martedì 10 aprile 2012

am_10.4.12/ Insolvency ratio in salsa padana.

Marò, 'per periti sono state usate loro armi'
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Sicilia. Restauro di monumenti e siti: assegnati 54 milioni per 23 progetti
Turismo, Pasqua tra luci ed ombre: "sempre meno gli italiani in vacanza"
Spagna e Italia: nuovi timori
Germania: export non subisce crisi, cresce anche a febbraio
Il Parlamento greco approva tra le polemiche un clamoroso finanziamento elettorale ai partiti
Trst, oltrepadania. Un fallimento su due ha colpito il Nord
Milano, padania. I fallimenti piegano il Nord

Marò, 'per periti sono state usate loro armi'
ultimo aggiornamento: 10 aprile, ore 08:42
 Kochi - (Adnkronos) - Secondo quanto scrive oggi The Times of India l'esame sui fucili sequestrati a bordo dell'Enrica Lexie sono quelli utilizzati per sparare ai due pescatori indiani. Oggi la Corte Suprema esaminerà il ricorso della nave italiana
Kochi, 10 apr. (Adnkronos) - La perizia balistica condotta dal Laboratorio scientifico della polizia ha stabilito che sarebbero stati usati due fucili sequestrati a bordo dell'Enrica Lexie per uccidere i due pescatori indiani a largo delle coste del Kerala lo scorso 15 febbraio. E' quanto scrive oggi The Times of India, riportando che il rapporto del laboratorio e' stato consegnato alla magistratura di Kollam e alla squadra di investigazione speciale guidata dal capo della polizia di Kochi, M R Ajith Kumar.
"Possiamo confermare che si trattava delle armi usate dopo aver esaminato i proiettili recuperati dai corpi dei pescatori uccisi", si legge nel rapporto secondo quanto riporta il giornale indiano.
Intanto oggi la Corte Suprema indiana esaminerà il ricorso contro la decisione dell'Alta Corte dello stato di Kerala di bloccare la partenza dell'Enrica Lexie, la nave italiana coinvolta nell'incidente che ha portato all'arresto dei due maro' accusati di aver ucciso due pescatori. Lo riporta il sito di The Hindu ricordando che un primo momento un giudice dell'Alta Corte aveva autorizzato la partenza della nave, ma in un secondo momento, dopo il ricorso dei familiari di uno dei pescatori uccisi, la Corte l'aveva bloccata.
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Sicilia. Restauro di monumenti e siti: assegnati 54 milioni per 23 progetti
La copertura economica potrebbe non bastare per soddisfare le richieste. Si tratta di iniziative finalizzate al restauro di monumenti e alla valorizzazione del patrimonio artistico. Il punteggio più alto è stato assegnato al piano della provincia di Catania per la realizzazione di un sistema integrato museale. Un'opera per la quale sono stati richiesti alla Regione 125 mila euro
di FILIPPO PASSANTINO
PALERMO. Il dipartimento ai Beni Culturali ha determinato quali progetti potranno essere finanziati. Ma la copertura economica potrebbe non bastare per soddisfare le richieste dei Comuni. Sono 54 gli interventi che hanno ricevuto l'ok dall'assessorato guidato da Sebastiano Missineo. Si tratta di iniziative finalizzate al restauro di monumenti e alla valorizzazione del patrimonio artistico. Le stesse per le quali saranno erogati oltre 23 milioni di euro. Fondi europei ripartiti in tre assi diversi. Il primo, relativo allo" sviluppo di processi di gestione innovativa di beni, attività e serviziintegrati per la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale contemporaneo", prevede una spesa di oltre 3 milioni. Il punteggio più alto è stato assegnato al piano della provincia di Catania per la realizzazione di un sistema integrato museale. Un'opera per la quale sono stati richiesti alla Regione 125 mila euro.
Quella più costosa, invece, è stata presentata dalComune di Caltanissetta, che chiede un contributo di oltre un milione eduecentomila euro per un progetto che prevede la realizzazione di percorsivirtuali che riproducono i castelli presenti nel comprensorio. Un altro asse difinanziamento è relativo ad "azioni di promozione e realizzazione di reti di centri e laboratori per la produzione artistica e per la promozione della creatività e della qualità della produzione architettonica e urbanistica". Intervento per il quale sono stati stanziati 10 milioni 300 mila euro. Larichiesta economica maggiore è stata avanzata dal Comune di Fiumefreddo, che ha presentato per la realizzazione di un centro fieristico un preventivo di cinque milioni di euro. Ma ad avere maggiori chance di ottenere le sovvenzioni richieste è il Comune di Spadafora, che vorrebbe realizzare laboratori diproduzione artistica all'interno del museo dell'argilla. Concretizzarequest'idea costerebbe un milione di euro. Per il terzo asse, invece, sono statiprevisti 9 milioni 400 mila euro. Riguarda la "valorizzazione di contesti architettonici, urbanistici e paesaggistici, connessi alle attività artistichecontemporanee".
Il progetto più accreditato per ottenere contributi, secondo le valutazioni della Regione, è quello del Comune di Ramacca, che punta a ristrutturare con i fondi comunitari l'ex serbatoio dell'acquedotto comunale che dovrebbe diventare un museo tematico. I beneficiari delle operazioni collocate in posizioni utili in graduatoria dovranno presentare i progetti degli interventi infrastrutturali al dipartimento entro 30 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto firmato dal dirigente del dipartimento, Gesualdo Campo. Il testo riconosce la priorità per l'assegnazione dei fondi che saranno distribuiti fino all'esaurimento dei 23 milioni programmati. A seguire pubblichiamo l'elenco dei progetti con, tra parentesi ,nome del beneficiario e importo del finanziamento richiesto.

