giovedì 27 gennaio 2011

Notizie Federali della Sera: eserciti del nord, 27 gennaio 2011.

1. Venezia. «Veci» fedeli e rottamatori, gli eserciti in campo nel duello per la leadership.
2. Padova. «Non sarò segretario eterno. ma il nuovo rispetti la linea».
3. Elezioni a Trieste. Pdl contro Lega: scorretto agevolare Antonione.
4. Padova. Piatto unico una volta a settimana».
5. Padova. Shoah disertata, una classe ci ripensa.
6. Piacenza. A1, anche la Lega Nord chiede. la quarta corsia tra Piacenza e Lodi.
7. Aosta. Rincari autostradali: al lavoro per sconto del 50% per i pendolari.
8. Monza e Brianza, 75mila euro per lo start-up d'impresa.
9. Modena. Attenti alla'ndrangheta, è in agguato».


1. Venezia. «Veci» fedeli e rottamatori, gli eserciti in campo nel duello per la leadership. Venti di guerra, si va alla conta degli uomini. VENEZIA — I due generali si guardano in cagnesco. Il terzo, che poi è Luca Zaia, resta alla finestra, nel quartier generale di palazzo Balbi. Paolo Gobbo da Treviso, il veterano di mille battaglie che ha fatto della mediazione la sua arma prediletta, allunga una mano al ragazzo «che ho visto crescere », come non smette di ricordare sibillino. Sa che Bossi «non vuole casini» e poi insomma, al punto a cui si è arrivati non è che ci sia poi molto altro da dire. Lo sa anche Flavio Tosi da Verona: quel che pensava, l’ha gridato. E si è fatto sentire. Ora stiamo a vedere cosa succede. Dietro i due generali, che per il momento sembrano aver rinfoderato le sciabole, ci sono però eserciti che si muovono e si preparano a tempi più duri. Fedeli colonnelli e soldati semplici in cerca di miglior fortuna, uomini fermi sulle posizioni o pronti a spostarsi da un fronte all’altro a seconda di come girerà il vento, di chi vincerà i prossimi congressi provinciali (Vicenza, Verona e Treviso su tutti), di chi dimostrerà di poter garantire un posto al sole a chi fino ad ora è stato costretto nell’ombra. Chi altro, sennò, potrebbe volere il cambiamento? Di certo non chi ha vissuto fino ad ora col sole (delle Alpi) in fronte.
Non è un caso che la vecchia guardia, dal senatore Piergiorgio Stiffoni all’onorevole Manuela Dal Lago passando per il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, stia con Gobbo, l’uomo che tira le fila della Lega in Veneto dal lontano 1998. Tredici anni sono tanti e con i metodi in voga nella Lega, dove certo non mancano i tagliatori di teste, chi ha il potere lo consolida in fretta. Gobbo, però, è stato accorto ed ha allevato nel suo nome pure una schiera di giovani, poi premiati nel tempo ed ora pronti a coprirgli le spalle, come gli assessori Franco Manzato e Roberto Ciambetti, il capogruppo in Regione Federico Caner e il sindaco di Cittadella (e deputato) Massimo Bitonci. Perfino Gian Paolo Bottacin, costretto a candidarsi alla Provincia di Belluno e piuttosto di cattivo umore negli ultimi tempi, dicono che non lo lascerà solo, quando sarà il momento. La sua roccaforte, va da sé, è Treviso dove tutti, ma proprio tutti, sono con lui, anche chi, per anzianità si servizio come Gian Paolo Dozzo o Luciano Dussin, può permettersi margini più ampi di autonomia. Non potrebbe essere altrimenti: nessuna provincia, negli anni di Gobbo, si è vista assegnare tante posizioni di potere quanto Treviso. E se si andrà allo scontro con gli «amici di Verona» le bande che pure si fronteggiano nella capitale padana del Veneto (i veci di Stiffoni e Michielon, i fioi di Caner e gli Zaia boys) sono pronte a rinsaldare le fila. Non altrettanto compatta sembra invece Verona, feudo di Tosi «dominus assoluto» ma dove pure Gobbo può contare, oltre che sulla Martini, sul capogruppo al senato Federico Bricolo (per proprietà transitiva: loro a dire il vero siedono ben più in alto, alla destra di Bossi) ed a quel che si sussurra anche su Alessandro Montagnoli, ex tosiano di ferro convertito sulla via della vicepresidenza del gruppo alla Camera.
