Napoli. «Caro prefetto non spaventare i turisti»
Potenza. Ingorghi di luglio: le bugie di Ciucci
«Non solo rifiuti: con Berlusconi parlerò soprattutto di Bagnoli e Napoli est»
«Piano Sud fermo, 7 miliardi a rischio»
Napoli. Eletti e nominati: un esercito di 12 mila
Parma, padania. Pomodoro - 15% la produzione nel Nord Italia
Per il Sud telefonare al numero verde
Napoli. «Caro prefetto non spaventare i turisti»
Lo stilista Mariano Rubinacci a De Martino: «Non si può dire: "toglietevi gli orologi". Strategia infruttosa»
NAPOLI - «Napoli va promossa, non denigrata. Non è il caso di spaventare i turisti, anzi bisogna invogliarli, perchè Napoli ha tante cose belle». Risponde così lo stilista Mariano Rubinacci alla provocazione lanciata dal prefetto De Martino che ha raccomandato ai turisti di non indossare gioielli e Rolex. Nel corso della trasmissione radiofonica «Barba&Capelli», in onda su Radio Crc, Rubinacci ha raccontato: «Un tassista mi diceva che i turisti non vogliono più andare a via Petrarca o a Posillipo, ma a Spaccanapoli e andare a vedere la vera Napoli, quella della pizza, del Cristo velato. Cultura e storia ne abbiamo da vendere, quindi non penso che Napoli debba essere bocciata in modo così drastico». Rubinacci fa poi l'esempio, un po' trito, del furto subito in un'altra città. «A Londra - ha aggiunto lo stilista - ho subito due furti, cosa che a Napoli non è mai capitata. Napoli è da considerare una grande città, con tutti i problemi e i vantaggi che ne derivano». Finale fatalista: «Il napoletano è fatto così». «Il napoletano - ha concluso Rubinacci - per sua natura è propenso alla trasgressione. Le corsie preferenziali sono più intasate della strada normale. Il napoletano è fatto così. Le istituzioni dovrebbero essere un po' più attente a far rispettare le regole. Però, nonostante tutto, quando sono più di una settimana lontano da Napoli, comincio a stare male. Sento la necessità di tornare».
Potenza. Ingorghi di luglio: le bugie di Ciucci
Non c’è cenno ai disagi che gli automobilisti hanno subito sul tratto lucano dell’A3
22/07/2011 POTENZA - Sembra quasi una presa in giro: sul blog “Stradafacendo” (collegato al TgCom), l’Anas esulta per la buona riuscita del piano di gestione del traffico messo a punto in collaborazione con la Polizia stradale. La data di pubblicazione della notizia è 19 luglio 2011.
Evidentemente deve essere sfuggito a più di qualcuno la terribile giornata vissuta dagli automobilisti in marcia sul tratto lucano della Salerno-Reggio Calabria. Disagi e problemi che hanno scatenato la rabbia di Vito Santarsiero che, in qualità di presidente dell’Anci Basilicata, ha inviato una lettera aperta al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, e al presidente dell'Anas Pietro Ciucci. Nella lettera ha denunciato «gli interminabili ed intollerabili disagi cui sono sottoposti da tempo i fruitori di un'importante arteria autostradale quale la Salerno - Reggio Calabria».
«Non solo rifiuti: con Berlusconi parlerò soprattutto di Bagnoli e Napoli est»
De Magistris e l'incontro col premier fissato per martedì
NAPOLI - Incontro a tutto campo. La spazzatura, strano a dirsi, non è neanche in cima alla lista delle priorità nell'incontro tra il sindaco di Napoli e il presidente del Consiglio fissato per martedì prossimo alle 17. A confermalo è lo stesso Luigi de Magistris: «I rifiuti avranno un ruolo marginale nel nostro incontro, parleremo di infrastrutture, di eventi, di cultura, del Forum, di Bagnoli e di Napoli Est, la città è nel cuore non solo degli italiani ma di tutti». De Magistris ha anche sottolineato di essere soddisfatto dai primi incontri e contatti con il governo, che lasciano spazio all'ottimismo per il futuro.
«Piano Sud fermo, 7 miliardi a rischio»
Cristina Coppola, vicepresidente per il mezzogiorno di Confindustria:«Meccanismi di accelerazione della spesa su capitoli che incentivino gli investimenti»
NAPOLI - A margine del convegno su federalismo e futuro della sanità al Sud, Cristina Coppola, vicepresidente per il mezzogiorno di Confindustria, si è detta preoccupata per il rischio disimpegno di circa sette miliardi di fondi europei. «Il Piano Sud, che noi come Confindustria abbiamo condiviso, a quanto ci risulta è fermo», ha dichiarato l'imprenditrice campana. «In una situazione del genere con una manovra economica molto pesante e deprimente, sarebbe importante attuarlo. Ma la nostra preoccupazione maggiore va anche oltre il piano sud, e si concentra sul rischio disimpegno dei fondo europei: abbiamo circa 7 miliardi di euro a rischio da qui a fine anno. Secondo ultimi dati la spesa è al 10,2% per tutte le regioni del sud: è un dato molto preoccupante e penso che si debbano mettere in moto meccanismi di accelerazione della spesa su capitoli che incentivino gli investimenti».
