lunedì 30 aprile 2012

pm_30.4.12/ Qualcuno alla fine lo ha chiesto, ai sardi: cosa pensate dell'autonomia regionale? E questa benedetta indipendenza vi interessa, o no? Perché finora tutti a parlare, a immaginare: ma nessuno aveva fatto la cosa più normale, nel terzo millennio, cioè un sondaggio serio, con tutti i crismi statistici.---La disoccupazione in Italia nel quarto trimestre 2011 ha raggiunto il 9,7%, il tasso più alto dal 2001 ma "il tasso reale potrebbe risultare superiore poiché ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cig". Lo afferma l'Ilo nella sua scheda sull'Italia definendo "allarmante" il livello dei Neet.

India: maro', rinviato rilascio E. Lexie
------------------------------------------------------------------------
L'UNIONE SARDA - Politica: Università, ricerca a sorpresa: «Siamo più sardi che italiani»
L'UNIONE SARDA - Politica: Entro maggio i risultati definitivi dell'indagine
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: L’Api: export con i circoli degli emigrati
Disoccupazione al 9,7% ma tasso reale più alto
La Grecia salvata (per ora) ma le banche sono al collasso. Non si arresta la fuga dei depositi
Spagna entra in recessione. S&P's taglia il rating a nove banche

India: maro', rinviato rilascio E. Lexie
Poste condizioni sui quattro maro' a bordo petroliera
30 aprile, 13:36
(ANSA) - NEW DELHI, 30 APR - La Corte Suprema di New Delhi ha aggiornato a domani l'udienza relativa sul rilascio della petroliera E. Lexie. Il rinvio e' stato necessario per permettere ai legali dell'armatore di consultarsi con il governo italiano in merito ad alcune condizioni poste sui quattro maro' che si trovano a bordo e che potrebbero essere chiamati a testimoniare nel corso di un eventuale processo a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
------------------------------------------------------------------------
L'UNIONE SARDA - Politica: Università, ricerca a sorpresa: «Siamo più sardi che italiani»
30.04.2012
Dal nostro inviato Giuseppe Meloni
EDIMBURGO Non ci basta più. L'autonomia regionale è una camicia stretta, nove sardi su dieci vorrebbero un governo locale con più poteri. Alcuni di loro si accontentano di una piena sovranità fiscale, altri (addirittura il 40%) si spingono a sognare l'indipendenza. Ma sembra ormai un patrimonio comune la richiesta di un vero autogoverno dell'Isola.
IL RICHIAMO DEL TERRITORIO Lo dice una ricerca dell'Università di Cagliari, presentata nei giorni scorsi a Edimburgo (dove è in corso un lavoro parallelo). Un sondaggio che racconta cose interessanti su noi che viviamo in quest'Isola mediterranea: emerge, per esempio, che tendiamo a sentirci più sardi che italiani. La terra è il richiamo più forte tra gli elementi della nostra identità: più del lavoro o delle idee politiche. I risultati definitivi saranno resi noti a fine maggio, ma sono pronti i primi conteggi di una ricerca statistica che ha assunto proporzioni mastodontiche: circa 6mila risposte a un questionario con oltre 40 domande sull'identità, l'autonomia, le istituzioni regionali. L'ennesima conferma dell'attenzione di cui godono oggi questi temi: anche se l'idea del lavoro è nata, nella cattedra di Diritto costituzionale della facoltà di Giurisprudenza, già nel 2008, prima dei nuovi fermenti indipendentisti.
PASSAPAROLA Non si tratta, in realtà, di un'indagine sul consenso dell'indipendentismo. Si volevano interrogare i cittadini sulla loro percezione della “specialità” politica della Regione, per avviare una riflessione sulla riforma dello Statuto sardo. «Questioni rilevantissime e di cui si parla da tempo», ha sottolineato nel seminario di Edimburgo Gianmario Demuro, docente di Diritto costituzionale e coordinatore della ricerca: «Però finora nessuno era andato a vedere che cosa ne pensassero i sardi». Così, con la cattedra di Statistica della facoltà di Economia, è stato formulato il questionario. «Lo abbiamo diffuso via web - prosegue Demuro - ma si è creato un passaparola che non ci aspettavamo. Sono arrivate migliaia di risposte». Quelle complete sono circa 4mila, precisa la ricercatrice Elisabetta Piludu, che con lo stesso Demuro e con Ilenia Ruggiu, docente associato di Diritto costituzionale, ha illustrato il lavoro ai colleghi scozzesi.
L'IDENTITÀ Una mole di dati sorprendente, specie se si considera la complessità del test. Chi ha risposto ha dovuto decidere, scegliendo tra quattordici alternative, gli elementi più rilevanti che definiscono la sua identità. Il fatto di essere sardi è nettamente al primo posto, col 27% delle risposte (avvertenza: proprio perché i dati non sono definitivi, le percentuali finali potrebbero discostarsi lievemente). L'identità di genere (uomo/donna) si ferma al 23%, seguita (ma da lontano: 10%) dall'essere padre, madre o figlio. La condizione lavorativa non raggiunge l'8. Al quinto posto (attorno al 7) compare l'essere italiani. La collocazione politica di destra o di sinistra si colloca ancora più giù, attorno al 4; la religione al 3. PIÙ SARDI L'identità territoriale che descrive meglio gli intervistati è quella sarda, per il 28% dei casi, seguita (al 22) dalla propria città o dal paese. Solo terza, al 18%, l'identità italiana, tallonata (17) da quella europea. Quasi un terzo (31%) dice di sentirsi sardo e italiano in egual misura, mentre ben il 38% si considera più sardo che italiano, e il 27% solo sardo. Sommando queste ultime due posizioni, si rileva che per i due terzi la sardità è un sentimento che prevale sull' italianità .
LE ISTITUZIONI Non è che l'autonomia regionale esca granché bene, dalle risposte più politiche: il 94% pensa che l'Isola gestisca con difficoltà la sua specialità, e pochi si sentono «più sardi» quando gli si parla del Consiglio regionale. Eppure ai poteri locali non si rinuncia. Alla domanda «il Consiglio regionale deve avere più poteri?», l'80% è «d'accordo» o «molto d'accordo». Quanto all'assetto istituzionale, quasi la metà degli intervistati pensa alla Sardegna come una regione d'Italia, ma con una sua assemblea legislativa e una marcata sovranità fiscale. Circa il 30% opta per uno Stato indipendente ma nell'Ue, mentre il 10% spera di staccarsi contemporaneamente da Roma e da Bruxelles: la somma dà un 40% di ipotetico favore indipendentista. Invece il dato di chi pensa che la Sardegna debba avere una sua assemblea ma non poteri fiscali - di fatto la foto dell'attuale sistema - si aggira sul 10%. La richiesta di cambiamento non potrebbe essere più chiara di così.

