Il check-up di Confindustria e Intesa Sanpaolo
L'inoccupazione giovanile al Sud sfiora il 40%
Il check-up sul Mezzogiorno di Confindustria, Intesa Sanpaolo e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno toglie qualsiasi alibi a chi insiste nel vedere il bicchiere mezzo pieno. La realtà produttiva del Sud appare quasi senza speranza se non si interviene con una cura da cavallo, e tutti i dati contribuiscono a fornire questa sintesi.
Sono state analizzate 6.500 imprese, la maggior parte concentrate in Puglia e Campania, le due regioni certamente più vivaci e dinamiche, ma il cui mercato del lavoro è in sofferenza come quello delle altre realtà (e non solo meridionali). Lo studio fornisce tabelle comparative (su dati Eurostat e istat) tra le Regioni italiane e tra tutti i 27 Paesi dell’Unione europea e il quadro complessivo rivela che il tasso di disoccupazione, dal 2009 al 2010 è cresciuto nella Ue dall’8,9 al 9,6%, quello italiano dal 7,8 all’8,4% e quello del Mezzogiorno dal 12,5 al 13,4%. Le cifre del Mezzogiorno sono quasi triple o doppie rispetto a quelle del Nord e del Centro (rispettivamente dal 5,3% al 5,9% e dal 7,2% al 7,6%) e lontane da quelle della Ue. È, dunque, il peso del Sud — che sta peggio della Grecia del 2010 dove pure la disoccupazione è balzata dal 9,5 al 12,6% — a far scivolare l’Italia a metà classifica tra i 27: si attesta, infatti, all’8,4% assieme a Finlandia e Svezia, realtà tradizionalmente ricche, ma che hanno accusato la crisi senza saper rispondere adeguatamente come hanno fatto, invece, Austria, Lussemburgo, Malta e soprattutto Germania, i cui tassi di disoccupazione sono diminuiti (il Paese della signora Merkel è passato dal 2009 al 2010 dal 7,5 al 6,8%). Scendendo nel dettaglio delle regioni meridionali, le realtà più critiche sono quelle della Sicilia e della Campania. L’Isola ha visto aumentare la disoccupazione dal 13,9% al 14,7% (i dati italiani peggiori in assoluto), con un aumento di quasi un punto. Superiore al punto, addirittura, l’incremento in Campania con la disoccupazione passata dal 12,9% a 14%. Sostanzialmente le due Regioni viaggiano con valori simili a quelli dell’Irlanda e della Slovacchia, rispettivamente al 22° e al 23° posto nella classifica della Ue (27esima è la Spagna che ha superato il 20% di disoccupazione).
E comunque evidenziano valori peggiori della Grecia in crisi, così come la Puglia (tasso di disoccupazione passato dal 12,6 al 13,5%) e la Basilicata (dall’11,2 al 13%), mentre la Calabria si mantiene al di sotto dell’«asticella» greca con un tasso di disoccupazione passato dall’11,3 all’11,9%. La situazione appare ancor più preoccupante se al dato della disoccupazione si aggiunge quello sul tasso di inattività, che misura quanta parte della popolazione compresa tra 15 e 64 anni non lavora o non cerca occupazione. Ebbene, se in Italia si è passati dal 37,6% al 37,8%, al Sud nel 2010 si è arrivati al 49,2%, dal 48,9% del 2009. Complessivamente è una popolazione, quella meridionale, che cerca lavoro e non lo trova o ce l’ha e lo ha perso o non lo cerca più, tanto non si trova. Una realtà senza speranza e senza futuro, come confermano i dati sulla disoccupazione giovanile: passata dal 36% al 38,8% (in Italia dal 25,4% al 27,8%), di cui le prime «vittime» sono le giovani donne (dal 15,3% al 15,8% al Sud, dal 9,3% al 9,7% in Italia).
Rosanna Lampugnani
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