Grecia: richiesta bipartisan per le dimissioni di Papandreou
Grecia, anche il grande compositore Theodorakis contrario a referendum
Grecia, governo appoggia referendum
Svizzera. Atene manda l'UE in una crisi di nervi
Il paradosso: ora i «Cds» valgono meno di carta straccia
Grecia: richiesta bipartisan per le dimissioni di Papandreou
01/11 16:54 CET
La bomba politica lanciata dal premier greco George Papandreou si fa sentire a cominciare dal Pasok. Il partito socialista, al governo, chiede a gran voce al primo ministro di dimettersi dopo l’annuncio shock del referendum sul nuovo pacchetto di aiuti europeo.
Papandreou è intervenuto lunedì al Parlamento per annunciare che dovranno essere i greci a decidere se vorranno accettare i nuovi 130 miliardi di euro che verranno concessi dall’Europa in cambio di un sempre più rigido piano di riforme.
Il leader di opposizione Andonis Samaras ha chiesto al presidente Karolos Papoulias di garantire il futuro del paese. Per Samaras è necessario indire elezioni anticipate per evitare di minacciare la membership della Grecia nell’Unione.
Un no al referendum potrebbe avere effetti imprevedibili sull’eurozona a detta di numerosi esperti.
Grecia, anche il grande compositore Theodorakis contrario a referendum
Anche il grande compositore greco Mikis Theodorakis si è detto nettamente contrario alla proposta del premier Giorgio Papandreou di indire un referendum sul salvataggio della Grecia. In un comunicato diffuso in mattinata ad Atene, Theodorakis ha affermato, tra l'altro, che "(i governanti) stanno giocando con la pazienza del nostro popolo senza pensare alle conseguenze. La nuova trovata del referendum è un'ipocrisia visto che il governo ha già preso finora molte importanti decisioni, e ha firmato accordi con i quali ha incatenato il popolo greco ipotecando il suo futuro senza mai chiedere niente a nessuno per fare tutto ciò. Forse hanno chiesto il nostro parere quando ci hanno portati nel Fondo Monetario Internazionale? Oppure quando hanno firmato il primo accordo economico? Ora che ci hanno legati tutti, mani e piedi, si sono ricordati del referendum", ha concluso il compositore. Intanto, cominciano ad arrivare reazioni contro la decisione di Papandreou e defezioni dal suo stesso partito. Milena Apostolati, ex sottosegretario per lo Sviluppo agricolo, ha annunciato stamani di volersi dimettere dal Pasok ma di voler rimanere in Parlamento come indipendente.
Grecia, governo appoggia referendum
'Consultazione prima possibile', Papandreu atteso a Cannes
02 novembre, 06:11
(ANSA) - ATENE, 2 NOV - Il governo greco ha deciso di appoggiare la proposta di referendum sulle misure anticrisi avanzata due giorni fa dal premier George Papandreu. L'esecutivo ha anche deciso, all'unanimita', di chiedere venerdì, su questo, un voto di fiducia al Parlamento, e che la consultazione abbia luogo prima possibile. Mercati e leader europei confermano le preoccupazioni gia' espresse. Il ministro giapponese delle Finanze ha giudicato "sconcertante" la decisione.
Svizzera. Atene manda l'UE in una crisi di nervi
L’Europa paga a caro prezzo la decisione di George Papandreou
di Corrado Bianchi Porro
Borse europee in rotta dopo che il primo ministro greco ha convocato un referendum sull’accordo alla base dell’ultimo pacchetto di salvataggio, dando vita a una nuova crisi della zona euro, mentre il Pmi cinese ha mostrato un rallentamento dell’attività manifatturiera ai minimi degli ultimi tre anni. Il 60% della popolazione greca, secondo il sondaggio del giornale To Vima, sarebbe contrario alle misure annunciate (taglio del debito del 50%, ma controllo permanente dei conti nazionali considerato come commissariamento e un attentato alla sovranità nazionale) e il rischio è che un rigetto in gennaio delle misure annunciate vanifichi il salvataggio ed estenda il contagio debito a Italia e Spagna. Sempre che Atene regga, dato che parlamentari della maggioranza hanno deciso di abbandonare la coalizione dopo l’improvvido annuncio di Papandreou. Non bisogna salvare la moneta, ma il popolo, dice il candidato della sinistra all’elezione presidenziale francese, Mélechon. E quello del Fronte nazionale, Marine Le Pen giudica "formidabile" la reazione dei greci.
Invece il capo del partito d’opposizione Nuova Democrazia, Antoni Saramas, chiede elezioni anticipate e non vuole il referendum (evitando ogni "esperienza opportunista") che mette in pericolo l’adesione della Grecia all’UE. I titoli bancari e assicurativi sono stati i più tartassati dall’improvvisa piega delle cose. Milano ha perso il 6,80%, Parigi il 5.20%, Francoforte il 5% e Atene agli inferi, con i titoli bancari ellenici in calo del 13%. La Bce ha effettuato nuovi interventi per sostenere l’euro, ma nella giornata d’insediamento di Mario Draghi alla guida dell’istituto, lo spread Btp italiano/bund tedesco è schizzato a 455 punti. Il piano di salvataggio Sarkozy-Merkel rischia dunque di naufragare prima ancora di partire e per questo il presidente francese si è sentito al telefono con la premier Merkel e ha convocato oggi un minisummit. C’è costernazione alla vigilia del G-20 che si apre a Cannes. Quanto agli Usa (in calo tra il 2 e il 3% come Zurigo e Londra), il deposito del bilancio per MFGlobal ha messo in crisi i mercati delle materie prime e dei generi alimentari.
