Potenza. Ecco le prove: era un disastro annunciato.
Reggio: una targa "Qui la ndrangheta non entra!". Talarico: «per un futuro libero»
Altri 100 milioni al Comune di Palermo.
Maltempo, due frane nel Catanzarese allerta meteo al Sud
L’olivicoltura pugliese per lo sviluppo della Filiera agricola tutta italiana
Società, terreni e case: sequestro da 52 milioni a trafficante di droga
Corte dei Conti, la crisi rifiuti può ripetersi.
Torna a Catania il “Mercato del Contadino”.
Catania. Piazza Carlo Alberto, una nuova domenica senza abusivi
Olbia, progetto per tremila posti barca.
Imprese giovanili, maglia nera al Sud.
Imprenditori assindustria incontrano ministro fitto a Termoli.
Maltempo riduce a risaia il Gargano.
Pesca, persi 4.500 posti in Sicilia.
Potatura, Vizzarri si conferma campione regionale.
Nucleare, il Governo getta la maschera.
Vomero, nel Parco Mascagna spunta il prato «di plastica»: ed è polemica.
Potenza. Ecco le prove: era un disastro annunciato. I tecnici dell'Autorità di bacino avevano segnalato i pericoli del ponte di Calciano. L'allarme nel 2007. Ma l'anno dopo la retromarcia e il declassamento del rischio
05/03/2011 POTENZA - Classe 3. «Situazione ad alta criticità» in una scala di «pericolosità, incombente e potenziale, per le persone e le cose».
Si sapeva già. E non da ieri. Il ponte che attraversa il letto del Basento in località “Pantano” di Calciano era sotto osservazione da anni. Gli esperti dell’Autorità di bacino lo avevano segnalato al Comitato istituzionale, presieduto dai vertici politico-amministrativi di Regione e Province almeno dal 2004.
«La pila numero 25 (...) presenta la venuta a giorno (affioramento in superficie.ndr) della fondazione e della palificata». Il rapporto è del 10 novembre del 2003.
Poco più di anno dopo i tecnici sono tornati nello stesso posto. «Le pile interessate sono la 1, la 2, la 3, e la 4 partendo da destra». È il 18 gennaio del 2005. «In corrispondenza di tali pile - prosegue il rapporto - sono in atto fenomeni di erosione che hanno comportato la venuta a giorno delle fondazioni. Per tale motivo di recente sono stati effettuati interventi di protezione delle fondazioni con gabbioni che allo stato attuale presentano segni di deformazione». A corredo della scheda informativa ci sono 28 immagini che fotografano lo stato delle cose.
«Si segnalano fenomeni di erosione a carico delle pile numero 1, 2, 3, 4. Tutte interessate dalla corrente». È il 18 gennaio del 2006. Altre fotografie. La classe di criticità è sempre la più alta, ma l’allarme deve ancora scattare.
«Si evidenziano fenomeni erosivi localizzati a carico delle pile numero 1, 2, 3, 4. Le suddette pile presentano la venuta a giorno dei plinti di fondazione. Tale situazione è particolarmente evidente intorno alle pile 1 e 2 da destra, dove la profondità di escavazione è di circa un metro, un metro e mezzo». Nelle foto si vede bene il plinto (blocco di calcestruzzo per fondazioni in superficie - senza scavo.ndr) “scalzato” dalla corrente, che ormai gli scorre sotto. «Rispetto alla situazione - prosegue il rapporto del 7 marzo del 2007 - documentata nella campagna di rilievi precedente si segnala che i fenomeni erosivi e di escavazione intorno alle pile del ponte sulla sponda destra sono notevolmente accentuati. Inoltre si rileva che i conci di cemento armato (blocchi compatti .ndr) che costituivano il muro di accompagnamento della soglia ubicata subito a valle sono andati a terra e possono costituire ostacolo al deflusso della corrente». Ma non solo. Senza una soglia di contenimento efficiente la corrente acquista velocità. L’acqua si fa turbolenta e se possibile scava peggio di prima.Questi sono i dati ufficiali dei cicli di “polizia idraulica e di controllo del territorio”, introdotti per decreto dal governo di Giuliano Amato dopo il disastro di Soverato del 12 settembre 2000. La piena del piccolo Beltrame, un torrente che nasce sulle colline dietro il paese, aveva inondato il camping “Le Giare”, un insediamento abusivo costruito in spregio delle normative in materia di sicurezza. Erano morte 13 persone e l’esecutivo aveva emanato un decreto con una serie di «interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, che prevedeva tra le altre cose «un’attività straordinaria di sorveglianza e ricognizione lungo i corsi d’acqua e le relative pertinenze, nonchè nelle aree demaniali, attraverso sopralluoghi finalizzati a rilevare le situazioni che possono determinare maggiore pericolo, incombente e potenziale, per le persone e le cose, e a identificare gli interventi di manutenzione più urgenti».
