venerdì 22 aprile 2011

Federali-Sera. 22 aprile 2011. Ventimiglia - Iniziati i primi respingimenti dalla Francia di nordafricani muniti di permesso di soggiorno temporaneo e di titolo di viaggio, ma privi dei requisiti economici minimi previsti.--- Manduria - Prima di salire sull’autobus i tunisini devono dimostrare di avere i 33 euro per comprare il biglietto per Roma, altrimenti restano al campo. Costando allo Stato 35 euro al giorno. Qui l’emergenza preferisce tenere i tunisini nella tendopoli, spendendo 35 euro giornalieri per chissà quanti giorni. Non capiamo. Chi ha interessa a bloccare le partenze o a continuare a spendere quei soldi?

Ping pong:
Ventimiglia. Non hanno soldi, la Francia li respinge
Nei centri solo 735 migranti
Manduria. 33 euro per andare via dalla tendopoli
Gorizia. Sbarcati a Grado 35 clandestini africani, è “giallo”
Modena. Lega: «basta soldi ai migranti»
Bologna. Immigrazione: in arrivo altri 53 profughi
Roma. Il raduno dei tunisini alla stazione Termini sposta le polemiche a Roma.

Tennis:
Draghi: perdura il divario tra Italia e Ue c'è da preoccuparsi per difficoltà
Roma. Tremonti: pronto il restyling del piano casa. Superato il veto delle Regioni, ampliamenti fino al 30%
Modena. Disoccupati, 21mila i modenesi

Palla a mano:
Lega ticinese, cresce la rabbia
Bozen. Duce a cavallo: architetti scettici sui 5 selezionati «Manca un'idea di piazza»
Camorra nella Marca, l'inchiesta si allarga
Legno, dieci aziende rischiano di saltare


Ventimiglia. Non hanno soldi, la Francia li respinge
 21 aprile 2011
Ventimiglia - Iniziati i primi respingimenti dalla Francia di nordafricani muniti di permesso di soggiorno temporaneo e di titolo di viaggio, ma privi dei requisiti economici minimi previsti.

I magrebini sono stati infatti respinti perché non erano in possesso della quota di denaro fissata a garanzia di un «sostentamento decoroso». All’ANSA cinque tunisini, appena riammessi dalla Polizia di frontiera di Ventimiglia, hanno raccontato di essere parte di un gruppo di trenta, e di essere stati tutti fermati dalla gendarmerie martedì alla stazione di Nizza, poco dopo essere scesi dal treno.

 I nordafricani hanno spiegato di non aver superato il requisito economico, poiché tra tutti e cinque avevano in tasca solo 20 euro. Per questo motivo sono stati respinti in Italia. Il requisito economico previsto dalla Francia è infatti di 62 euro nel caso in cui l’immigrato non abbia un alloggio.
Di 31 euro se possono dimostrare di avere un punto di appoggio.

Nei centri solo 735 migranti
Marco Ludovico. ROMA
 I tunisini con il permesso di soggiorno presenti ieri nel sistema di accoglienza organizzato dalla Protezione civile con le Regioni sono 735. Il 17 aprile erano 1.351 e sono più o meno diminuiti fino a venerdì. C'è una notevole mobilità in corso: molti di loro vogliono andare in Francia, altri comunque escono dai luoghi assegnati per l'assistenza e hanno diritto alla libera circolazione. Molti confluiscono nella capitale, ma si tratta spesso di un punto non di arrivo ma di partenza. Tanto che la Protezione civile ha pagato alla stazione Termini a Roma il biglietto per 150 di loro, 65 con destinazione Ventimiglia, altri in viaggio per tutta Italia, anche se con arrivo in prevalenza nelle regioni del Centro Nord. Ieri, tra l'altro, alla frontiera di Ventimiglia sono stati respinti dalla polizia francese i tunisini con il permesso ma senza il minimo di reddito giornaliero previsto (circa 60 euro, la metà se ospiti di parenti).
 I dati delle presenze nei centri devono tener conto, peraltro, del fatto che ogni giorno ci sono nuovi arrivi, legati ai rilasci dei permessi di soggiorno temporaneo. Di certo un numero molto elevato ha preferito, subito o dopo qualche giorno, non usufruire del sistema accoglienza. Lo stesso prefetto Franco Gabrielli, commissario straordinario all'emergenza immigrazione, in una nota alle prefetture e alle Regioni precisa che «l'assistenza viene assicurata solo nel luogo di destinazione assegnato» all'inizio, cioè dopo che l'immigrato ha avuto il permesso e viene inviato dal Dipartimento di Pubblica sicurezza nella sede indicata dalla regione. Gabrielli precisa che «la possibilità di ricevere assistenza decade ove il migrante si allontani dalla struttura di accoglienza senza giustificato motivo per un periodo superiore a tre giorni».
 In serata poi è stata firmata un'ordinanza di Protezione civile che istituisce, tra l'altro, tre Cie (centri di identificazione ed espulsione) temporanei, a Potenza, S. Maria Capua Vetere e Trapani: ospiteranno in totale circa 400 clandestini, coloro cioè che sono giunti in Italia dal 6 aprile in poi, dopo la scadenza per ottenere il permesso. I migranti saranno identificati e rimpatriati e, benché si tratti di tendopoli, i numeri ridotti spiegano un sistema di sorveglianza a tutti gli effetti per evitare, secondo le intenzioni del Viminale, le fughe.

