Giochi d'azzardo, contribuenti.it: 32% delle giocate sono di minorenni, +7,7% nel 2011.
Bozen, oltrepadania. Le feste di Durnwalder dividono la Svp
La Svizzera e gli stranieri
Giochi d'azzardo, contribuenti.it: 32% delle giocate sono di minorenni, +7,7% nel 2011.
CAPRI - "L'Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavoli da gioco, una media quasi 2.205 euro a persona, che vengono sottratti all'economia reale, minorenni inclusi, il cui numero è passato da 860 mila unità a 3,2 milioni. L'Erario si preoccupa più di fare cassa che di sensibilizzare sulle tematiche di dipendenza da gioco." Lo afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani alla presentazione dello studio "Fisco e Giochi d'azzardo: il triste primato italiano", avvenuta stamane a Capri, che sarà prossimamente pubblicato su "Contribuenti.it Magazine".
Nei primi otto mesi del 2011 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 19,9%. Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 889! MLN in più, con un tendenziale annuo che potrebbe arrivare al 28,6%.
In Italia, il solo gioco legalizzato coinvolge circa 31,6 MLN di persone, di cui 7,9 MLN con frequenza settimanale, e sviluppa un fatturato di circa 59,1 MLD di euro. Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato del 7,7%, passando da 860 mila unità a 3,2 milioni, raggiungendo il 32% di tutte le giocate.
Secondo l'indagine di Contribuenti.it, nel nostro Paese, il consumo e l'abuso di alcol e droghe viene visto come un problema sociale per la collettività e di salute per il singolo, mentre la dipendenza da gioco non viene riconosciuta dallo Stato, e chissà perché, come una malattia sebbene a livello psichiatrico, invece, venga catalogata come una vera e propria patologia. E così, tra il Superenalotto che presenta un montepremi per il "6″ fuori da ogni logica razionale, ed il poker on line legalizzato, non mancano le tentazioni di chi, affetto in maniera latente dal vizio del gioco, rischia di ! entrare nel tunnel della dipendenza. Ai tempi della crisi, tra l'altro, il fatturato dei giochi di Stato, anziché scendere, aumenta, a conferma di come gli italiani, sempre più disperati, sono alla ricerca di un full d'assi o di una sestina vincente per ottenere ciò che non gli è permesso nella vita reale.
L'Associazione Contribuenti Italiani chiede misure restrittive nei confronti del gioco legalizzato, identificando tutti i giocatori per evitare il riciclaggio del denaro sporco e l'accesso ai minorenni, il divieto al gioco d'azzardo in tutti i luoghi pubblici, sulla scia del divieto delle sigarette e l'aumento della tassazione sulle vincite al fine di renderle meno appetibili, introducendo un'imposta unica sostitutiva su tutti i giochi legalizzati (IUG) pari al 50% della vincita.
"Lo scopo delle istituzioni è quello di educare i cittadini, proteggere la loro salute, mentale e fisica - afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani! - non di certo quello di indurli a giocare al poker o ad indebitarsi con persone senza scrupoli Senza contare che sono non pochi i giocatori fanno uso di sostanze stupefacenti o si prostituiscono per racimolare i soldi. Per un reale rilancio dell'economia e per accompagnare il paese dall'uscita della crisi economica - conclude Carlomagno - i risparmi degli italiani dovrebbero entrare in circolazione nel mercato attraverso canali legali e produttivi e non lasciare che le perdite al gioco diventino prima fonte di entrate nelle casse statali."
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 3314630647
Bozen, oltrepadania. Le feste di Durnwalder dividono la Svp
Dorfmann e Peterlini critici, ma gli assessori pensano persino ad una statua
BOLZANO. Si moltiplicano gli appuntamenti per festeggiare il settantesimo compleanno del presidente Luis Durnwalder che culmineranno nella mega-festa in programma per oggi a Castel Tirolo, così come crescono nella Stella alpina i malumori per quello che a "microfoni rigorosamente spenti" viene definito un esempio di culto della personalità fuori luogo. Prima ancora delle molte posizioni favorevoli o delle poche che azzardano una qualche critica, è un "fragoroso" silenzio l'elemento che in queste ore colpisce di più fra gli esponenti della Svp che per un verso potrebbe significare un dissenso molto profondo nel metodo e nel merito tale tuttavia da non poter emergere "per il bene del partito", ma per altro verso potrebbe nascondere anche una sorta di implicito annuncio del tipo "la resa dei conti è solo rinviata". Dopo la "bufera" per l'intitolazione a Kaiser Luis della biblioteca dell'Università, nelle ultime ore è stata la scelta degli assessori provinciali di lingua tedesca di regalare al loro "capo" nientemeno che una statua lignea che lo raffigura a grandezza naturale a far traboccare ancora il vaso di una diffusa insofferenza della quale si è fatto portavoce anche il quotidiano Dolomiten, ovvero il gruppo Athesia della famiglia Ebner. Il regalo della statua tuttavia è solo un piccolo pezzo del puzzle che sta facendo crescere il "mal di pancia" dentro la Stella alpina tanto che anche i più critici non enfatizzano molto questo risvolto, anche perché già dieci anni fa un busto in marmo di Lasa che lo ritraeva - e che ora fa bella mostra di sé nell'ingresso della villa di Falzes - era stato donato al presidente. «Ognuno può regalare quello che vuole - commenta così l'europarlamentare Herbert Dorfmann - ma poi vi sono questioni di principio sulle quali, come ho sempre sostenuto in tempi non sospetti, non si può transigere. Non si fanno intitolazioni a personaggi, tanto meno a politici, viventi. Ripeto, io non l'avrei fatto e non l'avrei accettato». Sono sempre stato critico - sostiene per parte sua il senatore Oskar Peterlini - sia nei confronti di certe gestioni del partito che di alcuni comportamenti. Poi però dobbiamo anche essere onesti e dircela tutta: "Durnwalder ha troppo potere", si ripete da più parti; ma diciamo anche che tutto questo spazio evidentemente glielo lasciano tutti quelli che lo circondano. Il tema allora dovrebbe essere quello di una terza fase dell'autonomia con forti garanzie e contrappesi democratici; in modo che, ad esempio, ci sia un consiglio provinciale forte che vigila su leggi locali e nazionali e vara un metodo concorsuale delle nomine su base esclusivamente del merito». Fin qui gli esponenti più critici. Da parte degli assessori invece secca difesa della scelta di regalare al loro presidente una statua: «Non capisco davvero lo scandalo- sottolinea Hans Berger - anche perché si tratta di una scelta del tutto personale e certamente non istituzionale». «Mi permettete che se nei corridoi della giunta decido di fare un regalo personale al presidente, posso essere libero di fare quello che voglio?»