I dati raccolti sul terreno vengono trasmessi periodicamente agli organi competenti, e di fatto la relazione del 2007 aveva fatto un certo scalpore. Poi è arrivata la marcia indietro. Il 10 giugno del 2008 due tecnici ritornano a Calciano. Sulla scheda sono identificati per nome. Scrivono che «un ramo del fiume defluisce a ridosso della 1 e 2 (sempre le pile.ndr) a partire dalla sponda destra. Si osserva un modesto fenomeno di erosione della sponda in prossimità della pila 1, mentre il fenomeno di erosione della pila 2 è maggiore. Lo stato delle pile e delle fondazioni è buono. La platea delle pile è rivestita in pietre. La struttura del ponte non presenta fenomeni di dissesto». E il rischio viene declassato. Da «situazione ad alta criticità», che è la classe prevista per «i manufatti e le opere idrauliche che presentano evidenti segni di dissesto e/o di degrado strutturale e le situazioni che limitano e/o condizionano il regolare deflusso delle acque». E «richiedono, da parte del proprietario o del gestore dei manufatti o delle opere, l’avvio di un’attività di monitoraggio continuo, al fine di valutare i trend evolutivi dei fenomeni in atto o potenziali, e l’obbligo di relazionare all’Autorità di Bacino, con cadenza semestrale sulla evoluzione delle criticità riscontrate e sulla necessità o meno di assicurare interventi di consolidamento e/o di ripristino» A «situazione a media criticità», che è la classe prevista per i casi di «intasamento in alveo provocati da vegetazione folta, di interruzioni, erosioni o cedimenti di argini, briglie opere idrauliche o altri manufatti che pur determinando problemi di natura idraulica, allo stato attuale non rappresentano fonti di pericolo per l’incolumità delle persone». E vanno tenuti sotto osservazione «al fine di valutare eventuali aggiornamenti dei fenomeni riscontrati». Tutto qui. Leo Amato
http://www.ilquotidianoweb.it/it/basilicata/matera_ponte_calciano_relazione_autoria_bacino_2007.html
Reggio: una targa "Qui la ndrangheta non entra!". Talarico: «per un futuro libero»
La targa recante la scritta "Qui la ndrangheta non entra" sarà esposta all’esterno degli uffici di ogni ente, primo fra tutti Palazzo CampanellaLa
05/03/2011 La targa antimafia «Qui la ndrangheta non entra!» è frutto di un ordine del giorno sottoscritto dal presidente Francesco Talarico e dal presidente della Commissione contro la ndrangheta, Salvatore Magarò, approvato all’unanimità durante la seduta del 22 febbraio scorso dal Consiglio regionale, e che sarà presto disponibile gratuitamente per i 409 comuni calabresi e per le istituzioni locali che ne faranno richiesta. Lo ha deciso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio della Regione, concretizzando così uno dei percorsi di legalità decisi dalla massima assemblea elettiva calabrese.
«Stiamo per inviare una lettera a tutti gli enti – ha detto il presidente Francesco Talarico (in foto) - per rendere vero un indirizzo politico voluto dal Consiglio regionale, che ha scelto, è il caso di ribadirlo, di scrivere parole nette contro la criminalità mafiosa e a sostegno di chi vuole reagire all’arroganza della ndrangheta, per un futuro libero dalla violenza e dalla prevaricazione.
Esporre la targa all’esterno degli uffici di ogni ente, primo fra tutti Palazzo Campanella – ha sottolineato Francesco Talarico – è un dato carico di simbolismo e, allo stesso tempo, squilla come sostegno per chi esercita in maniera trasparente il mandato di amministratore pubblico, e come monito per coloro i quali vogliono a tutti costi torcere a proprio beneficio con la violenza e l’illegalità gli interessi di intere comunità. Agli enti, inoltre, chiederemo che i momenti dell’affissione della targa diventino occasione pubblica solenne, di incontro corale di ogni comunità calabrese, che vuole testimoniare, insieme al Consiglio regionale, la sua ferma opposizione alla 'ndrangheta».
«Per tale motivo – ha aggiunto il presidente Talarico – concorderemo che ad ogni cerimonia di affissione, assieme a gruppi di ragazzi e ragazze delle scuole, di rappresentanti delle associazioni locali, vi sia presente anche un membro dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio o un Consigliere regionale, proprio per riaffermare il senso compiuto della massima unità delle rappresentanze elettive e democratiche della Calabria nei confronti del crimine organizzato.
«Il 22 febbraio scorso – ha ricordato il Presidente Talarico – superando ogni divisione ideologica e di partito, il Consiglio regionale ha espresso con chiarezza la volontà di affrontare con priorità ed urgenza i temi della lotta alla ndrangheta, testimoniando che l’impegno contro questa forma di crimine organizzato è patrimonio costitutivo dell’Istituzione regionale. A questa volontà, oggi, stiamo dando testa e cuore, con l’obiettivo di liberare le pubbliche istituzioni da ogni tentativo di infiltrazione da parte delle associazioni criminali.
«Sono certo – ha concluso Francesco Talarico – che la decisione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio sarà accolta con convinto favore da quanti si trovano in prima linea, e gli amministratori locali lo sono, ad arginare quotidianamente condizionamenti e minacce, a subire atti di intimidazione, talvolta anche contro la persona, che negli ultimi anni, nonostante lo straordinario impegno dello Stato e delle sue articolazioni sul territorio, sono cresciuti in maniera esponenzialmente insopportabile».
Altri 100 milioni al Comune di Palermo. di Giulio Ambrosetti 5 marzo 2011 - Chi l’ha detto che il governo nazionale è avaro verso il Sud? Certo, se i soldi debbono servire per gli investimenti – magari per le infrastrutture – Berlusconi, Tremonti e compagnia bella nicchiano (se diciamo ‘compagni’, voi lo capite, si potrebbero offendere).
Ma se c’è da foraggiare le clientele di un’amministrazione comunale – un esempio a caso: il Comune di Palermo – non ci sono problemi. E infatti ecco la notizia fresca fresca di giornata: il governo Berlusconi, che non eroga le risorse Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) alle Regioni del Mezzogiorno per paura che i soliti amministratori del Sud li sperperino in mille clientele, starebbe per erogare all’amministrazione comunale del capoluogo siciliano, retta da Diego Cammarata – altri 100 milioni di euro. Sì, avete letto bene: altri 100 milioni di euro. Perché il governo Berlusconi, appena qualche anno fa, ha già erogato al Comune di Palermo prima 130 milioni di euro e, in seconda battuta, altri 150 milioni di euro.
Ora è in arrivo la terza battuta, sollecitata, a quanto pare, dal ministro Angelino Alfano, dal presidente del Senato, Renato Schifani, dal coordinatore nazionale dei Popolari per l’Italia di domani, Saverio Romano e, naturalmente, dal sindaco Cammarata.
