Alluvionati, niente ferie qui a Metaponto c'è chi ha perso tutto
Provincia cancellata? «Se deve essere una allora che sia Matera»
Bari, a Ferragosto i poveri mangiano una sola volta
A Lagopesole il mondo visto con gli occhi di Federico II
Alluvionati, niente ferie qui a Metaponto c'è chi ha perso tutto
METAPONTO - È Ferragosto e tutti corrono al mare o in montagna per qualche giorno di meritato riposo. A Metaponto ed a Ginosa marina c’è, invece, chi ha perso la casa, il raccolto dei campi, alcune centinaia di capi di bestiame morti affogati nella stalla e trascinati al mare dall’onda assassina del 1° marzo scorso. E solo la telefonata di qualche amico ha consentito a molti di mettersi in salvo, ovvero di salire sul tetto di casa, sperando che l’acqua non superasse anche quel livello e li inghiottisse in una notte buia e tragica. Il popolo degli alluvionati non può andare in vacanza e si prepara a marciare pacificamente su Roma il prossimo 8 settembre, con in testa i sindaci, i presidenti delle Province di Taranto e Matera ed i governatori di Puglia, Vendola, e di Basilicata, De Filippo. A quasi sei mesi da quel tragico evento nulla è cambiato.
Le aziende agricole, turistiche e zootecniche non hanno ricevuto nemmeno un centesimo di risarcimento per i danni subiti. A loro difesa sono nati due comitati; Terre joniche del Metapontino e del Ginosini, coordinato dall’infaticabile Gianni Fabbris, insieme a Marco Avall o n e, in rappresentanza degli operatori turistici, ed il C.al.me, i cui soci fondatori sono i fratelli Esposito, che hanno perso quasi 300 capi di bestiame e la famiglia Faliero ed il cui presidente è l’avvocato Francesco Mitidieri. Entrambi gli organismi rappresentativi stanno collaborando ed unitariamente stanno mettendo in campo una serie di iniziative forti, per scongiurare il fallimento delle aziende. E così nel corso di questi mesi hanno incontrato gli amministratori delle Regioni Puglia e Basilicata, delle province di Taranto e Matera, nonché i sindaci del Basso jonio materano e tarantino e stati ricevuti dalla commissione agricoltura della Camera e 6 cittadini di Metaponto e di Ginosa marina hanno attuato lo sciopero della fame per 9 giorni.
Intanto la famiglia Esposito con mille sacrifici sta ricostituendo il suo patrimonio zootecnico ed è rientrata nella parte agibile della loro abitazione, anche se, fino a quando non sarà messo in sicurezza l’argine, il ritorno a casa diventa estremamente pericoloso, così come la permanenza degli animali nella stalla. Il mare di acqua che li ha inseguiti, mentre si mettevano in salvo, ha portato via tutte le foto e i filmini delle loro famiglie. Non hanno più nessun ricordo dei loro figli, aggiungono Rosa e Giuseppe Esposito. Sui loro visi è rimasto, però, il sorriso e la forza per reagire alle avversità della natura e con la solidarietà di tutti gli amici e dei cittadini giurano che andranno avanti a testa bassa, anche se il governatore della Basilicata, Vito De Filippo, il mese scorso non li ha voluti nemmeno ricevere nel suo ufficio.
“Intanto – dice Rosa - un fiume di pagamenti si sta per abbattere su aziende e terreni che non possono aver prodotto nessun tipo di reddito, mentre i meccanici che hanno riparato i trattori, i fornitori di mangimi, che hanno dilazionato i loro crediti in attesa dei ristori economici, adesso incominciano a chiedere il pagamento delle loro fatture”.
“Anzi - sottolinea l’avvocatessa Giulia Bruno - il Consorzio di bonifica non ha avuto nemmeno il buon senso di rinviare di alcuni mesi il pagamento dei canoni consortili, mentre il Comune di Bernalda pretende il pagamento dell’Ici sui terreni agricoli sommersi dall’acqua e che risultano in zona avvantaggiata, rispetto al bassopiano della Pizzica, classificata come zona svantaggiata”. [p.g.]