Manduria. 33 euro per andare via dalla tendopoli
 Giovedì 21 Aprile 2011 13:24
MANDURIA - Non fuggono più. Aspettano, perché ormai dovrebbe essere questione di ore, al massimo di un paio di giorni. I profughi tunisini ospiti della tendopoli allestita nell’ex aeroporto militare tra Manduria ed Oria aspettano di andare via. Da lunedì sono già partiti in 450.
A stamattina se ne contavano poco meno di un migliaio. Entro oggi, però, dovrebbero essere rilasciati altri duecento permessi. E’ questa la media. Duecento al giorno fino a smaltire tutte le presenze ed i più ottimisti contano di svuotare la tendopoli entro Pasqua. Tra i profughi c’è tranquillità. Aspettano di poter finalmente avere la libertà tanto reclamata, seppure provvisoria per sei mesi, per poter andare via. Molti di quanti hanno già ricevuto il permesso di soggiorno si sono diretti al Nord e molti di quelli che ancora sono nella tendopoli dovrebbero prendere la stessa direzione. Ma c’è un ostacolo. Per poter partire devono disporre di almeno 33 euro per pagare il biglietto del treno. Lunedì scorso, infatti, circa 70 dei tunisini che erano stati accompagnati alla stazione di Taranto sono dovuti tornare indietro perchè non disponevano dei soldi per salire sul treno. A tal proposito il portavoce del comitato oritano, Angelo Lippolis dice: “Oggi la macchina organizzativa si sta dimostrando più efficace, Sono stati consegnati i permessi ed i controlli si stanno facendo a terra, alla tendopoli. Prima di salire sull’autobus i tunisini devono dimostrare di avere i 33 euro per comprare il biglietto per Roma, altrimenti restano al campo. Costando allo Stato 35 euro al giorno. Qui l’emergenza preferisce tenere i tunisini nella tendopoli, spendendo 35 euro giornalieri per chissà quanti giorni. Non capiamo. Chi ha interessa a bloccare le partenze o a continuare a spendere quei soldi?” Intanto le prime partenze rasserenano anche le popolazioni limitrofe al centro di accoglienza che, lo ricordiamo, non verrà smantellato. Resta in piedi in caso di arrivo di nuovi profughi. Proprio oggi altri gruppi partiti ieri da Lampedusa dovrebbero arrivare nell’area barese. L’emergenza non è, certamente, finita. Se davvero per Pasqua nella tendopoli non resterà nessuno dei profughi, comunque, controlli e vigilanza saranno assicurati.

Gorizia. Sbarcati a Grado 35 clandestini africani, è “giallo”
 Provengono dal Nordafrica, probabilmente dall'Egitto. Tra loro alcuni minori. Accertamenti su un cargo. Serracchiani: «Serve chiarezza»
GRADO (Gorizia). Sono arrivati a Grado, in numero piuttosto consistente, 35 nordafricani, presumibilmente egiziani, di sesso maschile, tra cui 7-8 minorenni. Erano privi di documenti di riconoscimento, tutti in buono stato di salute. È accaduto ieri, alle prime luci dell'alba. Quando, verso le 4 del mattino, il gruppo ha raggiunto la costa gradese, guadagnando la spiaggia nei pressi del litorale principale dell'Isola. I carabinieri li hanno intercettati in città. In centro, ma le ricerche si sono estese in altre zone, in Città Giardino e nell'area della stazione delle corriere.

 E qui si aprono i punti oscuri sulle modalità di arrivo del gruppo di extracomunitari. Non viene escluso che i clandestini, imbarcati su un cargo, siano stati fatti scendere in mare in vista della costa. Nè è chiaro come poi abbiamo raggiunto la spiaggia gradese. La ricostruzione del "viaggio della speranza" resta pertanto al vaglio degli inquirenti. Mentre i cittadini extracomunitari sono stati fermati e condotti alla locale stazione dei carabinieri, pattuglie e motovedette dell'Ufficio circondariale marittimo hanno eseguito ulteriori verifiche sottocosta e lungo il litorale, senza tuttavia riscontrare la presenza di scialuppe arenate, nè altri cittadini extracomunitari. Sempre ieri sarebbero stati eseguiti accertamenti su un mercantile libanese risultato in rada a Porto Nogaro. Gli inquirenti stanno indagando.

 C'è da capire come il gruppo sia giunto fino alle nostre coste, a bordo quindi del cargo, e se alla base vi possa essere l'intervento di un'organizzazione in grado di far sbarcare il contingente e poi dileguarsi. La mobilitazione è partita ieri mattina a Grado. I clandestini sono stati intercettati verso le 4 in centro. Da qui si è sviluppata la ricerca dei carabinieri, che si sono avvalsi anche della Protezione civile. Gli stessi volontari hanno poi provveduto a rifocillare i clandestini. Alla fine il gruppo è finito al comando della Compagnia di Monfalcone. La Questura di Gorizia, intanto, ha comunicato l'evento al ministero dell'Interno, anche al fine di stabilire il luogo deputato ad accogliere i clandestini.

