lunedì 26 settembre 2011

Federali.mattino_26.9.11. Trieste, oltrepadania. Piano opere pubbliche: 6 milioni in più su scuole e assistenza. Ne è venuto fuori, ad ogni modo, un Piano delle opere «aggiornato» - nell’ambito della ricognizione di bilancio preparata dall’assessore Maurizio Consoli, attesa all’approvazione definitiva del Consiglio comunale mercoledì prossimo - che per il solo 2011 descrive interventi per 104 milioni e 380mila euro, circa sette milioni e mezzo in più rispetto a quanto ipotizzava per l’anno in corso lo stesso Piano varato a marzo, in chiusura dell’epoca Dipiazza, che si era atttestato a 97 milioni.----Svizzera. Dall'inchiesta, condotta dalla ricercatrice del politecnico federale di Zurigo Sarah Bütikofer e dal professore dell'università di Ginevra Simon Hug, è emerso che la maggioranza (il 57,6%) dei membri della Camera dei Cantoni è professionista e il rimanente 42,4% è semiprofessionista. Alla Camera del popolo, invece, la maggioranza (58,3%) è semiprofessionista, mentre i professionisti sono il 28,4%.

Trieste, oltrepadania. Trieste, Piano opere pubbliche: 6 milioni in più su scuole e assistenza
Sunday Times, da G20 piano da 3.000 mld
Svizzera. Mandato parlamentare, sempre più un mestiere
La televisione contro il cinema


Trieste, oltrepadania. Trieste, Piano opere pubbliche: 6 milioni in più su scuole e assistenza
La giunta rimodula le spese previste dall’esecutivo Dipiazza Privilegiate le manutenzioni di aule e ricreatori: 29 interventi
TRIESTE
 Ha potuto anche darlo, un colpetto di scalpello qua e là, ma senza esagerare. La “scultura” da ultimare nel corso dell’anno solare, ereditata da Dipiazza proprio a metà di quest’anno, aveva d’altronde una fisionomia già ben definita, che non si poteva né si doveva stravolgere. E così Roberto Cosolini - una volta avvicinatosi al Piano triennale delle opere, e in particolare all’elenco ufficiale «dei lavori da realizzare nel 2011» approvato a marzo alla fine della passata consiliatura come allegato al bilancio di previsione - si è accontentato, per il momento, di mettere mano assieme al suo assessore Elena Marchigiani su due, o meglio tre dettagli, riuscendo comunque a far salire del 7% il valore totale degli interventi messi a programma.
 Del primo dettaglio - quello riguardante il welfare, tra scuole, ricreatori e centri di assistenza - ha voluto accentuare i tratti, ancor più di quanto avesse fatto sei mesi fa il predecessore, aumentando ulteriormente gli impegni di spesa. Attorno al secondo - gli impianti sportivi - ha inteso invece limare, posticipando agli anni a venire certe previsioni finanziarie. Nel terzo caso, addirittura, si è preso la briga d’incollare un pezzo tutto nuovo adattandolo alla scultura originale: il progetto integrato di sviluppo urbano sostenibile, Pisus per acronimo, una lista cioè di possibili percorsi sia pedonali che ciclabili, di spazi eco-espositivi, di installazioni di pannelli solari, e quant’altro possa avere attinenza col rispetto dell’ambiente in contesto cittadino, lista da sottoporre all’attenzione dell’Ue con l’obiettivo di vedersi riconoscere un bel contributo da uno dei vari Fondi europei.
 Ne è venuto fuori, ad ogni modo, un Piano delle opere «aggiornato» - nell’ambito della ricognizione di bilancio preparata dall’assessore Maurizio Consoli, attesa all’approvazione definitiva del Consiglio comunale mercoledì prossimo - che per il solo 2011 descrive interventi per 104 milioni e 380mila euro, circa sette milioni e mezzo in più rispetto a quanto ipotizzava per l’anno in corso lo stesso Piano varato a marzo, in chiusura dell’epoca Dipiazza, che si era atttestato a 97 milioni.
 Il Pisus - che vale cinque milioni e 195mila euro, quattro dei quali di (auspicata) provenienza comunitaria e il resto da pescare dal bilancio corrente - non spiega da solo la crescita complessiva del valore del Piano delle opere 2011 “corretto” in corsa dal duo Cosolini-Marchigiani. Il computo dei soldi riservati a costruzioni, manutenzioni straordinarie e/o ristrutturazioni di scuole, asili e ricreatori, infatti, viene ingrassato ancora, di circa tre milioni di euro - per effetto di un numero complessivo di interventi che passa da 23 a 29 - in più rispetto a quanto, di suo, aveva già fatto a marzo Dipiazza, che aveva praticamente raddoppiato da 12 a 24 milioni gli impegni in tale settore. Segni, questi, di una spiccata “sensibilità” verso i giovani, certo, ma anche e soprattutto di un’insindacabile necessità di mettere più pezze possibili a un patrimonio scolastico-educativo che è - tanto quello di competenza comunale quanto quello statale e provinciale - decisamente vetusto. Non è un caso, in proposito, che tra le “ricognizioni” più significative in termini di cifre, spulciabili dal Piano aggiornato, al di là dei cinque milioni abbondanti vi sia proprio un chip pescato dal bilancio corrente da ben un milione e 904mila euro, anticipato dal 2012 al 2011 per la copertura di un «Global service» per «interventi conservativi e di progettazione, nonché strumentali di base» in «edifici scolastici».
 Il capitolo scuole, nell’allegato nuovo, risulta accorpato a quello riguardante le strutture d’assistenza: la macroposta dedicata al “sociale”, insomma, vale oltre 30 milioni, circa sei in più del dato di primavera.