L'UNIONE SARDA - Politica: Entro maggio i risultati definitivi dell'indagine
30.04.2012
Convegno Qualcuno alla fine lo ha chiesto, ai sardi: cosa pensate dell'autonomia regionale? E questa benedetta indipendenza vi interessa, o no? Perché finora tutti a parlare, a immaginare: ma nessuno aveva fatto la cosa più normale, nel terzo millennio, cioè un sondaggio serio, con tutti i crismi statistici. Ci ha pensato l'Università di Cagliari, con una ricerca avviata nel 2009 dalla cattedra di Diritto costituzionale e finanziata dalla Regione (55mila euro in tre anni, compresa la pubblicazione finale). La collaborazione con la Scozia non è casuale: l'indagine si ispira a quella avviata negli anni '90 a Edimburgo per scrutare i sentimenti di un popolo con forti pulsioni indipendentiste. I dati completi, comparati tra i due Paesi, saranno presentati a Cagliari a fine maggio. Impressionante il dato delle 6mila risposte pervenute: di solito i sondaggi su base nazionale si limitano a campioni di un migliaio di individui. In questo caso, per ottenere risultati realmente rappresentativi della popolazione sarda, la cattedra di Statistica ha aggiunto alle risposte online numerose interviste dirette, con criteri casuali, per raggiungere le fasce sociali (ad esempio gli anziani) meno attive sul web. (g. m.)

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: L’Api: export con i circoli degli emigrati
30.04.2012
CAGLIARI L’Api sarda sta mettendo a punto un progetto sperimentale per la distribuzione, la vendita e la promozione sui mercati esteri dei prodotti delle piccole imprese dell’agroalimentare attraverso il canale dei circoli degli emigrati. «Questa rete è una risorsa strategica che va sfruttata per generare nuove opportunità di mercato e di investimento, sia sul versante estero che su quello locale», afferma il presidente Francesco Lippi. «Non è la prima volta che si prova a dare una missione alla rete dei sardi nel mondo, anche in passato diversi imprenditori locali hanno utilizzato questo canale per promuovere i propri prodotti entrando in nuovi mercati». Oggi più che mai questo strumento, presente in tre continenti con oltre centoventi circoli, può dare un contributo importante alla crisi economica che ha colpito in pieno l’isola. L’Api sarda punta su una politica di marketing territoriale e di commercio elettronico, utilizzando principalmente il mondo della comunicazione via internet.

