martedì 13 dicembre 2011

Federali_sera_13.12.11. I ricottari del formaggino padano: 1. Dai dati dell'Inps emerge anche un aumento della spesa pensionistica, che sale a quota 191,2 miliardi (+2,7%), con un aumento di circa 5 miliardi. Il reddito pensionistico medio si ferma a 1.084 euro al mese (1.312 e 893 euro, a secondo che si parli del settore maschile o femminile), con un aumento della cifra che si registra al nord, dove la media raggiunge i 1.191 euro, che diventano 1.141 al centro e si abbassano fino 876 euro di reddito pensionistico medio nel Meridione.----2. Il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea viene escluso dall'ambito di applicazione dalle misure di liberalizzazione delle attivita' economiche previste dall'articolo 34 della manovra. Lo prevede un emendamento del governo presentato alle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera.---Il Kosovo non e’ solo Kosovo; il Kosovo e’ Metohija piu’ Kosovo; hanno ragione i serbi, cazzo.

Sale spesa pensionistica Calo lavoratori under30
Esclusi taxi dalle liberalizzazioni
Filnadia, no aumento Esm a maggioranza
Crisi: Grecia, troika chiede altri 150.000 licenziamenti
Crisi: Grecia, in arrivo una valanga di tasse nel 2012
Torna a casa, Minsk
Serbia: Ue, per rinvio status candidato sott'accusa Jeremic ministro degli Esteri criticato per politica su Kosovo



Sale spesa pensionistica Calo lavoratori under30
La popolazione del Belpaese continua invecchiare. I dati Inps evidenziano che diminuisce il numero di giovani occupati stabilmente, mentre aumenta il tasso di disoccupazione
di Andrea Cortellari - 13 dicembre 2011, 13:28
La relazione sullo stato sanitario del Paese e il bilancio annuale dell'Inps tracciano i contorni del Belpaese, evidenziando una situazione in cui la popolazione aumenta ma al contempo invecchia sempre più.
Accanto a questo dato emerge anche una diminuzione del numero di under30 occupati stabilmente e un leggero aumento del tasso di disoccupazione, dovuto anche alla crisi, leggermente superiore alla media dei Paesi Ocse.
Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha presentato questa mattina la relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010. I dati presentati mostrano una popolazione che continua a crescere e raggiunge i 60 milioni di abitanti, ma che continua anche allo stesso tempo a invecchiare, con un incremento degli ultra 65enni, che rappresentano attualmente il 20,3% della popolazione.
E se il Paese invecchia, il bilancio sociale presentato oggi dall'Inps mostra l'immagine lavorativa dell'Italia, evidenziando una situazione in cui sempre meno persone al di sotto dei quarant'anni hanno un contratto regolare da dipendenti nel settore privato, mentre sono in forte aumento gli ultracinquantenni, anche grazie alle nuove misure in tema di pensioni, che tengono sul posto di lavoro un buon numero di persone incluse nella fascia d'età tra i 55 e i 59 anni, in aumento del 6,5%. L'aumento riguarda anche gli ultrasessantenni ancora occupati, in crescita dell'8,9% nel 2010 rispetto all'anno precedente.
Altro dato che emerge dal bilancio Inps è la drastica diminuzione degli occupati nelle fascie d'età più giovani. Al di sotto dei diciannove anni il calo è di oltre la metà (-55,2%), a fronte di un calo complessivo degli occupati del 3,7%. In calo anche gli impiegati tra i 20 e i 24 anni, del 20,4% nel biennio. Salendo con l'età la riduzione del numero di occupati si fa sensibilmente inferiore, con i giovani tra 25 e 29 anni in calo del 12,8% e i lavoratori tra i 30 e i 40 del 7,8%.
Dati, quelli sull'occupazione, che sostanzialmente evidenziano come il "costo" della contrazione del numero degli occupati ricada praticamente solo sulle spalle degli under 40.
Con il numero degli occupati in contrazione sale anche il tasso di disoccupazione, non solo in Italia, ma in tutta l'area Ocse. E se nell’area ocse il segno più nel mese di ottobre si ferma all’8,3%, dall’8,2% del mese precedente, in precedenza stabilita fin da gennaio, il tasso di disoccupazione in Italia sale dall'8,3% all'8,5%, dato sostanzialmente in linea con quello di altre europee (Olanda e Spagna: +0,3%) e leggermente superiore alla media dell'Eurozona (+0,1%), mentre l'unico dato in controtendenza è quello della Germania, in cui il tasso va in ribasso di due decimi, fermandosi al 5,5%.
Dai dati dell'Inps emerge anche un aumento della spesa pensionistica, che sale a quota 191,2 miliardi (+2,7%), con un aumento di circa 5 miliardi. Il reddito pensionistico medio si ferma a 1.084 euro al mese (1.312 e 893 euro, a secondo che si parli del settore maschile o femminile), con un aumento della cifra che si registra al nord, dove la media raggiunge i 1.191 euro, che diventano 1.141 al centro e si abbassano fino 876 euro di reddito pensionistico medio nel Meridione.