Di questa storia, fino ad oggi, si sa molto poco. Un uomo che da anni si occupa del Comune di Palermo – parliamo di Leonardo D’Arrigo, consigliere comunale di lungo corso e oggi capogruppo dell’Mpa a Sala delle Lapidi – confessa di aver ‘naschiato’ qualcosa. “Ma – aggiunge – è solo una voce che, a lume di naso, non mi sembra campata in aria. Anzi. A questo proposito, sarebbe bene che il sindaco Cammarata venisse in consiglio comunale per spiegarci come intende spendere queste somme”.
I soldi dovrebbero essere messi a disposizione dal ministro dello Sviluppo economico, Giulio Tremonti, e dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Sulla natura di queste somme si sa poco: potrebbero essere risorse del Fas, considerato ormai “il bancomat di Tremonti”; ma potrebbero essere soldi del ministero del Lavoro.
Incerte sono anche le modalità di erogazione. I 100 milioni, infatti, potrebbero non finire nel bilancio del Comune, che avrebbe soltanto la disponibilità di tali somme. La differenza non è di poco conto.
Avendo soltanto la disponibilità del ‘malloppo’, Cammarata e compagni avrebbero solo la facoltà di presentare a Roma i pagamenti da effettuare.
Il governo nazionale, detto in parole più crude, vuole vedere come a Palermo spenderanno questi soldi. Sembra che Tremonti non sia molto felice, considerato che il Comune di Palermo, nel giro di qualche anno, per precari & clientele varie, ha fatto fuori 380 milioni di euro.
E allora la domanda: come li spenderanno questi soldi? Il bilancio del Comune è “sano”, come ripetono spesso Cammarata e i suoi ‘mentori’ della finanza ‘creativa’. E hanno ragione.
L’amministrazione comunale, infatti, ha scaricato elegantemente tutti i debiti (leggere pagamento degli stipendi dei precari stabilizzati) sulle società collegate. E infatti, a quanto si sussurra, i 100 milioni dovrebbero servire per prepensionare un bel po’ di personale e, in generale, per riorganizzare le aziende.
La Gesip, per esempio – una società dove sono ‘parcheggiati’ circa mille e 800 precari – dovrebbe essere assorbita. Da chi? Non si capisce. “Un altro aspetto da approfondire”, sottolinea D’Arrrigo.
L’unico dato certo è che, ormai, non al Comune di Palermo, ma in tutto l’arcipelago delle società collegate mancano ordinariamente – cioè ogni anno – 105 milioni di euro all’anno: 55 per la Gesip e 50 per le altre società collegate. E siccome, tra qualche anno, arriverà anche in Sicilia il federalismo municipale, i palermitani sappiano già da ora che questi soldi li pagheranno loro con nuove imposte. E con gli interessi.
Maltempo, due frane nel Catanzarese allerta meteo al Sud
Due movimenti franosi nel Catanzarese hanno provocato la chiusura della statale 106. I territori più colpiti nelle ultime ore sono Soverato e Montepaone 05/03/2011 Dopo una brevissima tregua torna a farsi sentire il maltempo sul territorio regionale. Due frane hanno bloccato questa mattina la strada statale 106 nei pressi dello svincolo di Soverato, sulla costa ionica catanzarese. I movimenti franosi, causati dalle abbondanti piogge delle ultime ore, hanno invaso la strada, a distanza di pochi metri uno dall’altro.
In un caso sono rimaste bloccate alcune autovetture e gli automobilisti sono stati soccorsi dai vigili del fuoco del comando provinciale. La circolazione nella zona sta subendo notevoli rallentamenti per la chiusura di un senso di marcia. Sul posto sono al lavoro le squadre di emergenza dell’Anas e le forze dell’ordine. La zona più colpita è quella compresa tra Soverato e Montepaone.
A REGGIO C'E' GRANDE ATTENZIONE
L'allerta meteo per le prossime ore diramata dal Dipartimento della Protezione Civile, viene seguita con grande attenzione dalle strutture di pronto intervento del Comune di Reggio Calabria, che sono coordinate dal sindaco Giuseppe Raffa. Il primo cittadino ha convocato i responsabili della Protezione Civile comunale e i vertici del settore lavori pubblici per predisporre un piano d’intervento nel caso in cui il maltempo dovesse riproporre la drammatica situazione degli ultimi giorni. Lo stesso Sindaco invita la cittadinanza alla massima cautela negli spostamenti, in particolare nelle zone dove è presente il pericolo di frane, dove insistono corsi d’acqua e in prossimità di quei siti particolarmente vulnerabili dalle precipitazioni atmosferiche.
LE PREVISIONI
Gli esperti del Dipartimento della Protezione Civile, sulla base delle previsioni disponibili, prevedono che a partire da oggi sulle regioni meridionali, si registreranno precipitazioni sparse e temporali localmente anche molto intensi, accompagnati da fulmini e forti raffiche di vento. Il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione in stretto contatto con le prefetture, le regioni e le strutture locali di protezione civile.
L’olivicoltura pugliese per lo sviluppo della Filiera agricola tutta italiana Unico strumento, dunque, per garantire trasparenza e rintracciaibilità sono gli accordi di filiera che ricreano equilibrio all’interno del segmento agroalimentare
Fonte: © COLDIRETTI.it - Pubblicata il 04/03/2011
FOGGIA - «Poteva essere in armonia con la battaglia portata avanti da Coldiretti per la tutela dell’olio extravergine di oliva ‘Made in Italy’ il Regolamento 61 del 24 gennaio 2011 relativo alle caratteristiche degli oli di oliva e degli oli di sansa d'oliva e all’introduzione di metodi di analisi e di nuovi parametri dei metil esteri degli acidi grassi (MEAG) ed etil esteri degli acidi grassi (EEAG) che consentiranno di svelare la presenza dei suddetti oli deodorati negli oli extravergine d'oliva. Purtroppo, la Comunità europea e i nostri parlamentari a Bruxelles hanno perso l’ennesima occasione per infliggere un duro colpo ai sofisticatori. Infatti, l’entrata in vigore a partire dal 1° aprile 2011 consentirà agli industriali di continuare ad imbottigliare, secondo i vecchi parametri, olio che circolerà per 18 mesi. L’impiego del metodo basato sulla ricerca degli alchil esteri e dei metil alchil esteri può essere efficacemente utilizzato per mettere in risalto oli di scarsa qualità, ma non necessariamente oli deodorati; infatti tali composti non si formano come diretta conseguenza del processo di deodorazione degli oli, ma in seguito a fenomeni fermentativi e degradativi delle olive di scarsa qualità, danneggiate o stoccate in condizioni non idonee prima della lavorazione». Così il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, ha aperto i lavori del convegno sul tema ««L’Olivicoltura Pugliese per lo Sviluppo della Filiera Agricola Tutta Italiana», organizzato alla Camera di Commercio di Foggia.