Provincia cancellata? «Se deve essere una allora che sia Matera»
MATERA - Una viabilità lunga 3 mila chilometri, 40 istituti scolastici e 8,5 milioni di chilometri di percorrenza media annua da parte dei mezzi trasporto pubblici (ma sta per diventare esecutivo un taglio di 1,5 milioni di chilometri perchè non ci sono più soldi). Sono tra le voci che comportano maggiori oneri per l’ente Provincia. Un ente la cui spesa corrente è di 53 milioni all’anno. Di queste risorse 28 milioni di euro sono frutto di deleghe regionali, oltre che nel settore dei trasporti, sono impiegate nella forestazione e nella formazione. Insomma, nel momento in cui si sottraggono circa 15 milioni di euro destinati ad onorare una serie di mutui e per il pagamento degli stipendi dei 300 o poco più dipendenti dell’ente, rimangono solo briciole. Così per quella viabilità corposa, ma molto mal ridotta in gran parte del Materano, poichè non è possibile ignorare l’isolamento di intere comunità, devono bastare 3 milioni di euro all’anno, sufficienti appena per le opere di adeguamento più urgenti.
Sopprimere la Provincia di Matera. La proposta che circola da ieri mattina e che è già stata sposata da più di qualche esponente politico in queste ore è abbastanza semplice a dirsi. Se deve rimanere una sola sede dell’ente Provincia per tutta la Basilicata, poiché a Potenza c’è già la Regione, che questa sede sia rappresentata a Matera. Altre reazioni, che non si lasciano impressionare dal termine «cancellazione», considerano la possibilità di un ruolo che Matera non può comunque perdere, magari distribuendo le deleghe della Provincia ai Comuni del territorio e in particolare alla città capoluogo, capofila e coordinatrice di un sistema di relazioni amministrative di più ampio respiro che, per la vastita e complessità dell’orografia lucana, oggettivamente non è semplice da amministrare, se non al prezzo di trascurare completamente vaste aree della regione. Argomenti che non rifugge il presidente della Provincia, Franco Stella.
«La questione degli sprechi - sottolinea - non è problema da sottovalutare, oggi più che mai diventa indispensabile individuare le voci di spesa inutili o eccessive da tagliare ma, al contempo, diventa altrettanto improrogabile la necessità di razionalizzare l’intera gestione amministrativa. Un’ottimizzazione che serve al Paese per sopravvivere e per dare il via a un nuovo inizio. In questo scenario, che non può che essere propositivo, l’abolizione delle Province si configura, almeno secondo il Governo, come una possibilità effettiva di risparmiare. Io non credo, però, che il rapporto costi-benefici possa realmente contribuire a soddisfare le richieste dell’Europa e a migliorare i servizi per i cittadini. Quando individui una soluzione, che stravolge un ordinamento costituzionale (la disciplina delle Province è contenuta nel titolo V della parte II della Costituzione – artt. 114 ss.) devi essere certo che le conseguenze non producano un’involu - zione piuttosto che un’evoluzione. Sarebbe qualunquistico, demagogico, limitarsi all’equazione: meno rappresentanti politici, meno soldi dunque più giustizia sociale».
«Ma venendo meno la Provincia di Matera, la Basilicata diventerebbe una Regione che coincide con l’unica Provincia che rimarrebbe. In generale propendo più per un approccio complesso - prosegue Stella - che per il ragionamento con l’accetta. Riorganizziamo la gestione degli enti, rivediamo le deleghe e attuiamo un Piano di prospettiva che consideri tagli ma anche investimenti. La complessità spaventa certo, ma rispetta il principio delle differenze contenute nella molteplicità dell’esistente. Insomma, non siamo preoccupati che ci possano abolire. Il personale, cuore e gambe di questa Provincia, sarebbe comunque tutelato. Siamo piuttosto attenti ad altri riflessi negativi, che da questa abolizione possano sorgere nuovi è più gravi problemi. Per noi è l’utilità l’alveo del ragionamento che ci deve appassionare più di ogni altro aspetto, non altro; piuttosto, continuando a lavorare, proseguiamo sulla strada del rigore e della trasparenza offrendo ai citatdini i servizi per cui le Province sono state create» .