Turismo, Pasqua tra luci ed ombre: "sempre meno gli italiani in vacanza"
Sono diversi i fattori che influenzeranno l’andamento del settore nel periodo pasquale per il comparto ricettivo extralberghiero. L’Aigo Confesercenti traccia un primo screening sulla situazione nazionale del comparto. “La difficile congiuntura economica che sta attraversando il nostro Paese e la mancanza di una strategia governativa avranno serie ripercussioni per il mercato interno”, dichiara il presidente Agostino Ingenito. “Saranno sempre meno gli italiani che si sposteranno in questo fine settimana e per la prima volta si riduce anche il periodo di permanenza che si attesta ad un massimo di due giorni”. Buone le previsioni invece di presenze straniere che hanno già prenotato con largo anticipo il soggiorno nelle nostre strutture ricettive extralberghiere. “Il trend previsto dovrebbe attestarsi a quello dello scorso anno – continua Ingenito - quando a salvare il periodo pasquale fu appunto la forte presenza straniera. Preferite come sempre le città d’arte, si registra il pienone a Roma, Firenze e Venezia con punte interessanti anche a Napoli e nel Sud Italia”. Una Pasqua bassa rende difficile la scelta nel preferire località montane o di mare, ma nel caso degli stranieri c’è una forte propensione a raggiungere le località marine. E cosi spunta l’overbooking in bed & breakfast ed agriturismi di Toscana, Campania e Puglia, mentre sembra ridimensionato, secondo le stime dell’Aigo, il flusso turistico in Liguria e nel nord est, ad eccezion fatta dalla riviera romagnola. Ma si registrano flussi interessanti anche per le case vacanze con affitti che però non superano la settimana. “E’ ormai un dato ineludibile la prenotazione online per le nostre strutture: i nostri ospiti preferiscono un contatto diretto ed immediato con i nostri gestori che investono sempre più e meglio in presenza su portali specializzati – conclude il presidente di Aigo – ma è necessario che il Governo ascolti le nostre proposte per qualificare ulteriormente il comparto senza perdere di vista l’unicità e l’identità delle nostre strutture ricettive. La formula b&b è sempre più apprezzata dai turisti che sono sempre più consapevoli della scelta non più dettata solo da esigenze meramente economiche, ma con l’obiettivo di scoprire territori ed aree interne italiane mediante un approccio meno formale senza perdere di vista servizi e qualità nell’accoglienza”.