Lo stesso, d’altronde, pare sia accaduto a Maurizio Conte, ras di Padova: stava col sindaco di Verona ma ora siede nella giunta Zaia e come fa a remare contro il segretario che ce l’ha messo? Resta forte, comunque, il suo legame (d’amicizia, prima che politico) con un altro assessore regionale, Daniele Stival, luogotenente di Tosi in laguna. La provincia di Venezia, d’altra parte è l’emblema della spaccatura in atto nel Carroccio: è l’unica in cui coesistono due segreterie distinte, create apposta per soddisfare gli appetiti di tutti. Le redini del Veneto Orientale sono in mano a Stival, mentre Venezia e la terraferma sono sotto il controllo del deputato Corrado Callegari, legato a Gobbo. Nel mezzo, a remare tra le correnti, la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto. Decisiva, nel duello fratricida che si sta consumando sull’asse Treviso-Verona, sarà allora Vicenza, che non sta in mezzo solo sul mappamondo. La provincia berica è da sempre al fianco di Gobbo (una bella polizza sulla poltrona, sbaglia Tosi a dire che alle ultime Regionali la Lega di Verona era seconda solo a quella Treviso: stava dietro anche alla Lega vicentina, 38% contro il 36%) ma è pure la provincia in cui si stanno consumando le lotte più sanguinose ed in cui gli equilibri mutano più rapidamente. Ad oggi, i colonnelli di lì sono divisi esattamente a metà, con qualche tentennamento. E domenica si va al congresso: il primo tra quelli che contano, il primo dove faranno la loro comparsa «i rottamatori padani», stanchi delle «solite facce», arrabbiati. Proprio quelli come loro potrebbero sparigliare i giochi e lanciare Tosi nell’iperuraneo: sono «la base» e la base vota ai congressi, elegge i delegati, decide. Come stava per succedere nel 2007, quando Gobbo ha tremato. Poi da via Bellerio, Milano, è intervenuto il Capo e si sa com’è andata a finire. Perché i leghisti veneti si guardano in cagnesco, magari passano pure alle vie di fatto ma alla fine si sa com’è la storia: «Decide Bossi ». E tutti amici come prima. Forse. Marco Bonet
2. Padova. «Non sarò segretario eterno. ma il nuovo rispetti la linea». Lega, Gobbo accetta la sfida di Tosi: «Resta uno dei nostri». La Russa (Pdl): «Non credo a rotture tra Flavio e Bossi». PADOVA—«Non durerò in eterno. Tosi si candidi pure, ma il nuovo segretario dovrà rispettare la linea della Lega». Tra aperture e distinguo, Giampaolo Gobbo prova a smussare lo scontro con Flavio Tosi, esploso dopo le sue reprimende pubbliche al sindaco di Verona, che a qualcuno sono parsi il preludio ad una clamorosa rottura. «Cialtronerie », aveva per altro liquidato lo sceriffo scaligero (che ieri ha dato mandato ai suoi legali di querelare il sito web che lo ha descritto pronto a passare al Pdl, ala Sacconi), invitando però il segretario della Lega Veneta (e fedelissimo di Bossi)a non prendere le celebrazioni dell’Unità d’Italia come pretesto per «assegnare il patentino di chi è più leghista o meno leghista». Alla rottura non crede nemmeno Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa, che è anche uno dei coordinatori del Pdl, per convinzione o per calcolo sceglie infatti di vestire i panni del pompiere. «Non ci credo a una spaccatura tra Tosi e la Lega - spiega - anche perché di lui ho sempre sentito parlar bene da Bossi e dai ministri».
