domenica 6 marzo 2011

Federali del Mattino. 6 marzo 2011. Drugovi! idemo u gondoli od Venecije do Slavonskog broda. Rivolta religiosa. Da Sheffield a Fukuoka, da Pechino a Buffalo senza dimenticare Belgrado, Smirne e la Sicilia. I nostri alberghi e le nostre strutture ricettive praticheranno l'esercizio del culto. L'è ‘na scopelàda. 900 in attesa. Il Syndicat autonome valdôtain des Travailleurs chiede chiarezza.

Sezione Forza Oltre padani:
Bozen. Bolzano: monumenti fascisti, cortei contrapposti in città.
Aosta. Il Syndicat autonome valdôtain des Travailleurs chiede chiarezza sul 17 marzo.
Udin. Ater, 900 in attesa di un appartamento.
Trento. Da Roma bomba su incentivi al fotovoltaico.

Sezione Drugovi! idemo u gondoli od Venecija do Slavonskog broda:
Trieste. Treno ad alta capacità Venezia-Trieste: «Serve al territorio, prima si fa meglio è»

Sezione Drugovi padanci! Idemo!:
Treviso. "Razza Piave": ecco la lista civica di Muraro.
Vicenza. Federalismo? Paghiamo di più noi.
Parma. Crotti: "Il legame con il territorio ci permetterà di restare leader".
Bologna. Rinvio a giudizio per Gastone Poggi Il 're dei cinema' accusato di bancarotta fraudolenta.
Bologna. Il presidente del Cus: "Per avere le Universiadi, la caparra è di 20 milioni".

Sezione chiatte e bombisti sull’Arno:
Firenze. Se la città è 'women friendly' si vive, lavora e diverte più facilmente.
Firenze. Tassa di soggiorno, Renzi. "Niente slittamenti".
Bozen. Bolzano: monumenti fascisti, cortei contrapposti in città. Un migliaio di militanti dell'associazione di destra Casapound giunti con 15 pullman in difesa dei monumenti. L'Anpi: "Una vergogna per Bolzano, i monumenti vanno depotenziati con coraggio". BOLZANO. Oltre mille militanti di Casapound arrivati da tutta Italia in piazza della Vittoria a Bolzano per partecipare alla manifestazione indetta dalla destra radicale «a tutela dei monumenti del Ventennio, oggetto del recente accordo tra il ministro Sandro Bondi e la Svp che intende “depotenziarli”».
A 500 metri di distanza, in piazzetta Innerhofer, la contromanifestazione indetta dall’Anpi, a cui aderiscono dei partiti e dei movimenti della sinistra all’insegna della pacifica convivenza tra i gruppi linguistici. In mezzo, un cordone di sicurezza di trecento uomini tra carabinieri e polizia per evitare ogni contatto tra i due cortei.
In piazza della Vittoria i militanti di Casapound hanno allineato gli striscioni per una «Bolzano italiana». Vi sono delegazioni - arrivate con 15 pullman - dal Friuli Venezia Giulia, dalla Sardegna, dalla Puglia, Veneto, Liguria, Umbria, Calabria, Lazio, Abruzzo, Sicilia, Piemonte e Calabria. In piazzetta Innerhofer, invece, circa 400 persone hanno risposto all’appello anti-fascista dell’Anpi.
«La manifestazione dei Casapound costituisce una vergogna per Bolzano», ha detto il presidente dell’Anpi Lionello Bertoldi - Bolzano va fiera della sua ricchezza di lingue e di culture, della convivenza che è stata realizzata nel corso degli anni. I monumenti sono soltanto un ricordo del passato e possono costituire, semmai, un ammonimento perché questo passato non debba essere rivissuto. Perciò vanno “depotenziati” con un atto di coraggio»
Aosta. Il Syndicat autonome valdôtain des Travailleurs chiede chiarezza sul 17 marzo. Se è festa i costi non vengano fatti pagare ai lavoratori pubblici e privati. 05/03/2011. AOSTA. "Per celebrare una così importante ricorrenza storica, si potevano trovare soluzioni differenti anche con la concertazione con le parti sociali, senza creare disagi e dubbi interpretativi tra i lavoratori". Lo sostiene in una nota il Savt in riferimento al Decreto Legge con il quale è stata istituita per l'anno 2011 la festività del 17 marzo per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Il sindacato guidato da Guido Corniolo manifesta poi "contrarietà sulla scelta di scaricare sulle spalle dei lavoratori, pubblici e privati, gli oneri della festività, andando a modificare gli effetti giuridici e contrattuali della festività soppressa del 4 novembre, con la conseguenza che i lavoratori pagheranno questa decisione o vedendosi decurtare ore di permessi o con il mancato pagamento dell'ex festività".
