Crisi: in Italia 'scomparsi' 274 mila
milionari, e' record mondiale
Trst, oltrepadania. Berlino chiude ai paesi
balcanici nell’Ue
"La Grecia ha bisogno di due anni in
più" Secondo 'Spiegel' è la richiesta della troika
Il ministro boccia la federazione di atenei del
Sud
di LUCA BARILE
BARI - La
federazione degli atenei del Sud Italia è stata stroncata sul nascere. Il
progetto dell’alleanza strategica tra le Università di Puglia, Basilicata e
Molise non piace al ministro dell’Istruzione ed ex rettore del Politecnico di
Torino, Francesco Profumo. Così, il professore prestato alla politica ha
bocciato senza appello la strategia di collaborazione, in fase di sviluppo da
due anni e che mirava, in base alle intenzioni dichiarate dei suoi promotori, a
migliorare le performance e a razionalizzare le spese accademiche nei territori
di riferimento. Incalzato dai rettori Corrado Petrocelli (Università di Bari),
Giuliano Volpe (Foggia), Giovanni Cannata (Molise), Mauro Fiorentino
(Basilicata), Nicola Costantino (Politecnico di Bari) e Domenico Laforgia
(Università del Salento), Profumo ha frenato le aspettative dei sei
«magnifici», i quali speravano di chiudere la partita, durante l’ultimo
incontro sul tema.
La riunione,
svoltasi a Roma negli uffici ministeriali, risale all’estate appena trascorsa, ma
sull’esito di quel confronto era stato mantenuto uno stretto riserbo
accademico. «È inutile nascondersi - commenta il rettore dell’Università di
Foggia, Volpe - perché il ministro ha detto chiaramente che non gradisce il
nostro progetto. Sono amareggiato - aggiunge - perché non è stato colto
l’obiettivo di un’idea che veniva dal Sud, senza pretendere aiuti, ma
proponendo soluzioni». L’idea della federazione del sistema universitario
pugliese-lucano-molisano fu lanciata nel settembre del 2010, anticipando quello
che poi sarebbe stato evidente con la riforma Gelmini, entrata in vigore nel
gennaio successivo.
La legge prevede,
testualmente, la possibilità per gli atenei di federarsi, oppure di «fondersi»
tra loro, «al fine di migliorare la qualità, l’efficienza e l’efficacia
dell’attività didattica, di ricerca e gestionale, di razionalizzare la
distribuzione delle sedi universitarie e ottimizzare l’utilizzazione delle
strutture e delle risorse». La Gelmini indicava, quindi, una strada da
percorrere per fermare la proliferazione di sedi universitarie, così come i
doppioni dei corsi di laurea a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro.
In quest’ottica, la federazione degli atenei del Sud promuoveva, per esempio,
l’idea della «medical school» nella quale coinvolgere le facoltà di Medicina di
Bari, Foggia e Campobasso, con le rispettive strutture sanitarie di
riferimento, per realizzare una rete formativa e assistenziale interregionale.
«Andremo avanti
ugualmente con il progetto - commenta il rettore del Politecnico, Costantino -
perché la presa di posizione del ministro ci impedisce di dare forma giuridica
alla federazione, ma non di portare avanti una collaborazione di fatto». Di
certo, i rettori del Sud dovranno rinunciare ad eventuali finanziamenti. L’ultima
ripartizione dei fondi ministeriali per il funzionamento delle università, del
resto, prevede una quota di cinque milioni di euro, a livello nazionale, da
distribuire per eventuali progetti di federazione e fusione. I progetti sono
stati presentati entro giugno scorso. «Il problema è che Profumo interpreta la
Gelmini in maniera restrittiva - conclude Costantino - perché alla federazione
preferirebbe la fusione, che implicherebbe la perdita di autonomia di ogni
ateneo partecipante, con bilanci e organi decisionali in comune».
Crisi: in Italia 'scomparsi' 274 mila
milionari, e' record mondiale
ultimo aggiornamento:
14 ottobre, ore 14:23
Zurigo, 14 ott. -
(Adnkronos) - Di questi tempi puo' essere difficile crederlo, ma in Italia ci
sono 1 milione 170 mila milionari. Milionari in dollari, in realta' (e quindi
con una ricchezza fra liquidi, attivita' finanziarie e proprieta' immobiliari
di circa 770 mila euro), e comunque in via d'estinzione. Il nostro paese,
infatti, vanta il poco invidiabile record mondiale di 'scomparsa' dei
milionari, quelli che entrano nell'1 per cento della popolazione mondiale piu'
benestante. Una e'lite di 28,64 milioni di persone che controlla il 46 per
cento della ricchezza mondiale e nella quale - per colpa dell'euro debole e
della crisi del debito - si riduce il numero di europei mentre aumenta quello di
giapponesi, ma anche cileni o peruviani, a testimonianza dei nuovi equilibri
della ricchezza.