Se anche lo stesso Gobbo prova a spegnere il fuoco da lui stesso appiccato («Con Tosi non ci sono problemi, non ci sono mai stati»), tra molti dirigenti leghisti regna però lo sconcerto. In un partito abituato a lavare i panni sporchi in casa, il comunicato per nulla conciliante con cui Tosi ha risposto pubblicamente a Gobbo viene sezionato nei dettagli. Chi la considera una dimostrazione di forza, chi di frustrazione, chi di delirio di onnipotenza. Certo è che Tosi ritiene di avere un credito aperto, e ora è determinato a passare all’incasso. Nel 2007, pur contando sulla maggioranza dei delegati, depose le armi spianando la strada alla riconferma di Gobbo come segretario. Il patto prevedeva in cambio l’appoggio alla sua candidatura a presidente di Regione. Invece arrivò Luca Zaia. Ora, in vista di un nuovo congresso, Tosi si vede la strada nuovamente ostruita. Il pretesto delle sue esternazioni pro-Unità hanno dato a Gobbo e pure ad Umberto Bossi l’occasione per marcare una distanza che oggi pare incolmabile. Anche se le voci di un possibile passaggio al Pdl sono unanimemente considerate una bufala. «Pura fantascienza», assicura l’asessore pidiellino Remo Sernagiotto. «Tosi è uno dei nostri, le voci di un suo passaggio al Pdl non hanno nessun fondamento e sono messe in giro ad arte - precisa Gobbo - Se lui vuole candidarsi alla segreteria può farlo, saranno i congressi a decidere. Se mi ricandido? Non so, dovremo valutare, non sono un segretario eterno. Comunque il nuovo segretario dovrà avere le idee della Lega e seguire i princìpi della Lega».
Detto così, tutto si riduce ad una questione di fondo: il Tosi di oggi è compatibile con l’identikit? Si vedrà. Intanto, si deve registrare che se la svolta «nazional-federalista » è invisa ai leghisti duri e puri, trova invece consensi altrove. A cominciare proprio da La Russa. «A me non piace obbligare nessuno a provare entusiasmo. Così come alla sinistra nessuno chede come passano il 4 novembre, non è giusto indagare su cosa uno fa o non fa nei giorni delle celebrazioni del 150esimo - premette ilministro - L’importante è il rispetto delle celebrazioni e l’assolvimento degli impegni istituzionali. Tosi fa di più, e questo non può che essere un titolo di merito. Personalmente, lo apprezzo molto». Apprezza molto anche il capogruppo del Pd in Regione, Laura Puppato, per cui Tosi rappresenta «l’evoluzione della specie» in quanto «ha saputo distinguere tra il suo ruolo istituzionale, di sindaco, rispetto alla sua appartenenza politica». E il senatore democratico Andrea Marcucci invita a solidarizzare con Tosi, «vittima di una sorta di fatwa della Lega». Saranno pure attestati interessati, ma vedere il Pd che accorre in soccorso di Tosi fa comunque un certo effetto. Alessio Corazza. Silvia Madiotto.
3. Elezioni a Trieste. Pdl contro Lega: scorretto agevolare Antonione. Critiche dopo la preferenza espressa dal Carroccio per l'ex sottosegretario. Savino e Tononi attaccano l’«invasione» di Fontanini: la politica in casa nostra la facciamo noi. di Gabriella Ziani. Roberto Antonione. TRIESTE. Una questione di territorio? Non solo. Anche di gerarchie, di capi grandi e capi più piccoli. Il già complicato assetto del centrodestra triestino è di fronte a un nuovo conflitto. Attorno al nome di Roberto Antonione, lanciato come candidato prescelto del Carroccio direttamente dal segretario regionale della Lega, Piero Fontanini. Una doppia invasione di campo, dicono offesissimi i Pdl triestini, che sulla ricerca del Migliore hanno appena avviato un sondaggio telefonico. Copertissimo. Ma che, sorpresa e malizia, include tra i papabili propri anche il candidato della parte avversa, e cioé Roberto Cosolini.