 Tutti elementi, dunque, ancora in corso di valutazione da parte degli inquirenti. L'opera di identificazione è proseguita ad oltranza ieri sera alla Compagnia di Monfalcone, avvalendosi di un interprete, e in attesa di procedere all'espatrio. Un'operazione in fieri, condotta assieme alla Capitaneria di Porto, secondo le rispettive competenze. Il tutto al fine di acquisire informazioni ed elementi che possano ricondurre al vettore di trasporto, alla località di provenienza e alle modalità utilizzate per fare ingresso nel territorio nazionale. (ha collaborato Antonio Boemo)

Modena. Lega: «basta soldi ai migranti»
Proposto un limite ai fondi sociali del Comune per gli aiuti
22 aprile 2011
Limitare la spesa sociale per gli stranieri a una quota proporzionale alla popolazione di immigrati in città per avere più risorse a disposizione dei bergamaschi. La proposta è stata messa sul tavolo dalla Lega Nord durante la discussione del bilancio di previsione 2011 e ora sarà argomento di discussione all’interno della maggioranza di centrodestra.
L’idea è questa: se gli stranieri a Bergamo rappresentano il 13% della popolazione residente, la spesa sociale a loro destinata - a prescindere da livelli di reddito, numerosità dei nuclei familiari etc. - non può essere più del 13% del totale. «Questo permetterebbe di ripartire la quota secondo un metodo più corretto ed equo - spiega il capogruppo della Lega Nord Alberto Ribolla -, che porterebbe ad avere maggiori risorse a disposizione dei cittadini bergamaschi. Nel bilancio di previsione 2011 i tagli nel sociale ( pari al 5% su una spesa complessiva di 23 milioni di euro) sono stati maggiormente contenuti rispetto ad altri settori. Considerando il momento di difficoltà economica che stiamo vivendo sarebbe utile poter indirizzare questi aiuti alle tante famiglie bergamasche che stanno pagando gli effetti della crisi». Ribolla parla di una situazione attualmente squilibrata: «Circa l’80% degli alloggi popolari viene oggi assegnata a famiglie di stranieri e lo stesso succede per i fondi sociali di sostegno alle famiglie. Consideriamo poi che il Comune deve anche spendere somme significative per sostenere le politiche d’integrazione. Non è giusto, soprattutto perché in questo periodo sono tanti i bergamaschi che ci segnalano situazioni di difficoltà nelle loro famiglie e che però si vedono regolarmente superare nelle graduatorie dagli immigrati».
Quella dei leghisti bergamaschi è una proposta che si rifà a simili iniziative del carroccio in altre città, come Verona, Milano, Brescia. La discussione con gli alleati di maggioranza del Pdl su questa misura non è ancora iniziata, ma i leghisti contano di arrivarci in poche settimane. Oltre al tetto alla spesa sociale, la Lega punta a un secondo provvedimento: l’istituzione di un fondo per favorire i rimpatri di immigrati che vogliano lasciare l’Italia. «Molti stranieri vorrebbero fare rientro nel loro Paese d’origine - dice il segretario provinciale della Lega Nord e assessore alla Sicurezza Cristian Invernizzi -. L’istituzione di un fondo di questo tipo permetterebbe di far rientrare a casa tutti coloro che sono rimasti senza un impiego ma che per questioni economiche non riescono a ritornare nel loro Paese. Agevolare i rimpatri ci darebbe la possibilità di recuperare risorse da utilizzare per aiutare i tanti cittadini bergamaschi in difficoltà». Ancora lontana però la quantificazione di un fondo del genere, la cui eventuale istituzione sarebbe tutta da discutere insieme agli alleati del Popolo della Libertà.

Bologna. Immigrazione: in arrivo altri 53 profughi
Saranno accolti nelle diverse province della regione secondo quanto deciso dal piano regionale per la gestione dell’emergenza
Bologna, 21 aprile 2011 - Sono 53 i migranti che arriveranno oggi a Bologna e che saranno accolti nelle diverse province della regione secondo quanto deciso dal piano regionale per la gestione dell’emergenza. Fino ad oggi l’Emilia-Romagna ha dato ospitalita’ nelle strutture di accoglienza complessivamente a 228 persone, di cui 153 ancora presenti: 9 i minori arrivati e ospitati nelle comunita’ della regione.
Soddisfazione per “come hanno risposto la comunita’ e gli enti di tutta la regione” e’ stata espressa dall’assessore regionale alla Protezione civile Paola Gazzolo nel corso della quarta riunione del tavolo regionale per affrontare l’emergenza umanitaria con i rappresentanti delle Province e dei Comuni con piu’ di 50 mila abitanti, alla presenza del sottosegretario Alfredo Bertelli, dell’assessore alle politiche sociali Teresa Marzocchi e dei rappresentanti dell’Agenzia di protezione civile regionale.

“Il modello di cui ci siamo dotati (cabina di regia regionale e coordinamenti provinciali, con la protezione civile come soggetto attuatore, in stretto raccordo con le Prefetture) si sta dimostrando efficace e cosi’ intendiamo proseguire”, ha aggiunto Gazzolo. “E’ ormai terminata senza problemi la fase dell’accoglienza dei migranti con il permesso temporaneo che ha riguardato circa 200 persone in Emilia-Romagna sulle 2.000 ospitate in tutte le regioni”, ha detto Bertelli. “Ora la nuova fase di sbarchi sara’ gestita a livello nazionale per accogliere i profughi della Libia e del Corno d’Africa”. In regione “Abbiamo servizi efficienti per l’immigrazione- ha sottolineato Marzocchi-, faremo insieme agli enti locali, con la stessa modalita’ della cabina di regia regionale, le scelte strategiche per rispondere alla nuova fase che sollecitera’ ancor di piu’ la nostra capacita’ di accoglienza e l’attivazione di percorsi di integrazione e inclusione sociale”.