Spagna e Italia: nuovi timori
Fabio Di Venuta
Quando Monti si insediò a Palazzo Chigi i mercati brindarono. Contenti per quel cambio di rotta dell'Italia (e dell'Europa, perchè sull'Italia si giocava il futuro dell'Eurozona), i mercati, ancora loro, hanno trascinato lentamente lo spread al ribasso tanto da far pensare a qualcuno che il tunnel fosse finito. A rafforzare la convizione ci sono stati i due interventi della Bce che, con due Ltro, ha assicurato ai mercati la liquidità necessaria a far girare gli ingranaggi della finanza. E, nemmeno a dirlo, lo spread ci sorrideva e ci faceva sempre meno paura.
Da qualche settimana, però, lo spread ha rialzato vigorosamente la testa, puntando deciso a quota 400, come a voler ricordare che "si, vanno bene le buone intenzioni, ma ora c'è bisogno di crescita".
I fari sono ora puntati su Spagna e Italia.
Cosa dicono i dati. Le due operazioni targate Bce, tra Novembre e Febbraio, hanno permesso al mercato di ottenere quasi un trilione di dollari in totale, al costo dell'1% per tre anni. Gli istituti finanziari di Spagna e Italia hanno utilizzato buona parte di questo credito per acquistare bond emessi dai propri governi, col risultato di far attenuare e non poco le tensioni attorno agli spreads. I dati mostrano che fino ad oggi le esposizioni Spagnole e italiane sono aumentate, rispettivamente, di 68 e 54 miliardi di euro, aumento in gran parte costituito da sovereign bonds dei propri paesi. Quindi, se da un lato si registrava l'effetto benefico del calo dello spread, dall'altro sorgeva il rischio di legare la salute del settore bancario al destino del paese.
Questo tipo di rischio non è sfuggito agli analisti di Societè Generale, Barclays e Credit Suisse che hanno affermato che la connessione tra rischi bancari e nazionali è aumentata. Il problema è che le banche non potranno acquistare così tanti titoli quando il programma di liquidità europeo si fermerà. Si, certo, alcuni investitori "pesanti" (come la Cina, ad esempio) sono stati lontano da questi paesi, ma i loro acquisti non saranno altrettanto pesanti.
Ad aggiungere tinte fosche a un quadro che già presenta solo grigi, sono le preoccupazioni attorno all'economia reale: se i tassi di indebitamento dovessero aumentare a causa delle pressioni, i problemi giungeranno al sistema bancario europeo, anche presso quegli istituti che hanno venduto parte delle loro esposizioni. Il maggior timore degli analisti, come afferma Michelle Bradley di Credit Suisse, è che si verifichi una situazione simile alla Grecia: nonostante il settore bancario fosse solido, il paese stentava sulla via della crescita ed è stato necessario decimare le esposizioni in bond ateniesi al momento di approvare i famosi piani di salvataggio. Secondo M. Bradley, quindi, i problemi del governo sono passati alle banche, anzichè il contrario.
Fare previsioni in questo momento è difficile. Saranno importanti i prossimi mesi, nei quali vedremo quanto saranno profonde le riforme. Quanto più queste riusciranno a far ripartire il motore dell'economia e la fiducia dei cittadini, tanto prima si potranno lasciare dietro alle spalle le preoccupazioni di questi mesi.

Germania: export non subisce crisi, cresce anche a febbraio
10:22 10 APR 2012
(AGI) - Berlino, 10 apr. - La crisi dell'euro non ferma l'export tedesco, che ha continuato a volare anche nel mese di febbraio, con un aumento dell'1,6% rispetto a gennaio, quando le esportazioni avevano gia' compiuto un balzo del 3,4% rispetto al mese precedente. Il risultato, comunicato dall'Ufficio statistico federale, ha sorpreso tutti gli analisti, che a febbraio si attendevano un calo dello 0,4% dell'export tedesco. Sul piano annuale le aziende tedesche hanno esportato a febbraio merci per un valore di 91,3 miliardi di euro, l'8,6% in piu' rispetto a febbraio 2011. A trascinare la tendenza e' stato un forte incremento delle esportazioni di auto, aumentate a febbraio del 4,9% rispetto al gennaio scorso.
   Le esportazioni tedesche si sono dirette in larga misura nei paesi al di fuori della zona dell'euro, con un incremento del 13,4%, quattro volte superiore a quello registrato in Eurolandia. Nel 2011 l'export tedesco ha sfondato per la prima volta con 1.060 miliardi di euro la soglia psicologica di mille miliardi. Considerevole l'aumento delle esportazioni verso l'Italia, che l'anno scorso hanno segnato un incremento del 6%, passando a 62,1 miliardi di euro, contro i 58,6 miliardi del 2010. Nell'ultimo trimestre del 2011 si e' invece registrata una frenata (-7%), con le esportazioni verso l'Italia che sono calate a 15 miliardi di euro, rispetto ai 16,1 miliardi dell'ultimo trimestre del 2010. (AGI) .

