di Michele Giuliano
L’allarme lanciato dalla Cna di Palermo: “Colpa della crisi, della burocrazia e dell’assenza di strumenti di supporto”. Nel 2010 si è registrato un calo del 20% delle aziende dirette da imprenditori siciliani
PALERMO - “Il 40 per cento delle imprese siciliane rischia nei primi sei mesi del 2011 di chiudere i battenti”: l’allarme è stato lanciato dalla Cna siciliana che si è riunita nei giorni scorsi all’hotel San Paolo Palace di Palermo. Esiste di fondo un grave malessere economico e produttivo nell’Isola e ne sono testimonianza gli attuali trend del mercato che parlano di crescita delle imprese extra Ue (soprattutto cinesi) e di calo nel 2010 di circa il 20 per cento delle aziende dirette da siciliani.
Segno evidente di un sistema produttivo insostenibile per chi lavora garantendo una certa qualità standard alla produzione, che quindi significa anche maggiori investimenti. La Cna siciliana è convinta che si è arrivati ad un vero e proprio bivio: “Secondo i nostri calcoli – sottolinea Giovanni Casamento, presidente provinciale della Cna di Palermo – con questo andazzo nei prossimi 6 mesi del prossimo anno saranno costrette a chiudere il 40 per cento delle imprese. L’attuale sistema economico e il generale clima amministrativo, che ad oggi non ha aiutato l’impresa a venire fuori dalle sue difficoltà di mercato, non potrà far altro che creare un disagio ancor più accentuato. Sino ad oggi le perdite di esercizio sono state tamponate da un sistema produttivo che, specie sul fronte dell’artigianato, ha retto l’onda d’urto. Ma questo periodo negativo s è allungato oltre ogni misura e non si può più andare avanti”.
Alla presenza dell’assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, la Cna ha sottoposto una piattaforma programmatica di interventi da attuare necessariamente a favore delle imprese locali. È stato sollecitato il governo affinchè: siano erogati i contributi per l’abbattimento degli interessi alle imprese che hanno presentato richiesta di finanziamenti attraverso i Consorzi Fidi; siano messe in atto misure idonee per consentire un più rapido accesso al Credito agevolato; sia elevato almeno a 100 milioni di euro il fondo per il bando a graduatoria per le imprese che intendono effettuare investimenti oltre 50.000 euro (circa 300 in Sicilia e 90 nella sola provincia di Palermo).
Accanto a questo si aggiunge la necessità di: accelerare l’iter dei pagamenti del bando a sportello dell’artigianato fino a 50.000 euro e riproporlo con una nuova dotazione finanziaria; definire la graduatoria del bando a sportello per il commercio; definire la graduatoria dei centri commerciali naturali; ripristinare il fondo ed erogate le spettanze per le assunzioni della legge regionale numero 27, articolo 9; emanare un bando a favore dei Consorzi di imprese che intendono realizzare opere infrastrutturali all’interno delle aree di insediamenti produttivi.
“Inoltre sollecitiamo ancora il governo nazionale – ha aggiunto la Cna siciliana - affinché prenda misure idonee per il rilascio del Durc, il documento di regolarità contributiva delle aziende, anche in presenza di pagamenti insoluti fino a 10.000 euro e l'abbattimento delle sanzioni per i contributi Inps e Inail applicando soltanto interessi a tasso legale”.
Anche l’agricoltura in sofferenza già chiuse 50 mila imprese
L’assessore regionale alle Attività Produttive, Marco Venturi, lascia uno spiraglio aperto di fronte al grido d’aiuto lanciato dalle imprese siciliane: “Vaglieremo attentamente tutte le proposte contenute nella piattaforma rivendicativa – asserisce - e concerteremo il da farsi per sostenere le imprese in difficoltà”. In realtà il problema del rischio della chiusura delle imprese non riguarda solo il mondo dell’artigianato. Le proiezioni negative infatti interessano da vicino anche il settore dell’agricoltura: “Stiamo attraversando un momento di profonda crisi, sono scomparse 50.000 aziende in Sicilia. Da sempre chiediamo che la politica regionale si assume le sue responsabilità, affrontando le emergenze” ha sostenuto appena qualche giorno fa il presidente regionale di Confagricoltura, Gerardo Diana commentando la situazione del comparto agricolo in Sicilia. Ad essere messa in evidenza un'altra problematica che è proprio quella relativa al proliferare delle aziende extra Ue. Secondo le organizzazioni di categoria non è solo la crisi che sta contribuendo a creare questa mutazione del mercato: “L’Unione europea è sempre più liberale e permissiva nell'aprire il mercato comunitario alle aziende dei Paesi extra Ue – afferma Cesare Fumagalli, Segretario generale Confartigianato imprese - e sempre più rigida ed oppressiva verso le imprese europee costrette al rispetto di un numero crescente di regole”.