Unico strumento, dunque, per garantire trasparenza e rintracciaibilità sono gli accordi di filiera che ricreano equilibrio all’interno del segmento agroalimentare, dato che oggi per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti oltre la metà (il 60 per cento) va alla distribuzione commerciale, il 23 per cento all’industria di trasformazione e solo il 17 per cento per remunerare il prodotto agricolo
«Il progetto Lupi, sviluppato dagli Oleifici Mataluni in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, nasce dall’idea – ha spiegato il Presidente degli omonimi oleifici, Biagio Mataluni - di portare un prodotto «premium» italiano nella grande distribuzione. La scelta di puntare sul 100% italiano, non è casuale ed è stata dettata proprio dalla volontà di restituire dignità al sistema produttivo dell’olio italiano attraverso il coinvolgimento diretto dei diversi attori della filiera.».
«Il Regolamento 61/2011 – ha detto senza mezzi termini Antonio De Concilio, Direttore della Coldiretti Puglia - si è rivelato un bluff. Il parametro di valutazione per scoprire la presenza di alchil esteri è rappresentato da un valore soglia talmente alto che di fatto non scoraggia la produzione di oli extravergini «falsati», piuttosto apre nuovi e più redditizi scenari per i sofisticatori. La deroga, poi, rappresenta una ulteriore concessione in favore degli industriali per smaltire le scorte di magazzino. Ecco perché per la prima volta gli industriali, sempre contrari a regole, parametri e resistenti verso etichettature troppo stringenti, hanno esultato. Ciò deve indurci a rimanere vigili su quanto sarà scritto in materia di etichettatura a livello comunitario e a preservare la legge nazionale sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta approvata all’unanimità dal Parlamento, denunciando, in tutte le sedi e nelle piazze, qualunque tentativo di chi, per interesse «particolare», tenta di «boicottare» un processo di democrazia e di trasparenza dell’informazione su ciò che mangiamo».
Sono circa 2.000.000 i quintali di olio, quasi pari alla produzione regionale, importati ogni anno per essere miscelati con quello del nostro territorio, mentre sfuggono ad ogni possibile calcolo le importazioni di olio - non di oliva - che si trasformano nel prezioso oro pugliese. Importante il lavoro svolto negli ultimi anni dal gruppo di ricerca del laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, guidato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi, che si è occupato di caratterizzazione di oli extravergine di oliva (blend e monovarietali), mediante tecniche avanzate di indagine come la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) ad alto campo, in combinazione con l’analisi statistica multivariata. Il comparto olivicolo-oleario è uno dei settori più colpiti da frodi e sofisticazioni in Puglia. Nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, sono circa 500 i milioni di litri di olio di oliva importati ogni anno per essere miscelati con quello italiano ed in particolare con quello pugliese, dato che l'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale è pari al 32% e al 12% su quella mondiale.
Società, terreni e case: sequestro da 52 milioni a trafficante di droga
I beni sono riferibili a Giovanni Sciacca, arrestato nel corso del 2010 ed attualmente detenuto
CASERTA - Società, terreni e case, per un valore complessivo di oltre 52 milioni di euro: è l'ammontare del sequestro operato dalla Guardia di Finanza della compagnia di Mondragone sui beni riconducibili a Giovanni Sciacca, arrestato nel corso del 2010 ed attualmente detenuto per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’operazione, disposta con decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Pilla, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del Tribunale di Napoli.
Le indagini, avviate dopo l’arresto di Sciacca, hanno consentito di individuare un complesso patrimonio societario e immobiliare intestato a diversi prestanome e utilizzato per il controllo e la gestione di 3 società e di numerosi terreni e immobili. I militari hanno sequestrato quote delle società Agrimeccanica s.r.l., Miramare Resort s.r.l. e DLH s.r.l. tutte operanti a Mondragone e attive, rispettivamente, nella produzione di macchinari e utensili agricoli, nel settore alberghiero e in quello della promozione immobiliare, con relativo patrimonio composto da otto rapporti bancari attivi, quattro fabbricati industriali e quattro terreni seminativi e infine tre autovetture aziendali e due autocarri; posti sotto sequestro anche due immobili e cinque terreni seminativi collocati tra i Comuni di Mondragone e Carinola.
Redazione online
Corte dei Conti, la crisi rifiuti può ripetersi. NAPOLI. Per quanto riguarda l'emergenza rifiuti «in quindici anni di esperienza emergenziale si è giunti a due risultati concorrenti: la spendita di enormi somme di pubblico denaro e l'inutilità di tale spesa». È l'accusa contenuta nella relazione letta oggi da Filippo Esposito, procuratore regionale facente funzione presso la sezione giurisdizionale per la Regione Campania in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
«Le crisi drammatiche e ricorrenti sono sotto gli occhi di tutti - ha aggiunto Esposito - con la precisa percezione che nulla è ancora risolto e che tutto possa ancora ripersi».
