(2)
Natale di crisi, le spese calano del 3,7%.
Trst, oltrepadania est. «Cento milioni a
Venezia, penalizzata Trieste»
Unimpresa, 128 mld bond prima elezioni
Per prossimo esecutivo mina da 120 mld in
cinque mesi
(ANSA) - ROMA, 17 NOV - Il governo Monti, se
si andra' alle elezioni a marzo, fara' i conti con 128 miliardi di euro di
debito da rifinanziare entro la fine della legislatura, mentre il prossimo
esecutivo affrontera' una ''mina'' da 120 miliardi di bond da rinnovare. E'
quanto emerge da uno studio di Unimpresa sulla base dei dati della Banca
d'Italia
(2)
17 novembre, 14:57
(ANSA) - ROMA, 17
NOV - Per prossimo esecutivo - scrive Unimpresa - il 2013 sara' un ''annus
horribilis'', con titoli di Stato da rinnovare per 289 miliardi, di cui 120
miliardi solo nei primi cinque mesi di legislatura. Nei cinque anni dell'intera
legislatura, i titoli che andranno in scadenza raggiungono gli 820
miliardi.(ANSA).
Natale di crisi, le spese calano del 3,7%.
Un terzo fa acquisti entro fine novembre
ultimo aggiornamento: 17 novembre, ore
11:24
Roma, 17 nov. - (Adnkronos) - Con il week
end inizia lo shopping di Natale per il quale gli italiani spenderanno un
budget medio di 551 euro a famiglia tra regali, cibo e divertimenti, in calo
del 3,7% rispetto allo scorso anno.
E' quanto emerge da una analisi della
Coldiretti sulla base dell'indagine ''Xmas Survey 2012'' di Deloitte dalla
quale si evidenzia che ben il 30% degli italiani acquista i regali prima della
fine di novembre, il 40% nei primi 15 giorni di dicembre e il restante 30% a
ridosso del Natale.
Se negli Stati Uniti il fine settimana
dedicato agli acquisti, cosiddetto black friday, è fissato il 23 novembre, più
di un mese prima del Natale, anche in Italia sono in molti - sottolinea la
Coldiretti - ad acquistare i regali in anticipo per avvantaggiarsi dei prezzi
più convenienti o per non dovere affrontare le lunghe file che caratterizzano
il momento clou dello shopping delle festività.
La situazione di crisi ed il contenimento
delle tredicesime favorisce - sostiene la Coldiretti - la riduzione della spesa
complessiva che penalizza soprattutto i regali che subiscono un taglio
dell'8,6% ed i divertimenti (-0,3%) mentre tiene quella per il cibo (+2,1%). Da
sottolineare che ai bambini in Italia è destinato il 39% della spesa per i
regali.
Il taglio nella spesa in regali di Natale
penalizza soprattutto l'abbigliamento per il quale secondo l'indagine
Coldiretti/Swg il 53% degli italiani ha rinunciato o rimandato gli acquisti ma
a seguire c'è anche l'acquisto di prodotti tecnologici per il 42% degli
italiani.
La spinta verso regali utili peraltro -
continua la Coldiretti - premia l'enogastronomia anche per l'affermarsi di uno
stile di vita attento a ridurre gli sprechi che si esprime con la preparazione
fai da te di ricette personali per serate speciali o con omaggi per gli amici.
In Italia - conclude l'indagine - la maggioranza dei cittadini a Natale
preferisce infatti spendere soprattutto nel cibo (29%) che supera i regali
(28%), i divertimenti (23%) e i viaggi (20%).
Accanto ai tradizionali luoghi di consumo,
Coldiretti segnala il successo registrato per i mercatini che nei fine
settimana durante le festività si moltiplicano nelle città e nei luoghi di
villeggiatura e che garantiscono spesso la possibilità di trovare regali ad
"originalità garantita".