Articolo pubblicato il 04 dicembre 2010
Lo sviluppo è legato all’uso dei fondi Ue
di Raffaella Pessina
Forum con Salvino Caputo, presidente commissione Attività produttive all’Ars
Cosa ne pensa di questa idea di accentrare nell'Irfis tutte le attività finanziarie della Regione?
“Io sono contrario perchè così come nasce questo progetto dell'Irfis con l'assorbimento di Crias e Ircac e con affidamenti in house all'Irfis di tutte le attività di carattere regionale, questo significa che è la banca personale di Raffaele Lombardo. Oggi vengono tolte alla Crias e all'Ircac due competenze importanti che riguardano i settori delle cooperative e dell'artigianato, dei quali si occupavano egregiamente e stavano facendo anche risultati. Mentre l'Irfis, stava assolvendo bene il ruolo di banca e di sistema economico siciliano. Quando tu le vai ad accorpare, questo ti fa nascere dei sospetti e cioè che Lombardo abbia fatto in modo che, sia il Banco di Sicilia che l'Unicredit andassero via per far restare in campo l'Irfis, al servizio di un certo sistema di potere siciliano. Quindi il Governatore voleva prima il sistema di navigazione, poi il sistema aereo e adesso vuole il sistema bancario”.
Per la fine dell'anno quali sono le priorità della sua Commissione?
“Noi innanzitutto ci siamo fermati perché dobbiamo trattare la finanziaria ed il bilancio. Devo dire che comunque il bilancio è totalmente inadeguato ad affrontare le emergenze siciliane. Tra l'altro non è stato fatto precedere da un incontro con le attività produttive ed il mondo delle imprese e quindi gli imprenditori, di questa Finanziaria, sanno poco. Poi tutto dipende da quello che vogliamo fare in Sicilia per lo sviluppo. C'è anche una legge elettorale a cui dobbiamo cominciare a mettere mano. Ci sono in sospeso tutte le iniziative per lo sviluppo della Sicilia: i fondi comunitari che vanno sbloccati e che sono fermi; i 15 milioni di euro dei fondi Gerico per la formazione professionale che, lo avete scritto anche voi, se non verranno utilizzati entro il 31 dicembre, andranno persi; bisogna che la Regione si dia da fare per frenare questa emorragia nel sistema degli investimenti. Noi ci lamentiamo che mancano i soldi dei Fas che non arrivano da Roma, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo ancora 4 miliardi di euro del 2003 dei quali ne abbiamo spesi appena uno e in sette anni non riusciamo a spendere gli altri tre. Un'altra priorità è la riorganizzazione della macchina burocratica: non possiamo stare senza i direttori generali che non possono firmare perché non hanno i contratti in regola. Crisi energetica, crisi agricola, Fiat, Keller, Italtel : questo è un sistema che ormai sta andando a male. Il problema è che ormai si va ad impulso, senza una vera programmazione: ti pongono un problema e allora lo si affronta”.
E i precari?
“Noi abbiamo stabilizzato i 4.000 della Regione, abbiamo individuato un percorso per questi 3.800 Pip, ma di queste 22.000 persone cosa ne facciamo? Li lasciamo in balia dei Comuni che non possono far nulla perché c'è stato il patto di stabilità? Ci dovrebbe essere una programmazione, magari a 5 anni, per assorbirli gradualmente, ma su questo problema complessivo Lombardo non prende alcuna posizione.
Qual è il suo giudizio sulla riforma dei rifiuti?
“Si parla della riforma dei rifiuti come se fosse già fatta. Abbiamo fatto una legge ma gli Ato rimangono così per come sono perché allora l'Assessore Russo ci mandò una lettera in cui ci disse che la legge era stata fatta, ma si doveva aspettare che venissero definiti i nuovi ambiti. Che non sono mai stati definiti. Gli Ato sono stati sommersi dai debiti e non possono sostenere i costi del servizio della raccolta urbana dei rifiuti e quindi abbiamo fatto una riforma inattuata e con i problemi che rimangono. Il piano energetico, dal punto di vista dei rifiuti è stato bocciato dal Governo nazionale e ci troviamo di nuovo a riscrivere un piano dei rifiuti in Sicilia. Adesso sembra si torni ai termovalorizzatori, quando Lombardo ha detto per due anni che non si dovevano fare perché c'era il rischio di infiltrazione mafiosa. La nostra è una regione a macchia di leopardo, non c'è una gestione unitaria della politica regionale”.