Sul fronte elvetico, gli interventi della BNS hanno cercato inutilmente di tamponare l’euro a 1.22.
All’inizio di settimana sono stati resi noti i conti della BNS nel terzo trimestre dell’anno gonfi di euro e dollari. Mentre a giugno i conti avevano evidenziato un rosso di 10,8 miliardi di franchi, a settembre la Banca Nazionale Svizzera ha capovolto la situazione e nei primi nove mesi del 2011 l’istituto centrale ha realizzato un utile consolidato di 5,8 miliardi di franchi. Il risultato deriva in buona parte dalla rivalutazione delle riserve di oro. Alla fine dello scorso anno, il prezzo di un chilogrammo di oro era pari a 42.289 franchi. A fine settembre 2011, il prezzo è salito a 47.089 franchi. Ne risulta una rivalutazione di circa 5 miliardi. Dall’inizio dell’anno il dollaro ha perso il 3,1% e l’euro il 2,8% rispetto al franco. Tuttavia le perdite sui cambi (4.7 miliardi) sono state compensate dagli interessi incassati sui piazzamenti (4 miliardi), dai dividendi incamerati (0,4 miliardi) e dai guadagni sui corsi (3,7 miliardi). Nonostante l’utile, considerata la volatilità dei mercati, la BNS non è in grado di dire se verserà o meno il contributo usuale di 1 miliardo alla Confederazione e 1,5 miliardi ai Cantoni. La priorità è per ora ricostituire le riserve a motivo dell’impatto sui conti che ha avuto la rivalutazione del franco.
Il paradosso: ora i «Cds» valgono meno di carta straccia
Morya
Longo Immaginate di acquistare una polizza assicurativa contro il furto della vostra auto, e di scoprire – quando sfortunatamente la macchina viene rubata – che il risarcimento non scatta. Questa esatta disavventura è capitata a migliaia di investitori internazionali. Non una, ma ben due volte: chi aveva acquistato un'assicurazione per coprirsi dal rischio di default della Grecia, scopre infatti ora che la polizza vale meno dei bond che doveva assicurare. Insomma: i credit default swap (questo il nome tecnico delle polizze) sono attualmente inutili. Il motivo è semplice: la modalità con cui è congegnato il "taglio" dei titoli di Stato greci (che resta «volontario» per gli investitori), non fa scattare il default e dunque non fa partire il risarcimento. Lo ha stabilito anche l'Isda, l'associazione internazionale dei derivati.
Sebbene possa far gioire il fatto che a pagare il conto del crack greco siano anche gli "speculatori", questo finto default di Atene rischia in realtà di produrre più danni che benefici. Esattamente come è accaduto la scorsa estate, quando la Grecia ristrutturò il debito una prima volta nello stesso identico modo. Anche allora non scattarono i risarcimenti per chi aveva acquistato i credit default swap, sebbene Atene avesse chiesto agli investitori un sacrificio – volontario – in termini di capitale. Quella volta gli investitori hanno reagito in maniera decisa: dal massimo toccato il 21 di luglio (data dell'accordo sulla Grecia) a metà settembre le Borse europee hanno perso il 28%. E uno dei motivi determinanti era legato proprio al "caso" Cds.
Per capire come una questione così tecnica possa influenzare il comportamento dei grandi investitori internazionali, bisogna entrare nella loro testa. Tanti di loro hanno in portafoglio titoli di Stato greci, ma hanno in parte "coperto" la posizione acquistando proprio credit default swap. Immaginiamo che un fondo americano abbia in portafoglio 100 milioni di euro di titoli ellenici, ma abbia contemporaneamente assicurato la metà di questa esposizione: questo fondo è convinto che il suo rischio sia limitato a 50 milioni, dato che altri 50 sono "coperti" da polizza. Ma quando a luglio scopre che la "polizza" non scatta, il fondo capisce che la sua esposizione non è più di 50, ma è tornata a 100 milioni. La sorpresa è la stessa dell'automobilista che, dopo il furto dell'auto, scopre che la sua assicurazione non lo risarcisce. Per questo, a luglio, gli investitori non hanno avuto altra scelta che vendere: titoli greci in primis, ma anche titoli italiani, spagnoli e così via.
Ecco perché anche questa ennesima ristrutturazione greca, che non fa scattare i risarcimenti dei Cds, rischia di diventare controproducente: può avvalorare ulteriormente l'idea che queste speciali polizze assicurative non servano a nulla. È vero che a pagare il conto sono i grandi "speculatori" (un po' per uno, potremmo dire): ma se poi loro, per aggiustare i portafogli, scaricano le frustrazioni in Borsa e sui titoli di Stato mettendo in ginocchio Paesi interi, allora il problema dei Cds diventa un problema di tutti.
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