Si sopporta a stento Ferruccio Saro, «senatore di Martignacco che galoppa nel nostro territorio». Ma adesso che è il segretario regionale di un partito di coalizione, e per di più «friulano», a rompere, da Udine, silenzi e patti, confini e giochi, tanto da indicare Antonione (che non è il prediletto dell’ala-Camber maggioritaria a Trieste) la denuncia di invasione di campo, l’i nvito a farsi i fatti propri a casa propria, e en passant anche la constatazione che «in questo modo Antonione è bruciato» arrivano veloci come fendenti. Ieri il Pdl ha convocato una conferenza stampa con tutto lo staff dirigente e in più un gruppo di assessori comunali: la coordinatrice provinciale Sandra Savino, il vice Piero Tononi, il coordinatore comunale Fulvio Sluga, gli assessori Massimo Greco, Paolo Rovis, Claudio Giacomelli, Marina Vlach. «Dev’e sserci rispetto e distinzione tra realtà diverse - ha detto Savino -, e ora nel Pdl nulla è certo, peraltro noi mai abbiamo dato indicazioni in casa d’altri, e siamo stati leali anche su candidature regionali non fortunate per aderire alle richieste leghiste».
Il richiamo è alla leghista Alessandra Guerra, che lasciò al palo Renzo Tondo per la Regione. Finì come si sa: vinse il centrosinistra con Riccardo Illy. «Noi abbiamo iniziato un percorso di trasparenza e democrazia - ha proseguito Savino -, cerchiamo una persona utile per Trieste, non nomi e cognomi, agevolare certi ”c andidati” mentre un  sondaggio è ancora in corso non è corretto».  Greco l’ha trasformato in slogan: «La Lega ha fatto ”insider trading”». Rovis ha disegnato il territorio: «È stata un’invasione politica e geografica. Un friulano, e di un altro partito? Non so proprio che favore faccia a ”questa persona”». Antonione dai pidiellini non viene mai nominato. Vlach completa il concetto: «Equivale a bruciarlo».
Tononi poi lo dice esplicitamente: «Col segretario provinciale della Lega Massimiliano Fedriga ci siamo a lungo parlati, e tutto era chiaro». Ovvero: prima il sondaggio per sentire gli umori dell’e lettorato, poi una consultazione per capire gli orientamenti del partito, e solo in terza fase l’operazione di raccordo con gli alleati. E dunque come interpretare il gesto di Fontanini, mentre Savino e gli altri neanche sotto tortura direbbero i nomi sottoposti a sondaggio, per non farne un confuso mucchio di candidati lanciati senza briglia in campo? Forse i piani più alti seguono più alte strategie?
«Non lo so - ha detto Tononi -, accordi politici non ci sono, non ci sono noti. Le indicazioni sul sindaco comunque le diamo noi, la politica nostra ce la facciamo a casa nostra, ognuno è padrone a casa propria e il Pdl rivendica autonomia». Seccatissimi i vertici triestini anche con lo stesso Fedriga, però. «Parla di un suo programma da presentare domani? Il programma lo stiamo facendo noi. E si ricordi la Lega: quando si pongono veti, tornano indietro come boomerang». Gelido Fontanini alla barriera di «fermo là». «Savino e Tononi? Il mio dirimpettaio si chiama Isidoro Gottardo e io parlo con lui». Gottardo è il segretario regionale Pdl. Le divisioni orizzontali sono diventate anche verticali. Ma a Savino l’uscita fa dismettere i panni della sempre controllata compostezza: «Io sono cortese, ma adesso a Fontanini dico che la sua è aggressione e maleducazione. Non può mancare di rispetto alla forza di maggioranza che governa Trieste, e ai triestini, è una cosa orrenda. Parli pure con chi vuole, ma nello specifico lancia candidature attraverso la stampa. Non cado in beghe di campanile che non mi appartengono - aggiunge - ma io non mi sono mai permessa di svilire politici di altri territori. E con la Lega, poi, conosciamo il nostro comportamento. Quindi non è proprio il caso di farmi saltare la mosca al naso».