Da piazza Manzetti, sede centrale del Savt, sottolineano, inoltre, "di non condivide nemmeno le motivazioni date per giustificare tale scelta, secondo le quali non si vorrebbero creare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private, in quanto si potrebbe verificare esattamente l'effetto contrario, dal momento che, soprattutto nei settori del commercio e del turismo, le attività non si fermeranno e le imprese si vedranno obbligate a pagare la giornata come festiva, con la relativa maggiorazione".
Per il Savt vi sono poi difficoltà di interpretazione sull'effettiva applicazione del Decreto Legge, in particolare per quel che riguarda il settore della pubblica amministrazione, visto che anche il quotidiano "Il Sole 24 Ore" mette in discussione la decurtazione delle ore, "ma al contrario sostiene che la festività del 17 marzo debba generare un giorno di 'ferie' aggiuntive. piero.minuzzo@gmail.com
Udin. Ater, 900 in attesa di un appartamento. di Domenico Pecile Il presidente: ci sono sempre meno risorse a disposizione e sempre più domande. Vuga: adesso spetterà alla Regione delineare i nuovi obiettivi per il settore dell’edilizia popolare. Forte la preoccupazione per l’azzeramento del contributo a fondo perduto (ex Gescal)
UDINE. Sono circa 900 le domande di assegnazione inevase di un alloggio. Lo ha reso noto ieri il direttore dell’Ater, Domenico Degano, nel corso della conferenza stampa per l’anniversario (che cade oggi) dei 90 anni della storia delle case popolari in Friuli. Un dato che conferma una criticità più volte denunciata dagli stessi vertici dell’Ater. Che è quella dell’azzeramento, da parte della Regione, dei fondi di rotazione che consentivano gli investimenti edilizi delle Ater.
Nel dettaglio, la Regione negli ultimi anni – ha spiegato il presidente, Attilio Vuga – ha consentito alle Ater di costruire alloggi grazie a fondi di rotazione che le Ater restituivano in 30 anni al netto degli interessi. È inevitabile che così facendo le Ater hanno espanso il debito. E intanto la Regione, nel 2010, ha azzerato anche i fondi di rotazione e ha reinserito soltanto interventi irreversibili. «Insomma – ha aggiunto Vuga – a oggi non esistono canali di finanziamento a nostra disposizione».
Dunque, il futuro delle Ater regionali – ha insistito Vuga – si prefigura comunque diverso a causa di diversi fattori, tra cui l’azzeramento dei contributo a fondo perduto per le nuove edificazioni (fondi ex Gescal) oltre, appunto, al tendenziale azzeramento del fondo di rotazione.
Ma il vero dato che fotografa l’attuale congiuntura è che se da un lato la crisi economica riduce la possibilità di intervento di Stato e Regione, dall’altra acuisce la domanda per una crescente fascia di popolazione in situazione di bisogno. «Spetterà alla Regione – ha detto ancora il presidente Vuga (alla conferenza stampa erano anche presenti i sui predecessori, Luciano Aita e Graziano Pizzimenti, e il consigliere comunale rappresentanza del Comune di Udine, Franco Della Rossa) – delineare la nuova mission per il settore case, e in questo le Ater si pongono quali interlocutori privilegiati per la lunga esperienza e la qualificata professionalità del personale operante». Resta comunque il dato positivo che gli interventi in corso di esecuzione riguardano 162 alloggi (di questi 23 in viale Della Valle-via Joppi, a Udine) per un ammontare di 20 milioni e 70 mila euro. E ancora: gli interventi edilizi in programma già blindati concernono 91 alloggi per un costo complessivo di 14 milioni 246 mila euro.
