registrate nei mercati più avanzati dell'Europa occidentale. Sui rendimenti dei bond governativi c'è anche un certo ottimismo, soprattutto per quanto riguarda quelli polacchi, mentre tra i mercati azionari si segnala la buona performance attesa da quello russo. micaelacoppellini@ilsole24ore.com
4. Cavaco Silva rieletto presidente al primo turno nonostante la crisi.
Il presidente portoghese Anibal Cavaco Silva è stato rieletto ieri al primo turno delle elezioni presidenziali con il 52,9% delle preferenze; un successo annunciato, quello del capo di stato uscente, che ha avuto la meglio sul socialista Manuel Alegre nonostante il tasso di astensione record del 53,3%.
Alegre, che poteva contare sul sostegno del Partito socialista del primo ministro José Socrates e dell'estrema sinistra, si è fermato al 19,7% dei voti; Fernando Nobre, candidato della società civile, ha ottenuto invece il 14,1% delle preferenze. Le schede bianche o nulle hanno superato di poco il 6%.
Preoccupati dall'aumento della disoccupazione (oggi all'11%) e sottoposti a inizio gennaio al terzo piano di austerity in un anno, i portoghesi hanno manifestato scarsa attenzione per una campagna elettorale giudicata fallace e di poco interesse a causa dei poteri limitati attribuiti al capo dello Stato, il cui mandato è di cinque anni.

Ieri sera, Cavaco Silva ha promesso un secondo mandato "attivo", replicando così a chi lo ha accusato di "passività" di fronte alla crisi economica che ha sferzato il paese: il capo dello Stato ha fissato come "priorità immediate" del paese la lotta contro la disoccupazione, la riduzione del debito con l'estero e il rafforzamento della competitività dell'economia.
Indebolito dal peso del debito pubblico (82% del Pil nel 2010) e minacciato dalla recessione, il Portogallo si è impegnato a ridurre il suo disavanzo al 4,6% del Pil entro fine 2011 grazie all'attuazione di una politica rigorosa di austerità, imposta dal governo socialista con l'avallo del Partito social-democratico di Cavaco Silva.
Eletto da meno di un quarto dei 9,6 milioni di elettori, il capo dello Stato ha ribadito che sarà "il presidente di tutti i portoghesi", garantendo la sua "cooperazione leale" al governo socialista e al Parlamento predominato dalla sinistra. 24 gennaio 2011
5. Germania, settore privato cresce a ritmo piu’ forte da giugno 2006.
Settore privato in espansione in Germania, questo mese, al ritmo più sostenuto dal giugno 2006, grazie all'andamento del settore servizi che ha controbilanciato la frenata del segmento manifatturiero. È quanto emerge dall'indagine sui direttori d'acquisto, elaborata da Markit, il cui indice Pmi composito di gennaio sale - nella sua stima flash - a 61,0 punti (da 60,3 di dicembre), il secondo dato più alto di sempre: un altro segnale di come l'economia tedesca si stia sempre più differenziando per forza da quella di gran parte degli altri paesi della zona euro. "La crescita del manifatturiero si sta riversando sui servizi, vediamo una buona domnanda per i serivzi sia alle imprese sia ai consumatori, si comincia a crescere con forza grazie al miglioramento delle prospettive del paese" commenta l'economista di Markiy Chris Williamson. Le aspettative di attività nel settore servizi si portano ai livelli più elevati dal dicembre 2003, mentre il sottoindice relativo ai nuovi ordinativi fa segnare un nuovo record dall'inizio della rilvazione, nel 1997.
6. Spagna, riforma pensioni: pressing del governo sulle parti sociali Manca l’accordo, domani in Parlamento le raccomandazioni della commissione Pacto de Toledo. Roma, 24 gen (Il Velino) - Raggiungere l’intesa con le parti sociali sulla riforma delle pensioni. Questo l’obiettivo del premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, che davanti all’esecutivo nazionale del Psoe farà oggi il punto sullo stato delle trattative con sindacati e imprenditori. Trattative che sembrano però ancora lontane dalla formalizzazione di un accordo. Le sigle sindacali spingono in particolare per trovare un’intesa prima del voto di domani in Parlamento sulle raccomandazioni elaborate della commissione Pacto de Toledo. Il documento, stilato dall’organo parlamentare, rappresenta la base della futura riforma del sistema previdenziale. Uno dei provvedimenti più controversi è l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni.