4. Padova. Piatto unico una volta a settimana». Genitori riuniti ieri in assemblea: il comitato adesso attende l'incontro con il sindaco. PADOVA. Continua la mobilitazione dei genitori contro la «rivoluzione» dei menù nelle mense scolastiche, gestite dal Comune, in cui sono coinvolti 8 mila bambini suddivisi in 63 plessi. Ieri sera, nel circolo Arci «Fahrenheit 451» in via Tommaseo, si è svolta un'altra assemblea pubblica, alla quale hanno partecipato una cinquantina di genitori, tra cui tantissime mamme e rappresentanti degli organi collegiali. In cattedra Maddalena Tanca, della scuola primaria Cremonese, Carlo Santaterra, di «Progetto Città», e Silvia Pellizzari, che hanno coordinato i lavori della serata.
Come primo argomento numerosi genitori hanno dato una risposta «calda» alle prime aperture dimostrate dall'assessore Claudio Piron, dal caposettore Giuliana Truffa e dallo stesso sindaco Flavio Zanonato. «Chiediamo la riduzione del piatto unico da tre a una volta a settimana - ha osservato la signora Tanca - I nostri figli non possono continuare a mangiare poco e male, minimo sino a giugno. Come mai in tanti altri comuni italiani il cambiamento dei menù è avvenuto con danni assai minori nei confronti dei bambini e dei genitori? A Milano, ad esempio, il piatto unico è stato introdotto soltanto per tre volte al mese».
Nel dibattito sono intervenuti anche il presidente del consiglio d'istituto del Terzo comprensivo, Nicola Basco dell'elementare Deledda, e Aurora D'Agostino, che ha il figlio all'elementare Prati. «Dobbiamo organizzarci subito per aggiustare il disastro che è stato fatto - spiega - Il biologico deve essere reintrodotto per legge».
E' stata nominata una delegazione che andrà a incontrare il sindaco. Già oggi Zanonato dovrebbe comunicare alcune novità.
5. Padova. Shoah disertata, una classe ci ripensa. CITTADELLA. Una delle 2 quinte che intendevano disertare le celebrazioni della Shoah ieri è tornata sui suoi passi e ha preso parte alla Giornata della memoria, assistendo alla rappresentazione teatrale. Effetto della notizia segnalata dal mattino? Può essere. Di certo un fatto positivo.
Appariva infatti singolare la defezione, motivata da ragioni deboli: «Non siamo stati avvisati in tempo, dobbiamo pagare 3,50 euro a testa». Ieri le classi (2 quinte su 7) hanno ribadito le loro motivazioni, escludendo qualsiasi motivazione razzista, come del resto la preside aveva dichiarato sempre ieri al nostro giornale: «Il razzismo - hanno spiegato gli studenti - non è di casa al Meucci. Assolutamente no».
C'è una scritta, sui muri della scuola: «Studie macht frei». Un'allusione a quella razzista che si trova all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, tragico simbolo dell'Olocausto? «Ma non c'è alcuna allusione al nazismo - puntualizzano i giovani - E' una scritta comparsa alcune settimane fa ed è stata tradotta con "lo studio rende liberi" e non il lavoro rende liberi. In sostanza, era un modo per criticare con forza la riforma del ministro Gelmini». Una scritta che era rimasta, dopo un confronto tra la dirigente scolastica, Laura Gioia, e tutti gli insegnanti dell'istituto.
«Di comune accordo, abbiamo deciso di lasciare la scritta. Anche partendo da questo gesto vorremmo sviluppare una riflessione con gli studenti per la giornata della memoria». La scuola è stata chiara: due classi non avrebbero partecipato alla rappresentazione perché «un insegnante aveva omesso di avvisare per tempo che gli allievi avrebbero dovuto contribuire allo spettacolo con 3,50 euro. I ragazzi si sono infastiditi, io a quel punto sono intervenuta - ha spiegato la dirigente scolastica - ma nessuno li può costringere. Discorsi ideologici? È una sciocchezza, i ragazzi non sono attivisti politici, in un senso o nell'altro».
