A Melfi contro la Fenice: «Bloccate l'inceneritore e salvateci»
Palermo. Vucciria tra crisi e assalto cinese
Crisi, Confesercenti: su famiglie stangata dalla manovra da 33 miliardi
A Melfi contro la Fenice: «Bloccate l'inceneritore e salvateci»
Numerosi i cittadini davanti al termodistruttore. Un’unica richiesta: chiusura
17/09/2011 SAN NICOLA DI MELFI - Loro la Fenice la vogliono «spegnere». E ieri erano in tanti davanti i cancelli dell'inceneritore. Famiglie, lavoratori e anziani. Tutti a chiedere che il termodistruttore si fermi.
Dopo la manifestazione del luglio scorso, il Comitato salute di Lavello ha convocato le associazioni ambientaliste per tornare a sollecitare le istituzioni sull'annosa questione dell'inquinamento provocato dall'inceneritore. Lo dicono anche gli ultimi rilevamenti pubblicati dall'Arpab qualche giorno fa. «Siamo qui - ha spiegato Nicola Abbiuso del comitato salute - perchè non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Abbiamo chiesto non solo il blocco dell'attività ma che si procedesse anche a un’analisi medico-sanitaria sui dipendenti Fenice e Sata. Questo non è stato fatto. Chiediamo alla magistratura di continuare a indagare sul caso e prima di una eventuale bonifica, lo ripetiamo, bisogna bloccare l'inquinamento». Il messaggio è chiaro. E Abbiuso lo ha voluto gridare dal palco. Anche all’assessore Mancusi che ieri mattina ha incontrato i vertici di Fenice in Regione: «Qui si deve bloccare tutto. Speriamo - ha concluso - in un intervento celere della magistratura». Tra I manifestanti c’erano anche alcuni esponenti della politica. Mazzeo Cicchetti di Idv ha voluto ribadire la sua vicinanza alle istanze del Comitato attraverso un messaggio. In strada c’era Antonio Annale, sindaco di Lavello - tra gli animatori in passato di un comitato “No Fenice” - e c’era anche il sindaco di Melfi, Livio Valvano. Entrambi hanno espresso vicinanza alle istanze del Comitato. Un segno tangibile di questa vicinanza è rappresentata dalla convocazione di un consiglio comunale ad hoc previsto per il 22 settembre prossimo proprio a Lavello nel teatro San Mauro. L’amministrazione di Lavello si è impegnata a redigere una nota che spedirà alle istituzioni provinciali e regionali in cui si chiede il blocco delle attività dell’inceneritore. Tra coloro che hanno sempre gridato - spesso inascoltato - sulla questione Fenice c’è sicuramente Maurizio Bolognetti. «Siamo qui - ha detto - perchè abbiamo a cuore la salute della gente. La partitocrazia - ha concluso - in questa battaglia purtroppo è assente». Sul palco, fino a tarda serata, si sono succeduti interventi di rappresentanti delle associazioni e anche semplici cittadini. Il segno di una manifestazione dove tutti hanno avuto la possibilità di parola. Una parola che, necessariamente, dovrà essere ascoltata dalle istituzioni.
Giovanni Rosa
Palermo. Vucciria tra crisi e assalto cinese
L'affanno dei mercati storici
Tante saracinesche chiuse alla discesa Maccheronai
Le bancarelle soffrono il dilagare dei supermarket
PALERMO - «’I balate ra Vucciria un s’asciugano mai» (Il basolato del mercato della Vucciria non si asciugherà mai) recitava un vecchio detto popolare. Ma l’immaginario dei palermitani, in cui le pietre di piazza Caracciolo parevano destinate ad essere costantemente bagnate dal ghiaccio e dall’acqua dei pescivendoli, è stato smentito dalla realtà. Immortalata da Guttuso nel 1974 in un celebre dipinto esposto oggi a Palazzo Steri, sede del rettorato, la Vucciria è ormai la controfigura del mercato vivo e rumoroso di appena pochi anni fa: la discesa Maccheronai è un susseguirsi di saracinesche definitivamente chiuse, e i pochi commercianti ancora in attività si contendono lo spazio con le bancarelle gestite dai cinesi.
LOCALI E TAVERNE - A piazza Caracciolo sopravvivono a fatica alcuni esercizi commerciali, mentre proliferano i locali notturni e le taverne. «Il nostro negozio è attivo da 70 anni, e da 3 generazioni – dice amareggiato Toni Melodia, storico macellaio di piazza Caracciolo – ma se continua così tra 5 o 6 anni sarò costretto a chiudere».
BALLARO' - Se il mercato della Vucciria è moribondo, non va meglio tra i vicoli di Ballarò e del Capo. A determinare la crisi dei mercati c’è in primo luogo il diffondersi della grande distribuzione ma anche, a detta dei commercianti, la disattenzione da parte delle amministrazioni pubbliche. «Da quando hanno ristrutturato la zona accanto al tribunale – lamenta Paolo, da 40 anni dietro ad un banco della frutta a pochi passi da porta Carini, nel mercato del Capo – e hanno tolto il capolinea degli autobus di fronte al Teatro Massimo, chi vive nelle zone periferiche della città preferisce servirsi nei supermercati vicino casa».
«VIGILI URBANI SPIETATI» - «Mancano i parcheggi e i vigili urbani sono spietati – racconta rassegnato Sebastiano Nuccio, pescivendolo di riferimento per i frequentatori del Capo ormai da mezzo secolo – e chi vuole venire a fare la spesa da noi molto spesso torna a casa anche con una multa». Ed è proprio il mercato del pesce, un tempo fiore all’occhiello dei mercati storici, quello che soffre di più: «Ormai il pomeriggio non apro più – aggiunge Nuccio – con quello che vendo non riuscirei neanche a pagare il costo della corrente elettrica”. (fonte Italpress).
Crisi, Confesercenti: su famiglie stangata dalla manovra da 33 miliardi
Venturi: Pil e consumi verso un allarmante crescita zero, in tre anni hanno chiuso 110mila imprese
PERUGIA - «Sulla crescita economica i conti, dopo la approvazione della manovra, non tornano: dalle previsioni aggiornate Confesercenti-Ref risulta che le speranze di ripresa nel 2012 svaniscono con un Pil che crescerà solo dello 0,1% e con i consumi delle famiglie bloccati su una allarmante crescita zero rispetto al 2011 (dopo aver registrato nel 2010 l'1% e quest'anno solo lo 0,5%)». È quanto ha sostenuto Marco Venturi, il presidente nazionale di Confesercenti in apertura del meeting nazionale in corso a San Martino in Campo a Perugia, e in streaming sul sito di Confesercenti.
«La nostra stima è che gli interventi diretti e indiretti della manovra - ha aggiunto Venturi - graveranno sulle famiglie per 33 miliardi dei 54 complessivi. Se a questo scenario aggiungiamo il dramma di migliaia di chiusure di imprese commerciali e del turismo il quadro è assai preoccupante: non si dimentichi che se il saldo negativo fra aperture e chiusure prima della recessione, nel triennio 2005-2007, era stato di 80 mila imprese in meno, nel solo biennio di congiuntura negativa 2008-2009 era salito a meno 110 mila. In soli 24 mesi insomma - ha puntualizzato - hanno chiuso 30mila imprese in più rispetto ai tre anni che precedono la crisi».
Nessun commento:
Posta un commento