Sunday Times, da G20 piano da 3.000 mld
Tra le misure anche ricapitalizzazione banche e default grecia
25 settembre, 13:20
(ANSA) - LONDRA, 25 SET - Tremila miliardi per salvare l'euro: secondo il Sunday Times e' uno dei punti di un ''ambizioso'' piano su cui stanno lavorando i ministri delle finanze dei paesi del G20 Fonti vicine al vertice hanno detto al Times che il piano si sviluppa su tre punti: la ricapitalizzazione delle banche europee vulnerabili, il fondo di bailout da 440 miliardi alzato fino a tremila miliardi e il default pilotato della Grecia facendo rimanere il paese all'interno della Eurozona.

Svizzera. Mandato parlamentare, sempre più un mestiere
Di Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
Tradizionalmente di milizia, il parlamento svizzero si è progressivamente trasformato. Soltanto una piccola minoranza dei suoi membri esercita ancora il mandato come pura attività accessoria. Più professionismo non significa però più potere: il popolo può sempre avere l'ultima parola.
 Il mandato parlamentare in Svizzera è stato concepito come un'attività a tempo parziale, esercitata in aggiunta a quella professionale. Una caratteristica tuttora evidenziata quando viene illustrato il funzionamento del parlamento elvetico. Tuttavia, questa peculiarità appare in via di estinzione.
In realtà già oggi i parlamentari di milizia – vale a dire coloro che dedicano meno di un terzo del loro tempo complessivo di lavoro alle attività parlamentari – sono diventati l'eccezione. Secondo uno studio pubblicato nel maggio 2010, in Consiglio degli Stati (Camera alta) sono perfino già scomparsi, mentre in Consiglio nazionale (Camera bassa) costituiscono appena il 13,4%.
Dall'inchiesta, condotta dalla ricercatrice del politecnico federale di Zurigo Sarah Bütikofer e dal professore dell'università di Ginevra Simon Hug, è emerso che la maggioranza (il 57,6%) dei membri della Camera dei Cantoni è professionista e il rimanente 42,4% è semiprofessionista. Alla Camera del popolo, invece, la maggioranza (58,3%) è semiprofessionista, mentre i professionisti sono il 28,4%.
La quota media del tempo lavorativo dedicato al mandato da ogni membro della Camera dei cantoni supera il 67% e alla Camera del popolo si colloca al 57%. L'aumento del tempo investito nel mandato parlamentare ha effetti anche sulle professioni rappresentate in parlamento, poiché ve ne sono poche che consentono di ridurre così tanto il tempo lavorativo.
Secondo i dati dello stesso studio, oggi gli indipendenti costituiscono la più folta categoria: il 57% alla Camera dei Cantoni e il 35% a quella del popolo. Negli anni '70 queste quote erano ancora rispettivamente del 23 e 21%. Gli autori della ricerca sottolineano la discrepanza con la popolazione attiva svizzera, dove gli indipendenti sono soltanto il 13%.
Sarah Bütikofer e Simon Hug rilevano che le trasformazioni più profonde si sono registrate nei gruppi dell'Unione democratica di centro (UDC/ destra conservatrice) e del Partito socialista (PS). Contadini ed esponenti di organizzazioni agricole costituivano un terzo dei parlamentari UDC, mentre ora sono meno di un quinto.
Oggi il Gruppo UDC alle Camere federali è composto prevalentemente di dirigenti aziendali, imprenditori e indipendenti. Tra i parlamentari socialisti, invece, non vi sono più operai e impiegati, che erano ancora presenti negli anni '70.