Quanto all'associazione culturale Teatro Bresci, che allestisce nella provincia di Padova la rappresentazione dedicata alla Shoah alla quale hanno assistito ieri gli studenti del Meucci, ritenendo le sia stato ingiustamente attribuito che le fosse giunto «il sospetto che ci sarebbe una questione ideologica alle spalle della decisione» iniziale delle due classi di non partecipare, ribadisce per bocca della presidente Gloria Rossetto che «mai ha espresso opinioni in merito alla mancata partecipazione delle due classi allo spettacolo «Questo è stato. Voci sulla Shoah», né tantomeno sulle motivazioni di tale scelta».
Ricapitolando: 2 quinte su 7 dovevano rimanere all'Itis, alla fine una sola ha dato forfait: un'insegnante è entrata in aula e ha convinto i ragazzi a partecipare; l'altra quinta, invece, è rimasta a scuola spiegandone le ragioni a giornali e tv. La preside ha duramente criticato la scelta del mattino di pubblicare la notizia e si è detta «avvilita».
Perché la scuola ha chiesto un contributo ai ragazzi? «Le casse scolastiche sono sempre troppo risicate». Secondo la preside sarebbe stato montato un caso su una sciocchezza. Ma alla fine perché i ragazzi si sono convinti a partecipare solo ieri mattina? Con uno sforzo di persuasione in più, forse, tutte le quinte avrebbero potuto celebrare com'era giusto la Giornata della memoria.
6. Piacenza. A1, anche la Lega Nord chiede. la quarta corsia tra Piacenza e Lodi. Gen. 27. Il consigliere regionale leghista dell’Emilia-Romagna, Stefano Cavalli, ha presentato una risoluzione che impegna la giunta ad attivarsi, insieme con le Province di Piacenza e di Lodi e alla Regione Lombardia, per programmare la realizzazione della quarta corsia dell’autostrada del Sole tra Piacenza e Lodi. Cavalli scrive come tra Bologna e Milano rimarrà a tre corsie e quindi scoperto solo il tratto che dal casello di Piacenza Sud arriva a Lodi. Il consigliere afferma che la realizzazione integrale della quarta corsia porterà vari benefici, fra cui la riduzione dei tempi medi di percorrenza. Quella tra Piacenza e Lodi potrebbe essere infatti una strozzatura pericolosa per la grande viabilità del Nord Italia. La quarta corsia dell’Autosole però non è al momento inserita nelle opere viarie di prossima realizzazione, neppure in quelle previste nell’ottica Expo 2015. La A1 rimane la principale arteria italiana e l’idea di quarta corsia parte da lontano nel tempo e se ora viene appoggiata anche dalla Lega Nord, forza di governo, le speranze di vedere l’opera realizzata se non nel breve, nel medio termine, aumentano notevolmente.
7. Aosta. Rincari autostradali: al lavoro per sconto del 50% per i pendolari. Aosta - Interpellanza di Enrico Tibaldi e Raimondo Donzel sugli aumenti dei pedaggi autostradali. Secondo Donzel la riduzione solo per i pendolari "è iniqua". Per Tibaldi "inutile la presenza della Regione nelle due società". Una riduzione del 50% dei pedaggi autostradali per i  pendolari valdostani sull’intera tratta autostradale Courmayeur/Pont-Saint-Martin. La conferma che la Regione è al lavoro per adottare tale misura è arrivata ieri da Augusto Rollandin. Il presidente della Regione nel rispondere a due interpellanze di Enrico Tibaldi e Raimondo Donzel sui rincari autostradali decisi da Rav e Sav ha spiegato come “questa  è già definita nei suoi aspetti tecnici e non appena avremo l’assenso di ANAS potrà essere avviata.” Rollandin ha annunciato nuovi incontri sul tema per adeguare le tariffe a quelle delle altre regioni. Inoltre la Regione starebbe valutando con Sav delle valutazioni “ su come attenuare a livello regionale gli effetti determinati dal rincaro dei pedaggi autostradali, chiedendo alla società di formulare un progetto di modulazione tariffaria che pur rispettando il vincolo di parità di introiti da pedaggio stabilito dalla Convenzione, ne riduca l’impatto sui percorsi della tratta in concessione alla SAV tra le stazioni di Quincinetto e Aosta.” Per Rav invece la riduzione delle  tariffe autostradali passerebbe attraverso un incremento tariffario del Traforo del Monte Bianco.
