Sicilia. Sanità, Russo “Debiti colmati in due anni di riforma”
Bari, a ex «motivatore» del sindaco Emiliano consulenza 70mila euro
Il governo vara il Def, altri 65 miliardi di debiti
L'UNIONE SARDA - Politica: «Questi giovani sono stati accolti a braccia aperte»
Sicilia. Sanità, Russo “Debiti colmati in due anni di riforma”
di Antonio Schembri
21 aprile 2011 -
“Non c’è più nessun ‘buco’ nella sanità siciliana”. È quanto ha specificato stamane l’assessore regionale alla salute Massimo Russo, intervenendo al convegno
” Buon compleanno riforma”, svoltosi a Palermo nello spazio congressuale dell’hotel San Paolo Palace per fare il punto sull’azione di riordino del sistema sanitario dell’Isola, avviata due anni fa dallo stesso assessore.
A motivare il chiarimento, la richiesta, avanzata ieri da Russo in sede di Conferenza delle Regioni, di destinare parte dei fondi Fas al sistema sanitario siciliano. “Se il Governo nazionale lo consentirà, le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate non saranno affatto finalizzate a coprire i debiti, visto che questi, dopo aver superato il tetto di 1 miliardo di euro, siamo ormai riusciti a ripianarli”, ha detto Russo Serviranno, invece, a pagare le rate del mutuo acceso dalla Regione per estinguere il debito di oltre 2miliardi e 600milioni di euro accumulato dalla Sanità siciliana dal 2005, a causa della sua quota di compartecipazione alla spesa sanitaria, prevista dalla legge”. Quota passata dal 10% degli anni ’90, all’attuale 49, 11 per cento.
“Gli sprechi e gli errori strategici che hanno caratterizzato la Sanità regionale fino all’inizio della nostra gestione, ha detto Russo, avevano causato l’accumulo di oltre 1 miliardo di euro di debiti”. Con la politica di razionalizzazione e di contenimento dei costi che sta alla base della riforma, ha continuato l’assessore “la Regione è riuscita, in particolare, a risanare un sistema che ogni anno produceva un debito strutturale di almeno 600 milioni”.
La riforma della Sanità regionle giunge adesso alla sua fase decisiva. “Stiamo raggiungendo la parità di bilancio e questo processo di risanamento ci ha già fatto recuperare credibilità verso gli operatori del settore. Tocca ora a questi ultimi fare la propria parte per ripristinare il loro rapporto di fiducia con i cittadini”.
Si tratta, nel concreto,di arrivare a ridurre l’indice di mobilità passiva (ovvero la quantità di pazienti che preferiscono andare a curarsi nelle strutture di altre regioni o all’estero, ndr): “una tendenza la cui crescita negli anni rappresenta un costo che non possiamo più permetterci e che può essere limitata puntando da una parte sulle competenze e la responsabilizzazione dei nostri professionisti e dall’altra su metodi meritocratici”. Ovvero, le chiavi di volta per migliorare le performance dei servizi sanitari, indispensabili, aggiunge Russo, “a giocare un ruolo nel sistema federalista che si sta costruendo ma che, senza strutture funzionanti, può per la Sicilia trasformarsi in un vortice pericoloso”.
A detta di Russo, le prospettive della sanità siciliana appaiono comunque ottimistiche. “Se sapremo tenere questo passo, nel giro di due o re anni, la Sicilia potrà entrare nel novero delle Regioni ‘benchmark’”. Ovvero quelle che si distinguono per le gestione più virtuosa del loro sistema sanitario e che nel nuovo modello federalista detteranno la linea nel calcolo dei costi e dei fabbisogni standard ai quali si dovranno adeguare tutte le Regioni.
Bari, a ex «motivatore» del sindaco Emiliano consulenza 70mila euro
Anche i motivatori hanno famiglia. E così, dopo la (sfortunata) esperienza di coach per la prima giunta Emiliano, l’incarico nel nucleo di valutazione del Comune ed un libro agiografico sul sindaco che non pare aver avuto molto successo, il buon Roberto Lorusso (nella foto) è riparato all’Amtab.