«Alla base delle gravi emergenze vi è una serie di omissioni e inadempienze, da attribuire alle molteplici incertezze normative, a una carente programmazione, nonchè alla incapacità di taluni amministratori di attivare tempestivamente i fondi stanziati per la realizzazione di essenziali infrastrutture». È quanto ha denunciato nella sua relazione il presidente della sezione giurisdizionale per la Campania della Corte dei Conti, Fiorenzo Santoro, nel corso della inaugurazione dell'anno giudiziario parlando dell'emergenza rifiuti in Campania.
Santoro ha anche parlato di una incapacità «di ottemperare ad una corretta comunicazione con le popolazioni di riferimento», ricordando che «a tali lacune non sempre ha corrisposto l'azione sostitutiva delle Strutture commissariali, le quali hanno assunto un ruolo onnicomprensivo di programmazione, attuazione e gestione dell'intero ciclo dei rifiuti, con la deresponsabilizzazione da parte dei livelli istituzionali ordinariamente competenti in materia».
Torna a Catania il “Mercato del Contadino”. di BlogSicilia 5 marzo 2011 - Torna la mattina di domenica 6 marzo, a piazzale Raffaello Sanzio, il “Mercato del contadino”, organizzato da Provincia regionale di Catania, insieme a Coldiretti, C.i.a. e Codacons.
Attraverso la vendita diretta, le piccole aziende agricole mettono in commercio i loro prodotti, ribadendo anche a Catania una tendenza affermata all’estero. Il “Mercato del contadino”, offre spazio ai piccoli produttori locali di frutta, verdura, conserve, formaggi, miele, vino, prodotti di bosco e alimenti tipici del comprensorio etneo, dove è possibile compare direttamente dal produttore, senza intermediazioni di mercato e con risparmio di denaro. “Il sostegno al comparto agroalimentare, la genuinità dei prodotti, i prezzi contenuti e il rapporto diretto produttore-consumatore sono le carte vincenti della formula
“Kilometrozero”– ha affermato il presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione-. La filiera corta, tracciabilità del prodotto, trasparenza nei prezzi e l’eccellenza dell’offerta del “paniere” dell’Etna sono una vera e propria garanzia per i consumatori e fanno del Mercato del contadino un appuntamento immancabile per le famiglie”.
Catania. Piazza Carlo Alberto, una nuova domenica senza abusivi
di BlogSicilia 5 marzo 2011 - Anche questa domenica, la terza consecutiva, Piazza Carlo Alberto sarà libera dagli ambulanti abusivi. Dopo gli apprezzamenti generali dlee settimane precedenti, domani Domenica 6 Marzo ci sarà ancora l’interdizione alle bancarelle selvagge in Piazza Carlo Alberto, luogo di grande attrattività e potenzialità turistica di Catania.
Lo rende noto l’assessore alle attività produttive del Comune di Catania, Franz Cannizzo, nella foto, dopo un incontro avuto ieri pomeriggio con il Sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli per mettere a puanto ancora nuovi dettagli dell’iniziativa.
“Ho già concordato con il Comandante dei Vigili Urbani, Alessandro Mangani e con l’Assessore Massimo Pesce – evidenzia l’Assessore Cannizzo – i termini dell’attività di contrasto dell’abusivismo commerciale in programma Domenica prossima con un presidio imponente di uomini e mezzi della Polizia Municipale, sin dalle prime ore del mattino, impedendo che si formi un mercato sponetaneo abusivo e senza nessuna regola, con grande disagio per i residenti. Confermo l’intenzione dedll’Amministrazione Comunale di valorizzare l’intera area di piazza Carlo Alberto e proprio per questo abbiamo in programma – continua l’assessore – un calendario di eventi di attrazione per i bambini e ricreativi che offriremo alla città con l’arrivo della stagione primaverile tuute le domeniche mattina. Rinnovo, anche a nome del sindaco, l’invito ai catanesi – conclude Franz Cannizzo – a ritrovarsi anche questa domenica mattina, per quello che è da considerare ormai un appuntamento fisso, a Piazza Carlo Alberto, al fine di dare un segnale anche fisico, come è successo domenica scorsa, di riappropriazione dei cittadini di questa parte della città“.
Olbia, progetto per tremila posti barca. Il turismo nautico vuole battere la crisi. "Arriveremo a superare i tremila posti barca solo ad Olbia". E' una delle anticipazioni sul piano regolatore del presidente dell'Autorità portuale del Nord Sardegna, Paolo Piro, nel corso dell'intervento di questa mattina al Forum Economia Gallura "Battere la crisi e tornare a crescere insieme".
Il progetto è stato illustrato al Forum Economia Gallura "Battere la crisi e tornare a crescere insieme".
"In tutto il golfo, tenendo conto delle realtà già esistenti - continua Piro - sarà quindi ipotizzabile l'ormeggio contemporaneo di almeno 2.300 imbarcazioni e navi da diporto. Ulteriori spazi sono individuati tra l'insenatura settentrionale di Porto Romano e quella meridionale di via Redipuglia, entrambe attualmente utilizzate per l'ormeggio di natanti di piccole dimensioni, di proprietà di pescatori locali, spesso non professionisti, e di semplici appassionati. In accordo con l'Amministrazione comunale si è deciso di destinare l'insenatura di Porto Romano alla nautica minore, mentre via Redipuglia verrà destinata, per la porzione settentrionale dell'insenatura a questo genere di attività; la sponda meridionale e la porzione di specchio acqueo prospiciente, invece, saranno dedicati ai servizi di assistenza tecnica e commerciale della nautica da diporto ed alle imbarcazioni da pesca".
Tracciata la mappa del diportismo a Olbia. Ecco le aree: il tratto di costa compreso fra la testata del molo Brin, da utilizzare per il transito di piccole unità da crociera e mega yacht, ed il viadotto di attraversamento dell'insenatura terminale meridionale del golfo (affacciata a Via Redipuglia sul lato Nord, ad un quartiere abitativo sul lato Sud), la parte a Nord del terminale dell'Isola Bianca e compreso fra il limite della zona destinata a traffico crocieristico (molo 2 bis) e il viadotto di attraversamento del porto romano e il tratto a sud di Cala Saccaia, destinato a strutture per la nautica da diporto a limitato impatto ambientale.