Napoli. Eletti e nominati: un esercito di 12 mila
A tanto ammontano i professionisti. Solo il Comune di Napoli ha operato una riduzione: da 60 a 48 consiglieri
NAPOLI - Un esercito di circa 12mila professionisti della politica. È il numero di chi occupa, in Campania, un posto di natura pubblica, elettiva o su nomina. Ammontano a 94 i deputati e i senatori eletti nel collegio Campania, in base ovviamente alla legge elettorale che non prevede le preferenze, sono 60 i consiglieri regionali, sono invece diminuiti quelli del Comune di Napolim, da 60 a 48, dopo la riforma voluta dal ministro Calderoli. Cura dimagrante anche per le Comunità montane, recentemente diminuite da 27 a 20.
LE «MISTE» - Sono, stando all'ultimo bilancio pubblicato sul Bollettino ufficiale, 29 le società di cui Palazzo Santa Lucia detiene un certo numero di azioni: molte sono strategiche sul piano dello sviluppo economico, ma tante sono in grave perdita e non sono ancora fallite perché di natura pubblica. È poi di questi giorni il dibattito innescato a livello nazionale ma anche locale sull'abolizione delle Province. Il governatore Caldoro ha proposto l'accorpamento di Sannio e Irpinia per passare ad una sola Provincia che unisca l'avellinese con il beneventano. Idea che ha fatto discutere e che difficilmente potrà essere tradotta in realtà considerando le ritrosìe dei rappresentanti di quelle zone.
MONTORO - Al momento l'unica riduzione che si spera sarà operata sui costi della politica riguarda il comune di Montoro. Divise da una rivalità di quasi due secoli, i comuni irpini di Montoro Superiore e Montoro Inferiore hanno imboccato la strada dell'unità a dispetto di ogni campanilismo. Con il via libera di ieri del Consiglio regionale già ad aprile prossimo sarà possibile sciogliere dopo il referendum i due comuni per poi approdare all'accorpamento definitivo entro il 2013 con nuove elezioni.
Parma, padania. Pomodoro - 15% la produzione nel Nord Italia
Al 15 marzo è stata contrattata una quantità totale di pomodoro di 2.741.690 tonnellate, a fronte di una superficie di 38.578 ettari, corrispondente ad una resa di 71,1 t/ha. Dalla successiva verifica fatta al 30 giugno, si è evidenziata una contrazione delle superfici realmente impiantate del 3,5% rispetto a quelle contrattate, e dell’8,3% rispetto alle superfici coltivate nel 2010. Se si considera inoltre la produzione media degli ultimi cinque anni e l’avverso andamento stagionale che ha colpito, nelle prime fasi di coltivazione, soprattutto gli impianti medio-precoci, si può stimare una riduzione complessiva della produzione tra il 12 e il 15% rispetto alla campagna 2010.
Sono i dati ufficiali relativi ai quantitativi di pomodoro contrattati ed alle superfici effettivamente coltivate per la campagna 2011, resi noti nel corso dell’Assemblea del Distretto del Pomodoro del Nord Italia, tenutasi nell’ambito della manifestazione "Tomato World" in campo a Gariga di Podenzano (Piacenza).
Per la filiera - commenta un comunicato diffuso dalla Provincia di Parma - è sicuramente un dato positivo che dimostra la volontà, l’impegno e la coesione di tutti gli associati nel tentativo di riportare in equilibrio il mercato valorizzando al meglio la qualità e le peculiarità delle produzioni del territorio del Distretto. Ciò anche in considerazione della pesante situazione di mercato venutasi a creare in questi ultimi anni, soprattutto per il concentrato di pomodoro, pesantemente condizionato dalle crescenti importazione dai Paesi terzi ed in particolare dalla Cina. A questo proposito il Distretto del Pomodoro ha espresso ancora una volta l'assoluta necessità di arrivare, nel più breve tempo possibile, all’approvazione di una norma europea che imponga l'etichettatura di origine con l’indicazione del luogo di coltivazione e di trasformazione della materia prima, in modo da poter valorizzare nella massima trasparenza per il consumatore un prodotto ottenuto seguendo rigidamente i metodi di coltivazione integrata a tutto vantaggio della sicurezza alimentare e della salubrità, nel rispetto dell’ambiente e dei principi etici.
L'Assemblea del Distretto del Pomodoro ha inoltre deliberato di richiedere il riconoscimento quale Organizzazione Interprofessionale interregionale ai sensi della legge Regionale dell’Emilia Romagna n. 24/2000 e della regolamentazione comunitaria in materia.