Ma i tagli ci sono, eccome. Nel 2011 saranno di oltre 29,8 milioni di euro, nel caso dell’Ater di Udine di meno 6,2 milioni. Tale riduzione di risorse determina ovviamente l’annullamento di una serie di interventi per nuovi alloggi già programmati e in qualche caso già progettati.
Ma, come detto, oggi è il “compleanno” dell’Ater. Che può vantare, nonostante diverse vicissitudini e un lavoro svolto anche in circostanze dolorose come quella del terremoto, un patrimonio accumulato di 7 mila 500 alloggi di edilizia sovvenzionata che vengono assegnati e gestiti in locazione a canoni agevolati.
Trento. Da Roma bomba su incentivi al fotovoltaico. 05/03/2011 16:06 TRENTO - «L'è ‘na scopelàda». Andrea Demozzi, presidente di Dolomiti energia rinnovabili, traduce così - in trentino verace - le conseguenze del decreto legislativo nazionale che rivoluziona, ma ancora non quantifica, gli incentivi per l'energia pulita, con un tetto inesorabile annunciato (gli 8mila megawatt di «alternative») e lo scopo dichiarato di stoppare le speculazioni «verdi» che, con i pannelli fotovoltaici a terra, hanno sacrificato aree verdi anche pregiate.
«La batosta è forte - continua Demozzi - i clienti vengono a dirci: adesso cosa facciamo? Lo stesso i nostri artigiani installatori. Anche clienti contrattualizzati a fine 2010, con la realizzazione dell'impianto programmato nel primo quadrimestre di quest'anno, sulla base del 3° conto energia dell'agosto, finiscono nell'incertezza, anche se entro il 30 aprile le tariffe sono quelle già fissate. Ma poi?».
Dall'età dell'oro all'età del buio? «Dell'oro non direi, perché il mercato è duro, i margini sono molto risicati, la concorrenza è agguerrita. Ma certo, in termini di quantità, nel 2009 abbiamo installato 1,9 mw, e nel 2010 abbiamo più che triplicato, arrivando a 6,1 mw. E adesso abbiamo lavori ad Ancona, a Viterbo, in Sardegna (pannelli sulle tettoie per il ricovero degli ovini, un cantiere da 1 mln) che sono in standby. Prima sapevamo che ci volevano 10 anni per il rientro dell'investimento, domani chissà. Tutti ora si aspettano una riduzione del costo dei moduli, ma non è detto che avvenga: la riduzione degli incentivi è una decisione italiana, altri Paesi - Germania in testa - vanno avanti, e il mercato dei componenti è globale».
Mauro Parisi, ad del gruppo Pvb (Petrolvilla - Bortolotti), di scuola Usa, cita una «massima da pub: per colpa di pochi sono sempre in tanti a pagare». Parisi si riferisce ai furbetti del fotovoltaico, ai casi - a Napoli, ma non solo - scoperti dai tecnici dell'Enel andati a certificare gli impianti, che hanno scoperto pannelli di polistirolo o cabine che funzionavano ancora a gasolio.
