Il Vesuvio tra le 7 meraviglie? Pensiamo prima all'immondizia
Con una tale proclamazione, che ne ricaverebbe Napoli?
L'immagine della città oggi è offuscata da troppi guasti
Mi è sempre rimasto in gola, come si dice a Napoli, il ricordo del Vesuvio pacificamente fumante sul golfo, che spesso la notte riluceva di fuochi e dei lampi luminosissimi di piccoli scoppi e di microeffusioni del grande vulcano nell'oscurità pregna dei salsi umori dell'attiguo mare. E sempre ho sognato di rivederlo, quel pennacchio, trattenuto solo dal timore inseparabile dal pensiero di quel gigante addormentato.
Per noi napoletani amare il Vesuvio è qualcosa di tanto naturale e connaturato da non doversi neppure preoccupare di capire o definire questo amore; e nessuna napoletanità è possibile a prescindere dall'idea e dall'immagine del monte, la cui vista da ogni parte incombe sulla città e ne definisce l'immagine. Questo, però, che cosa ha a che fare con l'eventuale proclamazione del Vesuvio tra le sette meraviglie del mondo? A prescindere dal fatto che le meraviglie del mondo della tradizione classica erano opera dell'uomo, e non della natura, e a prescindere dal fatto che sulle pendici del vulcano l'uomo ha fatto (e fa) di tutto per guastare l'opera della natura, diciamo la verità: quante sono le meraviglie del mondo? Se si pone mente alla inesauribile e indescrivibile varietà e bellezza dei luoghi del mondo, le meraviglie sono tante che neppure l'Unesco, che si è arrogato il diritto di proclamare questa o quella come patrimonio dell'umanità, si riconoscerebbe capace e competente a numerarle.
Ma sia pure concessa una tale proclamazione, che ne ricaverebbe Napoli? Purtroppo, viviamo in un tempo in cui l'immagine della città (e dei napoletani) è offuscata da molti, troppi guasti. Ogni tanto sentiamo dire che la squadra di calcio, le regate veliche o qualcos'altro di simile riscattano la città. È un'illusione. Non è così. Non basta a tanto neppure la straordinaria vitalità artistica, teatrale e musicale della città. E come potrebbe tutto ciò bastare in una città in cui, anche a prescindere dal deturpante e mastodontico problema dei rifiuti, la malavita organizzata e non, una disoccupazione clamorosa, innumerevoli deficienze della vita civile e dei servizi pubblici, antichi e nuovi problemi sociali e urbanistici (e mi fermo qui) sono tali da scompensare fatalmente e molto pesantemente tutto il buono che in essa sempre vi è stato e vi è (e che non è poco)? Insomma, l'idea di Peppino Di Capri (votare il Vesuvio nel concorso della NewOpenWorld per scegliere le nuove sette meraviglie naturali del mondo, ndr) mi sembra molto più nobile e generosa che sensata e di una qualsiasi efficacia pratica. Uno solo dei malanni napoletani, risolto, farebbe molto, molto di più.
Giuseppe Galasso
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