Per il Sud telefonare al numero verde
di LINO PATRUNO
Non è per pensare sempre al Sud di fronte alla crisi fallimento che può buttarebuttare in Africa tutta l’Italia. Ma ancòra una volta mancherà al Sud anche il mitico e farsesco “qualcosismo”: facciamo qualcosa, tanto per dire che l’abbia - mo fatta. Nella manovra infarcita di nuove tasse e indegnamente reticente di tagli alla spesa, l’unica spesa non solo tagliata, ma scomparsa è quella per il Sud. Se qualcuno ha notizie del piano per il Sud, telefoni al numero verde. Anche se già incombecompare minaccioso il solito dito accusatore: come, l’Italia è in queste condizioni e voi state a pensare solo al vostro Sud? Per la verità nessuno osa neanche pensarci, fedele alla storica condanna del Sud: tanto incolpato di colpe che non ha, da convincersi di averle, e anzi di vergognarsene pure.
E poi il Sud è come una grande anima generosa. Bisogna pagare le multe dei lattai leghisti all’Europa? Si prende dai soldi destinati al Sud. Bisogna riparare i danni dell’alluvione in Veneto? Si attinge dagli stessi soldi. Bisogna aumentare i traghetti nel lago di Garda? Mano ai soldi del Sud. Bisogna restituire ai Comuni italianidi tutta Italia il mancato introito dell’Ici abolita? Ci pensa santo Sud. Però bisogna riconoscere che lo sviluppo del Sud gli sta sempre a cuore. Infatti fanno un piano dietro l’altro, perché quello precedente è sempre sparito da qualche parte. Questa volta però non stiamo a sottilizzare e suoniamo l’inno di Mameli, suvvia. Anche se per il Sud è andata sempre così. Non essendo mai stato considerato, come avrebbe dovuto essere, il primo problema nazionale, anzi il problema nazionale, si è intervenuti soltanto mettendo pezze di qua e di là: il classico cambiare qualcosa per lasciare tutto come sta. Così più piani per il Sud ci sono stati in 150 anni piani per il Sud,, più il Sud è andato indietro. Più andava indietro perché non era mai considerato il vero problema nazionale, più si accusava il Sud di spreco di soldi, anche se a gestirli non era il Sud. Il cane magro prende sempre botte.
Soltanto i convegni sul Sud sono stati più numerosi dei piani per il Sud. Dei cento famosi miliardi per il Sud dei quali si è più volte strombazzato negli ultimi anni, nellall’annuncio dell’ultimo piano la metà si era già volatilizzata. Ora si è volatilizzata anche l’altra metà, tranne che non arrivi la telefonata di ritrovamento al numero verde. E intanto furoreggia il solito Bortolussi leader degli Artigiani di Mestre, il quale scopre che la manovra “lacrime e sangue” colpirà di più il Nord. E calcola quante nuove tasse pagherà il Nord e quante il Sud. Forse a Bortolussi sarebbe piaciuto che avessero pagato più tasse i meridionali che hanno un reddito del 30-35 per cento in meno rispetto ai loro fratelli d’Italia settentrionali. Fedele al principio molto nazionale che paga più tasse chi sta peggio. I meridionali vedano di fare qualcosa per accontentarlo, altrimenti quale grande anima sarebbero? E’ la stessa storia del sociologo piemontese Ricolfi, che nel suo libro “Sacco del Nord” afferma che il Nord passa al Sud ogni anno 50 miliardi. Ricolfi tralascia che in base al principio costituzionale della progressività dell’imposta, paga di più (o dovrebbe) chi più ha. E lo Stato redistribuisce con la sua spesa. E omette di aggiungere che tra acquisto di prodotti e servizi del Nord, più gli 80 mila diplomati o laureati che il Sud regala ogni anno al Nord con l’emigrazione intellettuale, dal Sud al Nord salgono ogni anno 96 miliardi. Ma non vorremo stare a immiserirci con queste meschinerie.
Non vorremo stare a ricordare, mentre la casa brucia, che se vogliamo meno lacrime e sangue, cioè meno tasse, dovremmo crescere di più, cioè aumentare le entrate e diminuire le uscite. E l’unico posto in cui si può crescere è dove la possibilità c’è: al Sud. Ma è già sconveniente solo pronunciarlo. Meglio che continui a crescere la locomotiva del Nord, anche se poi non si va a più dell’uno per cento l’anno. Per il Sud vedremo, quando sarà passata la bufera, se stavolta passerà, di pensare a un altro piano e a qualche altra decina di convegni. Perché sia chiaro, abbiamo tutti il Sud nel cuore. Tutto ciò presuppone che i nonni del Sud vivano almeno cent’anni, come questi maledetti meridionali sono capaci di fare, continuando a essere il bastone per la giovinezza dei nipoti disoccupati. E che gli invalidi (veri) non si alzino e camminino come Lazzaro perdendo la pensione sulla quale in molto Sud sopravvivono intere famiglie. E che non si esauriscano i risparmi sotto il mattone che si comincia troppo a toccare. E’ vero che il Sud è meno povero di quanto sembri perché non si calcola il sommerso, ma a prosciugare anche i redditi in nero inizia a provvedere il federalismo fiscale che già si rivela ciò che si temeva: un salasso di tasse locali senza che diminuiscano (anzi) quelle nazionali. Bisognerebbe ringraziare il Sud per la sua sottomissione, che non fa prendere a pomodori in faccia la politica come nella civilissima Parma della corruzione. Anche perché i pomodori costano e il Sud non può permetterselo. Per ora.
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