domenica 14 ottobre 2012

(1) XIV.X.MMXII/ Ecco fatto il centralismo sabaudo-padano; ma al Sud non ne sono informati?===Luca Barile: La federazione degli atenei del Sud Italia è stata stroncata sul nascere. Il progetto dell’alleanza strategica tra le Università di Puglia, Basilicata e Molise non piace al ministro dell’Istruzione ed ex rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo. Così, il professore prestato alla politica ha bocciato senza appello la strategia di collaborazione, in fase di sviluppo da due anni e che mirava, in base alle intenzioni dichiarate dei suoi promotori, a migliorare le performance e a razionalizzare le spese accademiche nei territori di riferimento.---(Adnkronos) - Di questi tempi puo' essere difficile crederlo, ma in Italia ci sono 1 milione 170 mila milionari.---La Germania sorprende e gela i Balcani, con un doppio colpo a effetto in stile “Blitzkrieg”.

Il ministro boccia la federazione di atenei del Sud
Crisi: in Italia 'scomparsi' 274 mila milionari, e' record mondiale
Trst, oltrepadania. Berlino chiude ai paesi balcanici nell’Ue
"La Grecia ha bisogno di due anni in più" Secondo 'Spiegel' è la richiesta della troika

Il ministro boccia la federazione di atenei del Sud
di LUCA BARILE
BARI - La federazione degli atenei del Sud Italia è stata stroncata sul nascere. Il progetto dell’alleanza strategica tra le Università di Puglia, Basilicata e Molise non piace al ministro dell’Istruzione ed ex rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo. Così, il professore prestato alla politica ha bocciato senza appello la strategia di collaborazione, in fase di sviluppo da due anni e che mirava, in base alle intenzioni dichiarate dei suoi promotori, a migliorare le performance e a razionalizzare le spese accademiche nei territori di riferimento. Incalzato dai rettori Corrado Petrocelli (Università di Bari), Giuliano Volpe (Foggia), Giovanni Cannata (Molise), Mauro Fiorentino (Basilicata), Nicola Costantino (Politecnico di Bari) e Domenico Laforgia (Università del Salento), Profumo ha frenato le aspettative dei sei «magnifici», i quali speravano di chiudere la partita, durante l’ultimo incontro sul tema.
La riunione, svoltasi a Roma negli uffici ministeriali, risale all’estate appena trascorsa, ma sull’esito di quel confronto era stato mantenuto uno stretto riserbo accademico. «È inutile nascondersi - commenta il rettore dell’Università di Foggia, Volpe - perché il ministro ha detto chiaramente che non gradisce il nostro progetto. Sono amareggiato - aggiunge - perché non è stato colto l’obiettivo di un’idea che veniva dal Sud, senza pretendere aiuti, ma proponendo soluzioni». L’idea della federazione del sistema universitario pugliese-lucano-molisano fu lanciata nel settembre del 2010, anticipando quello che poi sarebbe stato evidente con la riforma Gelmini, entrata in vigore nel gennaio successivo.
La legge prevede, testualmente, la possibilità per gli atenei di federarsi, oppure di «fondersi» tra loro, «al fine di migliorare la qualità, l’efficienza e l’efficacia dell’attività didattica, di ricerca e gestionale, di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie e ottimizzare l’utilizzazione delle strutture e delle risorse». La Gelmini indicava, quindi, una strada da percorrere per fermare la proliferazione di sedi universitarie, così come i doppioni dei corsi di laurea a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. In quest’ottica, la federazione degli atenei del Sud promuoveva, per esempio, l’idea della «medical school» nella quale coinvolgere le facoltà di Medicina di Bari, Foggia e Campobasso, con le rispettive strutture sanitarie di riferimento, per realizzare una rete formativa e assistenziale interregionale.
«Andremo avanti ugualmente con il progetto - commenta il rettore del Politecnico, Costantino - perché la presa di posizione del ministro ci impedisce di dare forma giuridica alla federazione, ma non di portare avanti una collaborazione di fatto». Di certo, i rettori del Sud dovranno rinunciare ad eventuali finanziamenti. L’ultima ripartizione dei fondi ministeriali per il funzionamento delle università, del resto, prevede una quota di cinque milioni di euro, a livello nazionale, da distribuire per eventuali progetti di federazione e fusione. I progetti sono stati presentati entro giugno scorso. «Il problema è che Profumo interpreta la Gelmini in maniera restrittiva - conclude Costantino - perché alla federazione preferirebbe la fusione, che implicherebbe la perdita di autonomia di ogni ateneo partecipante, con bilanci e organi decisionali in comune».

Crisi: in Italia 'scomparsi' 274 mila milionari, e' record mondiale
ultimo aggiornamento: 14 ottobre, ore 14:23
Zurigo, 14 ott. - (Adnkronos) - Di questi tempi puo' essere difficile crederlo, ma in Italia ci sono 1 milione 170 mila milionari. Milionari in dollari, in realta' (e quindi con una ricchezza fra liquidi, attivita' finanziarie e proprieta' immobiliari di circa 770 mila euro), e comunque in via d'estinzione. Il nostro paese, infatti, vanta il poco invidiabile record mondiale di 'scomparsa' dei milionari, quelli che entrano nell'1 per cento della popolazione mondiale piu' benestante. Una e'lite di 28,64 milioni di persone che controlla il 46 per cento della ricchezza mondiale e nella quale - per colpa dell'euro debole e della crisi del debito - si riduce il numero di europei mentre aumenta quello di giapponesi, ma anche cileni o peruviani, a testimonianza dei nuovi equilibri della ricchezza.