Critiche sulla proposta di ridurre le tariffe solo ai pendolari sono arrivate da Raimondo Donzel  che ha definito la proposta “iniqua perché vengono esclusi tutti i lavoratori autonomi, gli artigiani, i commercianti, gli albergatori, le imprese e tutti i valdostani che usano l’autostrada per raggiungere l’ospedale e i servizi concentrati nella città di Aosta.”
Tibaldi è ritornato invece sulla presenza della Regione nelle due società, attaccando il comportamento dei rappresentanti regionali in seno a Rav e Sav “in RAV hanno votato contro, in SAV il voto è stato favorevole, pur con i necessari distinguo. In RAV hanno avuto più a cuore quelli che sono gli interessi della comunità che rappresentano. In SAV hanno fatto gli interessi dell’azionista di maggioranza. Questi due comportamenti, sul quale il Presidente ha glissato, dimostrano un’assenza di coordinamento politico da chi gestisce le partecipate regionali.” di Redazione Aostasera.
8. Monza e Brianza, 75mila euro per lo start-up d'impresa. Un bando da 75.000 euro destinato all’apertura di 10 nuove attività imprenditoriali in Brianza: è questa l’iniziativa della Provincia di Monza e Brianza a sostegno dell’occupazione sul territorio.   Il bando, dedicato all'imprenditoria giovanile e femminile si è aperto ieri per chiudersi il prossimo 29 aprile 2011. E’ rivolto ad aspiranti imprenditori maggiorenni, giovani disoccupati o inoccupati sotto i 35 anni, donne disoccupate o inoccupate di qualunque età residenti nella Provincia, che si impegnino a creare una micro o piccola impresa, operante in qualsiasi settore economico. Possono partecipare anche le micro e piccole imprese che si costituiscono successivamente alla pubblicazione sul Burl, iscritte al registro imprese della Camera di Commercio Monza e Brianza o all'Albo delle imprese artigiane con sede legale e operativa nella Provincia: in questo caso i giovani o le donne devono rappresentare la maggioranza numerica e detenere almeno i 2/3 del capitale.  Il contributo provinciale dovrà essere utilizzato esclusivamente per:  le spese di avvio della nuova impresa come le analisi di fattibilità e la consulenza per la stesura del business plan; le spese di costituzione come spese notarili, apertura della partita Iva, diritti camerali, iscrizione al registro delle imprese; i contratti di allacciamento utenze; le spese pubblicitarie; l'acquisto di hardware e software.