"Complessivamente - ha detto Piro - le tre zone individuate dal Prp coprono un'area dell'ordine di 285.000 metri quadrati, che corrisponde ad un numero medio di 1.900 imbarcazioni ormeggiate, con un rapporto di 150 metri quadrati per posto barca".
Imprese giovanili, maglia nera al Sud. E il capitale privato le snobba
di Antonella Sferrazza 5 marzo 2011 -
Prima la Provincia autonoma di Trento, poi Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Umbria: in queste regioni i giovani trovano le condizioni più favorevoli per l’avvio di attività imprenditoriali. In fondo alla hit parade, stilata dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentata oggi all’Assemblea nazionale dei giovani imprenditori di Confartigianato a Firenze, si confermano le ragioni del Sud.
Non stupisce quindi che la maglia nera vada a Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna e Molise.
Anche perché in queste regioni le imprese e i giovani si confrontano con realtà diverse da quella settentrionale. Partono da condizioni di svantaggio competitivo. Per la carenza di infrastrutture, ad esempio, che penalizza le imprese meridionali in maniera pesante. Connect to compete è lo slogan della Banca Mondiale e il Mezzogiorno è totalmente “disconnesso”.
Non è un caso che, in questo contesto, anche il capitale privato, che potrebbe investire su nuove avventure imprenditoriali , tende a starsene alla larga. Lo conferma annualmente l’Aifi, l’associazione italiana per il private equity.
Anna Gervasoni, il direttore generale spiega: “Il private equity ha difficoltà a decollare nel Meridione innanzi tutto per via di un contesto ambientale complicato, dove mancano infrastrutture e collegamenti adeguati. Gli operatori, infatti, cercano aziende che abbiano la possibilità di crescere e internazionalizzarsi e la presenza di un contesto difficile rende questo processo particolarmente faticoso”.
Per chiarezza, il private equity riguarda l’acquisizione di partecipazioni azionarie in imprese non quotate, che abbiano un potenziale di sviluppo tale da consentire l’ottenimento di un plusvalore sulla successiva vendita della partecipazione, la quale viene mediamente detenuta per un periodo che va da 3 a 7 anni. Uno strumento, caratterizzato da apporto non solo di capitale di rischio ma anche di know-how.
Il dato più eclatante del rapporto Aifi dell’anno scorso è l’assoluta disomogeneità geografica dell’attività di private equity: il 77% si sono concentrate al Nord, il 16% al centro e solo il 7% nel Meridione (3 i Campania, 3 in Sardegna; 2 in Sicilia; 1 in Puglia).
Imprenditori assindustria incontrano ministro fitto a Termoli. Il ministro Raffale Fitto, che lunedì prossimo sarà nella cittadina adriatica per un incontro istituzionale, discuterà con gli imprenditori locali di sviluppo ed economia. L’incontro è organizzato per lunedì 7 marzo nella zona industriale di Termoli, dove il ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale si confronterà con Assindustria Molise.
Durante l’incontro si discuterà degli orientamenti del governo riguardo alle politiche di sviluppo per le aree meno sviluppate del Paese e delle prospettive di crescita della nostra regione anche alla luce della prossima attuazione del federalismo.
Maltempo riduce a risaia il Gargano. ZAPPONETA - Ancora una volta il piccolo centro rivierasco del basso tavoliere deve subire i danni causati dalle abbondanti piogge, abbattutesi, in questi ultimi giorni, su tutta la fascia costiera adriatica. Un bilancio sempre più catastrofico per una situazione sempre più critica ogni qual volta che la sua fascia costiera, che va dal villaggio turistico “Ippocampo” fino a foce Aloisa, viene colpita da violenti nubifragi. La situazione, dopo l’ultimo nubifragio dei giorni scorsi, è drammatica anche e soprattutto a causa dell’esondazione del canale “Peluso”, che divide i territori dei Comuni di Manfredonia e di Zapponeta, le cui acque, dopo aver rotto gli argini, hanno inondato i terreni coltivati circostanti fino ad arrivare alle porte del centro abitato zapponetano.
Un ennesimo “Sos” è stato lanciato, in questi giorni, dagli agricoltori zapponetani, alle istituzioni preposte (Comune, Provincia e Regione), dopo aver constatato che le abbondanti e persistenti piogge, hanno nuovamente sommerso e distrutto intere coltivazioni di “primizie” di carote e cipolle, colpendo, ancora una volta, gravemente, l’intera economia locale.
E’ bene ricordare che Zapponeta è un piccolo centro della Provincia di Foggia, la cui economia si basa essenzialmente sull’agricoltura. Nel piccolo centro rivierasco, infatti, il 95% della popolazione lavora nei campi come bracciante agricolo e circa 150 sono coltivatori diretti. Una delegazione dei disastrati agricoltori si è portata a palazzo di città per chiedere, al sindaco, Francesco D’Aluisio, di attivarsi per richiedere le necessarie provvidenze regionali e governative. Nella mattinata di ieri l’assessore comunale Ruggiero Delvecchio si è recato a Foggia, dall’assessore provinciale Farina, per chiedere un urgente intervento della provincia. Farina si è subito mobilitato per reperire le pompe di emergenza da posizionare nei punti di raccolta delle acque stagnanti, che gli stessi agricoltori zapponetani avevano individuato e segnalato. Ma, di fatto, fino a ieri, non una goccia di acqua è stata ancora aspirata dai terreni inondati.
Purtroppo il problema dei continui allagamenti del arenili continuerà a persistere ogni qualvolta cadono sulla zona abbondanti piogge, finchè non saranno realizzate, dalle istituzioni preposte (Provincia, Regione, Consorzio di Bonifica di Capitanata), idonee strutture, quali canali adiacenti i terreni ed idrovore di drenaggio, necessarie per far convogliare le acque piovane in esubero per smaltirle nel mare Adriatico. Finanziamenti dalla Regione Puglia per gli agricoltori danneggiati dalle alluvioni.
