Francesca Barbieri – Il Sole 24 Ore
Un esercito di mezzo milione di persone. In prevalenza uomini, diplomati e residenti al Sud. Sono i disoccupati con meno di 35 anni, che da oltre dodici mesi non cambiano status: cercano lavoro, ma non lo trovano. Un plotone che si allarga a dismisura, tanto che ormai tra i giovani "armati" di curriculum il 45% è senza un impiego da più di un anno.
Secondo un'elaborazione del Centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore si arriva a punte del 57% in Basilicata e del 55% in Campania e Sicilia.
«Il confronto con il 2007 - spiega Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani - mette in evidenza come sia il Settentrione a registrare le dinamiche peggiori: nel Nord-Est la quota di ragazzi dai 15 ai 24 anni disoccupati da più di un anno è sostanzialmente raddoppiata».
Non va molto meglio tra gli under 35 residenti nel Nord-Ovest, in particolare in Lombardia, dove i jobless da più di un anno sono il 37% dei disoccupati (erano meno del 27% nel 2007). «In assoluto - precisa Pasqualotto - è comunque la Toscana la regione dagli indici più preoccupanti, in primis per il forte incremento della percentuale di giovani dai 15 ai 24 anni disoccupati da lungo tempo, passati dal 16% del 2007 al 41,6% del 2010».
In uno scenario a tinte fosche uno scudo che abbassa (ma non annulla) il rischio disoccupazione di lunga durata è il titolo di studio elevato: se l'"estenuante" ricerca di un posto è la norma per il 50% di chi ha solo la licenza media, la quota scende al 38% tra i laureati disoccupati.
«La laurea - commenta Pasqualotto - ha protetto dalla disoccupazione di lungo periodo, tanto che l'incidenza sui giovani disoccupati è in leggera flessione rispetto al 2007, mentre per i diplomati si registra un +7 per cento».
Tra le conseguenze negative della disoccupazione di lunga durata c'è l'effetto-scoraggiamento su chi la subisce. L'elaborazione sui dati Istat di Datagiovani indica infatti che 37mila giovani hanno raggiunto in tre anni la categoria degli inattivi, autoesclusi dal mercato perché convinti di non riuscire più a trovare un lavoro. Le statistiche registrano oltre 195mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni e 274mila tra i 25 e i 34 anni, per un totale di circa 470mila persone.
«Per i più giovani - sottolinea Maria Luisa Bianco, ordinario di sociologia all'Università del Piemonte Orientale - può significare riprendere o riorientare gli studi, mentre per molti rappresenta l'uscita dalle forze di lavoro regolari».
Un fenomeno al femminile, visto che le donne rappresentano il 56% della categoria. «Per le donne - aggiunge Bianco - lo scoraggiamento può essere del tutto peculiare, per la convivenza nella loro biografia di due forme di lavoro: quello di cura familiare e quello per il mercato». Lo scoraggiamento in quest'ultimo caso può essere accelerato dalla possibilità di investire operosamente più tempo in casa. «Tuttavia - precisa Bianco - non possono essere sottovalutate le conseguenze in termini di regresso culturale, limitazione dell'autonomia e in generale spreco di risorse».
A livello territoriale, anche per gli inattivi nel trend 2007-2010 si ripropone il leitmotiv già tracciato per i disoccupati di lungo periodo: nel Nord-Est, capeggiato dal Veneto, l'incidenza dei giovani scoraggiati aumenta di più che nel resto del Paese. «Non si può però ignorare - conclude Pasqualotto - che addirittura l'84% dei giovani demotivati risiede nel Mezzogiorno. La Campania detiene il poco invidiabile primato di ragazzi che non sanno più dove sbattere la testa: gli under 25 sono il 12% degli inattivi totali, quota che sale al 17% con riferimento agli under 35».
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