Roma. Il raduno dei tunisini alla stazione Termini sposta le polemiche a Roma. Alemanno: «Non possono stare qui»
Mentre Lampedusa si sta lentamente svuotando, fra rimpatri e trasferimenti in altri centri di accoglienza della Penisola, nelle ultime ore il centro delle polemiche sulla questione immigrati si è spostato a Roma.
Circa 150 tunisini provenienti dall'isola si sono assembrati nella zona della Stazione Termini, in attesa di poter partire per Ventimiglia e raggiungere così il confine francese. Ieri sera erano stati accompagnati al centro di accoglienza di Castelnuovo, circa 35 km a nord di Roma, che però hanno nuovamente abbandonato, anche a piedi, per tornare alla stazione. Il sindaco Gianni Alemanno aveva detto che «la Protezione Civile sta provvedendo» ai loro biglietti, aggiungendo che «d'accordo con il prefetto ogni qualvolta si presentino immigrati alla stazione Termini che non hanno abitazione dovranno essere immediatamente portati fuori Roma per evitare assembramenti come a Ventimiglia».

Botta e risposta fra il sindaco Alemanno e la Comunità di Sant'Egidio: «Reazione inadeguata»
Il sindaco ha ribadito la sua determinazione a «non permettere che Roma e in particolare la stazione Termini divengano un luogo di stazionamento per persone che non hanno una residenza. Bisogna che la Protezione civile intervenga rapidamente, ovviamente anche con il nostro ausilio, per evitare questi assembramenti alla stazione Termini», ha commentato Alemanno. «Roma come area metropolitana - ha spiegato - è già fortemente gravata da problemi di accoglienza e non può permettersi ulteriori presenze: i profughi devono essere ospitati altrove e non a Roma».
Parole che hanno suscitato la reazione di un'importante Comunità romana, quella di Sant'Egidio, che in una nota ha espresso «stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell'Amministrazione di Roma Capitale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in questi giorni dal Nord Africa. Non si intravede una "politica" e di certo una "politica di accoglienza e umanità" all'altezza del ruolo di Roma e delle sue responsabilità nazionali e internazionali».
La risposta del sindaco Alemanno non è tardata: «Mi dispiace, ma noi dobbiamo andare avanti. Comprendo le motivazioni umane e la sensibilità della Comunità di Sant'Egidio, ma ritengo lontane dalla realtà le loro valutazioni sulla nostra azione nei confronti degli immigrati e dei nomadi presenti a Roma. La nostra città - ricorda Alemanno - già da tempo deve confrontarsi con una presenza di persone senza fissa dimora largamente superiore alle proprie capacità di accoglienza. In totale, comprendendo tutte le persone senza fissa dimora di qualunque origine e provenienza, si giunge ad un totale di 22mila persone a fronte di una capacità complessiva di accoglienza di circa la metà».

In aumento gli immigrati a Ventimiglia
A Ventimiglia, intanto, è in continuo aumento il numero di arrivi di migranti nordafricani, molti dei quali già muniti di permesso di soggiorno temporaneo. Disagi nella stazione ferroviaria della città di confine per la soppressione del treno delle 23.32 di ieri sera per Cannes, a causa di lavori sulla linea ferroviaria. Secondo quanto riferito dalla questura di Imperia, ad attenderlo in stazione c'erano circa 180 immigrati, molti dei quali giunti in serata a Ventimiglia con il treno proveniente da Roma. Una cinquantina di nordafricani ha trovato ospitalità nell'area di sosta allestita all'interno del corridoio dell'ex dogana francese, gli altri hanno trascorso la notte nell'atrio della stazione per poi ripartire alla volta della Francia con i primi treni del mattino. Nel centro di accoglienza temporanea della città di confine, al completo ormai da diversi giorni, sono stati ospitati altri 158 migranti, in attesa del rilascio del permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Secondo l'amministrazione comunale di Ventimiglia, la situazione è comunque sotto controllo, anche perché la maggioranza degli immigrati, avendo già ottenuto il permesso di soggiorno, arriva alla stazione della cittadina ligure e riparte con i primi convogli diretti in Francia, senza fermarsi in città.

Il centro di Manduria sarà svuotato entro Pasqua
Ieri è iniziata l'operazione di "svuotamento" della tendopoli di Manduria, dove dalla fine di marzo sono ospitati immigrati tunisini provenienti da Lampedusa. Nelle ultime 48 ore circa 500 migranti hanno lasciato la tendopoli, col permesso di soggiorno temporaneo e il titolo di viaggio, e sono stati accompagnati alla stazione ferroviaria di Taranto dove hanno acquistato un biglietto abbandonando la Puglia. La Questura di Taranto, che sta coordinando le operazioni di sgombero del Centro di accoglienza temporaneo di Manduria, conta di poter svuotare completamente la struttura entro Pasqua. Resta da capire cosa ne sarà della struttura, tenuto conto che sono stati ultimati anche i lavori riguardanti le infrastrutture, quali gli allacciamenti idrici e fognari e la rete di recinzione
lungo il perimetro della tendopoli. 21 aprile 2011

Draghi: perdura il divario tra Italia e Ue c'è da preoccuparsi per difficoltà
Il governatore: difficoltà responsabili politiche economiche ad attuare modernizzazione, non esistono facili scorciatoie
ROMA - Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, è intervenuto nel pomeriggio al convegno di Palazzo Koch “2020: quali riforme strutturali per l'Italia?”. Draghi ha detto che l'Italia «sta uscendo dalla recessione lentamente», citando i dati del Def del governo secondo cui solo nel 2014 il Pil tornerà sul livello del 2007 mentre per il prodotto pro capite il recupero sarà ancora più lento.