Intenso il lavoro di mediazione svolto dal ministro del Lavoro, Valeriano Gomez, che nel weekend ha incontrato i leader dei sindacati Ugt e Ccoo, Candido Mendez e Ignacio Fernandez Toxo, e il presidente della Ceoe (la Confindustria spagnola, ndr), Juan Rosell. Il giro di consultazioni non ha però finora sortito gli effetti desiderati. Con o senza accordo, Zapatero spinge perché il Partito socialista voti unito a favore della riforma. E domani il premier illustrerà i contenuti del pacchetto a deputati, senatori e europarlamentari del Psoe. (bic) 24 gen 2011 15:40
7. Euro ai massimi da due mesi. Trichet: tenere a bada l'inflazione. Ecco i nodi che l'Europa deve sciogliere. di Vito Lops
Inflazione in rialzo. Fondo salva-stati da potenziare. Euro in risalita, ai massimi dagli ultimi due mesi. Mentre rispuntano incertezze in Irlanda, dove si potrebbe ricorrere al voto anticipato (prima quindi delle elezioni fissate per l'11 marzo). È questo il quadro macroeconomico e decisionale che fotografa oggi l'Unione europea, a poche ore dall'apertura del Forum economico nella città svizzera Davos.
I principali esponenti dell'Unione hanno chiari quali sono gli obiettivi da perseguire. Per il governatore della della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, è necessario tenere a bada l'inflazione che, dopo un paio di anni di pausa, è salita nel 2010 per lo più a causa dei prezzi delle materie prime, balzati a causa di condizioni climatiche avverse). Per il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn è necessario aumentare il budget del fondo salva-stati.
Occhio all'inflazione europea
Le pressioni inflazionistiche nell'area euro devono essere osservate con attenzione. È il monito che il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet lancia in un'intervista al Wall Street Journal nella quale sollecita i banchieri centrali di tutto il mondo ad assicurarsi che gli attuali incrementi dei prezzi energetici e dei prodotti alimentari non attecchiscano nell'economia globale. In tale contesto, assicura, l'austerità dei bilanci pubblici e la vigilanza sui prezzi costituiscono il miglior viatico per la ripresa economica.
«Tutte le banche centrali in periodi come questo nel quale ci sono minacce inflazionistiche provenienti dalle materie prime - ha detto Trichet - devono porre particolare attenzione che non ci siano effetti di trascinamento sui prezzi interni».
Il sessantottenne banchiere centrale francese, il cui mandato di otto anni alla guida della banca centrale europea scade in ottobre, ha sostenuto che la disciplina di bilancio aiuterebbe la crescita in Europa più di rinnovate misure di stimolo e ha ribadito l'invito ai 17 membri di Eurolandia ad aumentare la «sorveglianza» sulle reciproche politiche fiscali.
Potenziare il fondo salva-stati
Prima si aumentano dimensione e portata del Fondo anti-crisi per l'Eurozona «meglio sarà». Lo ha ribadito Olli Rehn in una intervista a Die Welt. «Ci dobbiamo mettere d'accordo il più rapidamente possibile sulle misure comuni». La distensione sui mercati nelle ultime settimane «ci dà un po' d'aria ma non ci sono ragioni di lasciare andare le cose, dobbiamo agire ora con determinazione». Senza citarla direttamente, Rehn punta il dito verso la Germania. Principale contributore finanziario dell'Ue, Berlino da settimane ripete di non voler aumentare le risorse del fondo di cui ha già beneficiato l'Irlanda.
Euro e bond
Intanto l'euro è in salute. Oggi, si è portato a quota 1,365 euro per poi ripiegare leggermente sotto quota 1,36. In ogni caso, per la divisa unica si tratta dei livelli più alti delle ultime nove settimane. Il rialzo è in parte motivato dal balzo a sorpresa (comunicato venerdì 21 gennaio) dell'indice sulla fiducia delle imprese tedesche (Ifo). Sul versante macro però i dati non sono del tutto congruenti dato che oggi l'indice Pmi industria della Germania (la prima locomotiva dell'Unione europea) è sceso sotto le attese.
Sul versante obbligazionario, inoltre, si registra una giornata in calo per i Bund tedeschi. Sul dato impattano sia le incertezze politiche in Irlanda (dove secondo quanto riporta il Financial Times si potrebbe ricorrere a elezioni anticipate dopo che il partito verde ha annunciato nelle scorse ore l'uscita dal governo) ma anche l'abbondante iniezione di liquidità degli Stati Uniti che in settimana colloca Treasuries bond per un ammontare di 99 miliardi di dollari. 24 gennaio 2011
 

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