Il Parlamento greco approva tra le polemiche un clamoroso finanziamento elettorale ai partiti
di Vittorio Da Rold
Mentre a Roma si pensa di correre ai ripari in tutta fretta per ridurre i fondi ai partiti dopo l'ennesimo scandalo sui rimborsi gonfiati, ad Atene scoppia una polemica in parlamento sullo stesso tema caldo mentre i cittadini sono sempre più stremati dalle misure di austerity.
Il Parlamento greco ha votato oggi una misura a favore di un finanziamento statale di una somma forfettaria di 30 milioni di euro a titolo di rimborso spese elettorali per le passate elezioni generali a favore dei cinque partiti rappresentati in aula e in vista delle prossime consultazioni.
Un totale di 155 deputati su 300 hanno votato a favore, 56 hanno votato conro, tre si sono astenuti e 86 erano assenti.
La modifica porterà nelle casse del partito socialista Pasok, il conservatore Nea Demokratia, il Partito Comunista (Kke), la Coalizione della Sinistra Radicale (Syriza) e al Partito di estrema destra (Laos) una somma di 30 milioni relativa ai finanziamenti statali per il 2011 e un anticipo per quest'anno .
Il ministro degli Interni Tassos Giannitsis, che ha difeso la norma, ha detto di sperare che i partiti manterranno le loro promesse di usare il denaro per pagare il personale non ancora retribuito e di saldare le spese insolute.
Lo stanziamento a favore del finanziamento pubblico ai partiti è stato contrastato dal partito nazionalista (Laos) e dalla sinistra radicale Syriza così come dai partiti più piccoli che sono emersi dopo le ultime elezioni: Sinistra democratica, Alleanza democratica e Greci Indipendenti, un gruppo di dissidenti di Nea Demokratia cacciati dal partito da Antonis Samaras perché contrari alle politiche di austerità. I parlamentari del partito comunista Kke si sono astenuti.
Il leader dell'Alleanza democratica, Dora Bakoyannis, ha detto che si opporrà al provvedimento facendo ricorso alla Corte costituzionale per verificare se la norma sia costituzionale. Altri parlamentari hanno detto di non poter accettare che i partiti ricevano questi soldi in un momento così grave per i greci che stanno soffrendo gli effetti delle manovre di austerità. Recentemente si è suicidato per protesta contro le manovre di austerità un pensionato proprio davanti al Parlamento greco.
Il viceministro della Difesa Yiannis Ragousis (Pasok) si è astenuto dal voto e ha rassegnato le dimissioni dal governo di Lucas Papademos in segno di protesta. Secondo i quotidiano conservatore Kathemirini in Grecia i partiti hanno ricevuto circa 550 milioni di euro da fondi pubblici nel corso del decennio, ma socialisti e Nd sono in debito verso le banche per circa 250 milioni di euro. Insomma un fallimento economico oltre che politico dei due maggiori partiti ellenici da collocare nel più ampio fallimento del paese mediterraneo che ha appena portato a termine la maggior ristrutturazione del debito della storia su 206 miliardi di euro ridotti di circa 100 miliardi di euro di perdite.
 10 aprile 2012

Trst, oltrepadania. Un fallimento su due ha colpito il Nord
Dati Cerved sui “default” aziendali. Il Friuli Venezia Giulia è secondo in classifica alle spalle della Lombardia
fallimenti
 di Massimo Greco
 TRIESTE. Triennio pesante per il mondo imprenditoriale nazionale e il Nordest non fa eccezione. Anzi. Lo documentano i dati Cerved relativi ai fallimenti nell’arco temporale 2009-2011.
 Se applichiamo il criterio dell’”insolvency ratio” ovvero il numero di “default” ogni 10 mila aziende, il Friuli Venezia Giulia con 25,2 è addirittura secondo nella classifica nazionale e, nella stessa graduatoria, il Veneto con 22,7 occupa la quarta piazza. Una statistica così dura per l’area nordorientale ha però bisogno di una spiegazione: nel 2011 il numero di fallimenti, che ha colpito le regioni di Nordest, è sceso, per cui gli anni peggiori sono risultati il 2009 e soprattutto il 2010. In cifra assoluta, nella nostra regione, lungo il periodo 2009-2011, si contano 781 fallimenti.
 Occorre condurre lo stesso ragionamento per quanto riguarda le province più colpite dai crac aziendali: sempre seguendo la traccia Cerved sul triennio 2009-2011, Pordenone, con un’incidenza pari a 33, è al secondo posto in Italia, battuta solo da Milano e a pari merito con Ancona. E non scherza Gorizia, che si situa alla decima casella nazionale con quota 28. Ma sia Pordenone che Gorizia hanno attraversato nel 2010 il momento peggiore.
 L’analisi Cerved sottolinea, comunque, un fatto geoeconomico rilevante: la crisi ha battuto in breccia le aree “forti” del Paese. Infatti su un totale nazionale di 33 mila fallimenti, la metà, circa 17 mila, ha interessato il Settentrione, colpendo duro nel Nordovest, dove la Lombardia e la metropoli milanese presentano i segni di maggiore sofferenza, ma non risparmiando - come abbiamo visto - il Nordest.
 Un quarto dei crac aziendali si concentra nel Mezzogiorno, il 22% ha invece afflitto l’imprenditoria del Centro.
 La metà dei fallimenti, registrata nel triennio, ha coinvolto aziende del terziario, circa un quarto operavano in edilizia, il restante ha interessato le società manifatturiere: meccanica, moda, articolo per la casa sono stati i comparti produttivi più falcidiati.
 In termini occupazionali, il fallimento di queste realtà aziendali ha complessivamente toccato 300 mila lavoratori. Come accennato, Lombardia e Milano evidenziano le maggiori “ferite” in questo triennio di passione: a livello regionale, il criterio “insolvency ratio” segna quota 27,6, mentre nella provincia della “capitale morale” si attesta a 34.

Milano, padania. I fallimenti piegano il Nord
L'industria sente le difficoltà
CRISI 1. L'analisi del Cerved delle Camere di commercio italiane . Un quarto delle chiusure sono di imprese meridionali
Un boom di procedimenti in Campania e nel Lazio cresciuti nel 2011 del 30 e del 23%. Male Milano Tengono le piccole regioni e le aree del Nordest
I fallimenti piegano il Nord L'industria sente le difficoltà
MILANO Lombardia e Milano. Poi tutto il Nord Ovest, ma male anche il Veneto. Non è una bella fotografia quella scattata dal Cerved sulla diffusione dei fallimenti, perché colpisce gran parte del cuore produttivo dell'Italia. E la crisi, soprattutto dall'anno scorso, è arrivata anche in Campania e Lazio, dove l'esplosione di crack aziendali nel 2011 è stata rispettivamente del 30 e del 23%. Secondo dati del gruppo di analisi d'impresa e di valutazione del rischio di credito esaminati dall'agenzia Ansa, dal 2009 - anno dal quale i fallimenti sono esplosi con la crisi mondiale - sono 17mila i crack di imprese del Nord, con l'area Occidentale (Lombardia e soprattutto Milano, poi Piemonte e Liguria) in chiara difficoltà, mentre «tiene» meglio il Nord Est, anche se il Veneto fatica. E parecchio. Un quarto delle chiusure sono invece di imprese meridionali (8.358), il 22% del Centro Italia, con 7.284 fallimenti. 
LOMBARDIA AL TOP. Anche uno studio sulla frequenza dei crack, cioè il numero di imprese chiuse ogni 10mila attive (Insolvency ratio, Ir), conferma il dato: dall'inizio della crisi la Lombardia è prima con un tasso di oltre 27 aziende che hanno cessato l'attività per fallimento ogni 10mila aperte. E Milano è prima tra le province con un Insolvency ratio a quota 34.  Quasi la metà dei 33mila fallimenti totali (oltre 15mila) ha riguardato imprese che operano nel terziario, il 23% aziende dell'edilizia (7.535), il 21% società manifatturiere (poco meno di 7mila). Ma, confrontando le procedure di chiusura col numero di imprese operative, è evidente che i crack hanno colpito con maggiore intensità l'industria (che accusa un Insolvency ratio nei tre anni di 38,7) e le costruzioni (28,5), rispetto ai servizi (Ir 16,9) e agli 'altri settorì (9,1).  E il problema appare in ampliamento: nel solo anno scorso la Lombardia è arrivata a un Insolvency ratio di 30,7 punti, Milano di 39. Ma nel 2011 il trend peggiore è stato accusato da altre due Regioni: per maggior numero di fallimenti in assoluto la prima rimane la Lombardia (2.673, +9,8%), ma in Campania la crescita del solo anno scorso è stata quasi del 30% (esattamente del 29,6%, oltre quota mille imprese chiuse), e nel Lazio del 23,4%, a un totale di 1.253 crack aziendali. 
VENETO IN DIFESA. Male anche in Veneto, dove un tempo si diceva vi fosse un'impresa ogni abitante: è la seconda Regione dall'inizio della crisi per numero totale di imprese chiuse (3.225) dopo la Lombardia (oltre 7mila) e seguita da vicino dal Lazio (3.151).  Ma almeno l'anno scorso nella Regione più rappresentativa del Nord Est il trend di fallimenti è rallentato del 4% dopo il boom del 34% accusato nel 2010. Per questi anni di recessione l'Insolvency ratio del Veneto è in media di 22,7 punti, mentre i risultati migliori sono delle piccole Regioni: Valle D'Aosta 7,5, Basilicata 9, Molise 10,9.  Nel 2011 in Italia - secondo quanto già emerso dagli studi Cerved - si è arrivati al massimo livello di fallimenti da quando è iniziata la crisi, a 12.094 'crack', che è anche la quota più elevata da quando è stata riformata la disciplina del settore. Tra il 2009 e il 2011 per fallimento in Italia si sono persi 300mila posti di lavoro.

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