«Ci stiamo fumando - prosegue l'ad di Pvb - i 1200 mw residui prima degli 8mila e non conosciamo la nuova scala degli incentivi e quale sarà il limite annuale di potenza installabile. Il fotovoltaico non è stato solo business per i grandi produttori di pannelli cinesi e coreani, ma per i fornitori, per migliaia di aziende e di artigiani, e per il mondo bancario che ci coccolava. Ma se cancellano anche gli incentivi per le rinnovabili, che cosa resta da sviluppare in Italia? Se gli investitori cinesi trovano più interessanti la Grecia e Dubai, chi li farà tornare indietro?». Pgh
Trieste. Treno ad alta capacità Venezia-Trieste: «Serve al territorio, prima si fa meglio è» Politici e docenti favorevoli alla linea ferroviaria. Ma rimangono perplessità sui possibili tracciati. VENEZIA - «L’Alta Capacità Ferroviaria? Se c’era 20 anni fa era meglio. E prima si fa, meglio è, perché serve a questo territorio. Qui ci sono i porti dell’Alto Adriatico e da qui si passa per andare in Europa». Parola del professore Paolo Feltrin, docente di scienza dell’amministrazione e di metodologia della ricerca avanzata dell’Università di Trieste, che ha affrontato con assoluto disincanto, e senza badare alle suscettibilità dei presenti, il problema del Treno ad Alta Capacità tra Mestre e Trieste, intervenendo a Jesolo alla tavola rotonda sul tema «Tac, una stazione per le spiagge venete».
Al dibattito, promosso dal Comune con la collaborazione della Regione, sono intervenuti tra gli altri il sindaco Francesco Calzavara, l’assessore regionale Renato Chisso, quello provinciale Giacomo Grandolfo, il segretario della Fondazione Dolomiti Unesco Giovanni Campeol, l’europarlamentare Sergio Berlato, il docente di Marketing del Turismo a Ca’ Foscari Francesco Di Cesare e il dirigente regionale per le infrastrutture Stefano Angelini. «Sul dove far passare il Tac a me non importa – ha aggiunto Feltrin – e capisco che il ruolo della politica sia di trovare le mediazioni possibili. Importante è che si faccia e presto. Ma se mi si chiede dove stiano le convenienze, per me stanno sul cosiddetto tracciato basso. Di norma, il tracciato che ha meno resistenze è quello più lontano dalle case. E rispetto alle spiagge, all’economia turistica che non è delocalizzabile e che vede aumentare i suoi concorrenti, in ogni parte del mondo si dice che una linea ferroviaria vicina è meglio di una linea ferroviaria lontana. Oggi ovunque in Europa e nel mondo c’è fame di infrastrutture – ha concluso Feltrin – chi pensa che lo danneggino significa che ha la pancia piena, che è già ricco, che non vuole che altri si arricchiscano: è vecchio, ricco ed egoista».
Non sono mancati un po’ di gelo in sala e molti mormorii, in una platea formalmente unita nel sì al Tac, ma divisa e rumoreggiante sul dove farla passare. Per Calzavara, ciò che conta è appunto una stazione per le spiagge, ruolo che San Donà non svolge. Per Chisso, che non ama particolarmente il progetto di Rfi e il modo in cui è stato presentato, l’affiancamento ad infrastrutture esistenti significa distruzione di oltre un migliaio di case e vincoli di rispetto che nessuno accetterebbe quando si trattasse di collocare realmente l’opera sul territorio. Per il sindaco di Eraclea Graziano Teso, presente per pochi minuti, il Tac nel suo Comune sarebbe una sciagura. Per Berlato una ferita all’agricoltura. «Abbiamo il tempo per discutere – ha concluso Chisso – ma certamente il Tac lo faremo, dobbiamo farlo. E’ oggettivamente difficile trovare un equilibrio, ma il compito di chi amministra per il bene comune è di trovare quello migliore possibile. Alla fine si deve scegliere e di sicuro qualcuno dovrà subire i problemi. Per questo daremo la massima attenzione all’impatto e all’inserimento ambientale; io resto in ogni caso convinto che l’alta capacità sia e debba essere un’opportunità per il territorio e il suo futuro, in un sistema che vuole sviluppo e non può fare conto solo sul trasporto su gomma».
Treviso. "Razza Piave": ecco la lista civica di Muraro. Il simbolo: cavallino rampante bianco su fondo rosso. «Razza Piave»: si chiama così la lista civica padana che sosterrà la ricandidatura di Muraro alle elezioni provinciali. Una lista che avrò come sponsor Gentilini. Una lista che però non piace alla Lega.