Più tematiche e maggior complessità
Diversi fattori hanno determinato questa evoluzione: il rincaro delle indennità parlamentari, che oggi corrispondono al salario annuo medio per attività professionali qualificate e dunque consentono di vivere anche senza altre entrate, la crescente complessità delle questioni trattate e l'aumento costante della mole di lavoro. All'ingrossamento del volume di lavoro, comunque, contribuiscono gli stessi deputati. Oltre a una moltiplicazione di interpellanze, postulati e mozioni, negli ultimi anni si è registrato un incremento di iniziative parlamentari e iniziative di commissione, vale a dire di veri e propri progetti di legge concepiti direttamente dalle Camere federali.

Un legislatore che deve fare i conti con popolo e cantoni
Il parlamento svizzero, dunque, tende ad esercitare sempre più intensamente il suo ruolo di potere legislativo. Ma ciò non significa che possa dettare legge come gli pare e piace. La sovranità, infatti, è del popolo e dei cantoni, che possono intervenire con strumenti di democrazia diretta.
Ogni legge adottata dal parlamento può essere contestata con un referendum: se almeno 50mila cittadini con diritto di voto oppure almeno 8 cantoni lo chiedono, il testo dev'essere sottoposto a votazione popolare.
Ci sono poi decisioni parlamentari che devono essere obbligatoriamente sottoposte al verdetto delle urne. Si tratta dell'adesione della Svizzera a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sovranazionali, così come qualsiasi modifica della Costituzione federale. In questi casi, per l'approvazione non basta la maggioranza dei votanti, ossia del popolo, ma occorre anche quella dei cantoni.

Di propria iniziativa
Il popolo può d'altra parte proporre direttamente delle modifiche della Costituzione federale, tramite un'iniziativa popolare. Per poterla sottoporre a scrutinio federale, i promotori devono raccogliere 100mila firme di aventi diritto di voto entro 18 mesi dalla pubblicazione.
Anche ogni cantone può proporre al parlamento federale disegni di legge oppure chiederne l'elaborazione. Questi interventi possono essere fatti tramite l'iniziativa cantonale. Uno strumento di cui i cantoni negli ultimi anni si sono serviti molto più spesso che in passato.
 Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

La televisione contro il cinema
di João Lopes – 25 settembre 2011
Pubblicato in: Portogallo
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
Negli ultimi anni di vita Federico Fellini è stato un regista profondamente deluso dall’evoluzione della televisione. Peggio: era scioccato dal suo crescente populismo, dal fatto che promuovesse ogni specie di mediocrità e demagogia (e non è necessario sottolineare che, da questo punto di vista, il modello italiano era servito da “matrice” a ciò che di peggio è poi avvenuto in Europa).
Certo è che, un po’ come Roberto Rossellini, Fellini aveva pensato che tutto sarebbe potuto essere diverso. Grazie alle sue potenzialità pedagogiche, la televisione avrebbe potuto rivestire un ruolo importante e innovativo nell’evoluzione del cinema.
Tanto che nel 1970 aveva girato I Pagliacci, alla fin fine un telefilm sulle radici. Più tardi, Prova d’Orchestra (1978) si mostrò come un’opera anch’essa contraddistinta da caratteri specificatamente televisivi.
Tuttavia, tutto cambia quando mette in scena Ginger e Fred (1986). Qui i protagonisti si autorappresentano come sopravvissuti dell’immaginario cinematografico: Marcello Mastroianni e Giulietta Masina sono artisti a fine carriera (imitatori della coppia Fred Astaire/Ginger Rogers) che, convocati per uno spettacolo televisivo, scoprono che, a dire il vero, nessuno li considera più: vengono trattati come banali strumenti di un concetto di “divertimento” che in ultima analisi mira alla distruzione del cinema, della sua bellezza e dei suoi valori.
Ironia crudele: Fellini è tra i pochi autori della storia del cinema il cui cognome ha dato origine a un aggettivo. Anche per i molti che conoscono poco i suoi film, “felliniano” evoca un universo di luci ed ombre in cui il reale e l’immaginario coabitano in forma esuberante e sensuale. Cose che il Grande Fratello non riuscirà mai a raggiungere, anche se la sua devastante mediocrità dovesse sopravvivere per molti secoli.
[Articolo originale "A televisão contra o cinema" di João Lopes]

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