La Svizzera e gli stranieri
di Fabio Abate - 09/24/2011
L’ultima iniziativa popolare lanciata in materia di stranieri e migrazione offre lo spunto per riflettere sull’attuale situazione che caratterizza il rapporto degli svizzeri con gli stranieri, già contraddistinto in passato da momenti analoghi.
Leggendo il testo troviamo di tutto: permessi di dimora, frontalieri, richiedenti l’asilo. È innegabile che alcuni aspetti legati alla migrazione faticano ad essere gestiti in modo efficiente e rispettoso delle norme di legge. Mi riferisco evidentemente alla libera circolazione delle persone che si è sovrapposta in particolare ad una crescita economica alquanto robusta che ha permesso la creazione di migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Tuttavia, soprattutto nel settore terziario la loro distribuzione è avvenuta con assunzioni a buon mercato che in alcuni casi hanno sconcertato. Rimanendo nel mio campo professionale, constato come alcuni colleghi non abbiano esitato ad assumere avvocati italiani senza nozioni del nostro apparato legislativo federale e cantonale, ma probabilmente capaci a redigere lettere in buon italiano, quindi a fungere anche da segretarie di lusso per tre una cicca. Gli strumenti sono stati utilizzati in modo scorretto, escludendo personale indigeno da settori accessibili anche ai nostri giovani, i quali soffrono di evidenti errori commessi dal profilo della pianificazione in ambito di scelte dei mestieri e delle professioni.
Ma tutto ciò giustifica la decisione di aprire il fuoco sulla realtà degli stranieri con il bazooka? A mio avviso, decisamente no! Osservando più da vicino, possiamo constatare che i problemi in materia di asilo sono individuati e non certo impossibili da risolvere: poggiano sulle difficoltà nell’adottare le procedure in modo celere (chissà mai perché l’Ufficio federale della migrazione ha lasciato nei cassetti un numero enorme di domande di asilo...). Inoltre, problemi logistici impellenti non hanno ottenuto adeguata risposta dall’Autorità federale. Infine, a sud di Chiasso si applica il trattato di Dublino in modo piuttosto allegro (qui l’approccio è più complicato…).
I permessi di dimora riguardano gli operai nelle imprese di costruzione, ma anche le persone con un permesso B che acquistano attici di svariati milioni, oppure che beneficiano della tassazione globale. Tutti utili alla nostra causa: datori di lavoro, notai, fiduciari, eccetera.
Eppure così come accade anche in altri paesi del benessere, come ad esempio in quelli scandinavi, anche la migrazione voluta e mirata a fini economici ha messo sotto pressione l’emotività di parecchie persone, le quali si sentono in pericolo, minacciate. All’origine dei sentimenti di insicurezza della popolazione indigena abbiamo sempre una solida base di prosperità economica che impone l’immediata soddisfazione delle esigenze occupazionali, senza purtroppo riuscire a reperire all’interno del paese tutte le risorse necessarie.
La Svizzera ha un tasso di disoccupazione del 2,8%, eppure nelle preoccupazioni più marcate dei nostri cittadini vi è la garanzia del posto di lavoro. Ecco dunque la reazione. Purtroppo accompagnata dall’incapacità e dalla mancanza di volontà di selezionare le parti delicate del problema, per poi proporre soluzioni adeguate. Operazione difficile, complicata: meglio sparare. E chi se ne frega se nella mia piccola azienda lavora un bravo tipo, un ‘ic’, oppure se al tavolo del mio esercizio pubblico si siedono ipermilionari russi freschi di permesso di dimora che bevono un Petrus come se fosse gazzosa...
Dopo la seconda guerra mondiale la Svizzera è stata meta di molte persone che hanno cercato e trovato un luogo di libertà e tolleranza. Oggi, parlando con anziani tedeschi residenti nel Locarnese, ravviso un sentimento di insicurezza, molto pericoloso e assolutamente da scongiurare. Il residente più ricco del Paese è svedese e non ha scelto la Svizzera solamente per ragioni di natura fiscale. Ho letto un’intervista, in cui ha elencato una serie di fattori determinanti ai fini della sua scelta. Lavoratori con salari modesti, pensionati agiati o redditieri, importanti dirigenti di azienda, tutti stranieri. E non possiamo permetterci che serpeggi un sentimento di insicurezza che consenta la maturazione di un’opinione negativa sul Nostro Paese e sulle prospettive future che concernono i rapporti tra noi svizzeri e gli stranieri. Lo hanno capito anche importanti imprenditori dell’Udc che siedono in parlamento. Forse è solamente un atto di coerenza dinnanzi al numero di stranieri stipendiati che contribuiscono alla prosperità dell’azienda. Ma è già qualcosa.
*consigliere nazionale Plr e candidato agli Stati
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