9 novembre 2010 | Autore: Andrea Lodato
L’odore acre di elezioni anticipate che si respira, sembra spingere il governo Berlusconi a realizzare un paio di accelerazioni che potrebbero servire per l’eventuale campagna elettorale. E se al Nord è gradito il Federalismo, per il Sud il governo sta cercando di chiudere al più presto il Piano da 100 miliardi per investimenti, rilancio e sviluppo. Berlusconi e i suoi potrebbero anche fare in tempo, bisognerà vedere se il governo reggerà ad una successiva fase operativa, ma il dubbio più grande, ancora oggi, è sulla capacità che la classe dirigente siciliana sappia, nell’eventualità che qualcosa di buono accada, ottimizzare il “regalo” del governo nazionale.
Serpeggia una sostanziale rassegnazione generale, inevitabile, perché la Sicilia sta andando alla deriva. Protestano i Comuni per i tagli ai trasferimenti di risorse. Protestano gli industriali, perché i ritardi che hanno paralizzato l’utilizzo di fondi strutturali e Fas si stanno cumulando e, nel frattempo, le imprese chiudono o scappano.
Sono al terrore i sindacati, perché tra qualche mese finiranno per strada migliaia di lavoratori, si stanno esaurendo le casse integrazioni, stanno fallendo centinaia di imprese artigiane. Ma non è tutto, drammaticamente questo elenco replicato all’infinito è solo l’inizio. Perché in questa Sicilia che affonda, c’è il Consiglio di Giustizia amministrativa che condanna la Regione a risarcire con 20 milioni un’azienda romana che voleva investire nell’Isola ma è stata danneggiata dalla burocrazia. Si può pensare: un caso. No, lasciamo stare il caso, è la regola.
Perché in questa Sicilia che annega, da circa un anno gli autotrasportatori che stanno fallendo a centinaia attendono che la Regione chiuda la convenzione con la Crias per cominciare a erogare 15 milioni di eco-bonus non assegnati e per questo destinati a prestiti agevolati. Le imprese di autotrasporto sono schiacciate dai debiti, ma dopo un anno qualche giorno fa è arrivata soltanto la garanzia che «stavolta davvero si farà presto e che i fondi non sono bloccati e che i prestiti saranno fatti. Presto».
Presto? Presto è già tardi. In Sicilia è già il giorno in cui si stanno fermando decine di Tir, è il giorno in cui tremila artigiani che aspettano i soldi del Por cofinanziato Regione-Ue aprono le porte e trovano i decreti ingiuntivi. Siamo al giorno in cui centinaia di commercianti hanno abbassato le saracinesche e i Centri commerciali stanno sotto del 30% di fatturato e licenziano un popolo di giovani. A loro diciamo ogni giorno di avere ancora speranza, di non scappare. Anche perché come fuggire? Treni da quaggiù non ne partono quasi più, le strade sono sempre quelle sfasciate, soldi per ingrandire gli aeroporti niente. Allora? Allora continuiamo a parlare di ultima speranza, finchè dura.
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