Bari, a Ferragosto i poveri mangiano una sola volta
di ANTONINO PALUMBO
BARI - Ferragosto a «mezza pensione» per i poveri, in città. Malgrado una rete di solidarietà, pubblica e privata, sempre più organizzata, i «senza fissa dimora» di Bari avranno i loro bei grattacapi a trovare un boccone per il pranzo. Sia i pasti della Caritas, organizzata fra le suore di Madre Teresa in via Capruzzi e il dormitorio del sottovia Duca degli Abruzzi, sia i due punti mensa di InContra sono infatti aperti da metà pomeriggio in poi. E la cooperativa Caps (Centro Aiuto Psico-sociale), che gestisce il servizio per il Comune di Bari nel centro diurno Area 51, «stacca» nei giorni festivi.
«L’accordo per il potenziamento dei pasti giornalieri per i senza fissa dimora - spiega l’assessore comunale al Welfare, Ludovico Abbaticchio - riguarda l’intero periodo compreso fra il 1° agosto e il 10 settembre, ma i fondi sono limitati e non siamo riusciti a coprire i giorni festivi. Credo che essere riusciti a coordinare tutto sia stato un’impresa, vista la situazione economica. Abbiamo dovuto anche ridurre il periodo del soggiorno disabili. Restano confermati i pasti per venti anziani segnalati dalle Circoscrizioni, alla Gea di viale Dante, e il Pronto Intervento Sociale al numero verde 800 093 470».
Oggi la consegna dei cestini alla Gea avverrà solo di pomeriggio, domani invece a pranzo. E se la mancanza di un piatto caldo alle ore 13 non sarà un problema per i tanti musulmani in periodo di Ramadan (che prevede il digiuno fino al tramonto, poi la preghiera e il pasto comune in moschea), gli altri dovranno aspettare qualche ora per un po’ di minestra o un panino. Oppure, far tesoro della colazione, garantita agli ospiti del centro d’accoglienza di viale Maratona e a quelli del dormitorio del sottovia Duca degli Abruzzi.
A proposito: i 44 posti-letto sono tutti occupati, «evento» che non accadeva da anni. A darne conferma è don Antonio Ruccia, direttore della Caritas diocesana. Che accanto, ai numeri, rivolge un richiamo ai baresi: «I poveri non si accorgono che è Ferragosto. Sarebbe bello se la gente, prima di partire, pensasse anche a chi rimane in città. Non facciamolo solo a Natale, per acquietare la coscienza».
Dei 44 ospiti, il 60 per cento sono italiani, fra senza tetto, mariti in disgrazia e poveri d’ogni tipo.
Neppure per la Caritas esiste il Ferragosto, inteso come giornata rossa sul calendario: anche stasera e domani, dalle 17.30, le porte della mensa delle suore di Madre Teresa saranno aperte e i fornelli a regime. Così come andrà avanti oggi e domani «Aperti per Ferie», l’iniziativa solidale messa in campo dall’associazione InContra in collaborazione con Provincia e Comune di Bari. Un punto mensa alla stazione di Bari, con 200 piatti di pasta (ma sinora ne sono bastati una cinquantina) e un altro, più gettonato, nella parrocchia San Rocco: 200 anche i coperti predisposti al primo piano di via Putignani 237. Numerosi i volontari («Pensavamo a quattro o cinque, ma a volte sono oltre venti», dice il presidente di InContra, Gianni Macina), nei limiti il numero di ospiti (130-140 in media). Serve solo più materia prima. «I primi sono garantiti da un’azienda di ristorazione - spiega Macina - mentre per secondi, frutta e pane facciamo tesoro della generosità della gente, che invitiamo a donare anche in questi giorni».