Finanziaria inadeguata per le attività produttive. La Commissione segue le crisi Fiat, Keller e Italtel
I punti controversi di questa Finanziaria regionale quali sono?
“I rapporti con gli enti locali, il sistema delle incentivazioni alle imprese, l'organizzazione della struttura regionale, la crisi dell'agricoltura, le infrastrutture, le attività ed il deficit economico finanziario. Questi sono i nodi della Finanziaria. Serve soltanto al presidente della Regione per mettersi in regola con i conti e per arrivare a contrarre un altro mutuo per chiudere in pareggio i conti tra entrate ed uscite. Sarà anche inevitabile l'esercizio provvisorio perché materialmente non ci sono più i tempi tecnici per la approvazione dei documenti finanziari”.
La sua Commissione in questo scorcio di legislatura quali leggi ha esitato?
“Abbiamo approvato il Ddl sulla riforma delle Asi, quello sulla riforma degli orari degli esercizi commerciali in Sicilia, stiamo approvando la legge che consenitirà agli agricoltori di ottenere i soldi per i danni causati dalla peronospora (50 milioni di euro). In cantiere vi è la parte di competenza del Ddl sulla semplificazione amministrativa e la costituzione del consorzio unico per gli enti di ricerca. Infine la riforma degli enti a partecipazione regionale che rimangono nella competenza della commissione Attività Produttive. Poi c'è il lavoro fatto nella Commissione parlamentare di inchiesta per la quale ci siamo dati tre mesi di tempo per relazionare il Parlamento e si tratta di un carico di lavoro molto importante. Infine stiamo seguendo tutte le situazioni di crisi, Fiat, Keller e Italtel”.
Articolo pubblicato il 04 dicembre 2010
Per Distretti ad Alta tecnologia 240 milioni di euro
di Marina Mancini
Avviso del ministero Istruzione, Università e Ricerca nell’ambito del Pon “Ricerca e Competitività” 2007-2013. Inclusi i Laboratori pubblico-privati che mettono in sinergia atenei, imprese ed enti pubblici di ricerca
PALERMO - 240 milioni di euro saranno a disposizione della Sicilia con l’avviso emanato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nell’ambito del PON (Programma Operativo Nazionale) "Ricerca e Competitività" 2007-2013, per il potenziamento dei Distretti ad Alta Tecnologia, dei Laboratori pubblico-privati e per la creazione di nuovi distretti ad alta tecnologia e delle relative reti e nuove aggregazioni pubblico-private.
Il bando, emanato in attuazione del protocollo di intesa siglato il 25 giugno 2009, con le Regioni convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e con i relativi Apq (Accordi di Programma Quadro), apre il 16 dicembre 2010; le proposte potranno essere presentate sino al 15 febbraio 2011.
L’avviso, l’accordo ed il protocollo di intesa sono scaricabili dal sito www.euroinfosicilia.it, maggiori dettagli e le Faq (frequently asked question) sono inoltre disponibili sul sito del Pon Ricerca e Competitività all’indirizzo www.ponrec.it.
Nell’avviso sono indicate le modalità ed i requisiti per la presentazione delle domande. I Progetti inerenti lo sviluppo e potenziamento dei Distretti ad Alta Tecnologia e i Laboratori pubblico-privati e gli studi di fattibilità concernenti i nuovi distretti e le nuove aggregazioni pubblico – private, dovranno essere presentati tramite i servizi dello sportello telematico Sirio https://roma.cilea.it/PortaleMIUR/portale/default.aspx, attivo a partire dal 16/12/2010.
I Distretti ad Alta Tecnologia – come sono definiti del decreto direttoriale 713 - sono aggregazioni, su base territoriale, di imprese, università ed istituzioni di ricerca, guidate da uno specifico organo di governo. I Laboratori pubblico-privati sono un insieme integrato di attività di ricerca fondamentale, industriale e sviluppo sperimentale che prevede la partecipazione sinergica di atenei, imprese ed enti pubblici di ricerca.
I primi agiscono su un numero definito e limitato di aree scientifico-tecnologiche strategiche per sviluppare la competitività dei territori di riferimento. I secondi perseguono obiettivi scientifico-tecnologici sia di breve-medio periodo che di medio-lungo.
Negli ultimi anni il Miur ha favorito, grazie alle risorse dei fondi Fas (fondo aree sottoutilizzate) assegnati dal Cipe, la nascita di una serie di distretti ad alta tecnologia e laboratori pubblico-privati.