«Razza Piave è il nome della mia lista civica. E' anche una dedica al valore della gente trevigiana, simboleggiata dal Piave, un simbolo per tutti i trevigiani, e dai cavalli bianchi, con cui i nostri contadini lavoravano quando non c'erano ancora i trattori».
La presentazione del simbolo ieri mattina alle grave del Piave, località Cimadolmo, ai piedi del ristorante «Alla Botte». Presente anche il segretario regionale della Lega Gian Paolo Gobbo.
Per la vittoria alle elezioni del 15 e 16 maggio Muraro quindi correrà anche anche una civica che - dopo opportuni sondaggi - non porterà nel simbolo il suo nome (come invece avvenne a precedenti provinciali per Luca Zaia, guardacaso ieri grande assente), ma solo un bel «Razza Piave» con cavallo bianco rampante molto Ferrari su fondo rosso.
E Gobbo non si è risparmiato qualche frecciatina: «Scopro che oltre al leòn di San Marco esiste anche il cavallo bianco del Piave. Bene, bene..». E poi, quel «Razza Piave», sa tanto di Sinistra Piave... «Possono votarla anche quelli della Destra Piave?» ha infatti incalzato Gobbo, che poi ha preso le distanze definendo freddamente «Razza Piave» una «lista alleata» a quella della Lega.
Vicenza. Federalismo? Paghiamo di più noi. LA POLEMICA. E Confturismo attacca sulla tassa di soggiorno: «Trasformeremo gli alberghi in luoghi di culto per avere anche noi l'esenzione» Artigiani e Commercianti: «Le proiezioni dicono che l'Imu ci costerà più dell'Ici attuale. Così non va» 05/03/2011. Federalismo sì, ma non così: il rischio concretissimo, con il passaggio dall'Ici all'imposta municipale Imu (l'una e l'altra escludono la prima casa e si concentrano sul resto), è che in tutti i Comuni le attività produttive paghino di più. Escluse le Regioni a statuto speciale: a loro la riforma federalista non si può applicare.
«PAGHEREMO DI PIÙ». Ne sono più che convinti alla Confcommercio Veneto: il presidente Massimo Zanon ha diffuso un grafico di Rete Imprese Italia - organizzazione nazionale di artigianato e commercio - che mostra come per tutte le categorie, chi più chi meno, il conto è destinato a crescere (vedi grafico). «Si continua a pensare che le imprese siano galline dalle uova d'oro anche in un periodo di crisi come questo. Un ulteriore aumento delle imposte - sottolinea Zanon (che non vede invece «tagli significativi agli sprechi») - graverebbe ancora una volta su quelle piccole e medie imprese che andrebbero incentivate, anziché castigate».
ALBERGHI: RIVOLTA "RELIGIOSA". Va anche peggio agli alberghi, che si troveranno colpiti pure dalla nuova tassa di soggiorno affidata dal decreto alla discrezionalità dei sindaci. Marco Michielli, presidente di Confturismo veneto, la butta sul religioso, perché la nuova tassa non cadrà su strutture ricettive legate a organizzazioni di culto: «allora - ironizza - i nostri alberghi e le nostre strutture ricettive praticheranno l'esercizio del culto». «Se finora ci eravamo battuti contro la tassa di soggiorno - annuncia Michielli - da oggi saremo al lavoro sui decreti attuativi per limitare i danni». Il decreto prevede un regolamento da adottare entro due mesi, ma scaduto il termine dà comunque potere ai sindaci di agire, se vogliono far scattare la tassa, decidendo eventuali riduzioni-esenzioni. «Certo che questo è un federalismo irriconoscibile rispetto ai buoni propositi iniziali», sbotta Michielli, che elenca le brutte novità per le imposte: addizionale Irpef subito fino allo 0,4%, tassa di soggiorno fino a 5 euro («è un errore, se non un'autentica porcata»), Imu che graverà di più sugli alberghi.