Esclusi taxi dalle liberalizzazioni
Presentato emendamento del governo
13 dicembre, 09:59
(ANSA) - ROMA, 13 DIC - ''Il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea'' viene escluso ''dall'ambito di applicazione'' dalle misure di liberalizzazione delle attivita' economiche previste dall'articolo 34 della manovra. Lo prevede un emendamento del governo presentato alle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera.

Filnadia, no aumento Esm a maggioranza
La Finlandia si dice contraria al voto a maggioranza per l'incremento del fondo salva stati Esm, che diverrà operativo dal luglio 2012. Lo dice il primo ministro di Helsinki Jyrki Katainen che ha detto no anche agli eurobond.

Crisi: Grecia, troika chiede altri 150.000 licenziamenti
Entro il 2015 per ridurre drasticamente la spesa pubblica
13 dicembre, 09:31
(ANSAmed) - ATENE, 13 DIC - Il licenziamento di altri 150.000 dipendenti statali entro il 2015 per ridurre drasticamente la spesa pubblica: e' questo quanto la troika chiede al governo di Atene, come riferiscono oggi i giornali greci precisando che questa e' solo una delle misure che i rappresentanti dei creditori internazionali hanno chiesto ieri durante il loro incontro con il ministro della Riforma Amministrativa, Dimitris Reppas. Il ministro, sempre secondo i giornali, ha spiegato ai rappresentanti della troika - Matthias Mors, Mark Flamagan e Bob Traa - che la misura della sospensione temporanea dal lavoro del personale in eccedenza non ha dato i risultati desiderati, perche' e' stata applicata in fretta e senza la corretta valutazione del settore pubblico. In piu', secondo un comunicato del ministero, Reppas li ha informati su una serie di riforme realizzate in Grecia dal 29 agosto, giorno dell'ultima visita della troika, sino ad oggi. (ANSAmed).

Crisi: Grecia, in arrivo una valanga di tasse nel 2012
13 dicembre, 13:23
(ANSAmed) - ATENE, 13 DIC - I redditi dei contribuenti greci si ridurranno ulteriormente l'anno prossimo a causa delle decine di nuove tasse che saranno costretti a pagare per far si' che il governo riesca ad ottenere, come previsto dal programma economico varato per salvare il Paese dalla bancarotta, un surplus di 2,3 miliardi di euro. In particolare i lavoratori stipendiati e i pensionati, come scrive il quotidiano Kathimerini, si stanno preparando a un nuovo assalto alle loro tasche perche' ogni mese saranno costretti a pagare una tassa straordinaria così come altre imposte che il ministero delle Finanze non e' stato in grado di calcolare quando avrebbe dovuto, come l'imposta comunale sugli immobili per il 2009 e le tasse di proprietà per gli anni 2010 e 2011. Fra le nuove tasse che andranno ad accumularsi sulle spalle dei contribuenti greci c'e' quella di solidarieta' (per il triennio 2010-2012) alla quale si aggiungera' il significativo abbassamento dell'esenzione fiscale, e l'aumento delle quote annuali per l'esercizio di una professione. Il nuovo sistema fiscale sarà particolarmente duro per le famiglie con tre o più figli in quanto dovranno pagare un'imposta addizionale sul reddito che andra' dai 540 ai 2.750 euro all'anno. (ANSAmed).

Torna a casa, Minsk
di Cecilia Tosi
I bambini di Chernobyl sono diventati padri. Vent’anni fa, mentre l’Unione Sovietica si scioglieva, la Bielorussia cominciava a mandare i suoi figli in Italia, per farli disintossicare dalle radiazioni nucleari. Nel 2011 300 mila cittadini della “Russia bianca” parlano italiano e Minsk guarda a Roma come a una delle sue migliori amiche. Ma Berlusconi ormai è caduto e anche Lukashenko non si sente tanto bene.
L’Occidente l’ha conosciuta così la Bielorussia, come un paese disgraziato che lasciava deperire i suoi orfani in istituti disumani. Non si aspettava che - tra tutti gli Stati emersi dal collasso dell’Urss - fosse uno di quelli che avrebbe mantenuto un miglior standard di vita, né che fosse ricoperto di splendide foreste e di floride aziende agricole. Ricchezze che non impedivano ai suoi cittadini di dedicarsi all’alcolismo e al suo governo di sequestrare i loro figli negli orfanotrofi fuori città, dove nessuno poteva vedere i maltrattamenti e l’abbandono.
Vent’anni dopo, in Bielorussia, le prospettive di quei bambini non sono cambiate. Tutto il resto sì. La situazione è precipitata a partire dal dicembre del 2010, quando il padre della patria Mikhail Lukashenko, al potere dal 1994, ha scatenato la repressione sui cittadini che osavano contestare i risultati elettorali - una vittoria plebiscitaria per lo stesso Lukashenko - e denunciare brogli.
Il presidente ha ordinato di arrestare i manifestanti pacifici e ha ottenuto condanne esemplari per i leader dell’opposizione, mandati in carcere per il semplice fatto di aver protestato. Uno di loro, Andrei Sannikov, è attualmente desaparecido: dopo essere stato condannato a cinque anni è stato trasferito in un luogo di detenzione sconosciuto; neanche la moglie ha notizie di lui.
D’altronde per il regime di Lukashenko non è una novità: le condanne arbitrarie sono la norma, come la sparizione dei colpevoli. Basti pensare che i condannati a morte - la Bielorussia è l’unico paese europeo a praticare ancora la pena capitale - vengono giustiziati in segreto e solo dopo settimane i familiari vengono a conoscenza dell’esecuzione.
Sarebbe tutto normale, dunque, tutto secondo consuetudine, se non fosse che il presidente stesso ha dovuto fare dietrofront. Sì, perché negli ultimi anni Lukashenko aveva cambiato direzione, mostrando insofferenza verso gli eterni alleati del Cremlino e rincorrendo un’autonomia economicamente e politicamente poco credibile. Eppure per un paio d’anni ha retto, anche grazie a un parziale scongelamento dei rapporti con l’Unione Europea, che in cambio di piccole aperture aveva concesso alla Bielorussia di rientrare come osservatore nella Eastern partnership e riattivato i finanziamenti per progetti di sviluppo e di riconversione delle aree industriali dismesse.
Il paese, però, continuava a campare dei diritti di transito pagati poco e malvolentieri dai giganti petroliferi russi e a mantenere un sistema di welfare comprensivo pescando da un crescente debito pubblico. Le organizzazioni per i diritti civili, costrette all’esilio, denunciavano l’imminente bancarotta, ma Lukashenko non accettava critiche, e nel 2009 dichiarava che avrebbe conservato intatto il suo potere fino a quando il figlioletto di cinque anni non sarebbe stato in grado di succedergli.
La parentesi autarchica della Bielorussia è durata fino a quest’estate. La crisi ha cominciato a picchiare duro e Lukashenko ha risposto con due svalutazioni del rublo. Gli istituti di credito nazionali hanno cominciato a far ricorso ai prestiti di valuta straniera, capitali cui attinge la Banca centrale bielorussa, che a ottobre ha aumentato il suo debito verso gli istituti commerciali di 156 milioni di dollari. In dieci mesi, il rosso della Banca è cresciuto di 574 milioni di dollari, il 17%.
Il governo rassicura mercati e cittadini: "La nostra solvibilità è garantita dai lingotti". Eppure gli stranieri temono che le tanto sbandierate riserve in oro stiano diventando virtuali e molti di loro hanno ritirato gli investimenti. Tolti quelli e bloccate le privatizzazioni, alla Bielorussia resta solo una fonte di contante: la Russia.
Così Lukashenko è tornato a casa. Il 18 novembre, insieme ai presidenti di Kazakistan e Russia, ha firmato i documenti del Ces, un nuovo spazio economico comune. È l’ultima delle decisioni che sanciscono il riavvicinamento al Cremlino. In cambio, Minsk ha ottenuto un prestito del fondo salva-Stati fondato da Putin per i paesi della Comunità economica eurasiatica (Eurasec): Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e ovviamente, Russia e Bielorussia.
L’accordo per un credito da 3 miliardi di dollari è stato firmato a giugno e la Bielorussia sta aspettando la seconda di sei tranche che dovrebbero essere consegnate fino al 2013. Ottenerla non è scontato, perché Minsk fa fatica a rispettare i patti di stabilità, vista la crescita del deficit statale nella bilancia commerciale e il conseguente crollo della moneta.
Ma la luna di miele con Mosca è ricominciata e Putin concede alla Bielorussia anche nuovi sconti sul gas, in modo da tenere in piedi il regime di Lukashenko. Che adesso gioisce, ma nel lungo periodo sarà costretto dal Cremlino al suicidio politico riducendo il welfare e svendendo le proprietà statali.
Se il vecchio presidente non sembra il più adatto a guidare le privatizzazioni, potrebbe piacere ai russi un leader più giovane, già a capo delle forze di sicurezza bielorusse e in crescente competizione col padre Mikhail. Si chiama Viktor Lukashenko e, a differenza del fratellino Nicolaj, è maggiorenne da un pezzo.

Serbia: Ue, per rinvio status candidato sott'accusa Jeremic ministro degli Esteri criticato per politica su Kosovo
13 dicembre, 13:20
(ANSAmed) - BELGRADO, 13 DIC - Il principale responsabile della mancata concessione alla Serbia dello status di paese candidato all'adesione alla Ue sarebbe il ministro degli esteri, Vuk Jeremic. A puntare il dito contro il capo della diplomazia di Belgrado e' il sindaco della capitale serba, Dragan Djilas.
 Per Djilas, citato oggi dai giornali, Jeremic avrebbe condotto una politica sbagliata per cio' che concerne il Kosovo, danneggiando in tal modo la prospettiva europea della Serbia. E' stata infatti la critica situazione e il persistere di forti tensioni in Kosovo a indurre la Ue a rinviare a marzo la decisione sullo status di candidato per la Serbia.
 Il sindaco di Belgrado, stando alla stampa, avrebbe fatto le sue osservazioni critiche su Jeremic nella riunione di domenica del direttivo del Partito democratico, del quale e' vicepresidente. Secondo il quotidiano Danas, Djilas avrebbe chiesto le immediate dimissioni di Jeremic e del ministro per il Kosovo, Goran Bogdanovic, ma tale proposta non sarebbe stata accolta dal presidente Boris Tadic, che e' leader del Partito democratico. ''Dobbiamo essere una squadra unita e non lavorare l'uno contro l'altro. Sono decisamente contrario a conflitti interni al partito, particolarmente ora, in vista delle elezioni'' di primavera, avrebbe detto Tadic, secondo Danas.
 Per alcuni osservatori, la posizione troppo rigida e intransigente di Jeremic sul Kosovo - a differenza di quella piu' morbida e moderata di Tadic - avrebbe contribuito a orientare negativamente la Ue sulla concessione alla Serbia dello status di paese candidato, un passo questo che il consiglio europeo di venerdi' scorso ha rinviato a marzo.

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