9. Modena. Attenti alla'ndrangheta, è in agguato». Vito Zincani plaude all'iniziativa degli ordini di categoria ma lancia un nuovo allarme. MODENA. «Qualcuno pensa che Modena e provincia siano ancora isola felice. L'ho sempre pensata diversamente e anche per questo ho insistito, fin dal mio arrivo alla procura di questa città a chiedere il coinvolgimento di tutti nella lotta contro le infiltrazioni della criminalità organizzata. Per questo mi compiaccio e incoraggio il Comitato unitario delle professioni, è un segno di maturità civile, oltre che di salvaguardia di libertà per i professionisti nello svolgere il loro lavoro». Vito Zincani, procuratore della Repubblica, plaude all'iniziativa degli ordini professionali. Plaude alla loro iniziativa di dotarsi di una carta etica per contrastare mafia e corruzione. Al tempo stesso però, esaminando lo "stato delle cose" e andando oltre le pur positive iniziative di contrasto, Zincani non nasconde che «essendo da sempre considerata un'isola felice, Modena continua ad essere appetita dalla criminalità organizzata». Non lo dice apertamente, ma lascia trasparire comunque una certa inquietudine nonostante «le mazzate prese negli ultimi anni, la camorra gira alla larga dalla nostra provincia». E lo stesso discorso vale per "cosa nostra", che s'era affacciata nel modenese a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, utilizzando come punti di riferimento i tanti, troppi soggiornanti obbligati a Sassuolo, a Carpi, come nella Bassa. Un istituto, quello del soggiorno obbligato, che è stato abolito, fortunatamente per Modena e tutta la sua provincia considerando che da qua in quegli anni sono passati personaggi di primo piano della mafia e della camorra, come - tanto per citarne un paio - Franck "tre dita" Coppola (tutte le mattine un aereo dalla Sicilia gli trasportava una cassa d'arance fino a Sassuolo) e la nipote di Raffaele Cutolo - all'epoca boss indiscusso di nuova camorra organizzata - ospite indesiderata a Carpi. Ma allora se la situazione è apparentemente tranquilla, se le istituzioni rispondono e ora prestano il loro contributo anche le associazioni di categoria, a cosa è dovuta questa mal celata inquietudine del capo della procura? «Il fatto è - spiega Zincani - che la criminalità organizzata è un fenomeno dinamico in continuo cambiamento, che come tale non può essere lasciato a se stesso, né si può ritenere sia definitivamente debellato in termini metaforici. E' necessario combattere le infiltrazioni, mantenendo alto il livello di guardia e innalzare tute le difese immunitarie possibili». Dunque vi sono nuovi segnali di infiltrazioni della criminalità organizzata nel nostro territorio nonostante «le mazzate inferte alla camorra»? Difficile penetrare la riservatezza del procuratore capo, che però lascia intuire a chi e a che cosa si sta riferendo. Ad un "marchio della criminalità organizzata" che nessuno a Modena vorrebbe sentir pronunciare e lui stesso per altro non pronuncia: la'ndrangheta, diventata la più potente, ricca e impenetrabile organizzazione mafiosa mondiale, forse al pari della "triade cinese" e senz'altro tre spanne sopra alla "mafia russa". Ma ci sono segnali procuratore - insistiamo - si sta muovendo qualcosa? «Stiamo cercando di capire...società...acquisti di aziende...soldi, tanti soldi che girano». Non va oltre Vito Zincani che però tranquillizza e ricorda come: «Fin da quando sono arrivato a dirigere questo ufficio, ho avviato un progetto che prevedeva come l'azione della procura in provincia di Modena si dovesse qualificare sul piano del contrasto a quelle forme di criminalità specifiche di quel determinato territorio. In particolare erano venute alla mia attenzione talune forme di criminalità economica che parevano essere il sintomo di potenziali infiltrazioni del crimine organizzato (acquisto di società decotte pilotate poi al fallimento e alla bancarotta, ndr). Questo ha comportato la creazione di un gruppo specializzato per trattare questa tipologia di reato. La pubblica presa di posizione in questa direzione probabilmente si scontrava con la persistenza dell'immagine di Modena e dell'Emilia in generale, come oasi felice. I fatti successivamente hanno dimostrato che avevo visto giusto, che non vi sono più isole felici e quindi nemmeno Modena. Ma è anche lavorando seriamente - prosegue Zincani - e facendo capire che era possibile giungere a risultati effettivi coinvolgendo tutti nella lotta contro le infiltrazioni criminali, quindi non solo polizie, prefettura, enti locali, ma anche Confindustria, associazioni di categoria e sindacati. La risposta vi è stata e l'iniziativa dei professionisti modenesi è da considerare come la prosecuzione virtuosa di questa presa di coscienza. Tutto questo nella consapevolezza, come ho detto, che la criminalità organizzata è un fenomeno in continuo cambiamento. Vorrei aggiungere compiacimento e incoraggiamento ad iniziative come quella degli ordini professionali. Queste iniziative vanno viste come un segno di maturità civile oltre che di salvaguardia di libertà per i professionisti e il loro lavoro».

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