CONFARTIGIANATO: «ERRORE SULL'IVA». Il decreto sul federalismo porta più vantaggi che svantaggi, osserva Claudio Miotto presidente uscente di Confartigianato veneto. Ad esempio aver deciso la compartecipazione dei Comuni all'Iva creerà un meccanismo «di concorrenza sleale alla ricerca di attività produttive» (a cominciare dai centri commerciali, ovviamente) che producano più Iva e quindi più incassi per i Comuni stessi. In pratica così il federalismo «non è un inno alla responsabilità, ma una scelta di decentrare costi» portando i Comuni «ad aumentare le imposte per compensare minori entrate».
SBALCHIERO: DATI SCONCERTANTI. Anche Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Vicenza (e in pectore nuovo leader veneto), esprime tutta la sua perplessità perché il federalismo dovrebbe garantire «maggiore responsabilità delle amministrazioni pubbliche, migliori servizi, meno sprechi, eliminazione delle sovrapposizioni tra livelli di governo e dell'oppressione burocratica», e «risparmi destinati a ridurre la pressione fiscale». Ma non ci siamo, sottolinea, «se per esempio l'Imu dovesse aumentare per le imprese» come ha calcolato Rete Imprese. A livello di singola impresa l'aggravio di imposizione rischia di superare alcune migliaia di euro annue in base al Comune in cui ha la sede. Piero Erle
Parma. Crotti: "Il legame con il territorio ci permetterà di restare leader". Patrizia Ginepri E' una sfida decisiva quella che sta per affrontare il comparto del pomodoro da industria. Si è conclusa, infatti, la fase transitoria  prevista dall'applicazione della nuova Ocm e da quest'anno gli aiuti della Pac per gli agricoltori sono completamente disaccoppiati. Non solo: mentre in Italia è stata approvata la norma che rende obbligatoria l'etichetta di origine di tutti i prodotti alimentari, non esiste ancora un regolamento in materia a livello europeo. In parole povere, in un contesto radicalmente diverso, il sistema del pomodoro e in particolare, nel nostro caso, del nord Italia,  è chiamato a difendere la sua leadership europea, frutto di qualità e tradizioni secolari.
Marco Crotti, presidente di Boschi Food & Beverage e di Cio (Consorzio interregionale ortofrutticoli: 800 soci, 900 mila tonnellate di pomodoro prodotto) è ottimista: «Questi cambiamenti offrono grandi opportunità - premette - e la nostra area è strutturata per affrontarli. Sono convinto che il legame con il territorio renda più forti, ma bisognerà fare delle scelte».
Cosa intende dire?
Occorre lavorare insieme per una filiera agricola tutta italiana, dal campo allo scaffale. E in questa logica anche le istituzioni devono favorire la progettualità delle imprese impegnate a valorizzare il made in Italy.  Questa è la vera carta che il distretto del Nord deve giocare sul mercato globale: difendere la qualità del pomodoro, ma anche darsi regole che devono essere condivise e rispettate da tutti.
Lei quindi non parla di singole aziende...
La competizione oggi è fra distretti e noi dobbiamo difendere la qualità del pomodoro. Siamo forti nel momento in cui il made in Italy diventa un valore percepito. La sfida è un distretto che condivide comportamenti economici, ma anche etici e sostenibili, attenti al consumatore. Un territorio che sa anche comunicare valori che vanno al di là del prezzo, terreno quest'ultimo sul quale non possiamo competere oggi.
 In pratica come si traduce questa filosofia?
Come filiera dobbiamo trovare il giusto prezzo, le quantità giuste, capire qual è il rapporto domanda offerta, lavorare in un modo diverso in funzione del mercato. Il distretto è una grande opportunità ma tutta la filiera deve rispettare le regole decise insieme per valorizzare il nostro prodotto. Sicuramente questo vale più dei contributi comunitari.
 Come giudica l'accordo sul prezzo appena raggiunto?
L'industria ha fatto uno sforzo per aumentare il prezzo, la parte agricola non ha più una remunerazione diretta. E' la prima campagna che dobbiamo affrontare su un mercato per così dire più libero, ecco perché ho parlato di nuove regole.
Le basi però sono solide...