Disoccupazione al 9,7% ma tasso reale più alto
Allarmante il livello di chi non studia e non lavora
30 aprile, 12:33
ROMA  - La disoccupazione in Italia nel quarto trimestre 2011 ha raggiunto il 9,7%, il tasso più alto dal 2001 ma "il tasso reale potrebbe risultare superiore poiché ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cig". Lo afferma l'Ilo nella sua scheda sull'Italia definendo "allarmante" il livello dei Neet.
 Nel quarto trimestre 2011 - sottolinea l'Ilo - il tasso di occupazione si è attestato al 56,9%, sempre sotto i livelli pre crisi. Per lo stesso periodo il tasso di disoccupazione è passato al 9,7% segnando un aumento dell'1,9% in rapporto all'anno precedente. "Tuttavia - afferma l'Organizzazione - il tasso reale di disoccupazione potrebbe risultare superiore, poiché ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cassa integrazione. Le categorie più colpite sono quella dei giovani e quella dei disoccupati di lunga durata. La disoccupazione giovanile, salita al 32,6% durante il quarto trimestre del 2011, è più che raddoppiata dall'inizio del 2008. Allo stesso modo, i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% del totale dei disoccupati. Inoltre, molti lavoratori escono completamente dal mercato del lavoro: nello scorso anno, il tasso dei lavoratori che non cercano più lavoro ha raggiunto il 5% del totale della forza lavoro. Il numero dei NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione) ha raggiunto il livello allarmante di 1,5 milioni".

 MISURE AUSTERITA' RISCHIANO ALIMENTARE RECESSIONE  - Le misure di austerità "rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l'inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale": lo afferma l'Ilo nella sua scheda sull'Italia a proposito dell'aumento della pressione fiscale per ridurre il deficit che dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012.
 L'Ilo segnala che in Italia la ripresa viene frenata dalla contrazione del consumo privato e che "tale contrazione è aggravata dal fatto che gli stipendi crescono meno velocemente rispetto all'inflazione". Il debito pubblico - sottolinea l'Organizzazione internazionale del lavoro - "é schizzato dal 103% del Pil nel 2007 al 120% nel 2011. A seguito dell'aumento dei tassi di interesse nazionali sono anche sorti dubbi sulla tenuta delle finanze pubbliche. Per ridurre il deficit, il governo ha aumentato la pressione fiscale che dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012. Queste misure di austerità rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo della recessione e di rinviare ancora l'inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale". L'Ilo sottolinea anche le difficoltà soprattutto delle piccole e medie imprese nell'accesso al credito e i problemi tradizionali della "pesantezza amministrativa". La priorità - afferma l'organizzazione - è "trovare un equilibrio sostenibile tra risanamento fiscale e ripresa dell'occupazione". Con il secondo debito pubblico più alto dell'Unione Europea, l'Italia non può sottrarsi alle misure di risanamento di bilancio. Tuttavia, afferma l'Ilo, "anche gli investimenti pubblici sono importanti per stimolare la domanda interna e compensare gli effetti negativi delle misure di austerità".

