Napoli. Rifiuti in fiamme, nuovo allarme
Sardegna. Margherita Hack, il nucleare e i sardi: "L'Isola posto giusto per le centrali"
Basilicata. La giornata al campo di Palazzo S. G.
Molise. Di Pietro jr al comitato contro nucleare: "uniamo le forze"
Costano il doppio e si rompono: le buste bio? “Una fregatura”
Rifiuti in fiamme, nuovo allarme
NAPOLI. Torna l’incubo dei roghi di rifiuti: trenta solo nella notte scorsa.
Uno anche in centro, ieri sera in piazza Carolina, a pochi passi dalla prefettura, che ha minacciato molte auto. Mentre l’esasperazione dei cittadini
provoca anche proteste e blocchi stradali, come ieri mattina a Cavalleggeri
d’Aosta. Sono oltre 1.600 le tonnellate di rifiuti giacenti solo nella città di Napoli. In ginocchio anche parte della provincia. La Iervolino accusa Regione e Provincia, Caldoro le risponde per le rime: è rissa.
Margherita Hack, il nucleare e i sardi: "L'Isola posto giusto per le centrali"
La questione è scientifica, mica politica. «Il posto giusto per una centrale nucleare è la Sardegna». Margherita Hack, astrofisica di respiro internazionale, sa benissimo di tirarsi addosso gli insulti di molti ma è abituata a dire quello che pensa. di GIORGIO PISANO - Un guaio, le ginocchia: non reggono come una volta. Altrimenti tornerebbe sul suo mezzo di trasporto preferito: la bicicletta. «Mi sento più sicura che a piedi». Ma tutti a dirle che non si può più, che 89 anni sono abbastanza per abbandonare i pedali, che il traffico è una trappola. Eppoi, l'Italia - lo sanno tutti - non è un Paese per vecchi. Almeno per vecchi in bicicletta.
Periferia di Trieste. Nel soggiorno della casa a due piani («Macché villetta, la chiami casa perché la villetta è un altro affare»), Margherita Hack sta a metà strada tra una torre di libri che parte dal pavimento e un'altra in bilico sul tavolo. Caos assoluto, disordine felice e incontrollato. Astrofisica di culto, santa patrona del politicamente scorretto, vive l'autunno dell'anagrafe con l'irruenza di sempre. Impossibile imbrigliarla, tentare di farle dire qualcosa di cardinalizio.
Ben sapendo che gli indigeni s'infurieranno, ripete con implacabile inflessione fiorentina che «la Sardegna è l'unica regione italiana asismica, dunque la migliore per ospitare una centrale nucleare».
La giornata al campo di Palazzo
In serata l'arrivo di un altro pullman: gli immigrati non vogliono scendere dal bus che riparte quasi pieno
02/04/2011 TUTTO sommato, è trascorsa in un clima sostanzialmente sereno la prima giornata nella tendopoli di Palazzo San Gervasio dove ieri notte sono arrivati 483 immigrati. In serata, però, se ne sono aggiunti un’altra dozzina, che erano fuggiti da Manduria e che sono poi stati rintracciati dalle forze dell’ordine in Puglia. La fuga è durata poche ore anche per una decina dei giovani tunisini ospitati nell’area attrezzata di Palazzo. Sono scappati attraverso le finestre dei bagni, ma poi sono stati ritrovati anche nel paese, a cinque chilometri dalla tendopoli, dove sono stati riaccompagnati nel pomeriggio. Momenti di lieve tensione si sono vissuti anche quando una trentina dei 40 immigrati bloccati in Puglia non sono voluti scendere dall’autobus con il quale sono stati trasferiti in Basilicata. Alcuni erano già in possesso di biglietti ferroviari per varie destinazioni italiane, tra cui Roma, Milano e Bologna. La trattativa tra le forze dell’ordine, i responsabili del campo e gli immigrati è stata complicata, alla fine sono scesi solo in dieci, il pullman è ripartito quasi pieno e le presenze a Palazzo San Gervasio sono salite a circa 495 persone. Sempre nel pomeriggio, è arrivato anche un autocarro con altre quattro tende, che si aggiungeranno alle 64 già installate nei giorni scorsi. Il cancello del campo, gestito dalla Croce Rossa, si era aperto la notte scorsa, intorno alle ore 1. Con dieci pullman, in tre scaglioni, i 483 immigrati, quasi tutti tunisini, sono entrati nella tendopoli; sono stati rifocillati con una cena a sacco e poi indirizzati nelle tende. Nel corso della mattinata, poi, con a capo il commissario regionale della Basilicata della Cri, Anna Maria Scalise, e il commissario sanitario del campo, Amos Dawodu, sono cominciate le prime visite «in un clima – ha spiegato Scalise ai giornalisti – assolutamente sereno. Non abbiamo ricevuto lamentele, anzi più di qualcuno ci ha ringraziato per l’accoglienza e per le cure prestate. Che cosa ci chiedono? Sigarette, vogliono fumare». L’arrivo degli immigrati, anticipato rispetto alla data prevista di lunedì mattina, non ha comunque creato preoccupazioni particolari ai cittadini di Palazzo San Gervasio, che non hanno inscenato alcuna azione di protesta. Un atteggiamento, in verità, che non desta sorpresa, considerato che il paese lucano ogni anno ospita centinaia e centinaia di persone extracomunitarie impegnate nella raccolta del pomodoro.