Non organizza più ritiri spirituali per gli assessori, ma si è proposto come consulente informatico «nell’analisi e nello sviluppo delle applicazioni software attualmente in uso». Il compenso è di 35.000 euro per un anno, incarico poi prorogato dal cda per altri 12 mesi: scadrà a novembre. «Lorusso è stato scelto tramite bando pubblico», si affretta a precisare il direttore generale Nunzio Lozito. Vero: bando scaduto il 5 agosto 2009, con un solo partecipante per ciascuna delle tre posizioni aperte.
21 Aprile 2011
Il governo vara il Def, altri 65 miliardi di debiti
Il Blog del Direttore di Carlo Alberto Tregua
Il Consiglio dei ministri del 13 aprile ha approvato il Documento di economia e finanza (Def) che da quest’anno ha assorbito la Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (Ruef). I principali elementi di valutazione sono i seguenti: il Pil nominale dovrebbe ammontare a 1.593 miliardi; la spesa complessiva prevista è di 725 mld, le entrate di 739 miliardi. Per la prima volta da qualche anno vi è un saldo o avanzo primario di 14 miliardi. Tutto bene? No, perché il documento prevede di pagare interessi sul debito sovrano per 76,1 miliardi. In base a queste previsioni, il deficit dell’anno ammonterà a 64,9 miliardi che dovrà essere finanziato con l’aumento e l’emissione di nuovi titoli di Stato.
La sfilza di numeri indicati non deve confondere il padre di famiglia perché, in estrema sintesi, rappresentano i numeri di un bilancio domestico. Le previsioni arrivano quando l’anno si è consumato per quattro mesi, quindi rimangono gli altri otto per tentare di stare dentro i binari.
Emergono dal Def 2011 due elementi positivi: l’aumento delle entrate rispetto al 2010 di 15 miliardi e il taglio delle spese di 9 miliardi. Tuttavia questa inversione rispetto agli anni precedenti è palesemente insufficiente in base all’ultimo accordo dei capi di Stato e di Governo dell’Ue dello scorso 25 marzo.
Esso stabilisce che il debito debba essere portato entro i limiti del 60% del Pil entro 20 anni. L’Italia, per conseguenza, deve tagliare, secondo la Banca d’Italia, spese vive per 35 miliardi l’anno in modo da raggiungere il pareggio di bilancio, interessi sul debito compresi, già nel 2014. Infatti, il deficit previsto quest’anno, come già scritto, di 64,9 miliardi, il 2012 e il 2013 deve essere azzerato. Appunto con un sacrificio di circa 35 miliardi per anno.
Il debito pubblico che a fine anno supererà i 1.900 miliardi dovrà essere dimezzato entro 20 anni ad una media di 40 miliardi l’anno. Ecco che i conti tornano con quanto prevede la Banca d’Italia. Naturalmente un ruolo importante avrà il recupero dell’evasione fiscale che viene stimata in 120 miliardi l’anno e che potrebbe essere destinata all’abbattimento del debito. Tutto ciò si potrà realizzare se il governo terrà la barra al centro, sordo alle cicale, per i prossimi anni, compreso quello della tornata elettorale, cioè il 2013.
La prima questione, dunque, è tagliare. Bisognerà farlo con senso dello Stato, cioè a cominciare dagli sprechi, dai privilegi di tutti coloro che percepiscono pensioni d’oro, emolumenti d’oro, o che godono di servizi come segreterie, auto blu, rimborsi, viaggi, indennità e via cantando. Il primo taglio dovrà essere dato a quello che si chiama costo della politica cioè a dire a quell’insieme di spese abnormi rispetto alla media europea che costituisce un privilegio ormai fuori dai tempi.