La giunta regionale pugliese ha stanziato un contributo di 900 mila euro in favore delle imprese agricole colpite dagli eventi meteorologici eccezionali, nei periodi marzo-aprile 2009, giugno 2009, marzo 2010 e ottobre-novembre 2010. Ad annunciarlo è il consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd) il quale informa che tra i Comuni che potranno beneficiare del contributo c’è anche quello di Margherita di Savoia. Per cui invita gli operatori colpiti dalle avversità atmosferiche ad attivare tutte le procedure necessarie presso gli uffici comunali per il recupero delle somme a disposizione. Mennea, poi, stigmatizza “la latitanza del governo nazionale, che nel decreto “Mille proroghe” ha pensato solo a Liguria e Veneto, dimenticando e penalizzando, per l’ennesima volta, il Mezzogiorno e la Puglia”.
Ma intanto, a Margherita di Savoia piove sul bagnato. Le piogge torrenziali dei giorni scorsi hanno provocato l’ennesimo l’allagamento degli arenili, invadendo anche la strada provinciale per Zapponeta, chiusa al traffico veicolare. Danni ingenti e agricoltori nuovamente in ginocchio. Si tratta, ormai, di un fenomeno sin troppo ricorrente. E’ già accaduto cinque volte in meno di due anni, tempo abbondante per intervenire. “Comune, Regione e, soprattutto, il Governo – è il comune sentire della gente – potevano e dovevano fare di più. E’ tempo che qualcosa si muova”. Sulla situazione interviene, il gruppo consigliare “Noi salinari” con accenti critici nel confronti del primo cittadino: “È la dimostrazione lampante che il sindaco Gabriella Carlucci nulla ha fatto in questi mesi per venire incontro alle esigenze della categoria. Dopo le devastanti piogge dello scorso autunno ha indetto un tavolo tecnico che non è servito a niente, se non a produrre opere inutili e costose. Sono stati spesi circa 30mila euro per lavori mai collaudati e non eseguiti a regola d’ar te, tanto che da allora l’amministrazione provinciale di Foggia ha deciso di chiudere al traffico la litoranea per Zapponeta perché non transitabile». (Gennaro Missiato Lupo)
Pesca, persi 4.500 posti in Sicilia. La denuncia del Distretto di Mazara del Vallo: "Ultimo triennio disastroso, i costi di produzione sono altissimi e il pescato si è ridotto del 30%"
MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) - "Quattromila e cinquecento posti di lavori persi nell'ultimo triennio, una riduzione del pescato siciliano del 30% dal 2009 a oggi, una paradossale diminuzione dei prezzi alla banchina di molte specie insieme all'aumento costante e vertiginoso dei costi di produzione - in primo luogo quelli energetici - uniti alle forti tensioni e alla conseguente militarizzazione delle zone tradizionali di pesca".
Questo è lo scenario, descritto dal rappresentante del Distretto della pesca di Mazara del Vallo Giovanni Tumbiolo, nel quale si muove la pesca siciliana oggi, e in particolare la marineria del Distretto industriale della pesca di Mazara del Vallo.
"Sottolineo la necessità, così come evidenziata dall'assessore regionale alle Risorse agricole e alimentari, Elio D'Antrassi, che la pesca siciliana - aggiunge Tumbiolo - si presenti unita e coesa, avendo la capacità di fare sintesi. Solo così potrà diventare un serio interlocutore dell'Ue e delle istituzioni nazionali ed internazionali ove si decidono le sorti della pesca, anche quella siciliana. Come distretto in questi anni abbiamo elaborato un modello di sviluppo, che vogliamo condividere attraverso il tavolo dell'Osservatorio della pesca del Mediterraneo. Il modello è quello del Distretto Mediterraneo ispirato dai principi della Blue Economy. Solo coesi possiamo avere un'importante voce in capitolo affinchè la questione pesca non continui ad essere depennata dall'agenda dei governi e i pescatori siciliani possano ritornare a pescare serenamente in quei mari dove vantano, non dimentichiamolo, un diritto storico".
05/03/2011
Potatura, Vizzarri si conferma campione regionale. Guardialfiera. Nonostante la pioggia che non ha concesso neanche un minuto di tregua la settima edizione del Campionato regionale di potatura dell’olivo allevato a vaso policonico ha fatto registrare un grande successo di partecipazione e qualità dell’operato. La manifestazione organizzata dall’Arsiam – Ufficio olivicoltura di Larino con il patrocinio del Comune di Guardialfiera ha visto come teatro dello spettacolo l’azienda Enrico Pilla di Guardialfiera. Questa mattina, 5 marzo, dopo l’assegnazione delle piante ai 33 concorrenti avvenuta nella Sala Conedera di Guardialfiera, i partecipanti si sono recati sul terreno dell’azienda Pilla per darsi battaglia nella kermesse. Alla fine a trionfare è stato Giovanni Vizzarri che in questo modo ha bissato il successo del 2010 e avrà modo di migliorare il terzo posto fatto registrare sempre nella passata stagione nella rassegna nazionale. Al secondo posto si è classificato Ettore Di Lena (anche lui finalista nella rassegna nazionale del 2010) seguito al terzo da Franco Campitelli, al quarto da Pasquale Di Lena e al quinto Mario Montagano. Questi cinque insieme a Giuseppe Mentore, primo studente dell’Istituto Tecnico Agrario di Larino (che curiosamente risulta essere anche il sesto classificato), prenderanno parte alla nona edizione del Campionato Nazionale di potatura dell’olivo allevato a vaso policonico che si terrà in località Monte Sixeri ad Alghero il 25 e il 26 marzo prossimi.