Il 70% della produzione ha come riferimento i mercati esteri. Dobbiamo puntare sulla distintività e a questo proposito attendiamo che l'Europa legiferi sull'etichettatura. E poi serve, come sempre una buona dose di innovazione, per rispondere ai bisogni di un consumatore oggi attento ed esigente. Bisogna far capire ciò che fa la differenza.
Bologna. Rinvio a giudizio per Gastone Poggi Il 're dei cinema' accusato di bancarotta fraudolenta. Il pm accusa Poggi di aver distratto complessivamente quasi 490.000 euro dalle sue societa’ (che a Bologna gestivano i tre cinema Arlecchino, Giardino e Medica Palace, oltre al Palace hotel) e di aver fatto sparire tutti i documenti contabili societari. Bologna, 5 marzo 2011 - Il crac finanziario (datato 2007) del ‘re’ dei cinema sotto le Due Torri, Gastone Poggi, fu un crac pilotato, che nascondeva in realta’ una bancarotta fraudolenta. Ne e’ convinta la Procura di Bologna, che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio per Poggi (oggi 75enne) con l’accusa di bancarotta fraudolenta.
L’inchiesta e’ stata condotta dal pm Antonello Gustapane, che basa le sue accuse sulle relazioni messe nero su bianco di tre curatori fallimentari e sulla perizia del consulente tecnico, accusa Poggi di aver distratto complessivamente quasi 490.000 euro dalle sue societa’ (che a Bologna gestivano i tre cinema Arlecchino, Giardino e Medica Palace, oltre al Palace hotel) e di aver fatto sparire tutti i documenti contabili societari. Le ditte di Poggi (Gestione Cinema, Palace sas, Generalgest, Cinegest e Blucinema) vennero dichiarate fallite dal Tribunale di Bologna il 9 marzo 2007, dopo che il 75enne, una settimana prima, aveva annunciato di aver portato i libri contabili ai giudici.
L’annuncio lascio’ Bologna sotto choc, a maggior ragione dal momento che a Poggi era stata affidata anche la gestione dell’Auditorium Manzoni fino al 2012.
Secondo il pm Gustapane, Poggi nei primi tre mesi del 2007 fece passaggi di denaro scorretti tra le sue societa’, spostando soldi da una all’altra (con prelievi, bonifici e assegni circolari) per coprire debiti di altre sue societa’. Favori’ inoltre alcuni creditori (che pago’) a dispetto di altri e distrasse altro denaro (tra cui gli incassi dei cinema di febbraio e marzo) per fini personali. Il pm Gustapane lo accusa anche di aver fatto sparire i libri contabili di tutte le cinque societa’, per rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio e i movimento finanziari. agenzia dire
Bologna. Il presidente del Cus: "Per avere le Universiadi, la caparra è di 20 milioni". Il via libera per le Universiadi 2019 arriva dal Cus Bologna. Francesco Franceschetti, presidente del Cus, è anche delegato Cusi (l’organismo nazionale) e, in quella veste, ha partecipato a tutte le Universiadi dal 1991 in poi. IL VIA LIBERA per le Universiadi 2019 arriva dal Cus Bologna. Francesco Franceschetti, presidente del Cus, è anche delegato Cusi (l’organismo nazionale) e, in quella veste, ha partecipato a tutte le Universiadi dal 1991 in poi. Da Sheffield a Fukuoka, da Pechino a Buffalo senza dimenticare Belgrado, Smirne e la Sicilia.
Franceschetti, favorevole o contrario al progetto?
«Favorevole, se n’era già parlato in passato. I tempi stringono e allora tanto vale ricordare la procedura che bisogna seguire».
Come ci si candida?
«Esiste una federazione internazionale, la Fisu, alla quale far pervenire la richiesta. La domanda viene formulata dall’ente nazionale, il Cusi che, nel nostro caso, dovrebbe coinvolgere il Cus Bologna».
Fin qui nulla di difficile. Ma è sufficiente?
«No. Serve una caparra».
Quanto bisogna versare?
«Venti milioni di euro».
E poi si parte?