Trst, oltrepadania. Berlino chiude ai paesi
balcanici nell’Ue
Il presidente del
Bundestag: «Siamo già troppi». Stretta sul visto turistico e le richieste di
asilo politico per serbi e macedoni
di Stefano Giantin
BELGRADO. La
Germania sorprende e gela i Balcani, con un doppio colpo a effetto in stile
“Blitzkrieg”. Anticipando un’intervista in uscita nella sua edizione
domenicale, il quotidiano tedesco “Die Welt” ha riportato ieri alcune
dichiarazioni che hanno fatto sobbalzare molti, da Zagabria a Skopje, da
Belgrado a Sarajevo, da Pristina a Podgorica.
«Abbiamo così tanti
urgenti compiti» da svolgere «nel consolidamento» dell’Ue da «non potere di
nuovo nutrire ambizioni d’allargamento invece di impegnarci nella necessaria
stabilizzazione» del quadro economico. L’affermazione è di Norbert Lammert,
presidente del Bundestag. Nel mirino dell’influente esponente della Cdu in
primis la Croazia, attesa come membro a tutti gli effetti dell’Ue dal 1° luglio
2013, dopo la ratifica del Trattato d’adesione da parte degli Stati membri
dell’Unione. «Dobbiamo, in particolare dopo l’esperienza fatta con Romania e
Bulgaria, prendere seriamente in considerazione il più recente rapporto sui
progressi» nel percorso d’integrazione compilato dalla Commissione europea. Un
rapporto da cui si evince che, almeno secondo Lammert, «la Croazia non è matura
per l’ingresso» nell’Ue. Lammert si riferiva al “Comprehensive monitoring
report”, pubblicato il 10 ottobre. Un rapporto tutto sommato positivo, che
sottolinea però anche delle zone d’ombra sui cui Zagabria sta lavorando. In
particolare, «la riforma del giudiziario, il miglioramento dell’efficacia»
dell’azione della magistratura e «del clima per gli investimenti», necessari
per «rilanciare la ripresa economica della Croazia», aveva specificato il
rappresentante Ue a Zagabria, Paul Vandoren, al presidente della Repubblica,
Ivo Josipovic. Un attacco, quello tedesco, che apre un secondo delicato fronte
per Zagabria, dopo quello sloveno. Un attacco che dimostra che ci sono
«problemi reali in Germania» in relazione al «processo di ratifica dell’entrata
della Croazia» nell’Ue, chiarisce al Piccolo l’analista politico Davor Gjenero.
Problemi, secondo Gjenero, esacerbati dalla «recente visita del premier
Milanovic a Berlino». Una visita durante la quale «Milanovic ha commesso vari
errori». «Ha parlato di come la Croazia spenderà i soldi europei per la sua
crescita economica, un approccio sbagliato dall’attuale punto di vista
tedesco», illustra il politologo. «La Germania non è pronta a finanziare un
nuovo Paese con problemi di budget» che ha anticipato che «userà i fondi Ue per
risolvere difficoltà interne». Ma c’è anche un secondo motivo di attrito.
Milanovic non sarebbe riuscito a dimostrare il «valore aggiunto della Croazia
per l’Ue», rassicurando Berlino sul peso e ruolo di Zagabria nelle relazioni
fra Paesi dell’ex Jugoslavia. Zagabria che, al momento, «non ha influenza
politica sulla Serbia» e sulla Bosnia, il Kosovo fa eccezione, e sconta i
complicati rapporti con Lubiana. Criticità che non sono sfuggite a Berlino. Se
Zagabria non ride, anche a Belgrado e Skopje l’umore non è dei migliori, sempre
per colpa di Berlino. «L’aumento degli abusi nel sistema dell’asilo» politico
«è inaccettabile», ha detto venerdì Hans-Peter Friedrich, ministro degli
Interni tedesco, spalleggiato dall’omologo bavarese Joachim Herrmann. I due si
riferivano alle migliaia di casi di finte richieste di asilo (4mila dalla
Serbia nel 2012, 1.040 dalla Macedonia solo a settembre), dietro cui si
nasconde il desiderio di lasciare i Balcani per cercare lavoro e migliori
condizioni di vita. «L’ampio afflusso di cittadini serbi e macedoni» che
arrivano in Germania, in gran parte rom e membri della minoranza albanese, «va
fermato immediatamente», ha aggiunto Friedrich, auspicando la reintroduzione
del regime dei visti obbligatori – abolito nel 2009 -, per serbi e macedoni.
Una prospettiva, per ora ancora remota, che sarà discussa al vertice dei
ministri degli Interni Ue, il prossimo 25 ottobre.
"La Grecia ha bisogno di due anni in
più" Secondo 'Spiegel' è la richiesta della troika
ultimo
aggiornamento: 14 ottobre, ore 13:44
Berlino, 14 ott.
(Adnkronos) - Gli ispettori della troika (Fondo monetario internazionale, Banca
centrale europea e Unione europea) hanno chiesto la scorsa settimana ai
ministri delle Finanze dell'eurozona di concedere alla Grecia due ulteriori
anni di tempo per centrare gli obiettivi di bilancio stabiliti. E' quanto
scrive il settimanale tedesco Des Spiegel, aggiungendo che secondo le
proiezioni questo comporterebbe un costo di 30 miliardi di euro aggiuntivi. La
somma -scrive il settimanale- potrebbe essere ottenuta attraverso una rinuncia
dei creditori pubblici o da un nuovo pacchetto di salvataggio.
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