«Il divario fra l'Italia e gli altri paesi perdura nella fase di ripresa» dopo che già nel corso della crisi il nostro paese ha visto contrarre il Pil in maniera più significativa dell'area euro, ha aggiunto Draghi, ricordando come l'Italia abbia perso 6,5 punti di Pil nel biennio 2008-2009 a fronte di un calo del 3,5% dell'area euro. Dati che «esprimono sinteticamente la difficoltà delle imprese italiane a essere competitive, dei responsabili della politica economica ad attuare strategie di modernizzazione del Paese, degli stessi economisti a orientare le proprie ricerche e a comunicarne al pubblico i risultati». Il Governatore prosegue: «Perchè dobbiamo preoccuparci? I motivi sono - purtroppo - gli stessi che rilevavo cinque anni fa, nelle mie prime Considerazioni finali: “Una crescita stenta alla lunga spegne il talento innovativo di un'economia; deprime le aspirazioni; prelude al regresso; preoccupa particolarmente in un Paese come il nostro, su cui pesano un'evoluzione demografica sfavorevole e un alto debito pubblico”».

«Dobbiamo essere consapevoli che non esistono facili scorciatoie» sui punti deboli dell'economia italiana come la spesa in ricerca e sviluppo, l'incidenza della povertà, la competitività del sistema produttivo, è un altro dei punti tocati dal governatore. Dai temi strutturali fissati dall'agenda di Europa 2020, quali istruzione, capitale umano, occupazione e inclusione sociale, ricorda Draghi «in larga parte dipendono le prospettive di crescita economica e di tenuta sociale del nostro paese».

«Una maggiore competitività del sistema produttivo non può essere ottenuta con sostegni e difese dalla concorrenza - ha aggiunto Draghi - Serve un'attenta regolamentazione pro competitiva dei mercati, ben disegnata e sorvegliata da regolatori indipendenti». Per Draghi «sottrarre l'operare delle regole allo scambio politico è una garanzia per tutti e in particolare per i paesi più deboli, la cui credibilità sui mercati viene accresciuta se la loro azione si esplica in un contesto ben definito di regole europee. Non è un cammino facile, i paesi dell'Unione hanno inevitabilmente situazioni e interessi diversi, ma le capacità che i governi e le istituzioni comunitarie hanno mostrato nel superare le fasi peggiori della crisi inducono a ritenere che l'Unione ne uscirà in ultimo rafforzata».

Roma. Tremonti: pronto il restyling del piano casa. Superato il veto delle Regioni, ampliamenti fino al 30%
di Claudio Tucci
La nuova edizione del Piano casa è pronta e arriverà con il decreto legge per lo sviluppo ai primi di maggio. Lo ha confermato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti in occasione dell'assemblea del Consiglio nazionale geometri, in un incontro a porte chiuse tenutosi nel pomeriggio, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti.

Cosa prevede il Piano
Il Piano prevederà ampliamenti fino al 20% per le vecchie case e fino al 30% per quelle ricostruite, superando il veto delle Regioni che ha causato finora il fallimento delle norme. «Il ministro ha detto che la legge sarà resa più operativa - hanno riferito i geometri - superando i problemi emersi a livello regionale a causa dei vincoli esistenti. La soluzione é stata trovata rimanendo all'interno dei limiti imposti dalla Costituzione». Il piano in linea di massima dovrebbe recepire l'impianto già noto ma l'idea sarebbe quello di renderlo più operativo a livello nazionale perchè finora sarebbe stato disatteso a causa dei vincoli imposti dalle Regioni. Il ministro si sarebbe lasciato scappare anche una battuta sul fatto che ad aver bloccato il piano, oltre alle Regioni, sono stati anche i Verdi.

In arrivo semplificazione Scia
Tremonti ha poi annunciato l'arrivo di una semplificazione della Scia (Segnalazione certificata d'inizio attività, che prende il posto della Dia) «che potrebbe rilanciare l'economia del settore costruzioni». Nel pacchetto di misure per lo sviluppo da varare all'inizio di maggio, riferiscono sempre i geometri, ci saranno pure norme «per il rilancio degli appalti di lavori pubblici», che devono vedere partecipi «imprese edili e geometri, piuttosto che gli uffici legali che intasano i tribunali amministrativi». A questo proposito il ministro ha confermato che saranno posti limiti alle riserve nel meccanismo degli appalti pubblici. Il presidente dei geometri Fausto Savoldi ha sottolineato l'impegno della categoria «per cogliere tutte le opportunità offerte dai finanziamenti europei e per le quali già 6.500 geometri hanno manifestato il loro interesse». Il titolare del Tesoro avrebbe infine ribadito che è in arrivo un decreto sui distretti turistici.