«No, non basta. Bisogna anche pensare alla creazione di una sorta di villaggio olimpico, come accade per i Giochi».
Il motivo?
«I numeri delle Universiadi sono inferiori a quelli delle Olimpiadi. Ma parliamo di 8-9mila persone tra atleti, dirigenti, tecnici. Ci sono problemi di sicurezza: per questo serve la creazione di un villaggio. A Smirne, in Turchia, avevano realizzato un complesso per 4mila persone».
Che poi è rimasto inutilizzato.
«Al contrario. Il principio delle Universiadi è l’opposto. Per questo a Smirne il complesso è diventato uno studentato, capace di ospitare 4mila universitari. In Giappone hanno preferito puntare su un’edilizia residenziale. Si tratta di progetti importanti».
Cos’altro servirebbe?
«Un impegno politico. Non solo da parte del Comune ma pure della Regione. E un intervento del governo per finanziare non solo i progetti, ma le opere necessarie».
Il Cus negli anni ha dato vita a eventi di un certo spessore.
«Il Cross Country Mondiale universitario ai Giardini Margherita, i Campionati Nazionali nel 1997, il Mondiale di vela. Ma le Universiadi...».
 Lei è pronto?
«Sono presidente del Cus, delegato Cusi e un uomo di sport. Un progetto del genere non può che farmi felice. Ma l’entusiasmo che si è creato va guidato».di Alessandro Gallo
Firenze. Se la città è 'women friendly' si vive, lavora e diverte più facilmente. Gli indicatori di cui si è tenuto conto per stilare la classifica sono economici (come il tasso di occupazione femminile o le imprese rosa) e sociali (servizi del welfare). Firenze, 5 marzo 2011 - A pochi giorni di distanza dall'8 marzo, giorno della festa della donna, uno studio ha stilato la classifica delle province italiane più 'women-friendly' in base a una serie di indicatori, 19 per la precisione, tra i quali parametri economici (come il tasso di occupazione femminile o le imprese rosa) e sociali (ad esempio i servizi del welfare legati alla sanità e gli asili, sicurezza, cultura, servizi alle persona). Firenze risulta, con quattro stelle, terza in classifica, preceduta da Pescara e Teramo (cinque stelle) e a parimerito con La Spezia, Savona, Perugia e Ancona. Insomma, è il Centro Italia a dominare questa classifica.
In queste province, secondo lo studio, le donne vivono, lavorano, si divertono, trovano servizi sociali e alla persona, oltre che gli esercizi commerciali, più facilmente. Torino, Roma, Trieste, Trento e Genova solo alcuni dei capoluoghi che si meritano tre stelle mentre Milano e Monza e Brianza arrivano a 2 stelle con, tra le altre, Bologna, Modena e Brescia. Nelle classifiche parziali, invece, tenendo conto esclusivamente delle variabili economiche, a detenere il primato della competitività femminile è Prato, seguita da Roma, Bergamo, Torino, Ancona, Rimini e Monza e Brianza. Se infine si prendono in considerazione solo i parametri sociali vince Chieti, seguita da Teramo, Isernia e Pescara. La classifica Iwf (Index Women Friendly) è stata stilata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza.
Firenze. Tassa di soggiorno, Renzi. "Niente slittamenti". Linea dura del sindaco con gli albergatori: "Si parte nel 2011". Firenze, 5 marzo 2011 - Tassa di soggiorno, Renzi non vuole rimandare: "Si parte nel 2011. Se gli albergatori hanno voglia di smettere con i toni della crociata e discutere insieme, noi siamo disponibili''. Non dunque all'ipotesi slittamento al 2012.
''Io non ho molto apprezzato il tono con il quale si sono rivolti nei confronti dell'amministrazione in questi 4 mesi - ha spiegato Renzi, a margine del suo intervento all'Assemblea nazionale dei giovani imprenditori di Confartigianato in corso a Firenze -. Se si cambia il linguaggio e se vogliamo approfondire e discuterne insieme bene; ma si parte nel 2011''.
 

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