Ed è per questo che, in accordo con le Regioni convergenza, di cui la Sicilia fa parte, le risorse saranno impegnate sia per il potenziamento e completamento dei progetti già esistenti sia per il sostegno di nuove esperienze. Denominatore comune le proposte dovranno essere propulsive per la crescita economica della Regione.
In Sicilia i Distretti ad Alta Tecnologia sono tre: “AgroBio e Pesca Ecocompatibile”, “Trasporti navali, commerciali e da diporto” e “Micro e nano sistemi, potenziamento infrastrutture e laboratori”, tutti e tre rientranti nell’accordo di programma quadro siglato il 14 giugno 2005.
Sei i Laboratori pubblico-privati che vedono, tra gli altri soggetti attuatori, l’Hsr Giglio, l’ateneo di Messina, il Consorzio Catania Ricerche, il Cnr, l’Università degli studi di Catania ed altri partner privati.
La copertura dal Fondo comunitario Fesr e dal Fondo nazionale di rotazione Fdr
L’impegno finanziario complessivo del Miur ammonta a 915 milioni di euro, risorse che avranno copertura grazie a fondi comunitari Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e nazionali Fdr (Fondo di Rotazione).
Di tale somma 389 mln di euro saranno destinati allo sviluppo/potenziamento di Distretti di Alta Tecnologia e dei Laboratori Pubblico - Privati, nella misura di 282 mln di euro per i primi e 107 mln di euro per i secondi, mentre i restanti 526 milioni saranno dedicati alla creazione di nuovi Distretti e/o Aggregazioni.
Dei 240 milioni messi a disposizione per la Sicilia, 110 sono per il potenziamento e completamento dei tre distretti tecnologici e le relative reti già esistenti in Sicilia, 40 per il potenziamento/completamento degli altri sei laboratori pubblico-privati siciliani. 90 milioni di euro saranno invece destinati alla realizzazione di studi di fattibilità per la definizione degli obiettivi, di tematiche specifiche, degli aspetti istituzionali e organizzativi oltre che delle linee di azione di nuovi distretti ad alta tecnologia.
Articolo pubblicato il 04 dicembre 2010
Per il recupero degli edifici nei centri storici la Regione mette a disposizione 12,5 mln €
Finalmente pubblicato ieri sulla Gurs il bando più volte annunciato e poi bloccato “per vizi di forma”. L’aiuto consisterà nel pagamento degli interessi dei mutui erogati dagli istituti convenzionati
PALERMO - È stato pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana l’avviso per la realizzazione di interventi di recupero degli edifici dei centri storici. Più volte annunciato, il bando era stato bloccato - in un altalenarsi di smentite e conferme- dall’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità, Pier Carmelo Russo, per vizi di forma.
La Regione mette a disposizione 12, 5 milioni di euro di fondi propri, che saranno erogati secondo determinate linee.
Trecento mila euro è l’importo massimo degli interventi per i quali l’amministrazione concederà il contributo. L’aiuto consisterà nel pagamento degli interessi dei mutui erogati direttamente dagli istituti di credito convenzionati.
Gli interventi riguardano gli edifici residenziali situati nei centri storici, in zone omogenee “A” o comunque classificati ‘netto storico’. L’aiuto consisterà nel pagamento degli interessi dei mutui erogati direttamente dagli istituti di credito convenzionati. Le agevolazioni sono conseguibili attraverso la stipula di convenzioni fra la Regione siciliana e gli istituti di credito per la concessione di mutui con ammortamento ventennale: il pagamento degli interessi è a carico dell’amministrazione regionale. Il sostegno economico previsto dall’avviso, a firma di Vincenzo Falgares, dirigente generale del Dipartimento alle Infrastrutture, è cumulabile con ulteriori agevolazioni fiscali a qualsiasi titolo.
Le opere finanziabili sono diverse e con varie modalità: restauro o risanamento conservativo, ripristino funzionale, manutenzione straordinaria e adeguamento alle norme vigenti ed alle disposizioni antisismiche. In ogni caso il contributo per ciascun intervento verrà contenuto entro i duemila euro al metro quadro, come previsto dall’art. 33 della legge 6/2009.
L’istanza, accompagnata dalla dichiarazione di un tecnico qualificato abilitato, dovrà essere presentata dopo 120 giorni dalla pubblicazione del bando e indirizzata attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno all’assessorato regionale Infrastrutture e mobilità, dipartimento infrastrutture- servizio 6 insediamenti abitativi-contributi di Palermo.