Trst, oltrepadania est. «Cento milioni a
Venezia, penalizzata Trieste»
di Silvio Maranzana
Cento milioni
pubblici sull’unghia, approvati in sede “carbonara”, a favore della Piattaforma
off-shore per container e petroli di Venezia, quella in diretta concorrenza con
il gate continentale che Maersk sta progettando per Trieste. Il blitz è passato
alla chetichella alla Commissione Bilancio della Camera con un emendamento alla
Legge di stabilità, ma appena Luigi Merlo presidente di Assoporti, oltre che
dello scalo di Genova, lo ha “scoperto” è scoppiata una guerra nazionale di
tutti contro tutti che investe ora l’Italia intera, ma che rischia di
stritolare proprio Trieste. «Lunedì (domani, ndr.) alla seduta di Assoporti -
conferma Merlo al Piccolo - mi presenterò dimissionario perché la cosa è a dir
poco stupefacente e a rimetterne saranno Trieste e Ravenna, non certo Genova.
In sede di Commissione parlamentare i due relatori che sono veneziani (Renato
Brunetta del Pdl e Pier Paolo Baretta del Pd, ndr.) sono arrivati a dire che
Trieste non può essere in Adriatico il porto del futuro perché non ha
sufficienti spazi a terra per aumentare la movimentazione dei container per cui
è opportuno puntare tutto subito su Venezia. E così è avvenuto a dispetto di
ogni regola perché oltretutto quel progetto non è stato nemmeno approvato dal
Consiglio superiore dei Lavori pubblici e ha appena avviato la procedura di Via
al ministero dell’Ambiente. Nonostante questo ha già avuto una valanga di
soldi, mentre tutti gli altri porti italiani, e Trieste lo insegna con la
storia della sua Piattaforma logistica - conclude Merlo - devono attendere anni
e anni prima di avere contributi ben più modesti.» A sostegno di Merlo è
intervenuto anche il vicepresidente di Assoporti, Luciano Guerrieri di Piombino
che ha parlato di «blitz improvvisato, contrario a ogni regola. Questo operato
- ha specificato - è in contraddizione con le posizioni espresse dal governo in
materia di autonomia finanziaria, limitata quest’ultima ad appena 70 milioni
per tutti i porti italiani.»
In questo modo
comunque Venezia è passata al contrattacco proprio subito dopo che la nuova
operazione di scouting avviata da Maersk leader mondiale del traffico container
sempre più intenzionata a gestire un terminal in Alto Adriatico l’aveva già
tagliata fuori giudicando secondo le stesse parole di Carlo Merli ad di Apm
terminals Italia (Gruppo Maersk) «il terminal off-shore eccessivamente
futuribile». Un’altra levata di scudi è arrivata da Ravenna e il suo presidente
Galliano Di Marco ha preannunciato l’uscita dal Napa, l’associazione dei porti
adriatici che comprende Trieste, Ravenna, Venezia, Capodistria e Fiume e che
dovrebbe fare un’operazione congiunta di lobby per trasferire sulla via più
breve dell’Adriatico i traffici dal Far East che a tutt’oggi si dirigono sui
più affidabili e infrastrutturati porti del Nord Europa. Soltanto Marina
Monassi, presidente dell’Autorità portuale di Trieste non ha voluto rilasciare
dichiarazioni riservandosi un intervento domani in Assoporti.
Ora Assoporti chiede
che l’emendamento sia cassato in Senato «anche perché - ha precisato lo stesso
Merlo - in contrasto con quanto emerso invece in Commissione Trasporti. In
quella sede si era infatti evidenziato che un emendamento di questo tipo porrebbe
il porto di Venezia in contrapposizione al resto della portualità adriatica. Se
tutti ci fossimo misurati e confrontati non sarebbe emerso alcun problema.
Invece non è stato così, si è voluto procedere con un blitz e, guarda caso, i
due relatori sono entrambi veneziani.»
Nessun commento:
Posta un commento