La Grecia salvata (per ora) ma le banche sono al collasso. Non si arresta la fuga dei depositi
La Grecia sarà anche stata salvata (per ora), ma le sue banche sono al collasso. Non tanto e non solo per quelle perdite record da 28 miliardi di euro registrate a fine 2011. Quello è il prezzo salato pagato al piano di swap dei creditori privati. Tra cui ovviamente le banche elleniche che si erano riempite di titoli di Stato di Atene fin dall'inizio della crisi per soccorrere il Governo a fronte della fuga degli investitori esteri. Quei 28 miliardi di buco sono frutto del taglio del 79% del valore dei bond in pancia alle prime 4 banche del paese: National Bank of Greece; Piraeus; Efg Eurobank e Alpha bank.
Ora quelle perdite verranno colmate dalle ricapitalizzazioni per le quali l'Fmi ha chiesto ai privati di partecipare. Già ma quali privati? Chi è in condizioni oggi in Grecia di ridare mezzi freschi agli istituti di credito?
C'è più di una possibilità di non vedere più restituiti quei denari, insomma di vederli volatilizzare.
E il motivo è nella pesante crisi che il sistema bancario greco sta vivendo, in sintonia con le pessime condizioni del Paese che si appresta a vivere il quarto anno di recessione profonda dall'inzio della crisi. E se anche le perdite causate dallo swap verranno coperta dai nuovi aiuti resta la condizione di estrema fragilità del sistema bancario. Un dato su tutti presoccupa: non si arresta la fuga dei depositi dalle banche elleniche. Clienti che non si fidano più e ritirano i soldi dagli sportelli. All'inizio del 2012 i depositi del totale delle banche sono scesi a poco più di 170 miliardi dai 240 miliardi della primavera del 2009.
Settanta miliardi fuoriusciti dalle banche nell'arco di poco meno di tre anni. Su base annua l'emorragia è del 20%; un quinto dei conti correnti è stato chiuso e ha preso altre strade. Segno tangibile della crisi di fiducia che regna ad Atene.
E se i depositi scendono anche i prestiti non possono che seguire la stessa strada. Da un lato non c'è più domanda; dall'altro le banche devono ridurre i crediti per mantenere il rapporto tra depositi e prestiti a un livello sostenibile. E già oggi quel livello è deteriorato. Per Piraeus, come spiega uno studio di Mediobanca Securities, il rapporto prestiti/depositi è al 162%; per Alpha bank al 153% per Eurobank al 148%. E la media si colloca al 140%. Il rapporto ideale dovrebbe essere più vicino al 100%: cioè prestiti uguali ai depositi. Il che fa pensare che le banche di Atene andranno incontro a un'ulteriore riduzione dei crediti. In un paese fiaccato da anni di recessione si chiude anche l'ultimo rubinetto, quello del credito. Con una doppia conseguenza. Che per le banche di Atene si profila un 2012 ancora in perdita e che per il paese senza più prestiti la recessione sarà ancora più profonda.
 29 aprile 2012

Spagna entra in recessione. S&P's taglia il rating a nove banche
Standard & Poor's ha declassato il rating di 9 banche spagnole dopo aver tagliato il rating sovrano della Spagna la scorsa settimana. Una nota dell'agenzia precisa che gli istituti di credito coinvolti sono Santander, la divisione Banesto, Bbva, Banco Sabadell, Ibercaja, Kutxabank, Banca Civica, Bankinter e Barclays e che sono a rischio anche le valutazioni di altre due banche del Paese: CaixaBank e Bankia.
Istituto di statistica: siamo in recessione.
La Spagna è ufficialmente in recessione. Nel primo trimestre 2012 il prodotto interno lordo ha registrato un calo dello 0,3%, dopo il ribasso dello 0,3% del trimestre precedente.
L'istituto nazionale di statistica ha spiegato che l'andamento dell'economia «è la conseguenza della performance della domanda nazionale, compensata solo parzialmente dal contributo positivo della domanda estera». La Spagna è così dal 2008 che oscilla tra recessione e crescita atona, mentre la disoccupazione continua a salire: nel primo trimestre 2012 è infatti balzata al 24,44% della popolazione attiva.
Anche nel trimestre precedente il Pil si era attestato a -0,3%, quindi, con una flessione per due trimestri consecutivi per sui parla di "recessione tecnica". Il dato dei primi tre mesi del 2012 è stato però migliore delle attese. Sia la Banca Centrale della Spagna che gli economisti avevano previsto un calo dello 0,4%. Su base annua il PIL spagnolo é calato lo scorso trimestre dello 0,4% contro il +0,3% del quarto trimestre del 2011.
Intanto si apprende oggi che la Banca di Spagna ha incaricato le società di consulenza lackrock e Olivier Wyman di creare una "bad bank" ispirata al modello irlandese in cui confluire tutte le attività immobiliari a rischio delle banche spagnole. Lo afferma "El Mundo" citando fonti vicine alla banca centrale iberica secondo le quali l'idea sarebbe «separare le attività tossiche delle banche spagnole per toglierle» dai bilanci. Il quotidiano
britannico "Financial Times" aggiunge che il progetto, in linea con le indicazioni del Fmi, sarà sviluppato dal ministro dell'Economia Luis De Guindos. Il settore bancario spagnolo preoccupa sensibilmente i mercati. La Banca di Spagna ha reso noto la scorsa settimana che il settore ha
accumulato 184 miliardi di euro di attività immobiliari a rischio a fine 2011, pari al 60% del portafoglio totale.
 30 aprile 2012

Nessun commento: