Occupazione, piano in Puglia da 13 mln
Puglia. Un tesoretto «congelato» da 2,3 miliardi
Olio di Puglia stagione d’oro
Potenza invasa dalla spazzatura. Chiusa discarica
Milano, padania. «Regione, a rischio 69 milioni per colpa dei bond greci»
Verona, padania. Verona e Russia, 320 milioni di scambi
Trieste, oltrepadania. Il bonus pensioni ritorna a novembre
Più salata la bolletta per interessi dell'Italia
Gli Italiani hanno spesso da ridire sul proprio paese
Svizzera. Verdi liberali: ecologia senza sacrifici
Occupazione, piano in Puglia da 13 mln
BARI - Tre rilevanti novità sul Piano straordinario per il Lavoro in Puglia. È uscita, infatti, la seconda graduatoria della dote occupazionale, è stato pubblicato il bando «Diritti a scuola» ed è partita la procedura telematica per il Progetto R.O.S.A. Il tutto è disponibile sul portale http://pianolavoro.regione.puglia.it, ovviamente cliccando su ciascuno dei bandi nella sezione «Iniziative attive».
Ecco gli interventi nel dettaglio. La seconda graduatoria della «Dote Occupazionale», l’intervento del Piano che permette alle imprese di assumere a tempo indeterminato soggetti disoccupati da almeno 6 mesi, inoccupati, donne, immigrati e disabili, muove 573 assunzioni con oltre 2,9 miioni di euro di risorse (per la precisione 2.926.779,23).
L’elenco contiene le 161 domande presentate dal 21 giugno al 22 luglio 2011. Di queste 83 hanno avuto esito positivo e 78 negativo per mancanza o difformità della documentazione richiesta o per mancanza dei requisiti. I nuovi posti di lavoro si aggiungono alle 638 assunzioni previste con la prima graduatoria per un importo di oltre 7,5 milioni di euro. E non è tutto. È uscito infatti anche un terzo elenco che contiene 36 domande rimaste con esito sospeso nella prima graduatoria. Saranno movimentate dunque altre 160 assunzioni per un importo di oltre 2,8 milioni di euro. Così salgono a 1.416 le assunzioni e ad oltre 13,2 milioni le risorse disponibili. Entrambe le graduatorie sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale n.160 del 13 ottobre scorso.
Per il progetto «R.O.S.A.» (l’incentivo per l’assunzione di assistenti familiari), è stata attivata la procedura infotelematica per la presentazione delle domande. Si trova all’indirizzo http://pianolavoro.regione.puglia.it e http://rosa.pugliasociale.regione.puglia.it nella sezione procedure telematiche ROSA. Le domande di accesso saranno finanziate con modalità «a sportello» sino ad esaurimento delle risorse, che ammontano ad 1 milione di euro. L’importo massimo rimborsabile è di 5mila euro per due anni consecutivi (2,5mila euro all’anno). I destinatari dell'Avviso sono i nuclei familiari/datori di lavoro residenti in Puglia che hanno in corso un contratto di lavoro domestico con assistenti familiari (badanti e colf) iscritti in uno degli Elenchi provinciali del Progetto R.O.S.A. e hanno un reddito non superiore a 30mila euro.
«Stiamo procedendo a ritmi sostenuti negli impegni assunti con i Piano straordinario per il Lavoro in Puglia», ha detto l’assessore al Welfare Elena Gentile. «Anche se l’Istat ci dice che è il tasso di disoccupazione è sceso all’11,6%, cioè di 2,2 punti percentuali nel secondo trimestre del 2011 rispetto al primo (13,8%), noi stiamo lavorando perché si arrivi presto ad un dato con una sola cifra».
È uscito sul portale del Piano per il Lavoro anche il bando «Diritti a scuola» (pubblicato sul Bollettino ufficiale n.161 del 14 ottobre scorso). L’intervento, giunto alla terza edizione, mette a disposizione del sistema scolastico 30 milioni di euro che potrebbero anche aumentare a seconda delle necessità degli istituti, favorendo l’occupazione per oltre 2.000 lavoratori tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari).
Al bando, finanziabile con le risorse del Fondo sociale europeo, potranno accedere le scuole statali del 1° e del 2° ciclo di istruzione elaborando progetti finalizzati a potenziare i processi di apprendimento e a sviluppare le competenze degli allievi.
In particolare l’avviso si rivolge a scuole statali primarie (escluso il settore dell’infanzia) secondarie di primo grado (inclusi gli Istituti comprensivi) e secondarie di secondo grado per gli alunni del primo biennio. Le domande dovranno essere consegnate (a mano o tramite corriere espresso) entro le ore 16,00 del 3 novembre prossimo. I modelli e tutte le informazioni sono disponibili su
«Grazie al Piano per il Lavoro - ha detto l’assessore alla Formazione Alba Sasso - abbiamo potuto ripetere per la terza volta questo incentivo, che con questa edizione ci ha permesso di dare lavoro fino ad oggi ad oltre 5-7mila precari della scuola. Adesso gli istituti si attivino presto per la presentazione delle domande».
Puglia. Un tesoretto «congelato» da 2,3 miliardi
R.Gal.
La gioiosa macchina da guerra di Nichi Vendola non arretra di un millimetro di fronte a critiche e accuse e tira le orecchie al Governo facendo uscire dal cilindro persino un tesoretto. «La Regione ha 2,3 miliardi da spendere – dichiara l'assessore al Bilancio, Michele Pelillo – ma non possiamo farlo per i vincoli del patto di stabilità. La nostra ragioneria ha sempre avuto liquidità ma ora vedere le casse piene e inavvicinabili fa male».
Pelillo – scortato dai conti del dirigente dell'area finanza Mario Aulenta – sciorina un'elaborazione fatta nei suoi uffici, che si ferma al 2009 ma che si discosta pochissimo dall'attuarizzazione al 2011. «Come può vedere – afferma – la Puglia è la Regione più penalizzata tra quelle a statuto ordinario. Al massimo possiamo spendere 356 euro per cittadino. Più o meno ai nostri livelli è il Veneto mentre i nostri vicini della Basilicata possono arrivare a 1.231 euro pro capite. Per non parlare poi delle Regioni a statuto speciale».
È proprio vero che da queste parti più che altrove i numeri si interpretano, se è vero che il leader del centrodestra in Puglia, Rocco Palese, bolla come «patacche quei dati. La verità e che la Puglia ha sempre sfondato il tetto del patto di stabilità».
E così, tra un tesoretto congelato e un bilancio autonomo mangiato dalla sanità cosa resta per lo sviluppo economico? «Dal bilancio zero - ammette candidamente Pelillo - ma per fortuna abbiamo i fondi comunitari».
Olio di Puglia stagione d’oro
di ENRICA D’ACCIÒ
BITONTO - La campagna olivicola pugliese parte da Bitonto. Ieri, l’assessore regionale alle risorse agroalimentari Dario Stefàno ha scelto l’oleificio cooperativo «Cima di Bitonto» per inaugurarla nel corso di una cerimonia organizzata dalla sezione provinciale di Assoproli, associazione produttori olivicoli. «Bisogna recuperare l’orgoglio della nostra tradizione agricola – così Stefano – ed essere pronti per scelte coraggiose». La zona di Bitonto, com’è noto, è la prima ad avviare la raccolta delle olive, tradizionalmente dopo la festa dei Santi Medici, nella seconda metà di ottobre. Frantoi al lavoro giorno e notte da una decina di giorni, quindi, per la una campagna che si prospetta particolarmente positiva. Così Antonio Guario, dall’assessorato regionale, intervenuto ieri a Bitonto. «Per il 2011, ci aspettiamo un incremento rispetto al 2010: un milione e 800mila quintali è la stima per l’anno in corso. Buona anche la qualità: il clima ha favorito la crescita delle olive che non hanno subito attacchi fitosanitari gravi. Senza la mosca, ci aspettiamo una resa altissima».
Anche a Bitonto le previsioni sono buone. «Buona qualità, buona quantità, qualche attacco di mosca verso il mare», l’analisi del presidente della cooperativa «Cima di Bitonto», Domenico Alberg o. Secondo i dati dell’assessorato, ogni anno la Puglia produce 250mila tonnellate di olio, il 41% della produzione nazionale, frutto dei 370mila ettari di uliveto. Di questi, 42mila ettari sono produzioni biologiche, per le quali si registrano di anno in anno incrementi di produzione importanti, grazie anche ad una maggiore consapevolezza dei consumatori.
«L’avvio della campagna olearia - il commento di Stefàno - è un evento culturale, sociale, economico che non può passare sotto silenzio. Per troppi anni, olivicoltura è andata avanti con una marcia ridotta. È arrivato il tempo di scelte coraggiose, di nuovi progetti industriali, di una riorganizzazione basata sull’innovazione». Obiettivo primario, il ricambio generazionale del comparto. «Su 10 agricoltori, oggi, 9 sono 70enni, e uno solo under 35. Questi dati, più che la concorrenza spietata di Spagna e Grecia, più che il fotovoltaico, potrebbero causare l’estinzione del settore. La notizia di 500 iscritti alla facoltà di agraria è per noi fonte di speranza: significa che i giovani non si vergognano più di fare gli agricoltori, di investire il loro futuro in questo settore».
Al termine della conferenza, piccolo fuori programma da parte di alcuni olivicoltori bitontini che hanno sollecitato l’intervento della regione per i ripetuti e sistematici furti di olive, mezzi e auto. Da parte dell’assessore, l’impegno ad un tavolo tecnico col sottosegretario all’interno Alfredo Mantovano.
Potenza invasa dalla spazzatura. Chiusa discarica
di GIOVANNA LAGUARDIA
La città assediata dai rifiuti. Cassonetti stracolmi e montagne di sacchetti gettati per terra lì accanto sono il brutto spettacolo che, da qualche tempo a questa parte, caratterizza la maggior parte dei quartieri della città di Potenza. Che produce più spazzatura di quanta non se ne riesca a smaltire. A causa della chiusura dei cancelli della discarica di Tricarico dall’otto ottobre scorso l’Acta può conferire alla stazione di trasferenza di Tito solo a giorni alterni. E con quantitativi limitati, del tutto insufficienti a garantire la pulizia della città. Come tutti possono verificare facendo un giro per la città.
«Da oggi - spiega il direttore dell’Acta Marcello Tricarico - possiamo conferire alla stazione di trasferenza di Tito 100 tonnellate di rifiuti a giorni alterni, il lunedì, mercoledì e venerdì. Un piccolo passo avanti rispetto alle 80 per ogni scarico che potevamo conferire fino a qualche giorno fa, ma considerato che la città di Potenza ne produce circa 60 al giorno, sono assolutamente insufficienti per migliorare la situazione, come tutti possono vedere. Se non avessimo limiti sui quantitativi in un paio di giorni potremmo ripulire la città, ma stando così le cose, il problema rimane».
Che fare allora? «Il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani - dice il sindaco di Potenza Vito Santarsiero - non è un problema dei singoli Comuni. Esiste un piano di Provincia e Regione che individua i flussi dei rifiuti e le cubature per lo stoccaggio, ma la gestione di questo piano sta creando delle difficoltà. Per quanto ci riguarda sulla discarica di Pallareta stiamo facendo tutto ciò che la Regione ci sta chiedendo e se potremo riaprirla la rimettermo a disposizione della comunità».
Ma intanto come si può risolvere questo grave stato di sofferenza di Potenza e dell’intero bacino centro? L’assessore regionale all’Ambiente Agatino Mancusi è fiducioso di poter risolvere il problema entro pochi giorni. «A breve - dice - potremo riaprire la discarica di Lauria, dove sono stati fatti i lavori per la messa in sicurezza e dove abbiamo disponibile una bella volumetria. Intanto stiamo lavorando anche per migliorare la dotazione degli impianti in funzione di una migliore gestione del ciclo: è stato già avviato l’iter per gli impianti di compostaggio di Venosa, Sant’Arcangelo e Valsinni, mentre per il bacino centro è stato già emanato un avviso pubblico per manifestazione di interesse. Entro la fine dell’anno, poi, partiremo con un grande progetto di raccolta differenziata con il Conai, con l’obiettivo anche di abbattere i costi e di avre un prezzo unitario regionale».
Milano, padania. «Regione, a rischio 69 milioni per colpa dei bond greci»
Il Pd: l'assessore Colozzi riferisca in commissione
La difesa: «possiamo coprire l'eventuale buco»
MILANO - I veleni greci nella pancia del Pirellone. Il default di Atene metterebbe a rischio oltre sessantanove milioni di euro del bilancio di Regione Lombardia. L'allarme è dell'opposizione di centrosinistra. «In titoli greci è investita una quota del fondo di accantonamento che la Regione ha aperto presso le banche per mettere da parte il capitale che nel 2032, trent'anni dopo l'emissione del bond, dovrà restituire.
LE CIFRE - Al momento si tratterebbe di 115 milioni di euro che, se le notizie fossero confermate, non varrebbero più del 40%», dice il Partito democratico in Consiglio regionale. «Proprio questa settimana - spiega nel dettaglio Enrico Brambilla, capogruppo del Pd in commissione Bilancio - la giunta regionale ha deliberato di intraprendere l'azione di autotutela. I nostri allarmi sono stati a lungo inascoltati e purtroppo ora, in un periodo già difficile, la Lombardia rischia di perdere risorse preziose. L'assessore Colozzi deve riferire in commissione su quali sono i rischi per i soldi dei lombardi e quali scelte fare ora: tenere i titoli fino a scadenza naturale o porre fine in anticipo a questa avventura».
LE CONTROMISURE - Nessun allarmismo, predica però l'assessore al Bilancio del Pirellone Romano Colozzi: «Per quanto riguarda la situazione della Grecia e la presenza di titoli ellenici nel nostro «fondo di garanzia» le cose non sono cambiate rispetto a qualche mese fa. Nel nostro bilancio sono appostati 153 milioni di euro che coprono totalmente il rischio anche in caso di default totale dello Stato greco, ovvero anche qualora i titoli valessero «zero». Una ipotesi che non sarebbe nemmeno da prendere in considerazione perché, se si verificasse, numerosi Stati e banche europee perderebbero decine e decine di miliardi, da mettere in serio pericolo tutta l'area euro. La situazione internazionale è in continuo movimento e coinvolge tutte le istituzioni finanziarie europee. Noi seguiremo giorno per giorno l'evolversi della situazione ellenica con estrema attenzione ma senza allarmismi».L'ultima garanzia a tutela delle casse lombarde è dettata dalla tipologia di bond in portafoglio: al momento, garantiscono dall'assessorato, i titoli sottoscritti da Regione Lombardia non sarebbero in predicato di subire alcun deprezzamento.
Andrea Senesi
Verona, padania. Verona e Russia, 320 milioni di scambi
FORUM. Domani e venerdì la nostra città ospita l'incontro internazionale: Focus su energia, finanziamenti, investimenti. Partecipano 500 player tra rappresentanti di governi, politica ed economia dei due Paesi
26/10/2011
Ammontano ad oltre 320 milioni di euro gli interscambi commerciali tra Verona, che ospiterà domani e venerdì alla Gran Guardia il Forum italo-russo, e la Federazione Russa, ottavo Paese nella classifica scaligera dell'export stilata dalla Camera di commercio. Il Forum che segue quest'anno il filo conduttore della «Cooperazione per la modernizzazione e l'innovazione» alla sua quarta edizione in terra scaligera è l'unico appuntamento di incontro e confronto fra rappresentanti del mondo istituzionale, politico ed economico dei due Paesi.
Energia, finanziamenti e investimenti, innovazione, design industriale, infrastrutture e telecomunicazioni sono i temi al centro della due giorni a cui partecipano personaggi chiave dell'economia russa e italiana riuniti per verificare e aumentare le possibilità di interscambio per entrambi i Paesi.
Sul tavolo le future possibilità bilaterali di business alla luce anche di importanti progetti di investimento che la Russia sta attuando sul proprio territorio. «Verona e il Veneto vantano relazioni privilegiate con la Federazione Russa», spiega Antonio Fallico presidente dell'Associazione Conoscere Eurasia, ideatore del Forum e presidente Zao Banca Intesa Russia, «e il Nord Est del Paese può oggi sfruttare nel migliore dei modi le opportunità date dal processo di avvicinamento della Russia verso la comunità occidentale. Il Cremlino, pur mantenendo le proprie interdipendenze, è oggi più che mai aperto alla condivisione di innovazione e merci con partner importanti di Verona e del Veneto».
Il Forum, che riunirà circa 500 player istituzionali ed economici dei due Paesi, si concentrerà proprio sulla costruzione di un sistema alleanze e intese per la crescita comune. Tra i presenti Aleksandr Shokhin, presidente dell'Unione degli industriali russi, Andrey Akimov, presidente e ad Gazprombank, Romano Prodi presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, Paolo Pininfarina presidente Pininfarina, Giuseppe Pizza sottosegretario all'Istruzione, università e ricerca.
Per l'ente camerale veronese, nel 2010 l'export scaligero verso la Russia è stato pari a 246,7 milioni di euro, il 39,8% in più rispetto all'anno precedente.
Tra i primi prodotti «Made in Verona», diretti verso la Federazione Russa, si registra l'abbigliamento, che nel 2010 ha segnato un +68% e che vale poco più di 50 milioni di euro, seguono i prodotti di colture permanenti per 19,7 milioni di euro, +44,3% sul 2009 e il segmento industriale delle macchine per impieghi speciali, che invia in Russia beni per 17,5 milioni di euro, +40,1% sul 2009. Sul fronte delle importazioni, invece, Verona rappresenta il 23° mercato per la Russia. E. CO.
Trieste, oltrepadania. Il bonus pensioni ritorna a novembre
A giorni scatterà la seconda erogazione di cento euro. L’assessore Brandi: «Un aiuto tangibile». Ma l’opposizione attacca
di Gianpaolo Sarti
TRIESTE. Poco importa se questi 100 euro in più cominceranno ad arrivare nel giorno in cui si commemorano i defunti. I pensionati ringraziano comunque. Perché la Regione, almeno stavolta, mantiene le promesse: i primi di novembre, per alcuni già mercoledì prossimo, parte il contributo per chi vive con la minima. E sono 70 mila in tutto il Friuli Venezia Giulia. È il secondo sussidio, dopo i 100 euro recapitati a luglio seppur con qualche intoppo di troppo. Colpa dei Comuni, aveva lamentato all’epoca l’assessore al Lavoro Angela Brandi, colpa di tutti quei Comuni che non avevano mandato all’Inps i dati necessari, rallentando così l’intera operazione. Gli uffici anagrafe se l’erano presa comoda e la gente ha dovuto aspettare. Ma ieri, durante la seduta del Consiglio regionale, l’assessore ha confermato che per questa nuova partita tutto sta filando liscio. Vero è che martedì prossimo si festeggiano anche i Santi, ma i soldi non piovono dal cielo: sono stati stanziati in una precisa voce della legge di variazione di bilancio votata lo scorso mese di luglio. Nove milioni di euro, pronti per essere erogati adesso. E Brandi brinda: «L’aver rispettato i tempi previsti – commenta contenta – è in primo luogo un segnale di serietà espressa verso quei cittadini ai quali questo bonus offre un sostegno tangibile per affrontare la difficoltà del confronto quotidiano con i costi della vita rapportati alla dimensione minima del reddito. Va anche ricordato – aggiunge - che quest’intervento aggiuntivo per i titolari di pensioni minime, di pensioni sociali e di assegni sociali, è stato il frutto di una collaborazione con l’Inps con il cui impegno comune, nonostante le difficoltà burocratiche e amministrative che una simile iniziativa comporta, siamo riusciti ad erogare le integrazioni pensionistiche nei tempi prefissati. Ritengo che in questo modo abbiamo dato una risposta, in maniera concreta e puntuale, a chi effettivamente ha bisogno e rappresenta una delle fasce più deboli della nostra comunità. Per questo - conclude - desidero esprimere un ringraziamento al presidente Tondo, il quale ha sostenuto e promosso con convinzione quest’iniziativa, che ha dimostrato come la pubblica amministrazione possa essere efficace e realmente vicina ai problemi della gente». Tanta soddisfazione che giunge, a dire il vero, in momento di polemica in aula. È stato il consigliere del Pd Paolo Pupulin, con un’interrogazione, a chiedere spiegazione sui criteri adottati nella scelta dei beneficiari e a bacchettare l’assessore per i lunghi ritardi della tranche precedente. La questione, poi, si è chiusa con la promessa di rispettare le tempistiche programmate. Dai banchi dei consiglieri è partita anche la proposta di utilizzare lo strumento dei voucher per sostenere l’inserimento lavorativo a tempo determinato delle persone disoccupate. È quanto ha sollecitato Enore Picco, esponente della Lega, rivolgendosi all’assessore Brandi attraverso un’interrogazione. Picco ha spiegato che «la Regione dovrebbe spingere tutti gli enti locali a ricorrere ai voucher. Sono gettoni snelli, immediatamente spendibili, permettono a chi cerca lavoro di trovare un’occupazione, seppur temporanea e, soprattutto, costituiscono un ottimo antidoto al lavoro nero. Per capirci – spiega il leghista – il lavoratore incassa il gettone e può immediatamente andare a fare la spesa. Sembra banale, ma oggi non lo è affatto». Sarebbe questo, sostiene il consigliere «uno strumento contrattuale innovativo per l’assunzione dei lavoratori in via straordinaria, occasionale e temporanea: riduce i costi di gestione per la Regione e garantisce occupazione e reddito per soggetti che, al momento, ne sono privi. Giusto, quindi – conclude – che la Regione miri all’acquisizione di una condizione occupazionale stabile ma è fondamentale intervenire subito per tamponare le falle».
Più salata la bolletta per interessi dell'Italia
di Walter Riolfi
Tra oggi e venerdì, il Tesoro emetterà circa 20 miliardi di titoli con differenti caratteristiche e differenti durate. Il grosso è costituito però da scadenze che vanno da 6 mesi a 3 anni: proprio quelle che hanno subito nelle ultime settimane le più forti impennate nei rendimenti. Il risultato è che l'indecisione mostrata dal Governo italiano in questa acutissima, ultima fase della crisi dei debiti sovrani costerà al Tesoro (ossia alle tasche degli italiani) circa 200 milioni in più, solo per le emissioni dei prossimi 3 giorni. In meno di 3 settimane il rendimento del BTp decennale è salito di 51 centesimi, il triennale di 73 centesimi. In due settimane, il titolo a 2 anni ha scalato 70 centesimi ed è al massimo dal '97, quando ancora c'era la lira. Lo stesso per il titolo a un anno, volato in 5 sedute dell'1,14%. Quanto al sei mesi, il rendimento si misura nel 3,58%, 1,52% più di 3 settimane fa. Rispetto a giugno, i rendimenti nelle diverse scadenze sono mediamente cresciuti del 2%. Visto che tra oggi e fine 2012 scadranno 350 miliardi di titoli, significa che, se le cose resteranno così, le nuove emissioni costeranno agli italiani circa 7 miliardi in più ogni anno.
26 ottobre 2011
Gli Italiani hanno spesso da ridire sul proprio paese
Intervista con lo storico Paul Ginsborg
di Michael Braun – 26 ottobre 2011
Pubblicato in: Germania
[Articolo originale ""Italiener meckern gern über den Staat"" di Michael Braun]
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
La sinistra italiana ha avuto finora difficoltà a contrastare Berlusconi. Lo storico Paul Ginsborg parla delle mancanze dell’opposizione e del futuro dell’Italia.
Taz: Signor Ginsborg, il suo libro dal titolo “Salviamo l’Italia” (Einaudi, 2010), dà l’immagine di un paese sull’orlo del baratro. Ma la situazione è davvero così drammatica?
Paul Ginsborg: Non era mia intenzione dare un’immagine catastrofica. Diversamente da altri libri che sono stati messi in commercio ultimamente, il mio è un libro pieno di proposte, in fondo quasi pieno di speranza. E’ un libro che va controcorrente, così come ho scritto nella prefazione, contro tutti amici e critici che pensano che l’Italia sia già rovinata. In un certo senso ne ho abbastanza di quelli che si lamentano solo del destino del paese. Io cerco soluzioni possibili, senza negare la profonda crisi.
Declino e decadenza sono due parole chiave, che ricorrono quando sempre negli ultimi anni si discute dell’Italia. Ed un’altra è ovviamente Berlusconi. Che rapporto c’è tra loro?
Il declino è indiscutibile, ed io assolutamente non parlo solo di economia. Altri criteri sono “la bella vita” e le regole, la condizione morale dell’Italia. Purtroppo il declino morale ed economico vanno di pari passo. Prima di parlare di Berlusconi occorre tener presente che i partiti di centro sinistra negli anni del loro governo (come nel periodo dal 1996 al 2001) si sono giocati in maniera decisiva la loro occasione. Si sono lasciati sfuggire di investire nelle scuole e nelle università, cioè di investire nel futuro. In qualità di docente da 22 anni io dico: in questo campo siamo di fronte ad un disastro.
E Berlusconi?
È un altro aspetto della crisi, una persona con uno sguardo alla politica, che ha ben poco a che fare con la democrazia, moltissimo invece con altre vecchie abitudini italiane tra cui il clientelismo, il nepotismo, lo scarso rispetto per le leggi. Anche l’idea che possa risolvere i problemi personali grazie a decine di leggi “ad personam”.
Nel suo libro lei parla talvolta persino di „dittatura“, di „tirannia“. Non è un po’ esagerato?
No, credo che in Italia siamo arrivati a questo livello. La tirannia esprime quello che Berlusconi vuole: dominare concedendo all’opposizione un limitatissimo margine di libertà. Il fedele amico di Berlusconi e presidente della sua holding, Fedele Confalonieri, lo dichiarò molto apertamente già nel 1994, quando Berlusconi entrò in politica: Berlusconi non è un democratico, ma un “despota illuminato”. L’Italia è solo formalmente democratica. Io posso acquistare i giornali dell’opposizione, posso andare a votare. Ma qual è il contesto generale? Quanto conta una pagina di un giornale dell’opposizione contro il controllo di Berlusconi su sette canali televisivi? Gli sterminati mezzi finanziari di Berlusconi dimostrano che le elezioni non sono più “libere, oneste e regolari.
Ma persino acuti critici non possono smentire che l’Italia è ancora lontana da una chiara dittatura?
E’ grazie prima di tutto ai movimenti dell’opposizione – anche a qualche artista ed intellettuale che si sono opposti – se il progetto di Berlusconi non è stato ancora portato a termine. Però purtroppo dobbiamo registrare del cinismo e della passività da parte della massa degli intellettuali italiani. Almeno nel 2002 Nanni Moretti aveva già espresso la sua opinione, però quanti registi si sono comportati come lui? Grazie a Dio si è unito anche Claudio Abbado, ma quanti musicisti ed attori di teatro hanno fatto sentire la propria voce da allora? L’Italia ha giudici e pubblici ministeri coraggiosi. Sono questi che dobbiamo ringraziare, se il dispotismo di Berlusconi resta per così dire ai box di partenza e non si è ancora trasformato in un cavallo sfrenato.
Ma com’è che un politico scandaloso come Berlusconi viene sempre rieletto?
Questo è un punto che tratto nel mio libro. In un paese, in cui la piccola imprenditoria è fortemente presente, Berlusconi rappresenta l’uomo che si è fatto da sé, un uomo tutto da ammirare, che ha iniziato la sua ascesa dai gradini più bassi. Il piccolo imprenditore, persino il più insignificante imprenditore è tipico dell’Italia. Ai suoi occhi lo stato è un “nemico”, che gli impedisce di fare soldi su soldi. Poi ci sono ancora le casalinghe che stanno davanti alla TV più di tre ore al giorno, che votano in massa Berlusconi. E al nord non sono solo gli imprenditori che lo votano, ma anche gli operai, i dipendenti delle microimprese. E alla fine ci sono i cattolici conservatori, che forse non lo trovano perfetto, ma che lo votano in virtù di una profondamente radicata parola d’ordine: meglio lui che i comunisti.
Nel suo libro lei rimprovera all’opposizione di essere „povera d’idee“. A cosa allude?
Prima di tutto intendo la completa mancanza di un’analisi del Berlusconismo. L’ex partito comunista era certo tutt’altro che perfetto. Però quando il PCI si confrontava con i cambiamenti economici, culturali o politici nel paese, organizzava grandi congressi, per comprendere i fenomeni. L’attuale partito democratico e prima di lui i democratici di sinistra di Massimo D’Alema, si sono impuntati nel chiudere gli occhi di fronte alla novità Berlusconi. Mi ricordo di un’accesa discussione con D’Alema nel 2002 a Firenze. Io sostenevo l’opinione, che avevamo a che fare con un regime dai tratti chiaramente antidemocratici. D’Alema rispose con aria di condiscendenza: “Io lavoro bene con Berlusconi, insieme cambieremo la costituzione”. Berlusconi non è stato mai considerato come un fenomeno che andava oltre le regole democratiche. Invece fu considerato come un “normale” capo dell’opposizione o meglio di governo.
Contemporaneamente si registra un alto grado di silenzio tra l’opposizione politica e sociale nei confronti di Berlusconi.
Qui però non parliamo di un fenomeno italiano, ma internazionale. I partiti sono in crisi in tutto il mondo. Uguale se guardiamo il numero dei loro iscritti, di chi si fida ancora di loro o l’affluenza elettorale – i numeri dimostrano una tendenza all’allontanamento. Allo stesso tempo vediamo però anche uno sviluppo in controtendenza. La società civile ha avuto grossa importanza nella vittoria dei candidati della sinistra dei sindaci di Milano e Napoli. E anche Nichi Vendola, leader di SEL, partito della sinistra, è un politico che appartiene alla società civile.
Nel suo libro lei parla delle risorse della società italiana e valuta l’Italia come una “nazione mansueta”. Cosa vuole dire?
La Francia e la Gran Bretagna vivono di uno sentimento di superiorità tramandato, che io trovo eccessivo. Se parliamo delle virtù delle nazioni, ed in questo contesto di virtù italiane, allora il discorso sulla mitezza diventa estremamente interessante. E’ un enorme contributo, proprio in questi tempi di transizione. Come mai, il primo stato, che ha abolito la pena di morte, già alla fine del 18° secolo era il granducato di Toscana – un’azione che finora gli USA non sono in grado di esibire. O prendiamo Giuseppe Garibaldi, l’eroe dell’unità d’Italia 150 anni fa. Quando incontrò lo scrittore Alessandro Manzoni, non gli offrì una spada o la bandiera nazionale, ma un mazzolino di fiori, simbolo di mitezza ed anche di umiltà.
Un Bismarck non andrebbe in giro con un mazzo di violette, vero?
Un altra ricchezza dell’Italia ai suoi occhi è il „paese dalle cento città“. Quindi un paese con una autonomia regionale profondamente radicata.
Questo paese dalla profonda autonomia non ha nulla a che fare con la Lega Nord, che difende gli interessi propri del ricco nord. Non per niente il governo di Berlusconi e della Lega Nord ha ristretto ulteriormente il margine di manovra economica dei comuni. L’autoregolamentazione nel vero e proprio senso della parola, come Carlo Cattaneo l’aveva teoretizzata nel 19° secolo, non fa parte degli argomenti della Lega Nord; anche lei ragiona dall’alto solo con la teoria dei commando.
Un altro lato positivo dell’Italia, lei scrive, è l’atteggiamento profondamente filoeuropeo dei sui cittadini. Allo stesso tempo lei asserisce che l’Italia è “passivamente filoeuropea”.
L’Italia può contribuire con moltissime idee ad una vera Europa unita. Gli italiani parlano molto volentieri male del proprio paese. Essi vivono con il fatto che contemporaneamente all’ingresso in Europa hanno ricevuto molti vantaggi – tra cui la parificazione della politica. Molti lo sanno benissimo e sono nell’intimo riconoscenti all’Europa. Non per niente la percentuale degli italiani che ha preso parte alle elezioni europee, è mediamente elevata. I politici italiani potrebbero trarre vantaggio da ciò. Non per nulla nel mio libro parlo frequentemente di Carlo Cattaneo, milanese e svizzero, che ha vissuto in esilio a Lugano. Lui diceva: “L’Italia sarà libera quando gli Stati Uniti d’Europa diventeranno realtà”.
Svizzera. Verdi liberali: ecologia senza sacrifici
Di Armando Mombelli, swissinfo.ch
Vincitori delle elezioni del 23 ottobre, i Verdi liberali si battono per la salvaguardia dell’ambiente, ma difendono posizioni di centro-destra in ambito economico. Il loro messaggio appare in parte poco credibile, ma riesce a far presa sull’elettorato e potrebbe fare scuola in altri paesi europei.
La lunga corsa per le elezioni federali si è conclusa con una sorpresa. O, almeno, mezza sorpresa. I due nuovi partiti nazionali, Verdi liberali (VL) e Partito borghese democratico (PBD), non hanno strappato voti soltanto agli schieramenti storici del centro, il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD).
A perdere elettori sono state anche le principali forze di destra, l’Unione democratica di centro (UDC), e di sinistra, il Partito socialista (PS) e il Partito ecologista svizzero (PES). Sono quindi uscite sconfitte, in termini di quote percentuali, tutte e cinque le maggiori formazioni politiche nazionali.
Un risultato che suona quindi un po’ come una punizione collettiva per i cinque grandi, che si sono dimostrati particolarmente litigiosi in quest’ultima legislatura e hanno dato prova di poca coesione perfino sui dossier più importanti.
Alternative possibili
“Anche la penultima legislatura era stata alquanto litigiosa, ma fino ad alcuni anni fa gli elettori erano ancora disposti a sostenere la polarizzazione e a premiare un partito dai toni duri, come l’UDC, che scuoteva ‘l’establishment’. Ora, queste tensioni si sono probabilmente spinte un po’ troppo lontano per una parte degli elettori, che vorrebbero di nuovo un dibattito più razionale e meno aggressivo”, ritiene Michael Hermann, politologo dell’Università di Zurigo.
Una visione condivisa dal politologo di Losanna Andreas Ladner. “Per gli elettori scontenti dei maggiori partiti mancava finora un’alternativa. Ora questa alternativa è stata incarnata dalle due nuove forze emergenti”.
Ma quale alternativa propongono i due nuovi partiti? Il PBD si è presentato nella campagna elettorale come la “forza nuova”, un messaggio molto vago. In realtà il profilo di questo partito non si differenzia da quello degli altri schieramenti del centro. Come ammesso dal suo stesso presidente Hans Grunder, il successo del PBD è legato in buona parte ai voti di sostegno alla sua ministra Eveline Widmer-Schlumpf, il cui seggio in governo è minacciato.
Messaggio allettante
Non molto più chiaro il profilo dei VL. “Non siamo né di destra né di sinistra”, ha dichiarato a più riprese il presidente del nuovo partito Martin Bäumle. “I VL hanno un profilo tanto delineato quanto quello di un pneumatico utilizzato da 200 anni”, ha affermato nei giorni scorsi il quotidiano Basler Zeitung.
Il partito propone però un messaggio innovativo ed allettante per l’elettorato: conciliare la salvaguardia dell’ambiente con la crescita economica. Un’ecologia, quindi, senza sacrifici a livello di benessere di vita. Lo stesso Bäumle possiede una BMW e una moto. “È solo una questione di misura”, ha spiegato il presidente dei VL, assicurando di far poco uso dei suoi mezzi motorizzati.
Il messaggio dei VL contrasta con l’immagine che limita invece il bacino elettorale del PES. Gli ecologisti – eredi dei movimenti pacifisti e antinucleari degli anni ’70 – hanno cercato negli ultimi anni di spiegare che anche la loro visione ecologica rappresenta una chance di sviluppo economico. Un tentativo che non è bastato però a cancellare l’immagine costruita da anni attraverso dichiarazioni e rivendicazioni piuttosto radicali: per molti elettori, il PES è visto come un partito che riporterebbe, per così dire, il paese al lume di candela.
Pragmatismo
“Molti elettori non sanno che i VL vorrebbero uscire dal nucleare soltanto nel 2045”, ha dichiarato domenica il presidente del PES Ueli Leuenberger, reagendo alla sconfitta del suo partito e alla vittoria dei nuovi rivali. Ma è proprio questo pragmatismo a fare il successo dei VL: rinunciare al nucleare, senza compromettere minimamente il fabbisogno energetico.
La visione ecologica dei VL appare a molti poco credibile. Ma il partito, che punta soprattutto sulle nuove tecnologie, raccoglie numerosi consensi presso i giovani, la classe più alta e gli ambiente scientifici. Dall’aprile scorso, i VL sono rappresentati nel parlamento del canton Zurigo da biologi, fisici, matematici, ingegneri e specialisti di scienze ambientali. Lo stesso Bäumle è di professione chimico.
I VL sembrano ancora lontani dall’aver esaurito il loro potenziale di crescita. Secondo un recente studio, solo un quinto degli elettori che si dichiarano molto sensibili alle questioni ambientali votano per il PES. Nelle elezioni del 23 ottobre, i VL avrebbero attirato più voti dal PS e dal PLR, che non dal PES.
Partito modello
Il successo dei VL in Svizzera potrebbe inoltre fare scuola anche in altri paesi europei. Finora, quasi tutti i partiti ecologisti del continente si posizionano chiaramente a sinistra o tutt’al più al centro sinistra. La politica economica dei VL si iscrive invece nel suo insieme al centro destra.
“La Svizzera non avuto finora un ruolo pioniere a livello di partiti. Anzi siamo piuttosto noi a copiare gli altri. Ma è vero che gli altri paesi conoscono le stesse problematiche e la proposta dei VL è piuttosto originale: hanno attirato l’attenzione dall’estero già nell’aprile scorso, con la loro vittoria alle elezioni cantonali di Zurigo”, osserva Andreas Ladner.
“I VL potrebbero effettivamente servire da modello ad altri paesi”, ritiene anche Michael Hermann. “Va tuttavia detto che alcuni partiti ecologisti europei, come quello tedesco, sono più vicini al centro del nostro PES e lasciano quindi meno spazio libero in quest’area per nuovi partiti ecologisti. Inoltre le questioni ambientali vengono sempre più recuperate anche dagli altri partiti. Lo si è visto in Germania con la decisione della cancelliera democristiana Angela Merkel di abbandonare il nucleare”.
Armando Mombelli, swissinfo.ch
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