Di Pietro jr al comitato contro nucleare: "uniamo le forze"
«Uniamo le nostre forze per un comune interesse»: il consigliere provinciale Idv Cristiano Di Pietro lancia un messaggio al neonato comitato molisane per fermare il nucleare votando sì al referendum del 12 e 13 giugno. «Siamo contenti perché, dopo aver raccolto oltre due milioni di firme quando nessuno ci credeva, siamo ora impegnati nella campagna referendaria ma la battaglia è ancora tutta da vincere e raggiungere il quorum non sarà facile. Per questo bisogna convincere i cittadini tutti a recarsi alle urne e sapere che in Molise si sia costituito un comitato che sposa la nostra causa è per noi di grande conforto - commenta Di Pietro - C’è bisogno dell’aiuto di tutti, e tutti possono fare molto. Per questo lanciamo un appello al portavoce di “Fermiamo il nucleare” a lavorare insieme a noi per uno scopo comune».
Costano il doppio e si rompono: le buste bio? “Una fregatura”
Consumatori inviperiti per il costo dei sacchetti biodegradabili che hanno spodestato le vecchie buste della spesa: "ce le fanno pagare 10 centesimi, il doppio di prima, e non si possono nemmeno riutilizzare per la differenziata perchè si rompono subito". Se gli anziani sono previdenti e si portano dietro la sportina da casa, i giovani sborsano la moneta per la shopper che peraltro ha il marchio pubblicitario e dovrebbe essere ceduta gratis.
Termoli. I sacchetti biodegradabili? «Sono una fregatura perché ce li fanno pagare ma non servono a niente: prima di rientrare a casa si sono già rotti». Anche i clienti dei supermercati termolesi sul piede di guerra contro la “svolta eco” delle buste di plastica bio, quelle che dal primo gennaio di quest’anno sono andate a sostituire in via definitiva i vecchi sacchetti in virtů di una normativa comunitaria.
Si ricorderà l’immediata levata di scudi da parte dei commercianti sul problema delle scorte, e la successiva autorizzazione della Comunità europea, “in via del tutto eccezionale” a esaurire le scorte di magazzino. Ora quelle scorte sono terminate, e al loro posto esistono due possibilità: la robusta e resistente sportina a due manici portata da casa, oppure i sacchetti biodegradabili. I quali, se recano il marchio della catena di acquisto, devono essere dati gratuitamente. Questo è vero però solo in teoria perché nella pratica i sacchetti costano. E non i vecchi 5 centesimi delle vecchie buste di plastica, bensì 10 cent. Praticamente il doppio. E praticamente senza eccezioni: a Termoli si ripete la stessa storia in tutti i market e gli iperstore della città. «Vuole il sacchetto bio? Sono 10 centesimi, grazie».
«Il problema – dice un signora che aspetta il suo turno alla cassa al Carrefour del Sannicola – è che questi sacchetti non si possono riutilizzare nemmeno per la differenziata, perché si rompono con estrema facilità e prima di tornare a casa sono già squarciati»
«Basta uno spigolo a rompere questo materiale tanto delicato – fa eco un’altra donna che carica le buste nel carrello – e quindi come faccio a usare il sacchetto per raccogliere l’umido? Non resiste»
Ovvio che se il sacchetto in questione fosse gratuito, come peraltro era stato previsto dalla normativa europea, il problema non sussisterebbe. Ma poiché costa il doppio ed è capiente la metà, facile intuire che la “novità” ha incontrato i mugugni degli acquirenti, con la sola eccezione degli anziani assai piů previdenti quando vanno a fare spesa, perché tutti – o quasi – bene organizzati con la loro sportina portata da casa.
Il problema è stato denunciato dalle associazioni dei consumatori, che hanno accertato per esempio non solo che le nuove buste sono molto meno resistenti
rispetto alle vecchie, ma che sono anche del 30 per cento piů piccole. In modo
particolare però l’attenzione delle organizzazioni in difesa dei consumatori si sono concentrate sul costo: i supermercati le fanno pagare 10 centesimi di euro ognuna, pur avendo ben stampato il marchio della catena commerciale. In sostanza il consumatore si trova a pagare e a fare pubblicità al marchio a sua insaputa.
Dal nostro giro nei supermercati termolesi è emerso che pochi consumatori hanno preso la sana ed economica abitudine di portarsi dietro le borse riutilizzabili. Da questo punto di vista gli anziani sono molto piů attenti dei giovani che invece, presi dalla fretta o dall’acquisto all’ultimo momento, spesso e volentieri non portano dietro la sportina, preferendo quella del supermercato e pagandola 10 centesimi. «Fanno così tutti i supermercati – ci dice una signora che ha appena finito di fare la spesa – ci danno queste buste, ce le fanno pagare e sono poco resistenti, è una fortuna se arrivi a casa con la spesa».
Il Codacons ha calcolato che con questi sacchetti ogni anno le famiglie italiane avranno un aggravio di spesa tra 50 e 60 euro, per un prodotto che in effetti non può essere riutilizzato, in quanto poco resistente. (MiMi)
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