Nel corso del suo intervento Tremonti avrebbe anche rassicurato la platea dei geometri sul fronte dei conti pubblici confermando che l'Italia non è messa male, nè peggio di altri paesi, a eccezione della Germania che ha avuto una grande crescita, anche se, avrebbe sottolineato il ministro, «noi italiani tendiamo ad autopenalizzarci». In particolare, il titolare del Tesoro avrebbe ribadito che il debito va tenuto sotto controllo e che l'economia italiana va meglio di quanto si tende a credere.
 21 aprile 2011

Modena. Disoccupati, 21mila i modenesi
Un aumento dell'1,9% anche se la produzione è in crescita
 A piccoli passi verso la ripresa seppur i dati positivi sulla crescita industriale si registrino a macchia di leopardo. L'economia geminiana viene trainata dai settori più dinamici nell'export (+ 14.2%, fatturato totale a 9.308 milioni), ambito che conferma Modena al secondo posto nella classifica regionale. Ma se il volume d'affari migliora, peggiora invece il dato sull'occupazione con oltre 21mila persone senza un impiego registrato (2000 in più rispetto al 2009). E nei prossimi mesi, appena si esaurirà la cassa integrazione straordinaria, si rischia il tracollo.  La fotografia generale sullo stato dell'economia modenese arriva dall'assessore alle politiche economiche del Comune, Graziano Pini, per «bilanciare informazioni parziali e di parte, spesso ottimiste o pessimiste senza una completa ragione». Il focus mixa i dati del Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio, dell'Osservatorio mercato del lavoro della Provincia e degli scenari di previsione elaborati da Prometeia e Unioncamere.  Ma come sta effettivamente Modena? Una risposta generalizzata è ormai impossibile perchè se da un lato emergono interessanti segnali di ripresa, dall'altra si registrano difficoltà occupazionali che non hanno ancora raggiunto il picco. 
LA PRODUZIONE. I volumi d'affari sono in crescita nonostante siano ancora lontani dai valori del 2007. Eppure la produzione industriale chiude il 2010 con un aumento medio del 10.3% e con un fatturato positivo dell'8%. Dati in controtendenza rispetto al 2009 quando aveva imperato il segno 'meno': 21.4% sulla produzione e 19.5% sul fatturato. 
EXPORT TRAINANTE. I comparti più dinamici sono quelli che hanno aperto canali commerciali con l'estero: meccanica (+15.9% di produzione e +15.2% di fatturato), elettronica (+17.2% e +16.9%), mezzi di trasporto (+16.2% e +9.5%), ceramica (+11.2% e +4.9%). Si tratta, in sostanza, dei settori che per primi avevano affrontato la crisi. Si salvano, inoltre, alimentare (+ 2.9% produzione e +4.6% fatturato) e biomedicale (+2.2% e +4.7%).  
IVA E CITTÀ. Il popolo delle partita Iva a Modena è sostanzialmente in equilibrio con un saldo positivo di 45 unità (1422 le attività aperte e 1377 le cessazioni) che porta il totale a 16.684 imprese. E se cala il manifatturiero (tessile, abbigliamento, elettronica e mobili) cresce il fronte dei servizi (commercio, ristorazione, servizi finanziari, consulenza informatica e gestionale, immobiliare) mentre agricoltura (-2.4%) e costruzioni (-1.9%) non riescono a rialzarsi. 
DISOCCUPAZIONE. A fronte dell'aumento di ordinativi e fatturato aumenta l'occupazione? Falso, i due indici viaggiano in antitesi. E infatti i disoccupati sono aumentati di 2mila unità, arrivando a toccare quota 21mila (12mila iscritti ai Centri per l'impiego e 9mila quelli alle liste di mobilità), di cui 5.300 in città. Dati che fanno schizzare il tasso di disoccupazione a 6.8%, ossia +1.9% rispetto al 2009 e più che raddoppiato rispetto al 2008.  I contratti di lavoro avviati sono stati 55.351, contro i 55.395 (-44) cessati. In particolare gli over 45 trovano difficoltà nella rioccupazione mentre i giovani sono più avantaggiati anche se il mercato è soprattutto precario.  Cala, infine, la cassa integrazione ordinaria (-28.1%) ma raddoppia la straordinaria, giunta a 8 milioni e 600mila ore (+62.2%); le ore d'integrazione salariale in deroga sono oltre 12 milioni. 
IL FUTURO. Industria e terziario restano i comparti più dinamici, cui fanno da contraltare agricoltura e costruzioni. Ma non c'è da stare allegri se le previsioni di crescita si limitano a un +0.9% nel 2011 e a +1.1% nel biennio 2012-13. (f.d.) 21 aprile 2011

Lega ticinese, cresce la rabbia
Dopo i frontalieri ora nel mirino c’è la ferrovia tra Varese e Mendrisio
di VINCENZO CORONETTI
All’indomani delle elezioni cantonali, il Corriere del Ticino titolava: "La Lega rompe gli argini". Noi italiani, che del successo leghista nella confinante Confederazione siamo diventati le vittime, adesso potremmo titolare: "La Lega rompe le balle". Stiamo parlando della Lega di Giuliano Bignasca, per intenderci. Quella che sfrutta ogni spiffero tricolore per spararci adosso. Una volta sono i frontalieri, quell’altra il sindaco di Luino che li difende ("Andrea Pellicini l’è un bambela" l’ha apostrofato il Bignasca); un giorno è "fascetto" Tremonti che vuole cancellare il segreto bancario, un altro è l’appalto per la linea Arcisate-Stabio. Sì, la ferrovia che riavvicinerà Varesotto e Canton Ticino suscita dubbi e, a quanto pare, toglie il sonno al deputato Lorenzo Quadri che, a nome della Lega dei Ticinesi, ha interrogato il suo Governo per verificare correttezza e contenuti dell’appalto, di cui è capofila un’impresa italiana, per il tratto elvetico della Varese-Mendrisio. Per carità, che da noi procedure e tempi di apertura dei cantieri non siano esempio di efficienza, è risaputo. Ma che Lorenzo Quadri intenda prendere a pretesto la questione per rimenarla con il Belpaese, bé, è più di un sospetto. D’accordo, una certa politica si ispira a modelli per niente british, deve azzannare e esagerare, facendo leva sui sentimenti meno nobili dell’elettorato. Persino sul quel tanto di xenofobia anti-italiana che fa capolino al di là del Gaggiolo. Salvo poi riconoscere che i frontalieri sono una risorsa e che, tutto sommato, le intemperanze verbali sono funzionali alla propaganda per ottenere il consenso. Sarà anche vero, ma questi comportame\nti, le campagne di "bala i ratt", gli insulti e le minacce rischiano solo di inasprire i rapporti dopo anni di buon vicinato e di civile convivenza. Ne vale la pena?

Bozen. Duce a cavallo: architetti scettici sui 5 selezionati «Manca un'idea di piazza»
di Alan Conti
  BOLZANO. Tanto scetticismo intorno a quelli che più che progetti sarebbe meglio definire come idee senza parte operativa. Il pokerissimo di proposte per la copertura del duce a cavallo servito dalla commissione di esperti non scalda gli animi di architetti e urbanisti della città, pronti a spendere qualche aggettivo in più unicamente per la soluzione prospettata dai gardenesi Arnold Holzknecht e Michele Bernardi con la proiezione della frase di Hannah Arendt "Nessuno ha il diritto di obbedire" sul bassorilievo di Piffrader. Per il resto, insomma, pare che la montagna di 486 adesioni al concorso di idee abbia partorito un topolino, anche se nessuno intende mettere in discussione competenza ed autorità della commissione giudicante. «In generale non ho visto nulla di particolarmente sconvolgente - le parole dell'architetto Thomas Demetz che è anche consigliere della Circoscrizione del Centro - ma il più significativo, in un percorso che dovrebbe guardare più alla funzione storica e di sintesi del dibattito e meno ai simboli, mi sembra il progetto con la frase di Arendt. Molto poetica, inoltre, è l'idea del bosco mentre assolutamente improponibile lo scalpello: forse la fretta non ha giocato a favore alla profonda analisi e riflessione che andrebbe condotta».  Klaus Kompatscher, dal canto suo, è architetto che spesso si è confrontato con la storia locale nelle sue pubblicazioni. «Il progetto in arrivo da Ortisei ha un forte impatto perché gioca sul contrasto del significato della frase con la rappresentazione del duce. Assai meno convincenti, invece, le altre soluzioni che stravolgono il contesto, ma mi rendo conto come in un dibattito così caldo non sia facile farsi venire l'idea giusta».  «Se devo dare un giudizio - interviene l'urbanista Michele Stramandinoli - definirei questi lavori più che altro delle idee e non ancora dei progetti veri e propri. Diciamo che la scelta della commissione, che è bene ricordare essere molto qualificata, ha riproposto i grandi filoni del dibattito che si è sviluppato sul bassorilievo di Piffrader. Si va dalla copertura (gli alberi, il sipario) al percorso (le scalinate) passando per la dialettica culturale della frase proiettata. E' evidente, però, come adesso tutto questo debba percorrere un'ulteriore tappa e approdare alla fase operativa: un passaggio che non è affatto una formalità. Sarà proprio qui, infatti, che si potranno formulare dei giudizi in maniera definitiva». Giovanni Benussi, architetto che siede in consiglio comunale è tra i 486 partecipanti al concorso. «Ho presentato - spiega - una chiusura a vetro a galleria su cui veniva proiettato il motivo del bassorilievo lasciando un buco nella posizione del duce a cavallo che richiamasse le zone mancanti tipiche degli affreschi storici. Ho premesso, comunque, come l'opera di Piffrader abbia la funzione di equilibrare la dinamica architettonica della piazza dominata dal tribunale, quindi non è possibile assistere a progetti che intendono stravolgere tutto. Cercare una soluzione che salvi la valenza originale e permetta il ripristino della raffigurazione quando le sensibilità saranno diverse è certamente la strada auspicabile per il depotenziamento. Per ora la soluzione della frase di Arendt appare la più sensata». Una riflessione sul concorso arriva anche dall'architetto Luigi Scolari, pure lui partecipante ed ex presidente dell'Ordine professionale degli architetti: «La grande partecipazione evidenzia una forte responsabilità civica al destino della piazza. Io ho fatto squadra con un milanese che ha avuto l'opportunità di conoscere una realtà differente dalla sua. Sarebbe bello, dunque, poter visionare tutti i contributi pervenuti per avviare una riflessione approfondita. Il concorso, invece, è stato indetto in fretta e furia sull'onda emotiva degli avvenimenti politici, con poca chiarezza sui criteri adottati per la valutazione e gli obiettivi: questo è stato il suo difetto originario. Resta, comunque, l'ottima idea degli architetti gardenesi con la proiezione della frase di Arendt che, però, dovrà trovare necessariamente un'applicazione pratica convincente».  Lapidario l'architetto Renzo Gennaro: «La questione è considerata eccessivamente dal punto di vista simbolico. Le cinque proposte vanno viste più che altro come degli spunti sui quali lavorare più approfonditamente». 

Camorra nella Marca, l'inchiesta si allarga
Nuovi indagati fra i taglieggiatori del gruppo edile vittima del clan contiguo ai Casalesi
di Sabrina Tomè
  Il gruppo edile trevigiano finito nel mirino del clan camorristico contiguo ai Casalesi è stato vittima di truffa ed usura anche da parte di persone che non figurano tra quelle arrestate su ordine della Dia di Padova e della Dda di Venezia e che hanno agito nella Marca. Questo significa che il racket potrebbe avere dimensioni ancora più estese rispetto a quelle emerse dopo la clamorosa operazione anticamorra della scorsa settimana. Il sostituto procuratore Valeria Sanzari, titolare del filone trevigiano dell'indagine, valuterà pertanto la trasmissione del fascicolo all'Antimafia, subito dopo il completamento degli accertamenti in corso. Accertamenti che riguardano prestiti a tassi d'usura e una truffa realizzata con l'utilizzo di fondi europei. I costruttori trevigiani, che figurano come vittime sia nell'inchiesta della Dia che in quella della Procura di Treviso, sono stati raggirati per 1 milione 700 mila euro, mentre sono ancora in corso i calcoli relativi ai soldi dati agli strozzini (decine di migliaia di euro, tassi dle 180%); estorsione e minacce di morte gli altri reati denunciati.  L'incubo, per il gruppo edile, è iniziato quando la crisi lo ha costretti a bussare a una finanziaria per avere un prestito che le banche non concedevano. Un finanziamento che sembrava perfettamente regolare, ottenuto grazie a fondi europei. In realtà - hanno denunciato gli imprenditori - si è rivelato una micidiale trappola: i contatti successivi sono avvenuti con la società padovana Aspide, che è al centro dell'indagine dell'Antimafia, gestita da Mario Crisci, detto O'Dottore. Ai costruttori sono arrivate infine anche le minacce di morte (le ultime proprio la sera prima degli arresti della Dia): minacce credibili visto che al clan l'Antimafia ha contestato, tra gli altri reati, il sequestro di persona.  E gli imprenditori del gruppo edile non sono gli unici, nella Marca, ad essere finiti nella trappola del clan contiguo ai Casalesi. Il racket, insomma, è
una realtà concreta. Some spiega il procuratore di Treviso  Antonio Fojadelli:
«E' un errore credere di essere esanti da infiltrazioni della criminalità organizzata - sottolinea il magistrato - succede ovunque c'è denaro e produttività. I clan, sia chiaro, non si organizzano qui, ma qui impiegano il denaro di provenienza illecita. L'operazione della Dia, ma anche quella del sequestro di sigarette della Guardia di Finanza, dimostrano che c'è il rischio concreto, per il territorio, di essere vittima di forti condizionamenti a livello economico e sociale da parte della criminalità organizzata. Il potere inquinante è il vero pericolo da tenere sempre presente. Serve attenzione conoscitiva e investigativa: a volte servirebbero maggiori mezzi». 21 aprile 2011

Legno, dieci aziende rischiano di saltare
L'assessore e imprenditore Busetto: «Non vogliamo l'Ikea, sarebbe il colpo di grazia»
gaiarine
di Diego Bortolotto
GAIARINE. Una decina di aziende nel settore del legno rischia di saltare a Gaiarine. L'allarme è lanciato dall'assessore alle attività produttive Angelo Busetto, egli stesso imprenditore: «Qui rischia di sparire tutto - afferma -. Alle aziende manca liquidità perché i costi di produzione sono troppo elevati e così non si può essere competitivi».  A Gaiarine si sta assistendo ad un vero e proprio domino nell'ambito dell'industria del legno e dell'arredo, che ha già lasciato a casa decine di lavoratori. Tra febbraio e marzo sono fallite la Mida 2 e la Mobiltrevi, sessanta i dipendenti rimasti senza occupazione. Sembra a febbraio c'è stata la cassa integrazione straordinaria per un centinaio di lavoratori della Mobilclan. Nella cittadina sulle sponde del Livenza vi sono però anche piccole e medie aziende che lavorano con i colossi del distretto del mobile tra trevigiano e pordenonese. Corrono il rischio di saltare proprio perché le ditte più grandi sono in difficoltà. E' il caso ad esempio del Gruppo Florida di Prata di Pordenone, oltre 400 occupati in quattro stabilimenti. Ieri i lavoratori della Florida hanno manifestato per chiedere tutele. Ma anche gli imprenditori dell'indotto, tra loro diversi gaiarinesi, si sono ritrovati martedì a Pordenone con Unindustria ed ora chiedono aiuto alla politica nazionale. «C'è l'orgoglio da parte di noi imprenditori - spiega l'assessore Busetto -, ma i costi e le incombenze negli ultimi anni sono aumentati. Manca liquidità, se non si aprono nuovi mercati nel futuro c'è una grande incertezza. Per questo faremo appello anche ai parlamentari locali». Nei prossimi giorni è previsto un vertice con Confartigianato. L'assessore alle attività di Gaiarine inoltre boccia la possibilità che l'Ikea arrivi nel Coneglianese. Entrerebbe così in concorrenza con il distretto del mobile trevigiano e pordenonese dando forse il «colpo di grazia» al settore. «Nessuno vuole l'Ikea qui - aggiunge Busetto - per i produttori locali sarebbe solo un danno». 21 aprile 2011

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