Articolo pubblicato il 04 dicembre 2010
Le metastasi mafiose dentro la politica
di Carlo Alberto Tregua
Si sposta l’azione della criminalità
Il comune di Desio della provincia lombarda di Monza e della Brianza è stato commissariato a causa delle inchieste su infiltrazioni mafiose come fosse Niscemi o qualche altro Comune del casertano. L’amministrazione di centro-destra era retta dal sindaco pidiellino Giampiero Mariano e il fatto dimostra che l’infiltrazione mafiosa si è già estesa nelle floride regioni del Nord ove c’è la ricchezza. è proprio là che la criminalità organizzata ha spostato da decenni il proprio centro operativo, tenuto conto che Sicilia e Calabria si sono impoverite nello stesso periodo.
Il giro d’affari della mafia è stimato in 120 miliardi, l’evasione fiscale in 275 miliardi, la corruzione nella Pubblica amministrazione in altri 115 miliardi. Il che significa che circa un terzo del Pil è nascosto ed il carico della spesa pubblica grava sulle spalle di due terzi della popolazione, mentre l’altro terzo gode di privilegi e vive di parassitismo. Ma anche questo terzo di popolazione vota ed ecco che vi sono partiti grandi e piccoli che, indifferenti all’onestà pubblica, sotto banco tentano di avere i voti anche di questi disonesti, diventando altrettanto disonesti.
La corruzione della Pubblica amministrazione è una gravissima circostanza che inquina tutti i rapporti sociali ed economici. La cupola nei lavori pubblici con gli arrestati eccellenti, le ordinanze della Protezione civile che saltano tutti i controlli e favoriscono gli amici, il nascente scandalo di Finmeccanica con mariti e mogli coinvolti ed altre centinaia di casi che la magistratura sta portando all’evidenza pubblica sono una piaga purulenta che avrebbe bisogno di forti anticorpi.
Tali anticorpi dovrebbero essere forniti dal ceto politico e dirigenziale che ha la responsabilità di tutelare la salute pubblica. Cosa che non avviene. Anzi il ceto politico e quello amministrativo (non tutto per fortuna) tengono il sacco alla corruzione praticata anche da imprenditori e professionisti disonesti.
L’opinione pubblica guarda attonita allo svolgersi di questi eventi sui quali un’opposizione vigorosa e forte dovrebbe puntare per ribaltare la maggioranza. Mentre assistiamo al gioco delle parti, un nauseante teatrino che si occupa di questioni personali piuttosto che dei grandi problemi che interessano i cittadini e più ancora le fasce deboli.
La questione che riportiamo ancora alla vostra attenzione è trasversale a chi fa della politica una professione. Attività indegna se chi la esercita non ha svolto prima un’altra qualunque attività e se non sia disposto a ritornarvi, una volta cessato il mandato popolare a qualunque livello.
Sono proprio i professionisti della politica, gli inamovibili, i rieccoli, i dinosauri, i fantasmi, tutti costoro che dovrebbero ritirarsi prudentemente anzicchè oltraggiare con la loro immagine i cittadini che non ne possono più di vederli davanti ai propri occhi. In politica si resiste solo perchè si è corrotti. i politici onesti entrano ed escono con l’onore delle armi. Non sono aggrappati alle poltrone, fanno politica per servire i cittadini e non se stessi.
Il presidente del Partito socialista catalano, José Montilla, in questi giorni ha perso le elezioni e si è subito dimesso. Il segretario del Partito socialista francese, François Hollande, quando la sua candidata Ségolène Royal ha perso le elezioni presidenziali contro Nicolas Sarkozy si è subito dimesso. Da noi chi perde non si dimette, anzi briga per riciclarsi.
I consigli di amministrazione delle società pubbliche sono pieni di trombati alle elezioni e di cadaveri politici. Gente inutile che non solo divora in modo parassitario risorse pubbliche, ma fa danno all’organismo cui partecipa perchè esercita il clientelismo e la corruzione. Non sappiamo se il danno maggiore alla comunità nazionale provenga dai mafiosi o dai politici corrotti.
Gli anticorpi: ecco cosa serve per fronteggiare l’invadenza delle due categorie. Gli anticorpi devono provenire dai due terzi della popolazione onesta che lavora, che produce ricchezza, che fa sacrifici e che paga le tasse. Male fa una parte di essa che, schifata, non va più a votare, mentre dovrebbe partecipare attivamente a protestare contro il malaffare e l’iniquità, fra cui lo strapotere di una Pubblica amministrazione corporativa e zeppa di privilegi.
La criminalità organizzata sta trovando fertile terreno per le proprie attività lucrative. Occorre che cittadini e responsabili istituzionali onesti comincino a usare i più potenti diserbanti, per togliere la mala pianta.
Articolo pubblicato il 04 dicembre 2010
Fonte: www.qds.it
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