Poi, bisognerà intervenire sulla qualità della spesa, costringendo tutte le amministrazioni a redigere un Piano aziendale e obbligandole a farsi certificare i bilanci, generali o sezionali, da società iscritte alla Consob, altro che da revisori compiacenti e corruttibili. Infine, una sana amministrazione dovrà privilegiare gli investimenti tagliando ancor di più la spesa corrente, da limitare allo stretto necessario, il che non significa ridurre i servizi sociali o quelli per la cultura, ma il clientelismo che si nasconde dietro queste due macrovoci di spesa.
In questo quadro, la Sicilia dovrà mettere nel conto una riduzione di trasferimenti da parte dello Stato. Anch’essa dovrà tagliare nel suo bilancio tutte le spese clientelari a cominciare da quelle sanitarie. Anche tagliando in questo caso i costi della politica, con l’abrogazione della legge 65/44 che equipara i deputati regionali ai senatori, e potando tutti i capitoli di bilancio che costituiscono vero e proprio assistenzialismo e collusione fra ceto politico e ceto imprenditoriale.
Un governo regionale che voglia riformare deve essere capace di stornare i risparmi ottenuti dai tagli alla spesa corrente verso le opere pubbliche e gli investimenti. Un governo che voglia farsi ricordare per un’azione positiva deve essere capace di mettere sotto pressione la burocrazia regionale affinché spenda nei tempi previsti, e anche prima, tutti i fondi europei a disposizione.
Non sappiamo se Lombardo sarà capace di questa svolta. Attendiamo di vedere fra 8 giorni se il bilancio della Regione sarà approvato e con quali numeri.
L'UNIONE SARDA - Politica: «Questi giovani sono stati accolti a braccia aperte»
22.04.2011. Un centro essenziale ma dignitoso, dove i volontari prevengono le esigenze dei migranti e le forze dell'ordine, con la loro presenza, rasserenano gli animi. È quanto emerge dal sopralluogo effettuato ieri nella struttura di accoglienza per i migranti di via Simeto dalla commissione consiliare alle Politiche sociali della Provincia, che nella serata di ieri è stata lasciata da altri 135 tunisini dopo quelli partiti nei giorni scorsi.
QUAQUERO «La rete di aiuto costruita da cittadini, istituzioni, volontariato e privati, è tale che i responsabili della struttura hanno detto di non avere mai assistito a una testimonianza di solidarietà come quella dell'Isola», afferma l'assessore provinciale alle Politiche sociali Angela Maria Quaquero. Mentre la sua neo collega alle Politiche giovanili, Marta Ecca sottolinea come «Cagliari si è rivelata una città con le braccia aperte».
PARTENZE Al momento della visita, ieri mattina, il numero dei tunisini che alloggiavano nell'ex deposito dell'Aeronautica militare era già sensibilmente diminuito e in serata altre 135 nordafricani hanno lasciato il centro. I primi 103 sono saliti sugli autobus messi a disposizione dalla Caritas per andare a Porto Torres, da dove alle 20,30 si sono imbarcati per Genova. Altre 32 sono partiti da Cagliari su un traghetto per Civitavecchia. «Tutti muniti dall'Ufficio di Polizia dell'Immigrazione di permesso di soggiorno elettronico temporaneo e titolo di viaggio», afferma la Questura.
RIMANENTI Dei rimanenti, «quattro vogliono tornare nella loro patria e sedici non hanno ancora deciso dove andare perché a Cagliari si trovano bene», spiega Quaquero. Di quest'ultimo gruppo (salito a 17 in serata) cinque sono stati presi in carico dalla Caritas. «Per chi sceglierà di restare nell'Isola», ricorda l'assessore, «la Provincia è pronta a mettere a disposizione le proprie strutture per coadiuvare i migranti nella ricerca di casa e occupazione».
RISSA Nella notte tra mercoledì e giovedì è scoppiato un diverbio all'interno del centro. Un incidente che non ha richiesto l'intervento di forze dell'ordine esterne al centro ma solo di un'ambulanza del 118. Mario Gottardi
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