Al termine della competizione presso l’Agriturismo Il Casale di Clesilde di Guardialfiera, si è tenuta la premiazione dei partecipanti alla presenza del presidente dell’Arsiam Emilio Orlando, del sindaco di Guardialfiera Giuseppe Bellini, del responsabile dell’Ufficio Olivicoltura dell’Arsiam Maurizio Corbo e dei giudici di gara Davide Neri (Università di Ancona) e Sebastiano Delfine (Università del Molise). Tutti i concorrenti sono stati omaggiati da premi messi a disposizione dagli sponsor della manifestazione. Un premio speciale è stato assegnato ad Alessandro Di Lena, il piů giovane iscritto alla competizione nato nel 1998 (tredici anni da compiere, complimenti a lui).
La settima edizione del Campionato regionale di potatura dell’olivo allevato a vaso policonico è stata realizzata grazie alla preziosa collaborazione di alcune aziende molisane e internazionali: Pellenc Italia, Campagnola, Bayer CropScience, Sacom, Agritecnica, Cooperativa Olearia Larinese, Macelleria Carni dell’allevatore di Michele Ricci, Oleificio Bruno Mottillo, Di Properzio, Di Liello Michele, Di Palma, Vivaio Frentana Larino, Vivaio Verde Molise di Termoli, Coltellerie Francesco Fraraccio, Coltellerie Michele Fraraccio, Coltellerie Paolucci e Coltelleria De Luca.
Questa la classifica ufficiale con i primi dieci classificati alla settima edizione del Campionato regionale di potatura dell’olivo allevato a vaso policonico organizzato dall’Arsiam con il patrocinio del Comune di Guardialfiera: 1° Giovanni Vizzarri, 2° Ettore Di Lena, 3° Franco Campitelli, 4° Pasquale Di Lena, 5° Mario Montagano, 6° Giuseppe Mentore, 7° Massimo Campitelli, 8° Antonio Fagnani, 9° Antonio Di Lena (27/09/1968), 10° Carmine Cianfani. L’appuntamento ora è per la competizione nazionale prevista ad Alghero il 25 e il 26 marzo, dove sei molisani proveranno a ripercorrere le orme di Pardo Di Tommaso e Michele Ricci campioni d’Italia nelle edizioni 2008 e 2009.
Nucleare, il Governo getta la maschera. Legambiente: «Berlusconi spiega il perchè del Decreto Romani ammazza-rinnovabili»Fonte: © LEGAMBIENTE.it - Pubblicata il 05/03/2011 ROMA - «Per il Presidente del Consiglio solo il nucleare può competere e sostituire il petrolio e il gas? Ecco chiarito il perché del duro attacco alle fonti rinnovabili sferrato con il decreto Romani».
Così Legambiente commenta le parole di Silvio Berlusconi sull'opportunità di investire sull'atomo come alternativa alle fonti energetiche fossili.
«Il Governo getta la maschera e conferma, senza mezzi termini, di voler schiacciare il settore delle rinnovabili per far pagare agli italiani i costi del nucleare in bolletta - dichiara il presidente dell'associazione Vittorio Cogliati Dezza -. Eppure proprio il solare, l'eolico e le biomasse rappresentano lo scenario con le più importanti potenzialità di crescita e di risposta al fabbisogno energetico per l'Italia, garantendo già attualmente l'impiego a oltre 50mila persone, con la possibilità di raggiungere risultati pari a quelli tedeschi con 400mila addetti nel settore. Ma se questi sono i miopi obiettivi di questo Governo - continua Cogliati Dezza - nulla potrà fermare le mobilitazioni del settore delle energie pulite e dei territori che non vogliono ospitare nuove centrali nucleari».
Vomero, nel Parco Mascagna spunta il prato «di plastica»: ed è polemica. La scelta per risparmiare sulla manutenzione. Critiche
le mamme: la rivolta capeggiata da Alberto Patruno
NAPOLI - Un parco di plastica? Sinceramente nessuno ne sentiva la mancanza. Soprattutto al Vomero dove i cittadini si sono imbestialiti perché erba e foglie sintetiche sono andate a sostituire quelle vere. Il perché? Pochi operai comunali per garantire la manutenzione degli storici giardini di via Ruoppolo, che oggi si chiamano Parco Mascagna. In tutto ben settecento metri quadrati di prato finto. Qualcuno, con idea geniale, avrà pensato che era più comodo dare ai bambini un po’ di plastica verde che non ha bisogno di troppo impegno per restare incollata a terra, piuttosto che quelle caduche piante e cespugli che di tanto in tanto avrebbero costretto qualche giardiniere comunale a lavorare.
MAMME «IN RIVOLTA» - «Così -spiegano le mamme arrabbiatissime -in un quartiere fortemente urbanizzato come il Vomero, si è scelto di sostituire quello che doveva essere uno spazio naturale con un surrogato di plastica, modificando il concetto di base di natura in città e stravolgendo la originaria volontà di offrire ai bambini, una occasione di contatto con la natura» . La scelta fatta rappresenta un precedente estremamente pericoloso perchè può passare come modello anche per altri spazi verdi di Napoli. «C'è rabbia, sconforto e tanto altro - spiega Alberto Patruno, presidente della seconda Municipalità, ma che nella circoscrizione Arenella è cresciuto e che del parco Mascagna è stato uno degli artefici -nel constatare lo scempio che è stato fatto dei giardinetti. Nei nove anni di mia presidenza alla Circoscrizione Arenella ho avuto come uno dei pricipali obiettivi, quello di salvaguardare l'unico polmone verde del quartiere anche con scelte sofferte come quella di recintare il Parco. Oggi sono fruitore di quel Parco nella mia veste di padre di due bambini e certo non voglio che crescano nella convizione che la natura è di plastica. Uniamoci, nel proclamare tutto il nostro dissenso, raccogliamo firme e chiediamo che venga rimosso questo obbrobrio» . Espedito Vitolo
Nessun commento:
Posta un commento