Trst, oltrepadania. Berlino chiude ai paesi balcanici nell’Ue
Il presidente del Bundestag: «Siamo già troppi». Stretta sul visto turistico e le richieste di asilo politico per serbi e macedoni
di Stefano Giantin
BELGRADO. La Germania sorprende e gela i Balcani, con un doppio colpo a effetto in stile “Blitzkrieg”. Anticipando un’intervista in uscita nella sua edizione domenicale, il quotidiano tedesco “Die Welt” ha riportato ieri alcune dichiarazioni che hanno fatto sobbalzare molti, da Zagabria a Skopje, da Belgrado a Sarajevo, da Pristina a Podgorica.
«Abbiamo così tanti urgenti compiti» da svolgere «nel consolidamento» dell’Ue da «non potere di nuovo nutrire ambizioni d’allargamento invece di impegnarci nella necessaria stabilizzazione» del quadro economico. L’affermazione è di Norbert Lammert, presidente del Bundestag. Nel mirino dell’influente esponente della Cdu in primis la Croazia, attesa come membro a tutti gli effetti dell’Ue dal 1° luglio 2013, dopo la ratifica del Trattato d’adesione da parte degli Stati membri dell’Unione. «Dobbiamo, in particolare dopo l’esperienza fatta con Romania e Bulgaria, prendere seriamente in considerazione il più recente rapporto sui progressi» nel percorso d’integrazione compilato dalla Commissione europea. Un rapporto da cui si evince che, almeno secondo Lammert, «la Croazia non è matura per l’ingresso» nell’Ue. Lammert si riferiva al “Comprehensive monitoring report”, pubblicato il 10 ottobre. Un rapporto tutto sommato positivo, che sottolinea però anche delle zone d’ombra sui cui Zagabria sta lavorando. In particolare, «la riforma del giudiziario, il miglioramento dell’efficacia» dell’azione della magistratura e «del clima per gli investimenti», necessari per «rilanciare la ripresa economica della Croazia», aveva specificato il rappresentante Ue a Zagabria, Paul Vandoren, al presidente della Repubblica, Ivo Josipovic. Un attacco, quello tedesco, che apre un secondo delicato fronte per Zagabria, dopo quello sloveno. Un attacco che dimostra che ci sono «problemi reali in Germania» in relazione al «processo di ratifica dell’entrata della Croazia» nell’Ue, chiarisce al Piccolo l’analista politico Davor Gjenero. Problemi, secondo Gjenero, esacerbati dalla «recente visita del premier Milanovic a Berlino». Una visita durante la quale «Milanovic ha commesso vari errori». «Ha parlato di come la Croazia spenderà i soldi europei per la sua crescita economica, un approccio sbagliato dall’attuale punto di vista tedesco», illustra il politologo. «La Germania non è pronta a finanziare un nuovo Paese con problemi di budget» che ha anticipato che «userà i fondi Ue per risolvere difficoltà interne». Ma c’è anche un secondo motivo di attrito. Milanovic non sarebbe riuscito a dimostrare il «valore aggiunto della Croazia per l’Ue», rassicurando Berlino sul peso e ruolo di Zagabria nelle relazioni fra Paesi dell’ex Jugoslavia. Zagabria che, al momento, «non ha influenza politica sulla Serbia» e sulla Bosnia, il Kosovo fa eccezione, e sconta i complicati rapporti con Lubiana. Criticità che non sono sfuggite a Berlino. Se Zagabria non ride, anche a Belgrado e Skopje l’umore non è dei migliori, sempre per colpa di Berlino. «L’aumento degli abusi nel sistema dell’asilo» politico «è inaccettabile», ha detto venerdì Hans-Peter Friedrich, ministro degli Interni tedesco, spalleggiato dall’omologo bavarese Joachim Herrmann. I due si riferivano alle migliaia di casi di finte richieste di asilo (4mila dalla Serbia nel 2012, 1.040 dalla Macedonia solo a settembre), dietro cui si nasconde il desiderio di lasciare i Balcani per cercare lavoro e migliori condizioni di vita. «L’ampio afflusso di cittadini serbi e macedoni» che arrivano in Germania, in gran parte rom e membri della minoranza albanese, «va fermato immediatamente», ha aggiunto Friedrich, auspicando la reintroduzione del regime dei visti obbligatori – abolito nel 2009 -, per serbi e macedoni. Una prospettiva, per ora ancora remota, che sarà discussa al vertice dei ministri degli Interni Ue, il prossimo 25 ottobre.

"La Grecia ha bisogno di due anni in più" Secondo 'Spiegel' è la richiesta della troika
ultimo aggiornamento: 14 ottobre, ore 13:44
Berlino, 14 ott. (Adnkronos) - Gli ispettori della troika (Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione europea) hanno chiesto la scorsa settimana ai ministri delle Finanze dell'eurozona di concedere alla Grecia due ulteriori anni di tempo per centrare gli obiettivi di bilancio stabiliti. E' quanto scrive il settimanale tedesco Des Spiegel, aggiungendo che secondo le proiezioni questo comporterebbe un costo di 30 miliardi di euro aggiuntivi. La somma -scrive il settimanale- potrebbe essere ottenuta attraverso una rinuncia dei creditori pubblici o da un nuovo pacchetto di salvataggio.



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