Dalle focacce e pizze rustiche invendute nei panifici, ai secondi, alla frutta esteticamente imperfetta da usare parzialmente per preparare macedonie. Difficile capire l’organizzazione del servizio presso la comunità Sant’Egidio, sempre impegnata in quest’ambito: la segreteria telefonica «rimanda» a un cellulare impossibile da raggiungere. Sempre a proposito di solidarietà, la Rete Antirazzista invierà oggi un paio di macchine con viveri per il campo di accoglienza di Nardò.
A Lagopesole il mondo visto con gli occhi di Federico II
di ANTONIO PACE. «Lo vedete quel bambino che si aggira indisturbato e curioso tra i vicoli multietnici e multilingue di Palermo? Sono io». Quel bambino, otto secoli fa, stupì il mondo per la sua curiosità scientifica, il gusto per le lettere e le arti, il desiderio di mettere ordine nella società e il bisogno di fissare regole certe per la convivenza politica. Dopo otto secoli, il grande Federico II, imperatore Svevo, invita i cittadini di ogni parte del mondo in uno dei suoi più grandi e luminosi castelli. Li invita a corte a Lagopesole. Un invito che si ripete questa estate. E che richiamerà i visitatori per lo spettacolo multimediale anche oggi e domani.
L’Imperatore che cambiò il mondo e dislocò, per meglio conoscere tutte le peculiarità del territorio, specialmente dell’Italia meridionale, Puglia e Basilicata, ma anche Calabria e Sicilia, una rete di castelli, con forme e strutture diverse, per sigillarne la presenza. Di Federico II si è scritto tanto interpretandone la grande personalità culturale acquisita da un gran numero di artisti, poeti, scrittori, architetti, astronomi ecc. di cui amava circondarsi e confrontarsi. Per il suo rapporto con la Chiesa di Roma, non certo idilliaco, ebbe una serie di scomuniche che, però, non gli fecero cambiare atteggiamento.
Tutto questo è raccontato in modo straordinariamente innovativo nei luoghi della storia, dove si svolsero i fatti narrati, attraverso un racconto visivo proiettato su tre facciate del cortile del castello di Lagopesole. «Politica e passioni, scienze e poesia, intelligenza e tolleranza » come in un caleidoscopio risplendono la sfaccettature di Federico II, l’Imperatore che immaginò il potere come strumento in cui far confluire arte, cultura, governo e curiosità per il mondo. Entrare nel caleidoscopico universo dello «Stupor Mundi», passeggiare tra le botteghe di un borgo medievale, ascoltare dallo stesso Imperatore ricordi e ambizioni è «Il mondo di Federico II», articolato progetto in cui racconto e storia diventano museo narrante, spettacolo multimediale, esperienza di emozioni».
Il percorso inizia dalla sala della Carta geografica e della Sfera dove il visitatore percorre le gesta dell’Imperatore. Momenti di vita del castello sono incastonati nella Sala della Corona, mentre la Sala della Corte fonde il teatro con la tecnologia attraverso la proiezione della vita di Federico II, dell’ul - tima moglie Bianca Lancia e del figlio prediletto Manfredi (interpretati da Remo Girone, Lorenza Indovina e Antonio Manzini). Seguono la Sala dei reperti e quella delle Esposizioni. Emozionante la proiezione nel cortile della «macchina narrante». Un nuovo modo di comunicare attraverso le immagini proiettate sulle tre facciate del cortile, dove lo spettatore assiste alla costruzione di una catena consecutiva di argomenti legati ad anelli, interconnessi da ipotesi e deduzioni, per dare spazio all’immaginazione. Lo spettatore si sente immerso nei racconti fatti di immagini a tre dimensioni proiettate sulle grandi pareti che si sgretolano e si ricostruiscono come quando si sfoglia un libro e si cambia argomento.
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